Il comparto agricolo ha affrontato negli ultimi anni diverse sfide complesse, compresi cambiamenti climatici, la pandemia, crisi economiche, il predominio della grande distribuzione organizzata e l'incremento delle disuguaglianze nei prezzi. La lotta per ottenere contributi europei, l'incertezza legata alla transizione ecologica, e la varietà di politiche nazionali e comunitarie, che vanno da destra a sinistra, hanno reso il settore agricolo un terreno di confronto e preoccupazione.
Questo periodo è stato caratterizzato dal Green Deal e dalle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, insieme alla preparazione della nuova Politica Agricola Comune (PAC) ora in vigore. Tuttavia, l'attuale panorama mette tutto in discussione. Nonostante i dietrofront attribuiti all'Unione Europea siano celebrati dal governo italiano, le soluzioni temporanee appaiono insufficienti. Le proteste degli agricoltori, poco visibili nei media nazionali, si protraggono da diverse settimane e hanno un impatto più profondo di quanto possiamo immaginare, poiché sembrano contrapporre la sopravvivenza delle aziende agricole alla qualità e sicurezza alimentare.
Le manifestazioni di dissenso si estendono dalle autostrade francesi bloccate dai trattori alle proteste in Germania, Italia e Romania. Un'ondata di mobilitazioni agricole attraversa l'Europa, con un malcontento che affonda le radici in molteplici fattori che mettono a dura prova l'intero settore agroalimentare europeo.
Al centro di queste proteste si trova la nuova Politica Agricola Comune (PAC), un ambizioso piano dell'Unione Europea per rendere il settore agricolo più sostenibile e competitivo. Tuttavia, le misure previste, come la riduzione dell'uso di pesticidi e fertilizzanti e l'obbligo di destinare parte dei terreni a colture non produttive, sono percepite da molti agricoltori come ostacoli alla loro attività. La complessità della situazione è aggravata dall'aumento dei costi di produzione, in particolare del gasolio agricolo, e dalla concorrenza ritenuta sleale dei prodotti importati da paesi con costi inferiori, come l'Ucraina e persino la Cina. L'incertezza legata alla guerra in Ucraina ha ulteriormente influito sui prezzi del grano e di altri cereali, complicando ulteriormente il quadro.
Le ragioni profonde di questa protesta sono intrinsecamente complesse, riflettendo la diversità del mondo agricolo, che comprende piccole aziende a conduzione familiare, aziende che investono da anni in pratiche più sostenibili, agroindustrie e organizzazioni di settore, grandi e piccole. La politica europea non è riuscita a rappresentare adeguatamente tutte queste istanze nel corso degli anni.
In Italia, il governo Meloni ha rapidamente vietato la carne coltivata, anche se già proibita, tramite una legge che diventerà inapplicabile non appena l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) l'approverà. Tuttavia, il governo non ha affrontato una serie di problemi concreti e critici nei campi agricoli. La crisi dei prezzi, l'aumento dei costi di produzione, gli effetti dei cambiamenti climatici, lo strapotere della grande distribuzione e le pratiche sleali persistono senza soluzione. Il risultato è l'impossibilità per gli agricoltori di ottenere un prezzo equo per i propri prodotti e, di conseguenza, un reddito dignitoso.
In questo contesto, la revoca di alcuni sussidi e l'obbligo di lasciare i terreni a riposo hanno scatenato la rabbia tra gli agricoltori. In Germania e Francia, le proteste sono state innescate rispettivamente dal taglio dei sussidi e dall'aumento delle tasse sul gasolio, con ragioni diverse, inclusa l'eccessiva burocrazia per accedere ai fondi. Nei Paesi dell'Est, la competizione con i prodotti agricoli importati dall'Ucraina senza dazi è stata la causa scatenante. In Italia, la mancanza di estensione dell'esenzione Irpef per i redditi agrari e derivanti dal possesso di terreni nella Manovra per il 2024 è stata una delle principali cause di protesta. Un emendamento al decreto Milleproroghe, che sta causando tensioni tra Lega e Fratelli d'Italia, potrebbe reintrodurre l'esenzione, ma solo per i redditi bassi e non per tutti, come accade dal 2017.
La situazione è ulteriormente complicata dall'obbligo di lasciare a riposo il 4% delle terre a rotazione, uno dei primi dietrofront dell'Europa, insieme al freno all'accordo commerciale tra l'UE e i Paesi del Mercosur, contro cui la Francia si è particolarmente battuta.
In Francia, le proteste sono particolarmente accese, con migliaia di agricoltori che bloccano le strade con i trattori, chiedendo al governo di rivedere le misure della PAC e di aumentare i sussidi. La rabbia è così intensa che il neo-premier Gabriel Attal ha dovuto convocare un incontro con i rappresentanti del settore per cercare di trovare una soluzione. Anche in Germania, la situazione è tesa, con migliaia di agricoltori che hanno protestato contro la graduale eliminazione delle agevolazioni fiscali sul gasolio agricolo a dicembre. Le proteste si sono estese ad altri paesi, tra cui l'Italia, dove gli agricoltori chiedono una maggiore tutela del Made in Italy e misure per contrastare l'aumento dei prezzi del gasolio.
