Sono trascorsi tre anni da quando nell’articolo Conflitto Israele-Palestina - Può ancora “scoppiare la pace”? proponevo la creazione della “Repubblica della città Santa” come un’azione potenzialmente foriera di pace tra Israele e la Palestina. Da allora si è sempre più radicata in me l’idea della validità di tale proposta, pur nella consapevolezza della difficoltà, ma non dell’impossibilità della sua realizzazione. Il convincimento si è poi consolidato leggendo che tale argomento è stato già più volte discusso a livello internazionale, ma senza alcun esito positivo.

Breve sintesi dei popoli e imperi che hanno governato la Città Vecchia di Gerusalemme

Prima di scrivere sul significato e la fattibilità della citata proposta, è opportuno evidenziare, in maniera sintetica, alcuni dati storico-religiosi dei principali popoli e imperi che hanno gestito la Città Vecchia nel corso della sua lunga storia.

Antichità e Periodo Biblico

  • 4000-2000 a.C.: come pubblicato da “Armstrong Institute of Biblical Archaeology”1 a Gerusalemme sono stati rinvenuti vasi e frammenti di vasi in ceramica, trovati incastonati nelle fessure del substrato roccioso, che sono stati datati intorno al 4000 a.C. Il nome della città apparve per la prima volta su una tavoletta egiziana con la parola “RUSHALIM”.
  • 1004 a.C.: il re Davide conquista la città e la rende capitale del regno di Israele. Suo figlio Salomone costruisce il Primo Tempio che divenne un luogo sacro per gli Ebrei.
  • 586 a.C.: i Babilonesi, sotto il re Nabucodonosor II, distruggono il Primo Tempio.

Periodo Persiano, Ellenistico e Romano

  • 538 a.C.: i Persiani conquistano Babilonia e permettono agli Ebrei di tornare a Gerusalemme e ricostruire il Tempio (Secondo Tempio).
  • 332 a.C.: Alessandro Magno conquista la regione, inaugurando un periodo di dominazione ellenistica.
  • 63 a.C.: i Romani, sotto Pompeo, conquistano Gerusalemme. A seguito della conquista avvennero le rivolte contro i conquistatori, nello stesso arco di tempo si svolse la vita di Gesù di Nazareth.
  • 70 d.C.: dopo una rivolta ebraica, i Romani distruggono il Secondo Tempio. La città è nuovamente devastata durante la rivolta di Bar Kochba (132-135 d.C.), la terza guerra giudaica e ultima grande rivolta ebraica contro l'occupazione romana.

Periodo Bizantino e Islamico

  • 324 d.C.: Costantino il Grande converte l'Impero Romano al Cristianesimo e Gerusalemme diventa un importante centro cristiano.
  • 638 d.C.: il califfo Omar conquista Gerusalemme, iniziando un lungo periodo di dominazione islamica durante la quale sono state costruite sul Monte del Tempio: la Cupola della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa.

Medioevo e Crociate

  • 1099: i Crociati conquistano Gerusalemme e stabiliscono il Regno di Gerusalemme, costruendo numerose chiese e fortificazioni.
  • 1187: Saladino riconquista Gerusalemme per i musulmani.

Periodo Ottomano e Mandato Britannico

  • 1517: l'Impero Ottomano conquista Gerusalemme e mantiene il controllo fino al XX secolo.
  • 1917: durante la Prima Guerra Mondiale, le forze britanniche prendono la città. Dopo la guerra, Gerusalemme diventa parte del Mandato Britannico della Palestina. Il periodo del Mandato Britannico fu caratterizzato da una crescita significativa della popolazione ebraica, insieme a quella araba e cristiana e da crescenti tensioni tra le comunità ebraica e araba, culminando in diversi episodi di violenza, come le rivolte arabe del 1929 e del 1936-1939, represse dai britannici.

Epoca Contemporanea: dalla creazione dello Stato d’Israele

Il Periodo di divisione e il conflitto moderno nacquero nel 1948, con la creazione dello Stato di Israele e la divisione di Gerusalemme. La parte occidentale della città, venne affidata al controllo israeliano, la parte orientale, inclusa la Città Vecchia, al controllo giordano fino al 1967, cioè fin quando Israele, a seguito della Guerra dei sei giorni, prese il controllo dell'intera città.

