Sono tre distinti i rapporti che offrono da tre distinti punti di vista una completa rappresentazione dell’Italia al tempo del Covid e precisamente il rapporto del Censis, quello sulle tossico dipendenze e quello della DIA sull’andamento della criminalità organizzata.
Come ogni anno, l’istituto di ricerca CENSIS pubblica l’ormai tradizionale rapporto sulla società italiana. L’analisi è accurata, a volte impietosa, a volte aperta ad un moderato ottimismo circa la possibilità di una ripresa dell’economia, della vita sociale, dopo i disastri apportati dall’infuriare della pandemia da Coronavirus. I motivi sono “i vaccini efficaci disponibili in tempi rapidi, sussidi e ristori di Stato a tutti, un robusto rimbalzo dell’economia e un cospicuo piano di rilancio finanziato dall’Unione europea”. Notizie che, dopo la paura nera dello scorso anno, dovrebbero riempire d’orgoglio per la tenuta socio-economica del Paese, della quale peraltro si intravedono i primi, concreti, sintomi, come l’aumento del PIL a fine anno di oltre il 6% rispetto all’anno precedente. Il rapporto attribuisce tali risultati “alla vittoria della ragione, della umana facoltà razionale di risolvere i problemi”. Ciò nonostante, rileva il rapporto, la razionalità “in molti casi lascia il posto ad una irragionevole disponibilità a credere alle più improbabili fantasticherie, ad ipotesi irreali ed infondate, a cantonate e strafalcioni, a svarioni complottisti, in un’onda di irrazionalità che risale dal profondo della società”.
Impressionanti sono poi le percentuali dei soggetti interessati ai casi di cui sopra. Sono il 31,4% coloro che ritengono che i vaccini somministrati siano ancora in fase sperimentale e che quindi le persone che lo hanno ricevuto fanno da cavie, il 10,9% sostiene che i vaccini siano inutili e inefficaci, infine, per il 5,9% (pari a circa tre milioni di persone) il Covid-19 semplicemente non esiste. Dunque, circa la metà degli italiani ha un atteggiamento critico e diffidente nei confronti dei vaccini. Interessante rilevare che le percentuali di cui sopra sono frutto della media nazionale, all’interno della quale esse decrescono per i soggetti laureati e aumentano per coloro che hanno un titolo di studio non superiore alla licenza di terza media.
È un’immagine fatta più di ombre che di luci, inquietante, tenebrosa. Una percentuale assai elevata (67,1%) ritiene che il potere reale in Italia sia concentrato nelle mani di una casta composta da alti burocrati, politici e uomini d’affari. Una descrizione di un potere che nulla ha a che fare con le regole della democrazia, della rappresentatività, della Costituzione; quasi pari (64,4%) è la percentuale di chi indica nelle multinazionali i responsabili di quello che accade, di poco inferiore la percentuale di responsabilità attribuita ad una non meglio identificata “casta di potenti”. Il timore della sostituzione etnica, di cui è possibile trovare traccia nella rivista La difesa della razza, del 1938, ad opera degli ebrei, è oggi aggiornato a quello della fine dell’identità e della cultura nazionali ad opera delle ondate di immigrati fatti arrivare in Italia dalle “élite globaliste”.
Non mancano le fotofobie, in testa alle quali vi è quella del 5G, attraverso il quale si arriverebbe al controllo delle persone, mentre esilaranti sono i “negazionisti”, tra i quali figurano, senza sprezzo del ridicolo, persino i “terrapiattisti”, che si assicurano un non trascurabile 5,8%. Nella tabella 3 si scorgono potenziali pericoli per la nostra democrazia laddove si legge che una media del 21,8% degli italiani ritiene che “esistono sistemi politici migliori di quello democratico”. Più consuete le diffidenze verso governo, partiti e istituzioni (47,7%), la burocrazia (44,35%) e che neppure le risorse assicurate dal PNRR serviranno a cambiare l’Italia (eppure si tratta di circa duecento miliardi di euro (!).
Le proposte razionali che indicano la strada per migliorare la situazione vengono delegittimate a priori con l’accusa di favorire interessi segreti e inconfessabili.
Si assiste insomma al trionfo dell’irrazionalità, al disprezzo della scienza, all’interesse simmetrico verso opinioni diffuse attraverso i social, all’adesione a suggestioni complottiste di cui si è già fatto cenno. Il problema si aggrava allorché le pulsioni individuali si trasformano in movimenti di massa, nei quali, come ci insegna la psicologia delle masse, basta una scintilla per accendere violenza e aggressività contro persone e cose.
