Lo slogan “Stati Uniti d'Europa” si perde nei secoli del millennio scorso. Non fu certamente Carlo Magno (800 d.C.), come molti studiosi erroneamente ritengono, il fondatore in quanto s'ispirava più al Sacro Romano Impero. Va però dato a lui merito di aver tentato l'unificazione sul piano militare ed amministrativo di terre diverse che si sovrappongono in parte all'attuale Europa politica.
Bisogna oltrepassare il Medioevo ed arrivare alla fine del Rinascimento con Papa Pio II che scrisse in latino il trattato De Europa, nelle cui pagine l'Europa “s'impone come un'idea presente e un avvenire auspicabile". Il periodo storico, come sappiamo, fu fecondo da tutti i punti di vista; alla morte del Papa prende il testimone re Giorgio di Poděbrady di Boemia nel 1464. E nel XVII secolo si trovano scritti del duca di Sully in Francia e del quacchero William Penn, fondatore della Pennsylvania, per la creazione di un'assemblea, un parlamento, uno Stato europeo. Si respirava l'aria d'oltreoceano con la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America (1776), scritta da Thomas Jefferson.
Dall'esilio di Sant'Elena, verso il 1820, Napoleone Bonaparte auspicò un percorso: “L'Europa così divisa in nazioni liberamente formate e internamente libere, la pace tra gli stati dovrebbe diventare più facile: gli Stati Uniti d'Europa potrebbero essere una possibilità”.
Dieci anni dopo fu scritta la Pace Eterna tra le nazioni dallo scienziato polacco Wojciech Jastrzębowski. Gli Stati Uniti d’Europa da lui immaginati erano un’organizzazione internazionale, una sorta di Commonwealth. In Italia il politologo Carlo Cattaneo, eroe delle 5 giornate di Milano, fu uno dei primi sostenitori degli Stati Uniti d'Europa e considerava l'unificazione europea come una logica conseguenza della federazione italiana per la quale ha lottato nel 1848.
L'anno a seguire il termine “Stati Uniti d’Europa” (États-Unis d’Europe) fu usato anche da Victor Hugo durante il suo discorso al congresso internazionale di pace, tenuto a Parigi. Hugo privilegiava la creazione di un senato sovrano supremo, che sarebbe stato per l’Europa quello che è il parlamento per l’Inghilterra e disse: “Verrà un giorno in cui tutte le nazioni del nostro continente formeranno una fratellanza europea… Verrà un giorno in cui dovremo vedere… Gli Stati Uniti d’America e gli Stati Uniti d’Europa faccia a faccia, allungarsi tra di loro attraverso il mare”.
Dopo l'unificazione d'Italia nel 1867 Giuseppe Garibaldi e John Stuart Mill raggiunsero Victor Hugo al congresso della Lega per la Pace e la Libertà a Ginevra. Qui l'anarchico Mikhail Bakunin disse: “che al fine di ottenere il trionfo della libertà, pace e giustizia nelle relazioni internazionali d'Europa e di rendere impossibile la guerra civile tra i vari popoli che compongono la famiglia europea, una sola strada è possibile: costituire gli Stati Uniti d'Europa”.
La fine del XIX secolo in Italia si concluse con le parole del nostro secondo Presidente della Repubblica Luigi Einaudi: “Esercito unico e confine doganale unico sono le caratteristiche fondamentali del nuovo sistema. Gli Stati restano sovrani per tutte le materie che non sono delegate espressamente alla Federazione europea; ma questa sola dispone delle Forze Armate, ed entro i suoi confini vi è una cittadinanza unica ed il commercio è pienamente libero [...]. La guerra non scomparirà, ma sarà spinta lontano, ai limiti della Federazione. Divenute gigantesche le forze in contrasto, anche le guerre diventeranno più rare; finché esse non scompariranno del tutto, nel giorno in cui sia per sempre fugato dal cuore e dalla mente degli uomini, l’idolo immondo dello Stato sovrano”.
La vera sorpresa, tra le autorità del ventesimo secolo che auspicavano gli Stati Uniti d'Europa, viene da Lenin. Nel 1914, in una conferenza in un bosco nei dintorni di Berna, Lenin auspicò la creazione degli Stati Uniti Repubblicani d'Europa, e nel febbraio del 1915, sempre a Berna, mise all'ordine del giorno di una conferenza otto tesi tra cui la settima: "Riconoscimento del principio degli Stati Uniti d'Europa, in quanto tappa da superare sul cammino della creazione di una nuova Europa". Credo sia interessante paragonare Lenin, colui che sconfisse lo zar, con Putin in quanto quest'ultimo che ha rinnegato nei fatti l'utopia del socialismo reale si fa fotografare con la bandiera dei Romanov, l'aquila bifronte con incastonata l'icona di San Giorgio che uccide il drago. Quindi con mire imperiali (dai confini indefiniti) e non statuali (con confini definiti).
Nel 1923, all'indomani della Prima guerra mondiale, il conte austriaco Richard Coudenhove-Kalergi fonda l'Unione Paneuropea e ospita il primo congresso paneuropeo tenutosi a Vienna nel 1926. L'obiettivo era chiaramente un'Europa cristiana, in contrasto con lo slogan di Trotsky in cui vedeva un'Europa comunista. Nel 1929, il primo ministro francese Aristide Briand fece un discorso all'assemblea della Società delle Nazioni nel quale propose l'idea di una federazione di nazioni europee basate sulla solidarietà e sul raggiungimento della prosperità economica e cooperazione politica e sociale. Aveva come sponsor il più illustre economista John Maynard Keynes che, ricordiamo, fu colui che lanciò il New deal negli Usa che sconfisse la grande depressione mentre l'Europa partorì il nazionalsocialismo come non risposta alla stessa crisi.
All'indomani della Seconda Guerra Mondiale Winston Churchill usò il termine "Stati Uniti d'Europa" nella lettera spedita all'Università di Zurigo il 9 settembre del 1946.
Ad oggi, l'Unione Europea non ha comunque una singola costituzione, affossata dai laicisti di sinistra, un singolo governo, una singola politica estera decisa da quel governo, un singolo esercito, un singolo sistema di tasse che contribuisca a un singolo erario. Insomma, se economicamente siamo una forza, politicamente siamo ancora agli inizi. Dobbiamo unire gli sforzi per superare i sovranismi e i sovranisti statuali. Ci salveremo o periremo assieme. V'è una responsabilità storica dietro a questa strabenedetta “lista di scopo Stati Uniti d'Europa” ed è legata alla pace continentale. Non mi sembra sia poco.