Attualmente Gerusalemme è sotto il controllo dello Stato di Israele, anche se il suo status rimane una questione controversa a livello internazionale e la sovranità su questa area è ancora oggetto di dispute e negoziati tra Israele e Palestina, con molti Paesi che non riconoscono la sovranità israeliana sull'intera città. La maggior parte della zona est di Gerusalemme, compresa la storica Città Vecchia, è abitata prevalentemente da arabi e palestinesi che, pur andando a scuola, lavorando e pagando le tasse al governo d’Israele, sembra che si sentano esclusi dalla vita d’Israele e più controllati dalla polizia che difesi. Ovviamente, in questo come in altri casi, la verità non sta solo da una parte, probabilmente la loro forma di insofferenza si trasmette poi nei rapporti umani tra le parti, generando la reciproca costante diffidenza.

La suddivisione della Città Vecchia

La “Città Vecchia”, riferendoci alla parte antica di Gerusalemme, ricca di storia e di significato religioso, è suddivisa in quattro quartieri distinti che rappresentano la diversità religiosa della città e la complessità culturale e storica che ha caratterizzato la città nel corso dei secoli.

La Città Vecchia è circondata da mura antiche con 8 porte di accesso e contiene numerosi siti di grande importanza archeologica nei seguenti quartieri che la compongono: il quartiere ebraico, il quartiere musulmano, il quartiere cristiano e il quartiere armeno.

Quartiere ebraico

Rappresenta la parte più elegante della zona fortificata, con le sue vie che sembrano immerse in una grande tranquillità, è situato nella parte sud-orientale della Città Vecchia e ricorda in diversi monumenti anche l’antica architettura romana. È noto per le sue sinagoghe, yeshivot (scuole religiose), e soprattutto per il famoso Muro Occidentale (Muro del Pianto), vicino ai resti del secondo tempio di Gerusalemme, dove si possono ascoltare ogni giorno le orazioni di migliaia di ebrei raccolti in preghiera. È uno dei luoghi più sacri per l'ebraismo.

Quartiere musulmano

È il più grande dei quattro quartieri e si trova nella parte nord-orientale della Città Vecchia. È un quartiere pittoresco noto per la sua vivace vita commerciale, con mercati affollati e numerose moschee. Il sito più importante è la cupola della Roccia, situata nel complesso del Monte del Tempio (Haram al-Sharif), considerato uno dei luoghi più sacri dell'Islam. La cupola sorge nel luogo ove la tradizione vuole che il profeta Abramo, ubbidendo all'ordine di Dio, stesse per immolare il proprio figlio, ma venne fermato da Dio stesso dal fare quel sacrificio. C’è anche la Moschea di Al-Aqsa, considerata il terzo sito più sacro del mondo islamico. Dopo la Kaʿba e la Moschea del Profeta di Medina è l'edificio islamico più antico del mondo. In questo quartiere si sviluppa quasi interamente la “Via Dolorosa”, più comunemente detta “Via Crucis”, lungo la quale sono le 14 stazioni che ricordano la Passione di Gesù.

Quartiere cristiano

Si trova nella parte nord-occidentale della Città Vecchia ed è caratterizzato dalla presenza di numerose chiese con campane che suonano, monasteri e conventi distribuiti lungo strade storiche. Il punto focale di questo quartiere è la Basilica del Santo Sepolcro. Molti pellegrini iniziano la Via Crucis dal quartiere mussulmano per arrivare al Santo Sepolcro. La basilica è per i cristiani il luogo più sacro e uno dei monumenti più visitati di Gerusalemme che, secondo la tradizione, indica il luogo della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù.

Quartiere armeno

Situato nella parte sud-occidentale della Città Vecchia, questo quartiere è caratterizzato dalla presenza della cattedrale di San Giacomo, del monastero di San Marco con annessa la chiesa di San Marco e altri edifici religiosi e culturali appartenenti alla comunità armena, piccola comunità con una lunga storia in Gerusalemme. Nel quartiere ci sono numerose botteghe artigianali di ceramica.