Non si tratta di teoria, come si potrebbe pensare, ma di esperienze vissute recentemente. L’assalto alla sede della CGIL di Roma ad opera di manifestanti no-vax fu guidato, dai dirigenti di Forza Nuova, organizzazione della destra eversiva (insieme a Casa Pound), che aveva mobilitato molti dei suoi aderenti, che ostentavano cartelli che richiamavano simboli nazisti, come le croci uncinate, foto di Hitler e Mussolini, slogan inneggianti ai regimi totalitari del fascismo e del nazismo. Quella manifestazione assunse carattere eversivo e antidemocratico, tanto da richiamare i tristi episodi della strategia della tensione. All’epoca il ministro dell’Interno in carica emise decreti di scioglimento delle due organizzazioni eversive le quali, sia pure forti di coperture istituzionali, si resero responsabili delle stragi di Piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969), di Piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974), del treno Italicus (4 agosto 1974). Ordine Nuovo, fondato nel 1956 da Pino Rauti, fu sciolto il 21 novembre 1973, a seguito della condanna dei suoi dirigenti per ricostituzione del Partito Fascista. Avanguardia Nazionale, fondata e guidata dal terrorista Stefano delle Chiaie, venne sciolta con decreto del Ministro dell’Interno il 7 giugno 1976. Le formazioni politiche di sinistra e le associazioni partigiane, proprio sulla base dei precedenti sopra ricordati, hanno sollecitato analogo scioglimento per Forza Nuova, ricorrendone tutti i presupposti. A questo riguardo basterebbe ricordare il tentativo di sfondare lo schieramento delle forze dell’ordine e penetrare all’interno di quella sede sindacale, con evidenti finalità di metterla a soqquadro. Tentativo simile a quello, in parte riuscito, dei seguaci dell’ex-presidente degli USA Donald Trump, quando il 6 gennaio di quest’anno, assaltarono la sede del Congresso a Washington.
Le incertezze governative e il timore di lacerazioni interne alla maggioranza hanno bloccato ogni ipotesi di scioglimento con ciò evidenziando debolezza nella difesa della Costituzione repubblicana e delle leggi Scelba e Mancino, in attuazione della XII disposizione transitoria della Costituzione, che dispone il divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto Partito Fascista”. Più determinata la risposta giudiziaria che ha condotto alla incriminazione ed all’arresto dei dirigenti di Forza Nuova. L’accusa è quella di devastazione e saccheggio aggravato, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. “Sussiste – si legge nell’ordinanza del GIP – il concreto e attuale pericolo di reiterazione di condotte della medesima indole offensiva giacché le modalità con le quali è stata sprigionata la violenza nei confronti di componenti delle forze dell’ordine e la mancata percezione dell’estrema gravità della condotta appena compiuta, sono elementi sintomatici di una spiccata inclinazione degli indagati alla commissione di fatti dalla particolare carica offensiva”.
Stupisce come le associazioni no-vax abbiano rapidamente acquisito obiettivi, metodi e modalità di azione tipici di quelle eversive come se ci fosse tra le due una stretta comunanza. Ne è prova l’esito delle perquisizioni disposte in varie città d’Italia il 18 novembre 2021 La Polizia di Stato ha eseguito 29 perquisizioni, su tutto il territorio nazionale, a carico di appartenenti a sodalizi no-vax e no-green pass molto attivi su canali Telegram, a carico dei quali vengono ipotizzati reati che vanno dalla costituzione e partecipazione ad associazione segreta, all'istigazione, all'interruzione di pubblico servizio e all'associazione per delinquere finalizzata a compiere danneggiamenti.
In particolare. le indagini hanno permesso di individuare un gruppo, formato da quasi 20.000 persone, attivo su alcune delle principali piattaforme social con oltre 50 fra pagine, gruppi, canali e chat. Fra questi, spiega la polizia, sono emerse responsabilità a carico dei perquisiti, a vario titolo gestori o intestatari di pagine o gruppi, i quali avevano creato un sistema compartimentato, attivo soprattutto su Telegram, formato da cerchi concentrici con crescenti livelli di sicurezza e divisione di ruoli, il tutto finalizzato a far sfociare il dissenso verso l'attuale piano di contenimento della pandemia in forme variabili di azioni delittuose da portarsi avanti sul territorio nazionale (associazione a delinquere finalizzata ad effettuare imbrattamenti e danneggiamenti, azioni di vandalismo ai danni di centri vaccinali, ad intralci e sabotaggi alla campagna di vaccinazione, pubblicare, diffusione tramite account falsi, di post denigratori che prendevano di mira in particolare politici, infettivologi e giornalisti). Programmi di reclutamento erano stati previsti persino per i no-vax appartenenti alle categorie dei sanitari, degli insegnanti e degli appartenenti alle forze dell’ordine. La notizia delle perquisizioni da parte della Digos di Firenze avrebbe scatenato, secondo quanto si apprende dall'Ansa, un vero e proprio fuggi-fuggi dalle chat gestite dagli indagati, nelle quali avrebbero iniziato a rimbalzare messaggi e appelli ad abbandonare e a cancellarsi dai social.
