La parola democrazia deriva dal greco antico: δῆμος (démos), "popolo" e κράτος (krátos), "potere", ovvero il potere del popolo. Nell’antica Grecia il "popolo" era composto dagli aristocratici i quali nell’ἀγορά (agorà), lo spazio pubblico di discussione, prendevano insieme le decisioni per il bene della collettività (la loro): lì facciamo nascere l’idea di democrazia.
Dopo oltre duemila anni il concetto è lo stesso, anche se nel corso dei secoli, via via alla democrazia si sono aggiunti aggettivi per determinarne il carattere: liberale, socialista, comunista, imperfetta, illiberale, etc. ognuno dei quali aveva, ha, un’agorà: il proprio Parlamento.
Ai tempi dell’UE, la forma democrazia si è ulteriormente definita: si diluisce il potere del demos, il popolo, a favore della crazia, il potere, sostantivo al quale va oggi aggiunto l’aggettivo “segreto”: il potere segreto. Questa è la forma della democrazia odierna dell’UE: il segreto. Da cui l’ossimoro: democrazia segreta.
Alcuni esempi qui sotto riportati illustrano quanto accaduto e accade.
Tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, agli albori del Parlamento europeo eletto a suffragio universale (per la prima vota nel 1979), i suoi membri eletti scoprirono, nel corso dell’elaborazione di una risoluzione sulle questioni nucleari, che il testo del trattato di adesione dalla Gran Bretagna alla Comunità europea dell'energia atomica – CEEA, meglio conosciuta con la sigla Euratom - non era consultabile dagli eurodeputati. Questi, nell’esercizio del loro dovere istituzionale, chiesero infatti il testo di adesione dal Regno unito all’istituzione comunitaria ma non gli fu possibile nemmeno solo visionarla. La Commissione rispose che il testo del trattato era segreto militare.
Perché è la Commissione europea (l‘esecutivo dell’Unione europea) che risponde di tal fatta? La Commissione europea gestisce il materiale fissile (atomico), secondo l’articolo 86 del Trattato Euratom è proprietaria di tutti materiali fissili prodotti e transitanti sul territorio dell’Unione. Dal materiale fissile utilizzato nelle centrali nucleari viene prodotto il plutonio, l’elemento chimico con il quale si fabbricano le bombe atomiche. Quindi gran parte della politica nucleare europea era, ed è, sotto segreto militare e tale deve essere anche per i deputati eletti dal popolo, non invece per gli eurocrati, non eletti, che in Commissione europea lavorano sulla materia.
Pur tuttavia la materia è molto sensibile poiché tratta non solo le problematiche energetiche e militari, ma anche quelle di salute dei cittadini e gli incidenti di Windscale (Regno Unito 1957), Three Mile Island (Usa 1979), Chernobyl (Urss 1986), Tokaimura (Giappone 1999) e Fukushima (Giappone, 2011) lo ricordano drammaticamente.
Dal passato all’attualità
Da tempo è in discussione nell’UE e nei suoi Stati membri, la firma del trattato commerciale con il Mercosur. Un trattato che liberalizza gli scambi commerciali tra i paesi dell’UE e i seguenti paesi latino americani: Argentina, Brasil, Paraguay, Uruguay e il Venezuela (sospeso però dall’agosto del 2017). Paesi associati: Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Bolivia. La Commissione europea ha negoziato il testo e il Parlamento europeo e alcuni parlamenti nazionali sono stati chiamati alla ratifica “democratica”. C’è tuttavia un problema: il testo del Trattato è segreto. Non se ne conoscono dunque i termini se non che esso permette la liberalizzazione degli scambi economici.
Gli eurodeputati, come i loro omologhi nazionali, non possono ricevere il testo per studiarlo. Solo i membri della Commissione parlamentare europea compente possono recarsi nel Berlaymont (il palazzo sede della Commissione europea) e, uno per volta, entrare in una stanza senza telefonino, penna o matita e foglio di carta per prendere appunti e leggere il testo. Un funzionario della sicurezza è presente per verificare che gli eurodeputati non prendano appunti o scattino fotografie alle pagine del testo. Insomma impossibile anche solo riassumerne i termini per un solo settore: insomma il testo del trattato è segreto. I parlamentari europei e alcuni parlamenti nazionali sono obbligati alla ratifica al buio. I ministri competenti pare ne abbiano copia ma non possono consegnarlo ai rispettivi parlamenti nazionali dato il segreto vincolante.
Quanto è noto di questo trattato è lo scopo politico: la liberalizzazione del commercio che significa che i paesi contraenti potranno scambiarsi merci senza dover ottemperare le rispettive norme nazionali e europee. Queste ultime sono molto stringenti in materia di salute (divieto di uso di pesticidi, ormoni etc.) e quindi i prodotti alimentari importati saranno oltre che insalubri meno cari poiché i produttori del Mercorur non devono rispettare le costose e giuste norme UE. Quindi concorrenti diretti degli agricoltori europei.
Da qui la loro opposizione e il plauso, invece, dell’industria automobilistica europea cui si aprirebbe un grande mercato. Mentre scrivo la Commissione europea, per mano della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha firmato a nome dell’UE il trattato. Si attendono la ratifica da parte di quegli stati dell’UE le cui norme impongono un voto parlamentare nazionale: un voto che avverrebbe però al buio poiché non riceveranno il testo intero in quanto segreto.