La Città Vecchia ha dunque una storia che risale a più di 3000 anni fa. Gerusalemme è il crocevia di tre continenti ed è stata una delle città più contese della storia umana. Le sue mura sono considerate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO e racchiudono in meno di un chilometro quadrato molti luoghi e monumenti di grande significato per le tre religioni abramitiche, distribuiti nei diversi quartieri indipendentemente dalla religione prevalente che contraddistingue il quartiere.

Il territorio della Repubblica della Città Santa dovrebbe comprendere anche un ulteriore importante riferimento religioso che si trova nell’area ad est della Città Vecchia, a circa un chilometro di distanza, nell’attuale quartiere a maggioranza araba di At-tur, in un’area annessa da Israele alla capitale dopo la guerra dei sei giorni del 1967. Quest’area comprende il Monte degli Ulivi, sulle cui pendici sorge la cappella dell’Ascensione dove, secondo la narrazione evangelica, Gesù Cristo ascese in Paradiso quaranta giorni dopo la sua resurrezione dalla morte sulla croce e dove c’è una lastra di pietra, che si presume fosse quella del sepolcro di Cristo, sulla quale si ritiene che sia rimasta impressa, ed è ancora visibile, l'impronta del suo piede nel momento dell'ascesa. L’area complessiva potrebbe così comprendere anche le necessarie aree residenziali a corredo della nuova città stato, come è di seguito evidenziato.

Aspetti interferenti con la potenziale creazione della “Repubblica della Città Santa”

Attualmente, la Palestina, rappresentata dall'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e in parte dal movimento di Hamas, non ha alcun controllo politico su Gerusalemme, inclusa la Città Vecchia. Tuttavia, la situazione è talmente complessa che merita almeno una sommaria spiegazione dei principali aspetti sui rapporti locali e internazionali tra i due popoli e la Città Vecchia.

Aspetti israeliani

Israele ha dichiarato Gerusalemme sua capitale indivisibile e mantiene il controllo de facto sull'intera città. Questo controllo è stato rafforzato dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, quando Israele prese il controllo anche della Gerusalemme Est, inclusa la Città Vecchia, che fino a quel momento era sotto amministrazione giordana. Purtroppo, dopo la risoluzione dell’ONU del 2006 con cui si imponeva a Israele di fermare i nuovi insediamenti colonici nella zona est e dopo le dichiarazioni di Obama nel 2009 con cui chiese a Israele di porre fine all’espansione degli insediamenti in Cisgiordania, la costruzione è continuata, anzi si è rafforzata, anche a seguito delle dichiarazioni di Trump quando propose che Gerusalemme, compresa la Città Vecchia, fosse riconosciuta come la capitale d’Israele e in tal senso ha fatto trasferire l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme2.

Aspetti palestinesi

I palestinesi rivendicano Gerusalemme Est come capitale di un futuro stato palestinese indipendente. L'Autorità Nazionale Palestinese non ha controllo diretto su Gerusalemme Est, ma mantiene una presenza simbolica e cerca di influenzare la situazione politica e diplomatica attraverso negoziati internazionali e rapporti con varie organizzazioni e governi di varie parti del mondo.

Aspetti internazionali

La comunità internazionale è divisa sul riconoscimento della sovranità israeliana su tutta la città di Gerusalemme. Gli Stati Uniti d’America hanno ufficialmente riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele nel 2017, di contro molti Paesi, compresi quelli dell'Unione Europea e la maggior parte degli Stati membri delle Nazioni Unite, non riconoscono Gerusalemme come capitale di Israele e sostengono che il suo status definitivo dovrebbe essere determinato tramite negoziati tra israeliani e palestinesi. In particolare, la comunità internazionale, rappresentata dalle Nazioni Unite, sostiene una soluzione a due stati, con Gerusalemme come capitale condivisa da entrambi: Israele e il futuro Stato palestinese.

