Vogliamo far cessare il genocidio. Vogliamo che finiscano le guerre, le lotte, le morti.

Quello che occorre deve partire dal basso, da tutti noi, perché i politici, i Capi di Stato, i governanti del mondo si rivelano incapaci.

Ci sarebbe anzi molto da dire sulle caratteristiche psicologiche, anzi sarebbe forse più opportuno parlare delle caratteristiche psicopatologiche, di chi governa questo mondo. Un mondo distopico? Forse. Certamente un mondo dove chi ha un ruolo di comando si comporta in maniera strana, patologica, con atteggiamenti e comportamenti di chiara matrice narcisistica. Non è un discorso specifico, riferito a singoli individui, il tema è generale e generalizzabile. Francamente non vedo personaggi equilibrati, vedo soggetti narcisi, sempre troppo sicuri di sé, senza mai un dubbio, un cambio di direzione, un ripensamento.

Vedo comportamenti plateali, una teatralizzazione dei gesti, dei modi, delle parole scelte nei discorsi pubblici. Vedo atteggiamenti sempre troppo decisi, eccessivi, quasi folkloristici. Si ha perfino l’impressione di soggetti che, una volta costruito il loro personaggio, abbiano aderito ad esso perdendo la natura iniziale, scimmiottando ad oltranza il personaggio che hanno voluto disegnarsi addosso. Un mondo surreale quello dei politici di oggi, che fanno del populismo l’unica arma per attuare il loro marketing vuoto, totalmente privo di contenuti. Anzi, per dire la verità non si potrebbe neppure definire politico chi governa un popolo senza avere una visione del mondo, una direzione, un’attenzione costante al bene pubblico.

Quindi, davanti a proposte aberranti, dalla costruzione di muri al rifiuto dei migranti, dalle classi differenziate all’ostacolo, addirittura con penalizzazioni economiche, dei normali scambi commerciali, dall’invio di armi mentre ci si proclama contrari ad una guerra, dall’abolizione del welfare al ritorno al carbone, davanti allo sterminio di bambini e all’aggressività subìta che diventa aggressività agita, non ci ritroviamo più.

Noi, gente comune, noi che sentiamo il buon senso delle cose quotidiane, noi che sentiamo la normalità come valore, noi stessi ci facciamo governare da personaggi non equilibrati. Per utilizzare un eufemismo, perché se tutti questi politici, dei vari Paesi, passassero al vaglio di una diagnosi psicologica o psichiatrica, credo che emergerebbero cose interessanti dal punto di vista clinico. La domanda che sorge spontanea è: perché sono stati scelti soggetti con tali caratteristiche? Ad un’analisi sommaria, potremmo dire che il bisogno di attaccarsi ad un soggetto narcisista, come avviene nei totalitarismi, è legato ad un’insicurezza di fondo, ad un timore generalizzato, ad un’incertezza di sé, fino ad arrivare ad una vera e propria angoscia verso il futuro.

Davanti ad un mondo che opera nel disprezzo delle persone, delle cose, delle opere d’arte, della cultura, a cui si vuole dare un’impronta politica, davanti al disprezzo della fede, delle differenze e specificità, delle libertà di pensiero, siamo effettivamente disorientati e in balìa dell’imprevedibilità di chi governa. Già, perché un soggetto che psichicamente non si muove in maniera rispettosa degli altri non rispecchia una normalità e spesso non è neppure prevedibile.

Vediamo quindi quello che possiamo fare noi stessi, per orientare dal basso le cose del mondo.

Intanto, come prima cosa, possiamo ricordarci che ciascuno di noi può fare delle scelte e orientare gli avvenimenti. Il mondo è fatto di tante persone, ciascuna delle quali, con le sue scelte, concorre ad un tutto. Quindi ciascuno di noi ha un ruolo. La numerosità dell’insieme, per quanto ampia, non ci esonera dalla responsabilità delle scelte che facciamo e delle azioni che compiano. Ciascuno di noi conta. Ogni giorno. Anche quando pensa, parla, agisce, condivide, educa.

Non soltanto: quando si può, ogni volta che si può, si va a votare, si esprime una scelta, si fa sentire il peso e l’importanza di ogni singolo desiderio e opinione.

Poi, ricordiamoci che nelle scelte quotidiane (anche fare la spesa) si orientano le scelte collettive: l’acquisto è un atto di scelta, una presa di posizione, una decisione. Quindi stiamo attenti a quello che scegliamo, a come ci muoviamo, alle direzioni che prendiamo, perché da ciascuno di noi parte una direzione. Noi tutti orientiamo il mondo con i nostri comportamenti quotidiani.

Ricordiamoci di avere rispetto per noi stessi, per il nostro corpo, macchina perfetta da gestire con cura ed attenzione, che guida le energie per le nostre azioni. E ricordiamoci di avere sommo rispetto per la nostra mente, strumento eccezionale, con potenzialità infinite, anima della persona, che brama conoscenza, novità, studio, interessi sempre diversi. Usiamo con attenzione quello che ci è stato dato in sorte. Facciamo fruttare le potenzialità della nostra mente, non inquiniamola con attività inutilmente distraenti, banali, ripetitive, prive di spessore e di sostanza. Leggiamo, studiamo, interessiamoci a cose nuove, facciamo domande, facciamoci domande. Cerchiamo di individuare la nostra direzione, il nostro preciso scopo nella vita, la particolarità e l’unicità di chi siamo.

Esercitiamo la nobile arte del rispetto dell’altro a prescindere. Che cosa intendo? Rispettare l’altro comunque, indipendentemente da chi è, dalla sua intelligenza, dalla sua cultura, dal suo passato, dalla sua storia, dai suoi errori, dai suoi soldi, dalla sua famiglia di origine, dalla sua classe sociale, dal Paese di provenienza, dal suo credo religioso, dai suoi gusti sessuali. Da tutto.

Avete presente l’espressione che si sente spesso dire “Il rispetto si deve guadagnare”?

Non è così, il rispetto è un diritto innato, che si deve mantenere per tutta la vita, comunque la si conduca e qualsiasi cosa succeda. Il rispetto della persona e della vita è un diritto umano, anzi più precisamente è un diritto di qualunque essere vivente o forma di vita.

La violazione dei diritti umani è reato.