In Italia si torna a parlare di aborto. Il tema ritorna al centro del dibattito pubblico soprattutto dopo la salita al potere del governo Meloni. Tante le discussioni e diversi i punti di vista. In Italia l’aborto è un diritto garantito dalla Legge 194 del 1978. Nel Paese una donna può richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza entro i 90 giorni di gestazione per motivi familiari, di salute, economici o sociali. Prima di procedere c’è bisogno di fornire un esame delle possibili soluzioni dei problemi proposti, un aiuto alla rimozione delle cause per l’interruzione della gravidanza e una certificazione.
La Legge prevede che una donna possa decidere di interrompere la gravidanza ma fornisce, al contempo, gli aiuti per sostenerla nel caso volesse tenere il bambino e trovasse degli ostacoli. Prima del 1978 in Italia abortire era reato penale ed era prevista una pena dai due ai cinque anni sia per la donna che per chi praticava l’aborto. Il clima cambiò negli Anni Settanta, soprattutto in seguito ad alcuni atti dimostrativi.
Nel 1975 il segretario del Partito Radicale, Gianfranco Spadaccia, la fondatrice del Centro d’Informazione sulla Sterilizzazione e sull’Aborto (CISA), Adele Faccio, e la militante radicale Emma Bonino si autodenunciarono per aver praticato degli aborti, venendo poi arrestati. Il 15 aprile, su spinta dei Radicali, con Marco Pannella su tutti, e de L’Espresso, si arrivava al primo referendum che però non si tenne a causa di una crisi politica che portò allo scioglimento delle Camere. Nel frattempo, la Corte Costituzionale, con la storica sentenza n. 27 del 18 febbraio 1975, aveva consentito il ricorso all’interruzione di gravidanza per motivi gravi.
Nel 1978, finalmente, si arrivava alla legge sull’aborto 194, tutt’ora in vigore. Negli anni, ciclicamente, la questione “aborto” è sempre ritornata nel dibattito pubblico italiano. Il caso più “famoso” è stato quello del Molise. Per anni, infatti, la piccola regione italiana è stata quella con il più alto tasso di medici obiettori antiabortisti e l’unico medico abortista, Michele Mariano, rinviò per ben due volte la pensione per garantire il servizio pubblico nella regione. Negli ultimi mesi in Italia si è tornati a parlare di aborto.
Il Governo, nell’aprile scorso, ha infatti proposto un emendamento al PNRR in cui si parlava di aborto. Secondo l’opposizione, la maggioranza aveva intenzione di favorire le associazioni “pro-life” nei consultori pubblici per indurre le donne a non abortire. Nel Decreto PNRR approvato, si legge infatti che le Regioni hanno la possibilità di “avvalersi anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. L’atto, quindi, aprirebbe le porte alle associazioni Pro-Vita, notoriamente contro l’aborto, proprio nelle strutture in cui viene prodotto il maggior numero di certificazioni per l’aborto.
La questione, che ha provocato sdegno nella politica di opposizione e proteste in strada di associazioni e sindacati, è arrivata anche alla Commissione Europea. Il portavoce per gli affari economici, Veerle Nuyts, ha infatti dichiarato: “Il decreto PNRR contiene delle misure che riguardano la struttura di governance del Piano stesso, si tratta di aspetti legati effettivamente al Piano di Ripresa e Resilienza dell’Italia ma ci sono altri aspetti che non sono coperti e non hanno alcun legame, tra di essi proprio la questione sull'aborto”.
La premier Meloni, proprio nel contesto di un incontro europeo, ha poi chiarito: "L'emendamento presentato ricalca il testo della legge 194. Nessuno vuole modificare la legge, anzi si stanno ribadendo i concetti della stessa legge 194. Secondo me quelli che la vogliono modificare stanno a sinistra. Il mio Governo non ha mai proposto di modificare la legge 194, ma va sempre garantita una scelta libera e ben informata”.
L’ultimo “caso” è, infine, scoppiato nel G7 che proprio l’Italia ha ospitato. Nel magnifico resort pugliese di Borgo Egnazia, la premier Meloni aveva accolto i 7 big del mondo. Durante le discussioni tanti erano stati i temi inseriti nella bozza finale ma, secondo indiscrezioni, era stato escluso proprio il tema dell’aborto. Secondo la replica governativa, nessuno tra i membri della delegazione italiana avrebbe chiesto esplicitamente di eliminare il tema dal documento ma ci sarebbe stata una trattativa ulteriore da portare avanti per chiarire meglio il tutto.
La questione, curiosamente, era nata proprio nel momento in cui l’Italia aveva scelto di rafforzare la posizione dei Pro-Vita e in Francia si inseriva, invece, nella Costituzione il diritto all’aborto. Per non dimenticare, infine, anche la lotta elettorale negli USA, con il neo-rinunciatario Biden che si è scontrato molte volte sul tema con il candidato Trump. Ora, con l’ascesa di Kamala Harris, concorde sulla difesa del diritto proprio come Biden, potrebbe cambiare tutto.
In Italia, dove la legge 194 appare intoccabile, c’è sicuramente un vento diverso. Cambia la velocità di discussione, cambierà anche la direzione?