L’attuale situazione politica italiana, sulla quale ci siamo soffermati in più occasioni è giunta a un punto di tensione acutissimo determinata in parte dalle difficoltà di governo sui temi dello sviluppo economico del paese, dall’imminenza delle consultazioni del 26 maggio, dai continui e accesi contrasti tra i due partiti di governo, impegnati in una incessante, forsennata, campagna elettorale, che ha sostituito ogni serio dibattito sui problemi del paese.
A questo clima si unisce nella società civile una forte impennata di xenofobia, razzismo e antisemitismo, di cui sono protagoniste formazioni politiche di estrema destra come Casa Pound e Forza Nuova, che si richiamano apertamente alle ideologie e alle prassi dei governi del ventennio fascista in Italia e del decennio nazista in Germania. Forti della presenza di un referente politico al governo, vicepresidente del Consiglio dei Ministri e ministro dell’Interno, tali movimenti non si limitano a episodi, sempre più frequenti, di apologia del fascismo, di celebrazioni, di raduni, di propaganda politica, il che sarebbe grave ma pur sempre ristretto dentro un contesto di confronto ideologico duro e radicale nei confronti della democrazia costituzionale e delle sue istituzioni, ma sfocia in episodi sempre più frequenti di uso di intimidazione e di violenza non solo verbale, ma anche fisica, nei confronti di comunità etniche, come i rom, dei migranti, dei loro avversari politici.
Gli esempi sono tanti è non è possibile indicarli tutti. Tra i più recenti e significativi la minaccia di Forza Nuova di impedire all’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano di parlare agli studenti dell’Università La Sapienza di Roma lunedì 13 maggio nonostante che la Questura avesse già disposto il divieto della manifestazione. Pochi giorni prima Casa Pound aveva inscenato una violenta aggressione alla famiglia alla quale era stato assegnato dal Comune di Roma, a seguito di un regolare bando di gara, di entrare in casa, sino ad arrivare a minacciare la moglie del capofamiglia di stupro (quasi a richiamare l’uso dello stupro etnico come vera e propria arma di guerra, nel corso di conflitti nella ex Jugoslavia, in Africa e in varie altre parti del mondo).
In questo lugubre contesto, si è parallelamente scatenato l’odio sociale nei confronti dei rom, degli uomini di colore, persino dei meticci, come è avvenuto in varie parti d’Italia, anche quando si trattava di persone nate in Italia, cittadini italiani, professionisti, studenti, lavoratori. A Prato la segretaria della Lega si è opposta alla realizzazione di una pista ciclabile solo perché sarebbe stata usata dai migranti, “a scapito dei cittadini pratesi” che invece usano tutti l’automobile! A Bari una donna ivoriana è stata aggredita con calci e pugni in un sottopasso da un gruppo di cinque donne solo perché aveva osato chiedere permesso di passare, visto che esse occupavano tutta la larghezza del marciapiede; a Roma bande di minorenni minacciano i migranti sugli autobus; a Milano il direttore di un ufficio postale ha scacciato dall’ufficio una signora somala, da 25 anni in Italia solo perché portava un foulard che le copriva i capelli e le spalle, lasciando libero il volto; il giorno di Ferragosto dello scorso anno, a Falerna, provincia di Catanzaro, in un ristorante, dopo aver cenato insieme alla moglie calabrese incinta e alla suocera, un ragazzo dominicano viene aggredito e malmenato da un gruppo di persone che lo apostrofano con violenza: "Vai via, qui siamo in Calabria, non sono accettati i negri". "Sali in macchina e vai via negro di m...", poi lo inseguono prendendolo a colpi di bastone. E, infine, in occasione del raduno dei nostalgici al cimitero di San Cassiano, per festeggiare l’anniversario della marcia su Roma, una militante di Forza Nuova, ostentava una maglietta nera, con una scritta bianca "Auschwitzland", un vergognoso, squallido accostamento tra un campo di sterminio e un parco giochi. L’elenco potrebbe continuare e occupare varie pagine, quelli citati ne sono parziale esemplificazione.