Aspetti religiosi e culturali

Nonostante la mancanza di controllo politico, le istituzioni religiose e culturali palestinesi, insieme a varie ONG e organizzazioni internazionali, giocano un ruolo significativo nella vita quotidiana dei palestinesi a Gerusalemme Est. Questo include la gestione dei luoghi santi musulmani, come il complesso della Moschea di Al-Aqsa, che è amministrato dal Waqf3 islamico, un'organizzazione religiosa sotto l'egida della Giordania.

In definitiva, riferendoci alla Gerusalemme Vecchia, l'Autorità Nazionale Palestinese e altre entità palestinesi, pur non esercitando un controllo politico diretto, mantengono sempre un'influenza significativa attraverso vari mezzi diplomatici, religiosi e culturali.

Condizioni favorevoli e non alla creazione della nuova città stato

Dalle superiori informazioni preliminari si possono già individuare alcune delle potenziali criticità per l’attuazione di tale ipotesi. A tutt’oggi la creazione di una città stato ha avuto tra i maggiori ostacoli i seguenti:

  • la guerra arabo-israeliana del 1948 con la quale il popolo palestinese rifiutò l’originaria assegnazione delle terre, vanificando la proposta dalle Nazioni Unite nel 1947 che Gerusalemme intera diventasse una città internazionale sotto amministrazione dell’ONU;
  • l’espansione edilizia operata da Israele dopo la “guerra dei sei giorni”, contrariamente a tutte le indicazioni internazionali;
  • il citato riconoscimento nel 2017, da parte degli Stati Uniti d’America, di Gerusalemme (compresa la Città Vecchia e la zona est) come capitale di Israele.

Tra i principali fattori che giocano, invece, un ruolo favorevole possiamo annoverare:

  • che la Città Vecchia è una Città Sacra per gli ebrei, poiché in essa si trova il Tempio Santo ed è la capitale del Regno di Giuda oltre che d'Israele; per i cristiani, perché sono lì i luoghi dove Cristo ha vissuto, è morto ed è risorto; per i musulmani, perché è lì che è avvenuta l'ascesa al cielo del profeta Maometto;
  • che in quei luoghi convivono da secoli gli aderenti alle religioni abramitiche, che trovano, proprio nell’ambito della città sacra, tutti i loro più importanti riferimenti religiosi con monumenti distribuiti nei diversi quartieri;
  • che quasi ogni quartiere contiene simboli riferiti non ad una sola, ma alle tre religioni;
  • che in ogni quartiere si sono consolidate attività commerciali, soprattutto a scopo turistico, con vendita di prodotti artigianali che identificano soprattutto la popolazione che vi abita e difficilmente ci sono scontri all’interno della Città Vecchia, anche perché allontanerebbero i turisti e farebbero crollare gli affari a tutti i commercianti a qualunque religione aderiscano;
  • che il ruolo che giocano le istituzioni religiose e culturali palestinesi e internazionali insieme a varie ONG internazionali è importante per la promozione della pace e della nascita dello Stato palestinese;
  • che Gerusalemme capitale di Israele non è ancora ufficialmente riconosciuta dalla maggior parte degli stati membri delle Nazioni Unite, compresi i paesi dell’Unione Europea;
  • che esiste una forte pressione internazionale e soprattutto del mondo arabo per il riconoscimento dello Stato palestinese.

Ma è ipotizzabile la nascita di una città stato così piccola?

Da quanto sopra descritto sembra che ci possano essere le condizioni essenziali perché la Città Vecchia di Gerusalemme, con una superficie di circa 0,9 km² e circa 40.000 abitanti, possa diventare realmente uno Stato autonomo di piccolissima dimensione, come la città del Vaticano, con una superficie di appena 0,44 km² e 825 abitanti (2022) o come Monaco, con una superficie di 2,02 km² e 38.350 abitanti (2020). Occorre evidenziare che la Città Vecchia di Gerusalemme ha già abitazioni per i residenti, con ogni quartiere con una forte identità culturale che si riflette anche nell’architettura degli edifici e nel modo di vivere dei suoi abitanti, ma tali residenze non sarebbero più sufficienti per ospitare le persone che di fatto sono lì giornalmente presenti. Pertanto, l’eventuale creazione della piccola città stato dovrebbe comprenderebbe anche l’inclusione di adeguate aree di contorno, come l’area del Monte degli Ulivi, adeguatamente riorganizzate e dotate di idonee attrezzature e servizi. L’area della Repubblica della Città Santa potrebbe così avere una superficie di circa 2 km². Attualmente le persone che vivono e lavorano nella Città Vecchia possono avere la residenza in Israele o identificarsi come parte del popolo palestinese, a seconda della loro etnia e del quartiere in cui vivono. Ad esempio, gli abitanti del quartiere ebraico sono probabilmente cittadini israeliani, mentre quelli del quartiere musulmano possono essere palestinesi residenti a Gerusalemme Est, che Israele considera parte della sua capitale unificata, ma che i palestinesi e gran parte della comunità internazionale vedono come la capitale di un futuro stato palestinese.

