Sui social network mi presento come “architetto curioso, molto curioso”.
Ed è vero, sono un architetto libero professionista, opero da più decenni nel mondo dell’architettura progettando e dirigendo la costruzione, la ristrutturazione e la riqualificazione di edifici di varie tipologie, gestendo l’intero processo dalle analisi preliminari alla redazione dei progetti architettonici, dall’acquisizione dei permessi alla direzione dei lavori, incluso il coordinamento degli specialisti delle singole progettazioni (strutture, impianti, ecc.) e degli esecutori (imprese edili, installatori, ecc.): sono perciò un operatore sul campo, da tutti i punti di vista.
Potrebbe bastare, ma l’equazione secondo la quale siamo il lavoro che svolgiamo è imperfetta e ci dice assai poco della persona che davvero siamo.
Aggiungo perciò -innanzitutto- di essere “di lungo corso”, ho infatti i capelli bianchi e di acqua sotto i ponti ne ho visto passare tanta, anche la parte di questa che è stata generata da me e che è finita chissà dove.
Non sarebbe più interessante considerare che potremmo essere -invece- le passioni che viviamo? In questo caso al culmine della lista metterei il tema del viaggio, non in senso turistico ma del percorrere -nello spazio e nel tempo- il mondo in cui siamo immersi nel modo in cui viviamo.
Ma come preferisco muovermi? Tutti i mezzi sono validi, ovviamente dipende dalla distanza, dal muoversi a piedi -da soli o in compagnia- ai mezzi privati (la bicicletta, il monopattino, la motocicletta, l’automobile, un tempo il camper) e quelli pubblici (autobus, treni, navi e aerei).
Si viaggia anche con il pensiero, la conversazione, la lettura, il cinema, la musica (il jazz soprattutto!), le esperienze immersive, non certo con la (maggior parte dei programmi visibili in) televisione…
Parallelamente svolgo attività critica e formativo-divulgativa volta alla comprensione del mondo in cui viviamo, assai complesso e soprattutto molto diverso da quello che sembra se ci limitiamo ad analizzarne gli aspetti più superficiali.
Queste indagini si rivolgono soprattutto all’ambiente artificiale, che apparentemente non può che essere come lo vediamo (ma naturalmente non è così), ed al modo in cui ci rapportiamo allo stesso e tra noi, con scontato riferimento alla tecnologia, entrata prepotentemente nella vita di ognuno di noi, al punto da non poterne fare più a meno, anzi di dover ogni giorno aumentare la nostra relazione con questi mezzi. Da una parte li usiamo in modo migliorabile, senza sfruttarli appieno (cioè per quanto potrebbero darci), dall’altra -anche se non ce ne accorgiamo- li subiamo: anche in questo caso sono un operatore sul campo, da tutti i punti di vista.
L’insieme delle due attività appena indicate produce quel corpus di osservazioni che è e sarà l’oggetto delle pubblicazioni in questa sede. Qui, nel tempo verranno affrontati temi sul nostro ambiente (che abbiamo già definito pressoché del tutto artificiale, cioè fatto ad arte), sia quello reale (cioè fisico) che quello virtuale (legato all’invadenza più o meno spinta della tecnologia).