Sembra di assistere a una vera e propria mutazione antropologica di parte consistente degli italiani, quasi che avessero compreso che fosse finalmente arrivato il movimento di liberare i loro istinti, i rancori, gli odi, a lungo repressi, per effetto della “politica del cambiamento” di questo governo. Secondo autorevoli saggisti (Baumann, Donskis) l’odio per gli altri trae la sua origine più profonda dall’odio verso se stessi, dalla consapevolezza della propria inferiorità, inadeguatezza, di fronte ai mutamenti della società e quando abili venditori di paure ne indicano i responsabili in soggetti, gruppi, etnie ancora più deboli e indifesi, non par vero rivolgere nei loro confronti odio, rabbia, intolleranza, come forma di rivincita e di recupero di una identità perduta. “L’odio di sé necessita - secondo Bauman – e cerca disperatamente, uno sbocco, deve essere convogliato fuori dal proprio Sé, nella ricerca di un qualche colpevole là fuori, nel mondo, di un bersaglio insomma su cui scaricare la rabbia repressa”.
Questo processo avviene nel silenzio assordante dell’opinione pubblica, di molti giornali che ne riferiscono come si trattasse di incidenti stradali, degli organi investigativi, dei prefetti, questori. Anche la magistratura mostra incertezze, incomprensione, come è avvenuto a Mantova, nella quale il Gip del locale tribunale ha assolto nove imputati dal reato di ricostituzione del disciolto partito fascista, sotto forma di Movimento dei Fasci del lavoro, per i quali il P.M. aveva chiesto condanne da diciotto mesi a quattro anni di reclusione, “per non avere commesso il fatto” (!), formula che la legge prevede che altri soggetti non identificati abbiano invece commesso quel reato.
Si ripropone, dunque, nel dibattito politico nazionale il problema della emersione di un neofascismo, negato recisamente da chi sostiene che il fascismo è una stagione storica chiusa per sempre, destinata a non più ritornare. È vero, ce lo ha insegnato Umberto Eco, che il fascismo quello del ventennio, non potrà tornare nelle medesime forme, ma è anche vero che si potrà riproporre con forme diverse, più aggiornate, più subdole, non meno pericolose per la nostra democrazia, la convivenza civile, i valori costituzionali.
Nel momento in cui scriviamo, la necessità spasmodica dettata dalla campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, costringe i partiti di governo ad accentuare i loro caratteri più estremi, e così il ministro dell’Interno, vicepresidente del Consiglio, non trova di meglio che vestire le felpe di marca espressione di Casa Pound, di pubblicare il suo libro intervista con la Casa editrice AltaForte di marchio Casa Pound, quasi a ostentare con questo partito, un accostamento politico più profondo, oltre agli intrecci di interessi economici, documentati nel libro di Giovanni Tizian e Stefano Vergine Il libro nero della Lega.
Il nazionalsovranismo, su cui ci siamo soffermati in un precedente contributo, ha caratteri esplicitamente illiberali, mette in discussione la separazione dei poteri, pilastro dello stato di diritto, lo stesso ruolo del Parlamento ridotto a organo di ratifica delle clausole del contratto e degli atti di impulso governativi, ispirati alle esigenze di ciascuna delle due componenti della maggioranza, in un contesto di campagna elettorale permanente e adesso altamente conflittuale.
La sentenza del Tribunale di Bologna che ha autorizzato l’iscrizione anagrafica dei migranti nei registri di stato civile del Comune, ha spinto il ministro dell’Interno a parlare di “sentenza vergognosa” e aggiunge: “Se qualche giudice vuole fare politica e cambiare le leggi per aiutare gli immigrati, lasci il Tribunale e si candidi con la sinistra”. Come e più dei governi Berlusconi, quando i giudici contrastano gli interessi personali, politici ed economici degli uomini di governo, passano immediatamente nelle fila degli avversari politici (toghe rosse), le sentenze e le iniziative delle procure sono sempre “a orologeria”. Qualcuno dovrebbe ricordare che la Costituzione alla quale i ministri hanno giurato fedeltà, prevede la separazione dei poteri, l’autonomia e l’indipendenza dei giudici (art. 104), che i giudici sono “soggetti soltanto alla legge” (art. 101), così come i pubblici ministeri hanno l’obbligo di esercitare l’azione penale, senza alcuna discrezionalità (art. 112). Un "regime reazionario di massa", la definizione di Palmiro Togliatti del fascismo potrebbe essere il volto attuale di un governo autoritario e antidemocratico.
Si innesta a questo punto un carattere comune ai regimi autoritari di stampo fascista. La xenofobia, il razzismo, l’antisemitismo. Già in passato, nel decennio scorso, l’obiettivo dei movimenti di destra era quello dei “diversi”, individuati, in mancanza di fenomeni migratori, negli appartenenti all’etnia rom e sinti, gli zingari insomma. Obiettivi facili da individuare, emarginati, collocati alle periferie delle città, mai o male integrati.
