Le intenzioni future dell’UE sono descritte perfettamente dalle parole del suo Presidente, Ursula von der Leyen. È necessario investire in armamenti e potenziare le difese comunitarie nel caso in cui si ripetano situazioni simili al conflitto tra la Russia e l’Ucraina. Le prime riflessioni che vengono in mente riguardano i possibili avversari e a chi giova tutto questo. Se escludiamo la Russia, non si capisce quali altri pericoli l’Europa occidentale possa correre, vista la sua posizione geografica e la forte presenza della Nato. I malpensanti potrebbero credere che a guadagnare da una corsa agli armamenti siano i produttori di armi, cui il Presidente potrebbe essere legato. Affermazione troppo semplicistica. La situazione è più seria.

Il problema dell’astensionismo

Il nuovo decennio sta infatti confermando un intreccio che le parole della von der Leyen potrebbero rendere letale. In Europa si sta verificando una crisi democratica dovuta all’astensionismo durante le tornate elettorali. Solo in sette paesi negli ultimi anni si è superato il 50% dei votanti, mentre la media di tutti gli altri paesi corrisponderebbe a poco più del 40%. Questa crisi elettorale andrebbe ad affiancarsi ai venti di guerra che soffiano dagli Urali. L’UE vuole armarsi; la Russia dopo aver ribadito che non vuole la Nato sulla soglia di casa, sta dicendo a chiare lettere che sarebbe pronta a una eventuale risposta armata, se costretta da operazioni indiscriminate da parte degli europei. L’Ucraina rischia di rimanere isolata, annientata e pericolosamente occupata, con una sorte simile a quella toccata all’Iraq, abbandonata a sé stessa per volontà dei francesi.

Una bassa partecipazione elettorale nei vari paesi membri potrebbe indicare un disinteresse o una disconnessione dei cittadini dalle sorti del progetto europeo. Potrebbe indebolire le istituzioni democratiche e aprire spiragli a tentazioni estremistiche da una parte o idee anti-UE dall’altra. In ogni caso si creerebbe una situazione per niente ideale rispetto alle volontà dichiarate dal Presidente von der Layer. Armarsi mentre l’Europa implode non sembra impresa realistica.

La Russia non dovrebbe preoccuparsi di un avversario che si trova in condizioni di precarietà, ben altri pericoli sono stati scampati dal popolo guidato da Putin e la storia è lì a ricordarcelo. E questa volta non avremmo l’appoggio della chioccia USA. Negli Stati Uniti hanno capito che l’Europa si può comprare senza investire. Anche in questo caso è la storia a insegnarlo. I pericoli che nascono nel vecchio continente, nel vecchio continente muoiono, sono tendenzialmente limitati, perché la geografia non permette grandi spostamenti.

Il basso interesse dell’elettorato, se dovesse scoppiare una guerra, sparirebbe quasi del tutto. Questo farebbe scemare l’impegno nello sforzo bellico. I leader politici europei hanno dimostrato già in periodo di pace di non essere particolarmente abili nel prendere decisioni delicate. Con una forte pressione alle spalle potrebbero essere ancora più goffi. Gli esperti politologi e gli storici sono già d’accordo nell’affermare che la situazione tra Russia e Ucraina è stata gestita male. L’epoca moderna è molto diversa da tutte le epoche precedenti. Chi dovrebbe combattere? Come si dovrebbe combattere? Come potrebbe abituarsi la popolazione europea a un conflitto su larga scala?

Quando l’elettorato sparisce, riemergono le antiche divisioni, i conflitti politici e sociali sopiti da tempo, i leader improvvisati a cui si aggrappa la speranza comune. L’afflusso alle urne, che spesso provoca ilarità, che viene vista come qualcosa di superficiale, è invece il termometro che indica la temperatura della situazione, lo stato di salute del paziente, il pericolo che si fa imminente. E qualcosa sta maturando da anni, anche se pochi riescono a capire di cosa si tratta.

Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale

Ma c’è un terzo elemento a entrare in gioco e a destabilizzare non poco il labile equilibrio del Vecchio Continente. L’Intelligenza Artificiale sta facendo passi da gigante, verrà presto utilizzata in diversi settori militari, nella vita di tutti i giorni, nelle comunicazioni. Sarà evoluta ed efficiente e non rimarrà certo in disparte. È pronta la nuova generazione, che si è abituata a guadagnare facilmente tramite i social, a vivere di lussi e agi, a sopportare una pressione di questo tipo derivante da scenari al limite della distopia? Non bisogna essere pessimisti a tutti i costi, ma le dichiarazioni dei personaggi che spingono e manovrano i bottoni sono preoccupanti e bisogna pensare bene a ciò che si fa.