Il rapporto della Direzione Investigativa Antimafia relativo al secondo semestre del 2020 pone l’accento sulle preoccupazioni espresse dal Procuratore Nazionale Antimafia in ordine alla possibilità che le mafie possano approfittare dell’attuale contingenza per “reinvestire capitali in soggetti economici deboli, che hanno difficoltà di trovare accesso al credito bancario, difficoltà ignote alle mafie che possono attingere all’enorme liquidità di cui dispongono quale provento delle loro attività illecite, prima fra tutte quella proveniente dal traffico internazionale di sostanze stupefacenti e alla disponibilità di prestanomi tramite i quali penetrare nel circuito dell’economia legale. Al momento i rischi non si sono tradotti in significative emergenze investigative, trattandosi di operazioni sottotraccia, ma certo si tratta di aree produttive e, soprattutto, commerciali, sia di quelle da sempre ricadenti nell’interesse delle mafie sia di quelle connesse ai servizi legati all’emergenza pandemica. E, in ogni caso, servono alle forze di polizia per intercettarle sul nascere per un’efficace azione di prevenzione. Ed è proprio per contrastare le contaminazioni mafiose nel sistema economico-sociale è stato istituito nell’aprile del 20120 l’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso – istituito nel mese di aprile 2020 e guidato dal Direttore Centrale della Polizia Criminale.
Prezioso il contributo offerto dal rapporto 2021 al Parlamento sulle tossicodipendenze. Si conferma come il traffico delle sostanze stupefacenti e psicotrope costituisca una delle principali fonti di proventi illegali per le organizzazioni criminali che, anche grazie alle sempre più performanti tecnologie, attuano le proprie attività illecite a prescindere dai confini geografici e dalle difficoltà di comunicazione, trasporto e occultamento, che risultano essere sempre in evoluzione. Le operazioni antidroga svolte dalle forze di polizia in Italia e nelle acque internazionali limitrofe, considerando solo gli interventi con risvolti di rilevanza penale, nel 2020 sono state 22.695 (-13% rispetto al 2019). Il 45% delle operazioni è stato condotto nelle aree settentrionali del Paese e per un terzo in quelle meridionali e insulari: la regione Lombardia emerge per il numero assoluto più elevato di operazioni condotte, seguita da Lazio, Campania, Sicilia, Puglia, Emilia-Romagna e Piemonte. In termini percentuali, i maggiori incrementi, rispetto al 2019, sono stati invece registrati in Molise e Umbria, a fronte di un decremento percentuale registrato in Basilicata, Liguria, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte, Trentino Alto Adige e Veneto.
Le operazioni antidroga svolte hanno portato al sequestro di kg 58.827,66 di sostanze stupefacenti (+7,4% rispetto al 2019), di 414.396 piante di cannabis (+85%) e di 38.276 compresse/dosi (-40%). Dei quantitativi di sostanze stupefacenti sequestrati sotto forma di polvere, il 50% riguarda i prodotti della cannabis, principalmente marijuana, il 23% la cocaina e poco meno dell’1% eroina e altri oppiacei; il 24% è rappresentato dalle sostanze sintetiche.
In Italia, i gruppi criminali maggiormente coinvolti nei traffici più rilevanti si confermano: per la cocaina, la ‘ndrangheta, la camorra, le organizzazioni balcaniche e sudamericane; per l’eroina, la criminalità campana e pugliese, in stretto contatto con le organizzazioni albanesi e balcaniche; per i derivati della cannabis, la criminalità laziale, pugliese e siciliana, insieme a gruppi maghrebini, spagnoli ed albanesi.
Le divergenze rispetto ai dati degli anni precedenti riguardano il costante aumento delle quantità sequestrate (in genere corrispondente a pari aumento delle quantità trafficate). Occorre ancora considerare che negli ultimi due anni sono state sequestrate varie in Europa tonnellate di cocaina in arrivo nei porti di Rotterdam (Paesi Bassi) e Anversa (Belgio), destinate al mercato europeo con il costante ruolo delle mafie europee (tra le quali l’egemonia è della ‘ndrangheta).
In Italia, ogni città, grande o piccola che sia, ha le sue piazze di spaccio, estremamente mobili, ma sempre attive. Le misure di confinamento (lockdown) hanno reso necessaria la consegna a domicilio, anche mediante l’utilizzo di ragazzini di dieci-dodici anni. Tutto sotto il controllo e la supervisione delle mafie.