È importante notare che la questione della residenza e della cittadinanza a Gerusalemme è un argomento delicato e complesso, intriso di tensioni politiche e storiche, ma è un problema che può trovare adeguata soluzione solo con l’effettiva volontà tra le parti. In definitiva nella nuova “Repubblica della Città Santa” potrebbero convivere abitanti con residenza a Gerusalemme e/o nel nuovo Stato di Palestina, quando sarà formato, e abitanti che desiderano avere la loro residenza ufficiale nella nuova città stato. Ovviamente la gestione della città verrebbe, quasi certamente, affidata ai residenti ufficiali. È tanto difficile ipotizzare che buona parte delle persone, che attualmente lavorano nella Città Vecchia e nell’area di espansione, possano diventare cittadini del nuovo Stato autonomo ed essere loro stessi orgogliosi di partecipare alla conduzione anche ammnistrativa del nuovo Stato?

La Repubblica della Città Santa come trait-d’union tra Israele e Palestina

Probabilmente la creazione della Città Santa come Stato autonomo potrebbe rappresentare un primo concreto passo verso la creazione dello Stato di Palestina, con un territorio ben definito e concordato tra le parti. Se ancor prima della creazione della nuova città stato si dovesse arrivare alla definizione territoriale dei due Stati, la nuova Repubblica potrebbe concorrere al raggiungimento di una vera armonia tra detti Stati. Sami Michael4 è stato uno scrittore e attivista iracheno naturalizzato israeliano, già presidente onorario dell'Associazione israeliana per i diritti umani e candidato al Nobel per la Letteratura. È stato uno dei forti sostenitori del dialogo tra Israele e Palestina. Già ho avuto modo di citare una sua particolare intervista rilasciata al giornalista David Frati, che ritengo opportuno richiamare in questa occasione, nella quale alla domanda «perché in Palestina si guardano sempre troppo spesso le differenze tra i popoli e non si vedono quasi mai invece le somiglianze?» così rispondeva:

In un lungo conflitto come quello tra palestinesi e israeliani avviene qualcosa che accade quando a litigare è una coppia, una famiglia. Ci si dimentica dell’altro, delle virtù dell’altro, delle ore d’amore, di felicità, viene a mancare l’attenzione per l’altro e l’unica cosa che si ricorda sono le parti negative. Così è oggi per i due popoli, ognuno dei quali vede solo la parte più meschina dell’altro e decide di dipingerlo come un mostro.

Considerazioni finali

Il breve excursus storico mette in risalto che nel corso dei secoli, anzi dei millenni, c’è stata un’alternanza per la gestione del territorio da parte ebraica, romana, musulmana e cristiana. Ogni dominazione ha lasciato i propri segni attraverso monumenti che oggi rappresentano pienamente le tre religioni abramitiche. È stato evidenziato che potrebbero essere sormontabili anche le difficoltà urbanistiche e residenziali che hanno probabilmente concorso a bloccare la nascita della gestione unitaria della Città Vecchia. Ad avviso dello scrivente, per annullare le tensioni tra i due popoli non basterebbe neanche la sola creazione dello Stato di Palestina, poiché la delimitazione territoriale da assegnare alla Palestina lascerebbe comunque sempre aperto il problema della gestione della Città Vecchia.