Avvennero, come seguito della martellante campagna di denigrazione, assalti e devastazioni dei campi dei rom e dei sinti, tra i quali uno dei più clamorosi fu quello avvenuto nel novembre del 2008, a Ponticelli, periferia est di Napoli, scatenato dalla notizia che una sedicente zingara sedicenne avesse tentato di rapire una bambina. Episodio analogo avvenne nel marzo del 2014, contro il campo rom di Poggioreale, provocando l’esodo di oltre 600 cittadini rom. L’assalto di Ponticelli provocò forte emozione all’ONU per i campi rom dati alle fiamme. Louise Arbour, Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, oltre a criticare l'Italia per il reato di immigrazione clandestina, contestò all'Italia la “caccia al nomade” che si era scatenata nel Napoletano, tale da integrare una sorta di comportamento xenofobo e razzista, che si aggiungeva all’introduzione del reato di clandestinità. L’episodio provocò le aspre censure del filosofo Ziegmund Bauman, che ne fece argomento nell’introduzione al libro di Leonard Donskis Amore per l’odio. La produzione del male nelle società moderne, pubblicato in Italia nell’ottobre di quell’anno. Bauman cita ancora il giornalista del Guardian, Seuman Milne, che parlò di “degenerazione sociale e democratica raggiunta ora in Italia” e, ancora, “la persecuzione degli zingari è la vergogna dell’Italia”. È clamoroso che il ministro dell’Interno del tempo, anch’egli leghista, commentasse quei fatti dicendo “questo è ciò che accade quando gli zingari rubano i bambini”, con ciò dando conferma di una notizia palesemente falsa, invece di darne immediata smentita. E il segretario leghista della Lega, Umberto Bossi, per non essere da meno, commentò: “Se lo Stato non fa il suo dovere, lo fa la gente”.
Stupore analogo fece in quel medesimo lasso di tempo la sentenza della Corte della Cassazione, 3a sezione penale n. 13234, del 28 marzo 2008, con la quale veniva stabilito che non configurava il reato di discriminazione razziale previsto dalla legge Mancino n. 205 del 1993, contestata agli imputati, per avere “agendo in concorso tra loro, propagandato idee basate sulla superiorità e l'odio razziale nei confronti degli zingari Sinti”. Il fatto attributo agli imputati, avvenuto nel settembre 2001, consisteva nell’avere promosso una raccolta di firme, pubblicizzate con affissione di manifesti, con su scritto "no ai campi nomadi, firma anche tu per mandare via gli zingari". A carico dell’allora capogruppo regionale della Lega, e a riprova della volontà discriminatoria, erano state considerate anche le parole da lui pronunciate: "gli zingari - aveva detto - dovevano essere mandati via perché dove arrivavano c'erano furti". La Corte annullava la sentenza di condanna con rinvio a nuovo giudizio, sulla base di una distinzione, apparsa alquanto bizantina ai commentatori, tra discriminazione per diversità (razziale, etnica, ecc.) e discriminazione per comportamenti, come se fosse provata e sostenibile l’equazione tutti gli zingari sono ladri, introducendo con tale affermazione il recupero di una anacronistica teoria, risalente alla dottrina giuridica tedesca degli anni ’40, secondo la quale, accanto al concetto di colpevolezza per i comportamenti dell’imputato, si introduceva la colpa d’autore o colpa per il modo d’essere (Taterschuld), teoria basata sulla concezione che può essere soggetto a punizione non tanto il fatto commesso, sebbene contrario a norme penali, quanto piuttosto il modo d’essere dell’agente. Pertanto appartenenza a famiglie, etnie, gruppi sociali o addirittura stili di vita, autorizzavano di per sé soli un giudizio di colpevolezza dell’imputato.
Del razzismo avente a oggetto gli “africani” abbiamo già detto. Sull’antisemitismo, di nuovo presente in alcuni paesi europei, tra i quali la Francia e i paesi del Visegrad, giova richiamare i farneticanti e antiscientifici argomenti apparsi sul periodico La difesa della razza, pubblicato dall’agosto 1938 al giugno 1943, a sostegno delle vergognose leggi razziali varate dal regime fascista proprio dal 1938, che il Re non ebbe alcuna esitazione a promulgare. In un articolo a firma di tale Francesco Scardaoni, da titolo I disgregatori (II.21:17) si legge, tra l’altro: “Gli ebrei, come tutti possono avere notato, mettendosi in contatto con le loro idee e specialmente giudicando la loro propaganda di questi ultimi tempi, sono ‘antirazzisti’ per eccellenza. Però così facendo non intendono determinare il frammischiamento della propria razza con quella ariana; ciò ucciderebbe quest’ultima, ma ucciderebbe anche la loro. Essi vogliono semplicemente produrre la fusione degli ariani con i negroidi. Solo facendo così arriverebbero all’annientamento delle razze superiori e all’asservimento di tutti i popoli alla mafia di Israele, come hanno dichiarato apertamente i ‘Protocolli’ dei Savi anziani di Sion”.