Il fatto che l’Europa si rafforzi militarmente è visto come scelta positiva dagli esperti di politica estera, per via della sicurezza che aumenterebbe e per la difesa dei confini che sarebbe più efficace. Ma una eventuale sconfitta dell’Ucraina sposterebbe questi confini dentro la parte più europea dell’ex Unione Sovietica, dando a Putin ulteriori motivi per allontanare maggiormente la Nato, o quanto meno per lamentarsi. Russia e Cina non vedono di buon occhio la corsa alle armi dell’Europa e anche gli Stati Uniti non sembrano felici. Loro hanno davvero molti interessi intorno a Bruxelles, che fino a oggi è stata controllata senza difficoltà.

Riarmo, scarsa affluenza alle urne e IA sono tre elementi chiave, che messi insieme preoccupano non poco gli europei. Le dichiarazioni di Ursula von der Layer hanno fatto venire i brividi nella schiena di molte persone ben informate. Certo avranno lasciato indifferenti i più, quelli che si preoccupano poco e leggono ancora meno, la base elettorale, insomma. Ma dire che una buona parte delle risorse europee verrà speso in armi, quando la metà della popolazione in Europa non vota, significa affermare che non c’è più bisogno di rendere conto all’elettorato. Più nessuno controlla, più nessuno protesta, più nessuno ostacola.

I leader politici avranno campo libero, senza doversi neanche nascondere. Nelle forme di governo democratiche, come quella degli Stati Uniti, l’opinione pubblica è pressante, le istituzioni si muovono, ma tra tanti vincoli, quando si prendono determinate iniziative si comunicano al Parlamento, poi si eseguono in gran silenzio, con l’appoggio dei servizi segreti. Altrimenti sarebbe impossibile avere così tanti interessi sparsi per il mondo, tanti scheletri nell’armadio e tanti nemici nel pianeta. In Europa si rischia, quindi, una crisi della democrazia, seguita da una deriva che sarebbe il colpo di grazia per i sogni di una unione reale.

L’Intelligenza Artificiale si pone all’interno di questa triade in maniera controversa. IA e bassa affluenza elettorale possono collegarsi in diversi modi. Ciò che succederà dipenderà dall’abilità dei politici che dovranno decidere come agire. L’IA può essere utilizzata per concretizzare le campagne di sensibilizzazione al voto. Per creare piattaforme in cui è più facile votare. Per informare i cittadini circa le politiche che s’intendono seguire, le modalità che s’intendono adottare, per garantire trasparenza e obiettività tramite cui riportare giovani e vecchi alle urne. Anche se virtuali. Certo, si tratta di una novità che è tutta da scoprire, chi sta programmando, per ora, non ha la certezza di dove si possa arrivare. Se usata in maniera diabolica, l’IA non può certo essere lo strumento che ci aiuterà a uscire da questo pantano. Anzi. Potrebbe andare ad aggiungersi alla scarsa affluenza dei votanti e alle tensioni militari per dare vita alla tempesta perfetta.

Immaginando uno scenario futuro in cui la Russia ha la meglio in Ucraina e si espande e la Nato risponde militarmente, mentre l’IA prende piede e comincia a influenzare in maniera decisa vari aspetti della società, politica compresa, la possibilità che l’interesse dei giovani per le istituzioni democratiche crolli è elevata. La polarizzazione politica e l’apatia del processo democratico renderebbero le elezioni uno strumento obsoleto. Da sostituire. Ma con cosa? È qui che l’IA entrerebbe definitivamente e irrimediabilmente nella nostra vita. Nascerebbe una politica digitale in grado di manipolare l’opinione pubblica come mai accaduto fino a questo momento.

Le campagne politiche sarebbero mirate, i dati sarebbero tanti e tali da non poter essere controllati, e tanto meno fruibili nella maniera corretta, social media e piattaforme digitali estremizzerebbero l’inquinamento delle notizie autentiche con quelle guidate o, peggio ancora, totalmente false. Sono cose che già stanno avvenendo, ma a un livello decisamente più basso e meno pericoloso. Ma per chi è abituato a prestare attenzione, il disegno che si sta componendo comincia a sembrare fin troppo chiaro.

Il ritorno del riarmo nel periodo dell’IA

Nel frattempo, la crescente militarizzazione dell’Europa e della Nato in risposta all’espansione russa porterebbe al limite le tensioni geopolitiche e alimenterebbe una corsa agli armamenti fatta in casa. Questa situazione di insicurezza reale, sommata alla follia virtuale, esautorerebbe intere generazioni, una dopo l’altra, sotto l’ala mefistofelica dell’apatia. Non si tratterebbe che di una definitiva erosione della democrazia, che renderebbe generalizzata l’accondiscendenza nei confronti di una politica qualunque. Musica per le orecchie delle forze estremiste che non aspettano altro. Cadere dentro scenari autoritari e illiberali potrebbe essere più facile di quanto immaginiamo.

