Oltre 147mila eventi di conflitto con un bilancio di almeno 167.800 vittime. Sono i terribili dati forniti dall’ACLED, l’organizzazione non governativa che si occupa di monitorare i conflitti nel mondo.
Nel Conflict Index 2024, con dati riferiti all’anno precedente, l’ACLED segnala ben 50 Paesi caratterizzati da conflitti definiti come “estremi” e una statistica molto preoccupante: una persona ogni 6 vive in un’area di conflitto ed è a rischio.
E i conflitti, in effetti, sono davvero tanti. Oltre ai più noti in Ucraina e a Gaza, ce ne sono molti altri in tutto il pianeta. L’elenco si fa poi più elaborato se si considerano non solo i conflitti nei fronti caldi, dove le bombe non risparmiano neanche i bambini, ma anche quelli dove le violenze si manifestano in strada con “eserciti” non ufficiali. Guerre civili, guerre tra gang, narcos e terroristi. È il caso, ad esempio, del Messico dove da anni il Governo sta tenendo una disputa violenta con i cartelli della droga con tanto di morti sul campo e tregue. Lo stesso dicesi per la Colombia, dove negli anni sono state coinvolte anche cellule insurrezionaliste come le FARC.
Ad oggi, tuttavia, il fronte più caldo di questo genere è sicuramente Haiti. La piccola isola dei Caraibi, infatti, dal 2018 è messa a ferro e fuoco dalle bande criminali che hanno approfittato delle proteste dei cittadini per il malgoverno e sono arrivate addirittura ad uccidere il presidente Jovenel Moise. La situazione non sembra migliorare e le violenze continuano a preoccupare. Ma i conflitti "ibridi" sono purtroppo tanti.
Nella Repubblica Democratica del Congo, ad esempio, i morti sono circa 5 milioni dal 1999 così come in Afghanistan dove, da anni, i Talebani cercano il potere e quando non lo ottengono attuano sanguinarie strategie terroristiche.
Ma le cellule terroristiche sono attive in tanti altri Paesi, come ad esempio in Pakistan o in Mozambico, dove i morti civili non si riescono a contare. E non bisogna dimenticare quegli Stati dove le guerre procedono lente e provocano silenziosamente morte e distruzione, come ad esempio in Siria e in Libia.
Ci sono poi altri Paesi che non sono ufficialmente in guerra ma che sono instabili da anni per via di conflitti interni, come ad esempio Myanmar dove una giunta militare ha destituito una di quelli che Human Right Watch definisce come "gli altri Navalny": Aung San Suu Kyi. Premio Nobel per la Pace nel 1991, Kiy è stata deposta da un colpo di Stato militare nel 2021 e arrestata. Fa parte, assieme ad altri dissidenti, di quel gruppo di persone che la Treccani definisce come "chi dissente dagli altri su qualche punto in materia religiosa, politica". La onlus Human Right Watch ha identificato Kyi ed altri come "gli altri Navalny" per dare risalto a tutte quelle persone che per la loro attività di garanzia delle libertà hanno pagato con il carcere, proprio come Alexei Navalny, morto in Russia il 16 febbraio 2024 e per anni nemico politico numero 1 di Putin.
A questa lista si aggiungono Ilham Tohti, professore di economia presso l’Università Centrale di Pechino, difensore dei diritti umani e delle minoranze, arrestato nel 2024 con l’accusa di separatismo e condannato all’ergastolo dopo un processo di soli 2 giorni. C'è poi Sônia Guajajara, caso particolare perché non è in carcere ma è una delle attiviste più note a livello mondiale e sempre a rischio di vita per le sue attività a favore degli indigeni brasiliani (nel 2023, con il ritorno al potere di Lula, è diventata anche ministra dei Popoli Indigeni del Brasile).
In Africa, invece, uno dei dissidenti più noti è Bobi Wine, musicista e poi politico che si è candidato nel 2021 alle presidenziali ed è stato costretto a fare un passo indietro dopo cruenti violenze in strada e dopo essere stato arrestato due volte.
Altro dissidente famoso, sempre nell'Europa dell'Est, è Alies Bialiacki. Attivista e politico in Bielorussia, dove da anni è al potere Lukaschenko, è noto per il suo lavoro con il Viasna Human Rights Centre e per aver fondato il partito BPF. Anche lui Premio Nobel per la Pace, nel 2022, dal 14 luglio 2021 è in carcere per evasione fiscale, accusa che però i difensori dei diritti umani considerano strumentale e politica.
Insomma, il mondo ha evidentemente problemi con le libertà e il prezzo che sta pagando è elevato. Troppo, per un mondo che si definisce libero e civile.