In definitiva, poiché il popolo d’Israele si ritiene legittimato, per la sua storia antica e moderna, a potere abitare in territori che richiamano le sue origini, ma vive sotto il costante terrore di potenziali attacchi terroristici e il popolo della Palestina, sicuramente con una situazione economica fortemente inferiore rispetto quella del popolo d’Israele, afferma che gli è stato tolto un territorio di sua atavica appartenenza e vanta di possedere sullo stesso territorio diritti maggiori di quelli vantati dallo Stato di Israele. È evidente che il conflitto verosimilmente durerà fin quando non ci saranno la creazione dello Stato della Palestina, condiviso a livello internazionale; il reciproco riconoscimento dei due Stati di Israele e Palestina; la creazione di uno Stato indipendente per la Città Vecchia, anch’esso condiviso a livello internazionale, affinché possa essere determinata liberamente la propria politica interna ed estera. Un piccolo Stato all’interno dei due Stati, governato con uno statuto speciale promosso e condiviso tra i due Stati e idoneo a potere soddisfare tutte le esigenze religiose, sociali ed economiche dei popoli dei due Stati, a prescindere dall’appartenenza religiosa dei singoli abitanti.

I tentativi di fare diventare la Città Vecchia di Gerusalemme, solo israeliana o solo palestinese, ad avviso dello scrivente, sono destinati al fallimento e potrebbero sembrare dei pretesti per evitare la pace tra i due popoli. Sono azioni che potrebbero indurre a credere che la pace non è realmente desiderata da tutti, anche perché di fatto resterebbero vive le motivazioni religiose, economiche e politiche, che hanno portato e potrebbero nuovamente portare a nuovi e sanguinosi scontri, mentre la possibilità di una pacifica coesistenza, con l’assenso soprattutto del mondo arabo, probabilmente oltre a portare la pace stimolerebbe anche un maggiore controllo su potenziali atti terroristici.

La Repubblica della Città Santa potrebbe ospitare una sezione dell’Università per la Pace (UPEACE), fondata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1980 come organismo delegato a rappresentare l’ONU nel Sud Est europeo, nel Medio Oriente, nel bacino del Mediterraneo e nell’Africa Settentrionale e Sub-sahariana. UPEACE potrebbe accogliere studenti ebrei, cristiani e musulmani e mettere così a dimora semi idonei per la futura raccolta di ottimi frutti per una pace duratura.

A seguito di quanto sopra descritto non sembra ci siano difficoltà così grandi e insormontabili da impedire la creazione della Repubblica della Città Santa, mentre l’eventuale sua gestione solo da parte israeliana o palestinese non sarebbe foriera di pace, ma relegherebbe la pace a restare un’eterna utopia.

Note

1 “L'archeologia rivela le origini di Gerusalemme” - Quali reperti ci mostrano della città, prima che diventasse la capitale di Israele - Di Christopher Eames, 6 febbraio 2020.
2 Gerusalemme è stata dichiarata capitale di Israele il 13 dicembre 1949 dal Primo Ministro David Ben-Gurion. Tuttavia, questa dichiarazione è stata controversa a livello internazionale e non è stata universalmente riconosciuta. La Knesset (il parlamento israeliano) e la maggior parte delle istituzioni governative di Israele si trovano a Gerusalemme da allora. Il 30 luglio 1980, la Knesset ha approvato la Legge fondamentale: Gerusalemme, capitale di Israele, che dichiara ufficialmente Gerusalemme come capitale indivisibile dello Stato di Israele. Tuttavia, a causa del conflitto israelo-palestinese e delle dispute internazionali riguardanti lo status della città, molti paesi hanno mantenuto le loro ambasciate a Tel Aviv fino a tempi recenti. Una svolta significativa è avvenuta nel 2017, quando il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha riconosciuto ufficialmente Gerusalemme come capitale di Israele e ha annunciato il trasferimento dell'ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, un processo completato nel maggio 2018.
3 Col termine waqf si indica una fondazione pia islamica che gestisce proprietà immobiliari alienate e istituite come donazione per servire gli interessi di alcuni beneficiari, tra cui familiari, poveri, viandanti, studiosi, mistici, ecc.
4 Nato a Baghdad il 15 agosto 1926 e morto a Haifa il primo di aprile 2024.