In materia di droga, nel dibattito tra proibizionismo e liberalizzazione, argomento sul quale si avrà sicuramente occasione di tornare, va inserito un capitolo molto delicato, e forse per questo passato sotto silenzio. Esso infatti fa parte della categoria delle verità indicibili, delle manovre oscure, illegali, che hanno percorso la storia del nostro paese e non solo, le cui conseguenze non sono facilmente calcolabili, ma che sicuramente hanno prodotto effetti devastanti nell’immediato, con ripercussioni ancora oggi a distanza di decenni.
Intendiamo fare riferimento a quel periodo storico del Novecento che va dalla metà degli anni Sessanta sino a tutto il decennio successivo, quello delle lotte giovanili, dell’emancipazione sessuale, della contestazione al sistema capitalistico, delle rivolte studentesche. Molto si è detto e scritto, molti i film, i documenti, la saggistica. Ci sono degli angoli, tuttora bui, che vale la pena di esplorare, sulla base non già di supposizioni e teorie complottiste fondate sul vuoto, ma di documenti ufficiali, idonei a dare concretezza e supporto a quanto si dirà di seguito.
Si tratta delle droghe di Stato, dell’uso politico e militare di sostanze stupefacenti di vario tipo come arma segreta per combattere quei fenomeni di contestazione giovanile di cui si è detto, all’interno delle logiche della guerra fredda e del timore del pericolo comunista, che appariva come incombente su molti paesi dell’Occidente a partire dagli Stati Uniti. Sembra paradossale che alla politica di dura repressione da parte dei governi nei confronti delle droghe si accompagnassero, contemporaneamente, operazioni di distribuzione e diffusione delle droghe tra i giovani, ma è stata questa la finalità di varie operazioni, di due delle quali ci occuperemo in questo contributo.
La prima fase di questa pagina vergognosa per una democrazia che si voglia definire tale, si svolge proprio negli USA tra il 1967 ed il 1969. La CIA, diretta all’epoca da James Angleton (lo stesso che dirigeva l’OSS – il servizio segreto di controspionaggio, che dal 1947 cambiò il suo nome in CIA, durante l’occupazione militare del Sud Italia negli anni tra il 1943 ed il 1946) nel 1967, elaborò un piano denominato CHAOS, rientrante tra le operazioni “false-flag”, nonostante violasse le leggi USA visto che la CIA non può operare sul territorio nazionale, che resta di competenza esclusiva dell'FBI anche per quanto concerne le attività di controspionaggio. Le false-flag sono le operazioni condotte con “bandiere false” (questa è la traduzione italiana del termine), ovvero le operazioni segrete condotte in modo da essere attribuite ad altri stati o ad altre organizzazioni.
L’operazione CHAOS era finalizzata, almeno inizialmente, ad accertare, tramite una capillare infiltrazione negli ambienti giovanili della contestazione, l’influenza di comunisti stranieri e di maoisti, ma, nonostante i notevoli sforzi e l’allargamento della ricerca anche in alcuni paesi europei, i risultati furono sostanzialmente negativi. In una seconda fase l’operazione ebbe lo scopo contenuto nel suo nome, di generare una situazione di caos incontrollato all’interno della contestazione giovanile di qualunque genere (e in quel periodo la più temuta era il rifiuto di partire per combattere la guerra in Vietnam), mediante agenti infiltrati al fine di provocare atti di estrema violenza, incidenti e disordini. Da documentazione, proveniente direttamente dal governo degli Stati Uniti, emerge che alla convention hippy di Chicago svoltasi dal 25 al 30 agosto 1968, che degenerò in numerosi episodi di guerriglia, ben il 17 per cento dei partecipanti apparteneva ad agenzie federali e organismi di intelligence.
