Un'analisi dettagliata delle pratiche manipolative nel seggio elettorale della scuola numero 260 di Lermontovsky, evidenziando il sistema corrotto di Putin e le reazioni nazionali ed internazionali.
La vicenda delle presunte manipolazioni elettorali nel contesto delle elezioni russe rappresenta un importante tassello nel dibattito internazionale sulla democrazia e la trasparenza dei processi elettorali. Nel centro di queste controversie emerge il caso della scuola numero 260 di Lermontovsky, situata a San Pietroburgo, dove si sono registrati segnali evidenti di irregolarità e brogli durante lo scrutinio.
Le figure chiave coinvolte nel presunto riempimento fraudolento delle urne durante le ore notturne risultano essere la presidente e la segretaria del seggio elettorale. Grazie alle immagini raccolte da Agentstvo e Papermedia, insieme a un reportage fotografico pubblicato sul sito della scuola, è stato possibile individuare le presunte responsabili di tali atti. Inoltre, la testimonianza di un individuo ha contribuito a gettare ulteriore luce sulla vicenda.
Il titolo suggerito per delineare questo scenario potrebbe essere: "Le intricanti sfaccettature delle elezioni in Russia: il caso della scuola n. 260 di Lermontovsky". L'evento si è verificato nella serata del 20 marzo, quando è emerso online un video che mostra una donna in ginocchio, apparentemente per evitare di essere individuata da un'altra stanza, mentre introduce schede nelle urne. Questo video è stato reso pubblico da Papermedia, fonte generalmente considerata affidabile, ma Agentstvo, un collettivo di giornalisti investigativi russi, ha identificato il seggio in questione come il numero 2 della suddetta scuola di San Pietroburgo.
In seguito, è stato diffuso un secondo video, sempre proveniente dal medesimo seggio, che mostra la stessa donna mentre mescola le schede nell'urna in modo surreale, con la complicità di un'altra persona. Agentstvo ha avanzato l'ipotesi che il presidente del seggio, Irina Minyakova, potrebbe essere coinvolta in questa presunta frode elettorale, supportata da prove fotografiche e testimonianze.
Ulteriori indagini hanno rivelato che Minyakova è stata fotografata durante le elezioni in abiti simili a quelli indossati dalla donna nel video incriminato. Al contrario, non sono state trovate foto di Borovleva, la segretaria del seggio, per consentire un confronto simile. Un testimone ha inoltre dichiarato che durante la notte, la stanza delle urne non era chiusa a chiave, facilitando l'accesso ai membri del seggio elettorale. Borovleva non ha risposto alle chiamate dei giornalisti, mentre Minyakova ha ignorato le domande. La commissione elettorale comunale di San Pietroburgo ha promesso un'indagine, tuttavia, le aspettative riguardo alla trasparenza e all'imparzialità del processo non sono elevate, considerando il contesto politico dominato dalla figura di Putin.
Le elezioni presidenziali russe del 17 marzo hanno confermato la vittoria di Vladimir Putin con l'87,8% dei voti. Tuttavia, la mancanza di concorrenza politica significativa e l'assenza di osservatori internazionali hanno sollevato dubbi sulla legittimità del processo elettorale e sull'autenticità dei risultati. Le istituzioni dell'Unione Europea hanno condannato le elezioni russe, sottolineando il clima repressivo e la mancanza di libertà democratiche. Anche le elezioni nelle regioni ucraine occupate sono state criticate, con l'UE che ha rifiutato di riconoscerle come valide.
Le proteste contro Putin sono state soffocate dalla repressione, ma alcuni cittadini hanno cercato di esprimere il loro dissenso, anche attraverso voti contestati e atti di disobbedienza civile. Nonostante le critiche internazionali, Putin ha ottenuto una vittoria schiacciante, consolidando ulteriormente il suo potere in Russia.