He has sounded forth the trumpet that shall never call retreat;
He is sifting out the hearts of men before His judgment-seat:
Oh, be swift, my soul, to answer Him! be jubilant, my feet!
Our God is marching on(The Battle Hymn of the Republic, 1861)
Il cerimoniale ufficiale per l’insediamento di un nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America prevede come nucleo essenziale il giuramento solenne di difendere la Costituzione americana e poi come prassi abituale il primo discorso presidenziale. A livello musicale non sono previsti brani fissi se non l’inno nazionale (The Star-Spangled Banner) e l’inno militare presidenziale: Hail to the Chief.
La cerimonia di insediamento di Donald J. Trump quale 47esimo Presidente Usa ha rivelato invece un tono più solenne e più fiero del solito grazie all’esecuzione della canzone patriottica di guerra, The battle Hymn of the Republic, derivante da una canzone popolare fra i soldati e dedicata alla figura di John Brown, eroe della liberazione degli schiavi pochi anni prima dello scoppio della guerra di secessione.
Prima è stata cantata da un duplice coro giovanile in divisa appena concluso il primo discorso presidenziale e successivamente è stata la colonna sonora (eseguito in forma molto rallentata) del ballo presidenziale conclusivo dell’Inauguration Day. I giovani dell'Accademia Navale sono entrati nella National Statuary Hall marciando con gioioso tono militare e questa canzone è stata scelta dalla nuova presidenza quale voluto segnale spirituale e politico di un cambio radicale di indirizzo.
Trump si pone come “tromba del giudizio” che annunzia l’inizio di una conclusiva e decisiva guerra patriottica per la liberazione dell’America dai molti nemici interni: criminalità organizzata, i cartelli internazionali della droga, coloro che perseguono gli interessi di potenze straniere, l’immigrazione clandestina di massa e ogni altro fattore che indebolisca la sovranità interna ed esterna degli Usa.
L’essenza di questa canzone esprime l’essenza della spiritualità cristiana, messianica e patriottica che anima il nuovo corso trumpiano. Le parole furono scritte nel 1861 da Julia Ward Howe mossa da un’ispirazione tanto religiosa quanto patriottica. La poetessa e agitatrice era moglie di Samuel Howe, medico filantropo e patriota che apparteneva al “Gruppo dei Sei” che aveva finanziato segretamente l’eroe John Brown, il celebre entusiasta combattente liberazionista degli afroamericani.
La patriottica donna trasforma un semplice spiritual diffuso fra i soldati per ricordare che l’anima di John Brown marciava ancora in Cielo mentre il suo corpo era nella tomba, a sua volta già mixato con un ritornello religioso, in un inno solenne e apocalittico tutto intessuto di citazioni scritturali, profetiche e immagini tratte dalla visione giovannea: le trombe del Giudizio divino, Dio che setaccia i cuori, l’ira di Dio che vendemmia la terra, la spada divina invincibile, i fulmini teofanici.
L’inno inizia ponendo subito il cuore dello spirito americano: mine eyes have seen the glory of the coming of the Lord; cioè la convinzione che il ritorno di Gesù Cristo sulla terra sia imminente e sempre possibile e sarà una manifestazione di giustizia e di gloria contro le forze delle tenebre: il serpente sarà calpestato!
Questa sintesi fra patriottismo, senso del progresso, amore per la libertà sia individuale che popolare e messianesimo cristico ha sempre rappresentato l’anima mistica potente dell’idea imperiale degli Usa quale “nazione eletta” dotata di una missione universale di civilizzazione e di liberazione. Un inno apocalittico nel senso più essenziale e vitale del termine in quanto il senso dell’“apocalisse” di Cristo innesca e attiva una tensione dinamica e aionica verso il futuro che congiunge senso dell’avventura cavalleresca, spirito combattivo e marziale e slancio religioso.
Questo spirito indirizza idealmente l’approccio iper-diretto e iper-assertivo che connota intensamente lo stile e i toni della presidenza di Trump. Dopotutto anche Lincoln fece leva sui dazi protezionisti per rafforzare il sistema industriale americano e vide la guerra contro il Sud un modo di unificare patriotticamente l’America contro il globalismo euroamericano del commercio del cotone. Ora il nemico è chi indebolisce l’idea imperiale americana tramite ideologie internazionalistiche e regressive che vorrebbero una definitiva de-industrializzazione a cui l’America di Trump si ribella.
Non più la minoranza afroamericana ma tutti i cittadini americani sono ora gli schiavi da liberare contro ogni tirannia anti-americana, interna ed esterna. Dio non è lontano: può tornare in qualsiasi momento; anzi sta per tornare e sta per manifestarsi (il “gran Giorno di Dio” delle Sacre Scritture): ci chiama al risveglio e all’unità e lotta con noi! L’essenziale si nasconde (o si esibisce) proprio nei dettagli.
Our God is marching on…