A tale progetto si affiancava quello di demoralizzare e rendere temporaneamente incapaci gli avversari con l’uso di droghe psicotrope e immobilizzanti. Furono diffuse a tale scopo sostanze come l’LSD (derivato dell’acido lisergico, una fra le più potenti sostanze psichedeliche conosciute) e lo STP (un'amfetamina psichedelica, acronimo di "Serenità, Tranquillità e Pace"). La massiccia infiltrazione di cui si è fatto cenno raggiunse un grado di controllo interno su questi gruppi talmente avanzato da consentire di avviare una strategia di immissione massiccia di droghe pesanti. L'enorme diffusione di eroina nei ghetti neri fu tra le principali cause della sconfitta e della successiva dissoluzione dei movimenti rivoluzionari afroamericani come le Pantere Nere. Nel 1974 si chiudeva l’Operazione CHAOS negli USA e al fine di estendere l’operazione in Europa, la produzione di tali sostanze fu spostata nel Vecchio Continente. A Bruxelles, sotto la copertura di un centro di ricerche biomediche, in due anni furono prodotte 50 milioni di dosi di allucinogeni e nel 1977 la polizia inglese arrestò il chimico Richard Kemp, sequestrando sei milioni di dosi di LSD. Successivamente si accertò che Kemp, a metà degli anni ’70, fabbricava da solo il 50% della produzione mondiale di LSD. Kemp era un chimico, che lavorava alle dipendenze del personaggio chiave del complesso delle operazioni facenti capo a CHAOS in Europa, Ronald Stark. Ed è questo il personaggio al quale fu affidato l’incarico di realizzare quel piano anche in Italia. Siamo tra il 1972 e il 1973; la strategia della tensione era già iniziata e l’Italia viveva i tragici anni piombo di quel nefasto decennio.
Ad aiutarci a ricostruire le vicende italiane è un’indagine giudiziaria, condotta due decenni dopo, dal giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, nell’ambito dell’inchiesta che il valoroso magistrato milanese conduceva sulle formazioni della destra eversiva in Italia. Egli affidò la delega ai Carabinieri del Ros, che in data 23 luglio 1996 presentarono un accurato rapporto, intestato “Annotazione sulle attività di guerra psicologica e non ortodossa, (psychological and low density warfare) compiute in Italia tra il 1969 e il 1974 attraverso l'“AGINTER PRESSE”. L’indagine si giovava della desecretazione disposta sotto l’Amministrazione Clinton di documenti classificati attraverso una procedura prevista dal Freedom of Information Act (legge sulla libertà di informazione), ma anche del prezioso contributo del collaboratore di giustizia Roberto Cavallaro. Costui era componente della Rosa dei Venti, organizzazione segreta parallela a Gladio, inserita nel sistema difensivo NATO, e rese importanti dichiarazioni ai magistrati di Brescia (strage di Piazza della Loggia), di Milano (strage di Piazza Fontana), Venezia (Rosa dei Venti). Parlò di Ordine Nuovo, organizzazione eversiva di estrema destra come protesi dei Servizi segreti deviati del SID e all’udienza del 7 gennaio 2010, davanti alla Corte d’Assise di Brescia, disse: “Con l’Operazione Blue Moon si voleva promuovere la diffusione della droga per limitare la ribellione dei giovani”.
In Italia l’Operazione fu denominata con termine più romantico e fascinoso, “Blue Moon”, e la direzione fu affidata proprio a Ronald Stark, in attuazione di un progetto di intervento in Europa, ordito nel 1972 nel corso di un incontro tra componenti dei servizi segreti di vari paesi europei, tenutosi in una località segreta dei monti Vosgi nella regione dell’Alsazia, al confine con la Germania. Per dirla in breve, si trattava di un’operazione di guerra psicologica affidata, per l'Europa occidentale, all’AGINTER PRESSE di Lisbona, organizzazione parallela dei servizi del Patto Atlantico che operava in funzione anticomunista.
Un’anticipazione si ha già il 20 marzo del 1970, quando un’operazione antidroga condotta dai Carabinieri portò alla scoperta di un barcone ormeggiato sul Tevere, sul quale alcuni esponenti dei movimenti giovanili solevano riunirsi per fumare hashish e marijuana. A tale operazione, opportunamente amplificata da una forte campagna di stampa (dei giornali di destra) contro i “capelloni” indicati come pericolosi diffusori di droghe tra i giovani, fece seguito l’improvvisa intensificazione della repressione del traffico di hashish e marijuana nelle piazze di spaccio delle città italiane, tanto da portare in breve alla scomparsa dal mercato clandestino di tutte le droghe leggere allora diffuse (in particolare marijuana, hashish e anfetamine). Veniva così preparato il terreno per l’introduzione di un nuovo tipo di droghe pesanti, dapprima morfina venduta a buon mercato, se non addirittura ceduta gratuitamente.