Per questo gli esperti e gli appassionati di letteratura distopica e di George Orwell si chiedono se esistono alternative a democrazia e regimi autoritari. La famosa terza via. L’IA potrebbe correre in nostro aiuto. Il nuovo modello di governance pubblica potrebbe essere una democrazia digitale a partecipazione diretta. L’IA utilizzata in maniera costruttiva e senza storpiature potrebbe aiutare a sviluppare piattaforme che agevolino la partecipazione politica, la trasparenza e il controllo.

Tramite l’IA si potrebbe avere un governo predittivo, cioè un governo fatto da amministratori che prendono decisioni informate basate su evidenze. Lo scopo sarebbe quello di avere approcci maggiormente efficienti, eliminazione della corruzione e alta qualità della governance. Potrebbero nascere sistemi politici ibridi e innovativi che oggi non riusciamo a concepire. Modelli che si portano dietro gli elementi migliori della democrazia rappresentativa unita a processi decisionali basati sull’utilizzo dell’IA. I paesi potrebbero affidarsi a tecnologie come la blockchain, integrata dall’IA, per avere sistemi decentralizzati e autonomi.

Nel concreto, si avrebbero votazioni digitalizzate, calcolo, attribuzione e rilascio di sussidi automatizzati, conti statali certificati, corretti e bloccati, abbattimento del debito organizzato dall’IA, procedure rigide e automatiche nell’amministrazione del bene pubblico, eliminazione dell’evasione fiscale, controllo dell’identità digitale. Naturalmente prima di fare un passo decisivo verso questa direzione, dovrebbe essere risolto il problema della sicurezza informatica, quello della privacy dei dati e della disuguaglianza nell’accesso alle tecnologie più avanzate.

L’IA potrebbe essere in grado di combattere una guerra, ma anche di gestire il processo di pace. L’analisi di grandi quantità di dati, la gestione delle risorse, la previsione delle intenzioni nemiche, sono i punti forti nel caso di utilizzo negativo, cioè in favore della guerra. Negoziazione e mediazione sarebbero i motivi per un utilizzo in senso positivo, per arrivare alla fine dei conflitti e riorganizzare gli Stati in maniera moderna, progressista e con l’aiuto dell’IA in fase decisionale.

L’IA faciliterebbe le comunicazioni, la lettura dei dati, la pubblicazione delle informazioni. Studierebbe accordi equi e centinaia di possibilità per la soluzione dei contrasti. Monitorerebbe il cessate il fuoco, garantendo il rispetto dei diritti umani, prevenendo la violazione degli accordi. Da qui le nuove generazioni potrebbero ripartire. Il lavoro passerebbe sotto il loro controllo, sviluppando soluzioni tecnologiche per il mantenimento della pace. I giovani, esperti di IA, potrebbero avere lavoro per molti anni della loro vita. Parteciperebbero alla ricerca e all’innovazione, si muoverebbero nel campo della sensibilizzazione e dell’attivismo, lavorerebbero alle politiche di rilancio e di inclusione.

Il futuro visto in ottica positiva con l’IA a mediare potenziamento militare e scarsa affluenza alle urne fa ben sperare, se le nuove generazioni avranno il controllo delle tecnologie e potranno decidere per un mondo migliore. Ma come ogni cosa, questo strumento potrebbe essere utilizzato per aumentare il potere distruttivo degli altri due fattori, creando una triade mortifera da cui il genere umano uscirebbe sconfitto definitivamente. La storia ci ha insegnato che anche nei momenti più bui siamo sempre riusciti a riprenderci, per garantire il mantenimento della specie e perché gli interessi economici in ballo portavano verso quella direzione. Ora non è più così.

La globalizzazione e l’integrazione, l’apertura di alcune culture millenarie da sempre chiuse e in disparte, ha portato gli interessi economici verso altre quote. La distruzione del genere umano è diventata conveniente, quindi da queste sabbie mobili dobbiamo tirarci fuori da soli, per nostra volontà, con la nostra saggezza. Altrimenti nemmeno una intelligenza non umana potrà salvarci. Polarizzazione, erosione delle norme giuridiche, declino della partecipazione politica, sono concetti che dobbiamo imparare, perché faranno parte della nostra vita con sempre maggiore intensità. Diventare abili nell’utilizzo dell’IA in maniera corretta, senza averne paura, senza abusarne, migliorerà le nostre vite e ci farà fare un passo avanti. Il futuro è quasi arrivato, potrebbe essere buio o luminoso, ma come sempre dipende solo da noi.