Il team femminile della Blue Origin è andato nello spazio per una gita fuori porta. Molto fuori porta. Una premessa è d’obbligo per l’analisi della notizia: non ci sarà, in questa sede, nessun giudizio morale, né sulle persone coinvolte né sulle loro abitudini. Ognuno può far con i propri soldi ciò che ritiene più giusto. Cosa succede, però, se rapportiamo queste ricchezze con la situazione mondiale della disponibilità economica per tutte le fasce della popolazione? Facciamo prima un passo indietro.

Alle 9:30 del 15 aprile è partito dal deserto del Texas il primo volo tutto al femminile della Blue Origin, l’azienda aerospaziale di Jeff Bezos, padre di Amazon e terzo uomo più ricco al mondo.

Il team era capeggiato da Lauren Sanchez, giornalista pilota di elicotteri e futura moglie di Bezos. Con lei la cantante Katy Perry, la conduttrice tv Gayla King, la produttrice cinematografica Kerianne Flynn, l'ex scienziata della NASA Aisha Bowe, l'attivista per i diritti civili Amanda Nguyen. Le “big six”, come sono state già ribattezzate, sono salite a bordo del razzo New Shepard e in 11 minuti hanno superato la linea di Karman (considerata simbolicamente il confine dello spazio), hanno fluttuato per qualche minuto in assenza di gravità e sono rientrate sulla Terra.

Per rivedere un equipaggio esclusivamente femminile nello spazio potremmo tornare con i ricordi al 1963 quando a fluttuare era stata in solitaria Valentina Tereshkova. In quel caso, però, si trattava di una astronauta di professione e non di un team di civili. Allo stesso modo, l’organizzazione del viaggio all’epoca era in capo ad un’agenzia governativa e non privata.

Il cosiddetto “turismo spaziale” è ormai un tabù sfatato e lo stesso razzo che ha portato in orbita Sanchez & co. ha già trasportato in passato lo stesso Bezos, l’attore di Star Trek William Shatner, il campione di baseball Michael Strahan, la figlia del primo americano che aveva volare nello spazio, Laura Shepard. Per il viaggio spaziale sono stati curati tutti i dettagli, la stessa Sanchez ha disegnato personalmente la tuta spaziale, facendosi aiutare dagli stilisti Fernando Garcia e Laura Kim, cofondatori della griffe Monse.

Il magnate Bezos ha voluto pubblicizzare l’evento come una dimostrazione di emancipazione femminile ma, a ben vedere, tutte le caratteristiche sono proprie di quella che a tutti gli effetti può sembrare un regalo costoso di nozze, un’esperienza di turismo extralusso per pochi eletti. Ora, ritornando al punto di inizio e confermando la tesi di cui sopra, allarghiamo la visuale e cerchiamo di comprendere qual è la situazione nel mondo, quella che va oltre le telecamere e gli sfarzi.

Gli ultimi rapporti internazionali specificano infatti come quasi la metà della ricchezza mondiale sia in mano a circa l’1.5% della popolazione: 8 persone possiedono 426 miliardi di dollari, l'equivalente di quella di 3,6 miliardi di persone, con una forte presenza negli Usa (tra i primi venti uomini più ricchi al mondo per Forbes ci sono 15 statunitensi e il podio è tutto americano).

A dirlo, già a partire dal 2016, è stato il rapporto dell’Oxfam, la confederazione internazionale di organizzazioni non profit impegnate per la riduzione della povertà globale. Secondo il rapporto, la concentrazione della ricchezza sembra essere in mano a pochissimi individui e famiglie, circa l'1% della popolazione globale, a scapito del restante 99%. Secondo gli analisti internazionali, i recenti cambiamenti politici e sociali hanno spostato ormai il tradizionale scontro Destra-Sinistra verso quello tra establishment e popolo. Una disparità economica che quindi va sempre di più a inficiare gli equilibri sociali e democratici.

Per l'Oxfam tre sono le grandi, negative, conseguenze di questa disparità: la costruzione di un mondo dove tutti producono per esportare ma nessuno ha più i soldi per acquistare; l’aumento delle politiche di austerità, di compressione dei salari, di taglio degli investimenti per il welfare e quindi della deflazione; un livellamento globale del tenore della vita non verso l'alto bensì verso il basso, con la conseguente deformazione della classe media occidentale. Un nuovo ordine mondiale che ha gettato milioni di persone nel baratro della povertà.

La situazione infatti non è migliorata. Anche l'Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, nel rapporto “Taxation and Inequality” ha sottolineato come i più ricchi stiano diventando “sempre più ricchi”: tra il 1995 e il 2022 la ricchezza posseduta dallo 0,001% degli individui è raddoppiata, passando dal 3,3% al 6,9%, in modo che la ricchezza dello 0,001% sia diventata circa 20 volte maggiore rispetto al 50% della popolazione più povera.

Il rapporto ha analizzato la situazione di diversi Paesi nel mondo. In questa speciale classifica troviamo al primo posto il Sudafrica (l'1% della popolazione proprietario del 54% della ricchezza totale), mentre in fondo troviamo i Paesi Bassi (l’1% detiene il 13% della ricchezza del Paese).

E in Italia? Anche nel Belpaese la situazione non è delle migliori. Sempre l'Oxfam, nel 2016 segnalava che la ricchezza dell'1% degli italiani “ricchi” fosse pari al 25% della ricchezza nazionale. Resta alto, invece, il livello della povertà. Nel 2023 l'Istat dichiarava infatti che in Italia vi fossero 2,2 milioni di famiglie in condizione di povertà assoluta e quasi 5,7 milioni di individui, pari rispettivamente all'8,4% delle famiglie residenti e al 9,7% del totale degli individui residenti.

Per il rapporto, infine, la soluzione sta nel rafforzare i regimi fiscali. Solo così, infatti, si potrebbe migliorare l'efficacia delle tassazioni per i redditi più alti, riequilibrando la ricchezza generale, influenzando al contempo la percezione positiva dell’equità fiscale e incentivando i cittadini a coprire gli oneri fiscali senza ricorrere al malcostume illegale dell'evasione fiscale. Un nuovo ordine mondiale basato sull’uguaglianza e sulla giustizia. Utopia, per ora. Oggi, e ancora per tanto tempo, il mondo è in mano a pochi.