Tra il 1973 e il 1974 anche la morfina cominciò a scomparire e venne gradualmente soppiantata dall'eroina, anch'essa venduta inizialmente in buona qualità e a bassissimo prezzo. Va precisato che l’eroina era sino ad allora praticamente sconosciuta in Italia e l’attività delle mafie italiane (camorra e cosa nostra) si limitava a trafficarla, dalle raffinerie impiantate a Marsiglia e poi anche in Sicilia, verso gli Stati Uniti e il Canada, proprio perché mancava ancora un apprezzabile mercato interno. Secondo quanto riportato dalle cronache del tempo, l'unico sequestro significativo di eroina in quegli anni venne attuato nel 1975 dalla squadra mobile di Roma coordinata dal commissario Ennio Di Francesco; come riconoscimento gli venne immediatamente avocata l'indagine ed egli fu allontanato il giorno stesso dalla squadra mobile della capitale. Tutto questo porta ragionevolmente a ritenere che all’operazione parteciparono, se non in maniera attiva, certamente senza frapporre ostacoli, i servizi di sicurezza e gli stessi organi di polizia del nostro paese.
Tra il 1975 e il 1980 l'eroina si diffuse rapidamente in tutta Italia e la tossicodipendenza divenne un fenomeno endemico delle periferie urbane italiane ed europee che interessò un'intera generazione di giovani. Tutti ricorderanno il famoso film tedesco del 1981, ambientato tra il 1975 e il 1977, Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, ispirato a una storia vera, che portò all’attenzione del mondo intero la piaga della tossicodipendenza e della prostituzione giovanile. Tutte le città europee ne furono interessate e in Italia, tra le più colpite, si ricorda Verona, nella quale convenivano giovani di mezza Italia per la facilità di reperimento dell’eroina. La prima vittima da overdose si registrò ad Udine nel 1974, nel '77 i consumatori erano già saliti a 20.000, fino a sfiorare alla metà degli anni Ottanta i 300.000 tossicodipendenti. Faceva parte della normalità il triste spettacolo che si presentava ad ogni angolo di strada, nei centri storici come nelle periferie, di giovani che si “bucavano” pubblicamente su improvvisati giacigli, sciogliendo prima l’eroina in un cucchiaino da caffè con poca acqua per poi inserirla in siringhe, spesso usate più volte, e iniettarsela in vena.
Una volta avvenuta la diffusione, l’Operazione aveva conseguito, con pieno successo, il suo obiettivo. Generazioni di giovani vissero in stato di tossicodipendenza e di straziante astinenza (e solo dopo anni furono realizzate le strutture di assistenza pubblica sanitaria e sociale), e il mercato si riforniva e si ampliava speditamente. Le mafie ne assunsero ben presto il controllo e ne conseguirono enormi profitti per tutto quel decennio e per la prima parte di quello successivo, quando, progressivamente, l’eroina venne sostituita dalla cocaina. Quest’ultima, molto più cara, era inizialmente la droga dei ceti medio-alti, dei ricchi, del mondo dello spettacolo e della moda. Negli anni ’90 l’eroina divenne marginale (ma in questi anni è ritornata ad occupare fette di mercato), soppiantata dalla polvere bianca.
Si è ricordato come un notevole contributo di informazioni venne fornito da Roberto Cavallaro. L’Operazione Blue Moon faceva parte delle strategia della tensione per combattere i giovani “antisistema” e indirettamente il pericolo comunista, peraltro per nulla toccato da fenomeni di trasgressione giovanile; ha introdotto in Italia la droga della morte, l’eroina, distruggendo intere generazioni di giovani, e assicurando alle mafie un radioso avvenire economico. Un’ulteriore richiesta di servizi criminali, che le mafie hanno assolto con fedeltà e impegno. Parlare di droga di Stato non sembri quindi una forzatura o una provocazione. È una vicenda storicamente accertata, che rappresenta una pagina vergognosa della nostra tormentata “guerra fredda”.