Enrico Pianetta è un politico e politologo italiano, con una lunga esperienza nel panorama politico nazionale e internazionale. Nato a Monza, ha sviluppato fin da giovane un forte interesse per la politica estera e le dinamiche geopolitiche globali.

La sua carriera politica ha avuto inizio nelle file di Forza Italia, partito nel quale ha militato sin dalla sua fondazione. Ha ricoperto il ruolo di deputato per tre legislature, contribuendo attivamente alle commissioni parlamentari relative agli affari esteri e alla difesa. Durante il suo mandato, ha promosso numerose iniziative volte al rafforzamento del ruolo dell'Italia nelle istituzioni europee e internazionali.

Esperto di relazioni internazionali, Pianetta ha partecipato a diversi summit internazionali, confrontandosi con leader di spicco della scena mondiale. La sua visione politica si è sempre basata sull'importanza di un'Europa forte e unita, capace di affrontare le sfide globali con una politica estera e di difesa comune.

Attualmente guida il Movimento dei Seniores di Forza Italia, continuando a fornire il proprio contributo al dibattito politico e strategico in Italia e in Europa. Con il suo impegno, Pianetta si conferma una delle voci più autorevoli in tema di politica estera e integrazione europea.

Onorevole Pianetta, le recenti dichiarazioni di Donald Trump, in cui invita l'Europa a "difendersi da sola", hanno scatenato un dibattito sulla necessità di investimenti nella difesa. Qual è la sua opinione in merito?

L'Unione Europea, in risposta a queste affermazioni, sta valutando ingenti investimenti per potenziare gli arsenali militari dei singoli Paesi. Si parla di centinaia di miliardi di euro. Tuttavia, il problema non è solo economico, ma strutturale: non si sta costruendo una vera Difesa Europea, bensì un rafforzamento militare nazionale senza una strategia comune.

L'idea di una Difesa Comune Europea non è nuova. Come mai non si è mai realizzata?

La proposta risale ai "Padri Fondatori" dell'Europa, in particolare ad Alcide De Gasperi, che aveva una visione lungimirante. Tuttavia, la Francia, l'unico Paese UE dotato di armi nucleari, ha sempre osteggiato questa prospettiva per non perdere la propria autonomia decisionale in materia di difesa. Il risultato? Non se ne è mai fatto nulla.

Qual è il nodo principale da sciogliere per realizzare una Difesa Comune?

Il punto chiave è: chi decide? Chi gestisce la Difesa Europea? La verità è che oggi l'Unione Europea è politicamente inconsistente, quasi inesistente. Il Parlamento Europeo non ha potere legislativo autonomo: può solo approvare leggi insieme al Consiglio Europeo, che è espressione dei governi nazionali. La Commissione Europea è più una burocrazia mastodontica che un vero governo. Il Consiglio Europeo è il simbolo della frammentazione tra gli Stati membri.

E per quanto riguarda la politica estera?

Non esiste una politica estera comune! L'"Alto Rappresentante per la Politica Estera dell'UE" è un titolo altisonante, ma privo di poteri reali. Non esiste neanche una politica fiscale, industriale o economica comune. L'UE si regge solo su una moneta unica e su una Banca Centrale che ha il solo compito di contenere l'inflazione.

Quale futuro vede per l'Unione Europea in questo contesto?

Se continua così, l'UE rimarrà un piccolo vascello in balia delle grandi potenze mondiali. Bisogna smettere di ripetere che "l'Europa dovrebbe fare questo e quello", sapendo che con l'attuale struttura intergovernativa non può farlo.

Quale soluzione propone?

Dobbiamo tornare alla visione comunitaria dei Padri Fondatori e puntare alla realizzazione di una Costituzione Europea. Questo è l'unico strumento per costruire un'Europa forte e coesa. Già nel 2005 ci fu un tentativo, naufragato con i referendum in Francia e nei Paesi Bassi, che hanno infranto le speranze di molti, inclusa l'Italia, che aveva già ratificato il testo.

Quindi bisognerebbe riproporre quel testo costituzionale?

Esattamente, ma questa volta sottoponendolo a una consultazione unica di tutto il popolo europeo. Se approvato, darebbe legittimità e coesione all'Unione.

Quanto conta l'aspetto simbolico in questo processo?

Moltissimo. La Costituzione Europea includeva simboli fondamentali: la Bandiera, il Motto "Uniti nella diversità", l'Inno alla Gioia. Oggi questi simboli hanno valore secondario, ma dovrebbero essere il collante di una vera comunità.

Perché una Costituzione è così cruciale?

Perché rappresenta il fondamento di una convivenza civile, dello sviluppo economico, sociale e culturale. I popoli hanno sempre combattuto per avere una propria Costituzione. Anche l'Europa deve farlo, non con le armi, ma con le idee e il consenso dei cittadini.

Se si realizzasse questa base costituzionale, cosa cambierebbe?

L'UE diventerebbe finalmente un soggetto politico vero, con un Parlamento che rappresenta il popolo europeo e un Esecutivo in grado di governare. Solo allora si potrà parlare di una Difesa Comune, di una politica estera unitaria, di una strategia fiscale ed economica condivisa.

Crede che questo sia possibile?

Non solo è possibile, ma è necessario. Gli "statisti" europei devono capirlo in fretta e agire di conseguenza, altrimenti l'irrilevanza mondiale dell'Europa sarà inevitabile. Le parole di Trump devono essere un monito: è tempo di costruire una vera Europa Unita.

Enrico Pianetta non usa mezze parole:

Con Berlusconi forse si arrivava ad una pace concordata con l'avallo di tutti i paesi Nato e la Russia. Forse un'altra Pratica di Mare sarebbe stata sufficiente a spegnere la miccia della guerra. Le parole di Trump non mi sento di criticare perché subito dopo il suo insediamento ha proferito solo la parola 'pace'. Quello che preoccupa è il silenzio con armi in pugno dell'Europa.