Le proteste degli agricoltori mettono in luce le sfide complesse che il settore agroalimentare europeo sta affrontando.
Gli agricoltori italiani come stanno rispondendo
Gli agricoltori italiani stanno portando avanti la loro protesta alle porte di Roma, utilizzando i trattori come simbolo iconico del loro dissenso. La richiesta principale riguarda maggiori protezioni per il Made in Italy e misure per contrastare l'aumento del prezzo del gasolio. Questa manifestazione evidenzia le sfide del settore agroalimentare europeo: da un lato, la necessità di rendere l'agricoltura più sostenibile e rispettosa dell'ambiente; dall'altro, l'esigenza di tutelare il reddito degli agricoltori e la competitività del settore.
A Roma, alle porte della capitale italiana, una cinquantina di trattori si preparano a marciare con l'obiettivo di giungere fino alla sede del governo. Molti agricoltori provengono dall'Italia centrale, dimostrando l'ampiezza della protesta. Alcuni di loro hanno impiegato più di dieci ore per raggiungere il luogo di raduno, sottolineando la determinazione del movimento.
La possibile partecipazione al Festival di Sanremo potrebbe portare la protesta degli agricoltori a un pubblico nazionale più ampio. Il conduttore Amadeus si è dichiarato disposto ad accoglierli, suscitando l'ipotesi di far salire sul palco uno dei simboli degli agricoltori lombardi, la mucca Ercolina.
La richiesta principale degli agricoltori riguarda l'imposizione di norme più rigorose sulle importazioni. L'esenzione dai dazi sui prodotti ucraini, derivante dalla guerra contro la Russia, ha causato una significativa riduzione dei margini di profitto, alimentando il malcontento. Gli agricoltori sperano che entro la fine della settimana circa duemila camion raggiungano la capitale, aumentando la visibilità della loro causa.
La complessità delle questioni sollevate dalla protesta degli agricoltori evidenzia la necessità di affrontare i problemi strutturali del settore agricolo europeo in modo equilibrato, considerando sia le esigenze ambientali che quelle economiche. La sfida consiste nel trovare soluzioni sostenibili che garantiscano la prosperità degli agricoltori e la salute dell'ambiente.
L'Unione Europea sembra concedere un piccolo favore
L'Unione Europea sembra presentare concessioni superficiali riguardo ai terreni incolti, ma nel complesso, la sfida della Politica Agricola Comune (PAC) sembra essere persa. Nonostante la discussa cifra di 35 miliardi di euro destinati all'Italia, la struttura della nuova PAC ha condotto gli agricoltori europei in una situazione problematica. Il percorso che ha portato a questo punto è stato caratterizzato da tre anni di complesse negoziazioni e un accordo politico al ribasso tra Commissione, Europarlamento e Consiglio.
A novembre 2021, nonostante alcuni lievi passi in avanti, come la condizionalità sociale volontaria per negare i sussidi a chi sfrutta i lavoratori, si è confermato uno status quo in cui l'80% dei sussidi va al 20% delle aziende agricole più grandi. Questo ha contribuito alla scomparsa delle piccole fattorie, mentre vengono ancora supportate monocolture e allevamenti intensivi, ignorando gli impatti ambientali del metano e del protossido di azoto emessi dall'agricoltura industriale, gas serra più potenti dell'anidride carbonica.
Nel contesto delle decisioni recenti, l'Unione Europea è stata costretta a introdurre un meccanismo di salvaguardia rafforzata sulle importazioni dall'Ucraina, creando una concorrenza sleale e danneggiando i Paesi importatori. Inoltre, per rispondere alle richieste degli agricoltori, Ursula von der Leyen ha ritirato la proposta di regolamento sui pesticidi, originariamente pensata per ridurre i rischi legati ai prodotti fitosanitari chimici, ma diventata un simbolo di polarizzazione.
Queste decisioni si inseriscono in un contesto politico delicato, con le elezioni a quattro mesi di distanza e le destre in ascesa. Il Green Deal di von der Leyen ha suscitato il risentimento dell'imprenditoria europea legata al Partito Popolare Europeo (PPE), e ora c'è il rischio di perdere anche il sostegno del settore agricolo. C'è un tentativo di recuperare consensi a destra, visto che gli ambientalisti sono più propensi a sostenere formazioni verdi o di sinistra. Tuttavia, il tempo è limitato e, se le previsioni si avvereranno, il Parlamento potrebbe spostarsi significativamente a destra, completando così il disfacimento del Green Deal.