Si tratta della vecchia teoria cospirazionista attribuita agli ebrei già durante la Rivoluzione francese, diretta ad abbattere l’ancien regime, la monarchia e il Papato, e poi ripresa nei primi anni del Novecento con la creazione, a opera dell’Ochrana, la polizia segreta zarista, di un falso documento che doveva servire a diffondere l’odio verso gli ebrei e incitare i frequenti pogrom. Si tratta dei Protocolli dei Savi di Sion o degli Anziani di Sion o dei savi Anziani di Sion, pubblicati per la prima volta nel 1903, come documento segreto in vista di una fantomatica cospirazione ebraica e massonica il cui obiettivo sarebbe stato di impadronirsi del mondo.
La teoria cospirazionista, che tanto aveva giovato alla propaganda antisionista in Germania e Italia, venne ripresa nel 2015 dal governo Orban, individuando in George Soros, magnate finanziario, residente negli Stati Uniti, proveniente da una famiglia ebraica ungherese, il responsabile di complicità con i trafficanti internazionali di esseri umani e, che, favorendo l’immigrazione incontrollata, stava indebolendo gli Stati nazionali. L’argomento, a sorpresa, è stato ripreso dal ministro Salvini, che nel giugno del 2018, parlando al Circo Massimo, affermò: "Porti chiusi per tutta l'estate alle navi delle ONG. Vedranno l'Italia solo in cartolina, e l'Italia non sarà sola a comportarsi così. Continueremo a salvare tutti quelli che sono da salvare, ma con gli Stati che faranno gli Stati. E non saremo più soli. Come mi dicono i militari italiani e persino quelli libici - spiega il ministro - le navi delle ONG aiutano gli scafisti, consapevolmente o meno: la loro presenza è un pericolo per chi parte e un invito a nozze per gli scafisti. Chi finanzia le ONG? C'è l'Open Society Foundations di Soros che ha un chiaro disegno, quello di un'immigrazione di massa per cancellare quella che è un'identità che può piacere o meno ma che mi dispiacerebbe venisse distrutta". L’argomento è stato poi ripreso più volte ed è impressionante notare come esso sia sostanzialmente sovrapponibile a quello della Difesa della razza di fascistissima memoria.
Anche in alcune apparizioni televisive, Salvini non ha perso occasione per rilanciare la sua battaglia personale contro il filantropo ungherese, che nella propaganda leghista è rappresentato come una sorta di eminenza grigia che sta dietro ai flussi migratori del Mediterraneo e in particolare di avere un piano segreto per riempire l’Europa di migranti [ndr, il cosiddetto “Piano Kalergi”, che prevedrebbe la sostituzione delle “razze europee” attraverso l’accoglienza di milioni di migranti, contribuendo in questo modo a smantellare la cultura europea e a creare un popolo debole e facilmente manipolabile], mentre lo scorso novembre alcuni media (tra cui Libero e il blog del Giornale, Gli Occhi della Guerra) hanno contribuito a diffondere la notizia falsa di presunte carte prepagate finanziate da George Soros e offerte ai migranti attraverso UNHCR (l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), con l'obiettivo di "foraggiare l'invasione"1.
Non occorre aggiungere altro. Le prossime elezioni europee saranno utili per comprendere se la pressione dei partiti sovranisti riuscirà o meno a determinare una svolta nei destini dell’UE. Se così fosse, un triste destino si aprirebbe per il vecchio continente europeo, fatto di steccati, barriere doganali, conflittualità permanenti tra stati membri, xenofobia. In caso contrario, sarà possibile completare il disegno europeo, all’insegna della solidarietà, della democrazia, della tolleranza. Su queste basi sarà molto più facile contrastare le diseguaglianze ed avviare una politica di sviluppo e di cooperazione.
1 Cfr. L’incredibile storia del complotto contro Soros, di Angelo Romano.