Lapidarie le parole del Vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, il quale afferma:
Con il suo gesto profetico, il “poverello” di Assisi non faceva un atto antieconomico, ma un atto di fondazione di un’economia alternativa.
Anche nel passato la chiesa si è interessata di temi sociali, entrando talvolta in questioni economiche e anche politiche. Dal monito sul materialismo e sulle teorie atee di Marx fino ad arrivare ad oggi a Papa Francesco che sollecita la nascita di una nuova economia. The Economy of Francesco è un evento che si ripete da maggio 2019 ed è una delle iniziative più interessanti di questo pontificato. Da allora giovani economisti e imprenditori perseguono con impegno idee e azioni - come si legge sul sito web francescoeconomy - per dare un’anima all’economia.
Il pensiero economico fin dalla sua nascita è sempre stato un tipo di filosofia, che parte dall’analisi dei cambiamenti sociali, del mondo produttivo e lavorativo per formulare concetti che spesso sono il motore di decisioni politiche. Queste ultime influenzano le nostre vite, come ben sappiamo. E non è poco.
Dopo il primo evento di The Economy of Francesco tenutosi ad Assisi nel 2020 è nata subito l’esigenza di un Comitato che desse concretezza a tesi sulle quali costruire un’economia alternativa e sostenibile.
Il processo di cambiamento che quest’iniziativa ha innescato è ormai avviato, e ha il volto e le gambe di giovani imprenditori e di economisti che lavorano per il raggiungimento di un’economia più solidale, che non lasci indietro nessuno.
Il fallimento dei sistemi economici
Possiamo sicuramente affermare, senza attingere a teorie economiche complesse, che tutti i sistemi economici in un modo o nell’altro sono falliti, nel senso che presentano dei limiti evidenti.
Angus Deaton premio Nobel per l’Economia nel 2005, lunedì 8 luglio ha tenuto una lezione alla EoF School 2024. Al centro del suo intervento, l’economista americano ha argomentato i guai di un modello economico che non tiene conto di come sta la gente "normale”. L’esperto, tra l’altro ha affermato che oggi il capitalismo peggiora la vita delle persone. Almeno è ciò che accade in America.
Cos’è il capitalismo?
Si tratta di un sistema economico, ossia una forma di economia dove domanda e offerta regolano il mercato. Al centro di tale sistema il capitale, sotto forma di macchine, liquidità, impianti, fabbriche. Il capitale è nelle mani degli imprenditori, che generano profitti attraverso la loro attività, servendosi di lavoratori, tecnologie e professionisti.
Cosa non funziona nel capitalismo?
Il vero punto cruciale dei sistemi economici, e di conseguenza anche del capitalismo è l’aumento delle disuguaglianze. Esiste sempre una prevaricazione di chi detiene ricchezza e potere, strumenti intellettuali e istruzione su chi invece non possiede mezzi economici né formazione scolastica, né occasioni. L’affanno e l’angoscia delle persone di oggi (che dovrebbe essere anche dei governi) nascono da una realtà inconfutabile: il destino di ognuno dipende da che parte del mondo si nasce, dalla famiglia che ti genera, e di conseguenza e in senso più lato dalle opportunità, da mezzi economici e culturali e da tanti altri fattori che fanno la differenza. La vita umana non può dipendere dal caso fortuito o da paradigmi basati su ricchezza e povertà. Tutti dovrebbero avere le stesse possibilità. Il capitalismo, come praticato oggi in America - ha affermato Deaton - non funziona per la maggior parte delle persone. Non è solo un problema di allargamento delle disuguaglianze nella ricchezza e nel reddito. Deaton insieme ad Anne Case è anche l’autore di un interessante testo, che la dice lunga sul suo pensiero: Morti per disperazione e il futuro del capitalismo. A tal proposito, in un’intervista apparsa su Avvenire Angus Deaton dice:
Anne Case e io abbiamo scritto dell’aumento delle “morti per disperazione”, persone che muoiono per droga, malattie legate all’alcol, suicidi. Abbiamo cercato di capire perché questo stia accadendo e perché l’aumento delle morti riguardi quasi solo persone senza una laurea. Uno dei fattori importanti che abbiamo individuato è il trasferimento del potere dalle persone che lavorano verso le grandi aziende e le persone istruite. Nelle scienze economiche il concetto di potere è sempre più studiato, con lavori interessanti che documentano il potere che i monopoli hanno sui prezzi e quelli che le monopsonie (le situazioni in cui c’è solo un acquirente per una pluralità di venditori, ndr) hanno sui salari.
Almeno dai tempi di Reagan, sia le amministrazioni democratiche che quelle repubblicane e i loro economisti hanno governato più a favore delle corporazioni e di Wall Street che a favore dei lavoratori. Sulle disuguaglianze economiche ci sono molte differenze tra l’Europa e gli Stati Uniti. Il fatto è che non credo che dovremmo parlare di disuguaglianza come una minaccia alla democrazia senza pensare a quale tipo di disuguaglianza e in quali circostanze. Molti americani e molti europei hanno poco controllo sulle politiche che influenzano le loro vite quando sono minacciate da grandi fenomeni come la deindustrializzazione o l’immigrazione. Una democrazia di successo richiede che tutti abbiano voce in capitolo. Questo non sta accadendo. Quel tipo di disuguaglianza è essa stessa una misura del fallimento della democrazia.
La società consumista continua a mietere vittime, senza che ce ne accorgiamo. La crisi economica è un fattore costante nelle vite delle fasce deboli. Questo circolo vizioso potrebbe essere interrotto con politiche più giuste e adeguate. L’obiettivo dell’economia e dei governi non può essere solo profitto ad ogni costo. Oggi la crisi economica riguarda il mercato immobiliare (non si trovano quasi più case in affitto). Interessi ed esigenze di proprietari e inquilini non s’incontrano più, come quelle tra ricchi e poveri. L’inflazione colpisce salari che non cresceranno mai. La sanità è cosa da ricchi. Intanto paradossalmente il lusso cresce a dismisura e non conosce battute d’arresto.
Deaton ha avuto uno stretto legame anche con il movimento Economy of Francesco e sostiene le idee e le iniziative che riguardano un’economia più giusta, che difende i deboli e crea un sistema solidale ed equo. L’America sarebbe un Paese di gran lunga più prospero oggi se nel guidare la politica economica fossero stati presi più in considerazione questi obiettivi - conclude il premio Nobel per l’economia 2005. E forse anche il resto del mondo beneficerebbe dell’applicazione di valori morali in economia, Italia inclusa.