Non sono questi gli unici casi di segretezza “democratica”, poiché in molte altre occasioni importanti documenti sono stati secretati. Un caso analogo riguarda la rendicontazione delle spese dell’UE nell’aiuto all’Italia per il dopo devastante terremoto dell’Aquila del 2016.
Il Parlamento europeo ha alcuni poteri di bilancio, tra questi il controllo dei conti. Il relatore della Commissione parlamentare competente su tale dossier, il danese Søndergaard, a causa della segretezza dei documenti ufficiali ha dovuto svolgere indagini personali sul come sono stati spesi i danari europei. Infatti, per consultare i documenti ufficiali delle spese UE per la ricostruzione dopo il terremoto a L’Aquila - un miliardo di euro pagati dalle tasse dei cittadini europei, di cui la metà in contanti, l’altra metà via il fondo regionale europeo - si era dovuto recare nel solito Berlaymont sede della Commissione, nella solita stanza, sotto il solito controllo di un agente della sicurezza interna della Commissione affinché non prendesse appunti o fotografasse pagine del dossier. Inoltre, la Commissione per garantire ulteriore segretezza in molte delle pagine dei documenti secretati appose degli omissis. Insomma, impossibile trarre informazioni utili e precise in quelle condizioni.
L’ultimo segreto
Non ultimo l’affaire noto come “Pfizergate”, riguarda le modalità con cui la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha negoziato l'acquisto di vaccini COVID-19 con Pfizer, sollevando preoccupazioni sulla trasparenza e sulle procedure adottate.
Cinque anni fa, allorquando esplose l’epidemia di Covid-19, l’Unione europea fu chiamata a far fronte al problema vaccini organizzando un acquisto centralizzato per gli Stati membri dell’UE garantendo così un accesso equo e coordinato alle dosi a tutti. Era il giugno del 2020 e la Commissione concluse accordi preliminari di acquisto con i produttori di vaccini. Tra agosto e novembre stipulò 11 contratti con otto produttori di vaccini, garantendo l'accesso a un massimo di 4,6 miliardi di dosi negli anni per un costo totale previsto di quasi 71 miliardi di euro.
Se con la società AstraZeneca la vicenda si chiuderà quando la società rimborserà alla Commissioni parte dell’esborso poiché, costretta a ritirare dal mercato i suoi vaccini forieri di trombosi, il contratto è stato interrotto; troppi punti interrogativi restano invece senza risposta per quanto concerne l’acquisto dei vaccini Pfizer.
Nel novembre del 2020 venne firmato il primo accordo tra Commissione europea e Pfizer/BioNTech per 20 milioni di dosi con un‘opzione per ulteriori 100 milioni. È del febbraio del 2021 la firma del secondo contratto con Pfizer/BioNTech per 300 milioni di dosi, con un’opzione per ulteriori 100 milioni. A maggio dello stesso anno è siglato il terzo contratto (900 milioni di dosi con opzione per altri 900 milioni al prezzo di 15,50 a 19,50€ a dose).
Dopo la firma del secondo contratto, nel febbraio 2021, il The New York Times pubblicò un articolo della collega Matina Stevis la quale rivelava che la Presidente Ursula von der Leyen aveva negoziato quest’ultimo contratto per quasi due miliardi di dosi direttamente via SMS con l’Amministratore delegato della multinazionale statunitense Pfizer, Albert Bourla. Fuori da ogni procedura sia standard che speciale.
La Stevis, all’epoca caporedattore per il New York Times di Bruxelles, e altri giornalisti chiesero di poter aver accesso agli Sms tra la von del Leyen e Bourla, ma anche in questo caso, prima ci fu, da parte della Commissione, un tentativo di ingiustificato imbarazzo (“sono sms personali”) quindi il tutto fu tacitato dal solito segreto. Come segreti sono i contratti. Solo dopo mesi di richieste provenienti dal Parlamento europeo, dalla stampa e da associazioni per la trasparenza istituzionale la Commissione ha mostrato le pagine del documento; un’opera d’arte: innumerevoli righe nere, un omissis globale. Oltre il danno anche la beffa.
Come sempre, però, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, sicché, per esempio, il 27 marzo dello scorso anno, la Commissaria europea responsabile della salute, la ministra Stella Kyriakides, partecipando ad una riunione della commissione speciale dell’europarlamento sulla pandemia da Covid-19, ha tentato di sminuire lo scandalo affermando che la Presidente von der Leyen non aveva avuto alcun ruolo nei negoziati per i contratti dei vaccini. Ecco però che, appunto, manca il coperchio, poiché lo stesso amministratore delegato della Pfizer, Albert Bourla, ha scritto in un libro di aver avuto “una stretta relazione con (Ursula von der Leyen) tramite sms e telefonate” dal gennaio del 2021.
La questione è finita davanti alla Corte di Giustizia europea. Nel corso dell’udienza, dopo quattro ore e mezzo di dibattimento, è emersa una cosa chiara: Ursula von der Leyen è l'unica ad aver avuto accesso a questi messaggi di testo, ed è stata lei a scegliere, al di fuori di qualsiasi procedura ufficiale, di non salvarli o addirittura di distruggerli. Il tribunale nel luglio scorso ha condannato dunque la Presidente della Commissione europea.
Anche il Tribunale della città belga Liegi è stato adito sulla questione e questi ha trasmesso gli atti all’EPPO (European Public Prosecutor Office – la Procura europea). Si attendono nuove. Così l’ossimoro democrazia segreta è realtà.
La buona novella è che Matin Stevis, per questo suo reportage è stata nominata finalista al prestigioso premio Pulitzer 2021 per i reportage internazionali.