Vincenzo Macrì è stato magistrato italiano da giugno del 1970 a dicembre del 2016. Nel corso della sua lunga permanenza in magistratura, è stato giudice istruttore e presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, occupandosi di reati di mafia di particolare gravità (sequestri di persona, omicidi, associazioni di tipo mafioso, sequestro e confisca dei patrimoni mafiosi). Si è occupato del processo relativo alla guerra di mafia, avvenuta nella città di Reggio dal 1985 sino al 1991, che ha cagionato oltre settecento morti. Da gennaio 1993 è stato componente della Direzione Nazionale Antimafia, con sede in Roma, e si è occupato del coordinamento delle indagini con particolare riferimento a quelli sulla ‘ndrangheta che in quegli anni diveniva rapidamente la più potente tra le mafie italiane. È stato applicato alla DDA di Reggio Calabria in vari processi, tra i quali quello denominato “Olimpia”, paragonabile al maxi processo di Palermo contro Cosa Nostra, occupandosi in particolare dei rapporti tra ‘ndrangheta e massoneria, destra eversiva e settori dei servizi segreti. Dal 2010 è stato procuratore generale della Corte d’Appello di Ancona sino alla data del suo collocamento in pensione.