Il tempo ha purtroppo ragione -la ripetizione non è casuale- in ogni tempo. Mi rendo conto, infatti, come la cosa sia o possa apparire banale e forse addirittura di un eccesso voluto. In realtà qui si intende affrontare non l’assoluto limite dell’affermazione ma come il non “fermare” il momento in cui la cosa di cui stiamo trattando avviene, e quindi debba o dovrebbe essere verificata, la rende spesso molto semplicemente, priva di senso.
Se tutto trasla di continuo, infatti, chi sia contemporaneamente bravo e fortunato, attento e curioso, può riuscire a scegliere il momento opportuno e quindi anche darsi ragione da solo. Ovviamente prima che risulti vero l’esatto contrario! Ciò malgrado, ma soprattutto per coinvolgere chi non è compreso nell’elenco appena indicato, qualche ragionamento può -forse deve- essere fatto. Dopo migliaia di anni di finalizzazione (come se tutto dovesse avere uno scopo, non sappiamo il motivo ma, come sostiene più di qualcuno, in fin dei conti basta non farsi le domande cui non sappiamo rispondere) e quindi non ci fosse alternativa, nemmeno teoricamente, alla programmazione, con tutti i limiti della cosa, che ci guida ma anche limita!
Vero o presunto che sia tutto ciò, per questo è diventato normale affermare sia meglio fare diversamente. Nuovi miti si sono, infatti, e forse purtroppo, fatti largo. Non in ordine di importanza “assoluta” ma solo di come ritorna a noi dai cassetti della mente-memoria, eccone alcuni.
Come non iniziare l’elenco dal mitico carpe diem, lasciatoci dai latini, come tanto altro, la cui grandezza -di quella civiltà, non di questo principio- in questi anni è stata sicuramente sottovalutata: se fossimo in ambito sportivo potremmo parlare di retrocessione, d’ufficio più che sul campo di gioco, che sia l’ennesimo caso di doping? Cercando altre spiegazioni affrontiamo lo “spirito di alternatività”, quello che a tutti i costi ci spinge verso il diverso, come se il solo non essere allineato al comune sentire-pensare-giudicare fosse garanzia di superiorità.
Non lo scrivo per puro spirito di contraddizione ma non sarà vero il contrario? Questo comportarsi con leggerezza ci spinge a non considerarci all’interno di un flusso -poco importa se lo chiamiamo tempo, vita o simili, nel lungo periodo o nel breve altro uno o più progetti di qualsiasi entità- col risultato dell’impossibilità -quanto meno per noi comuni mortali- di raggiungere qualsiasi traguardo non piccolissimo.
Vero che il proverbio consiglierebbe di preferire l’uovo subito alla gallina il giorno successivo però non sembra un gran affare: possiamo sicuramente aspettare qualche ora per ricevere, anziché un solo uovo -che una volta consumato è finito per sempre- una gallina che del prodotto alternativo ne può fornire uno al giorno, oltre alla possibilità di cibarsi dell’animale stesso, ipotesi triste ma che non è assolutamente confrontabile con l’alternativa di cui si è scritto.
Altro proverbio che ricalca lo stesso modo di affrontare i problemi, a parere di chi scrive ottenendo il medesimo risultato, è quello che decreta come si possa imparare a nuotare quando l’acqua in cui siamo immersi salga fino alla soglia del pericolo. Infatti, sono moltissimi i morti annegati per il loro non saper nuotare. Forse non conoscevano nemmeno il proverbio, altrimenti si sarebbero messi in salvo esibendo un perfetto stile farfalla.
Molti concordano con me e frequentano corsi di ogni tipo, ad esempio per la sicurezza, imparando ad utilizzare -anche in questo caso è solo un esempio- il defibrillatore. Forse, anzi: probabilmente, non lo utilizzeranno mai ma se ce ne fosse bisogno sanno come comportarsi, in questi casi non c’è tempo da perdere, né per filosofare né per altro, è a rischio la vita di una persona, salvabile solo con un intervento corretto e rapido, inibito a chi non si sia formato in precedenza!
A seguire, come non ricordare il principio, espanso anche oggi sui social network, in base al quale si dovrebbe “vivere come non ci fosse un domani”, il che appare francamente liberatorio ma con qualche problema “operativo” se il mondo non dovesse finire -appunto- nel giorno successivo.
Abbiamo tutti presente quanto successo durante la pandemia ma ovviamente la cosa è ben più estendibile a tutti coloro cui le cose non sono andate come si prevedeva (o sperava?). Un licenziamento, poco importa il motivo, un mancato rinnovo di qualche accordo ma pure il “semplice” cambiamento del gusto dei nostri clienti, che preferiscono -da oggi- rivolgersi altrove.
Ai fini del nostro ragionamento non consideriamo chi ha avuto in compenso importi tanto esigui da non aver potuto costituire una “scorta” di emergenza con il risparmio ma cosa ci diciamo di chi ha guadagnato bene, molto bene o benissimo ed ha sperperato tutto il proprio denaro, proprio come se il futuro non esistesse o la loro situazione economica non potesse che durare in eterno, è il caso degli sportivi o di chi basa il proprio successo sull’avvenenza fisica, che non può che essere legata all’essere giovani, finché dura? Perché solo nella malasorte hanno compreso che il domani, concetto allora astratto se non irreale, è infine arrivato, come una brutta malattia! Infine, nel parzialissimo elenco come non riportare la pellicola che di questo argomento ha fatto tesoro, sentenziando ed anzi ordinando a ciascuno di noi: “cogli l‘attimo”! E che ha fatto sì che (quasi) tutti noi finissimo a correre nella prima direzione possibile, senza il filtro della ragione, che con ogni probabilità potrebbe farci fare qualcosa di sensato, cosa che evidentemente non desideriamo affatto, anzi con tutte le nostre forze cerchiamo espressamente il suo contrario.
Il tema è perciò noto, anzi arci-noto, per non dire consumato, ed è carico di “sottosignificati”. Il senso di questo testo è, infatti, quello di verificare -senza la pretesa di essere definitivi- se questi principi, che comunemente diamo per acquisiti, come se da sempre tutti avessimo sempre e solo pensato così, siano davvero tanto validi. In primis però stabiliamo e/o controlliamo le situazioni di contorno, altrimenti la prova sarà falsata.
Immaginando come a qualcuno la “cosa” potrebbe non risultare del tutto chiara, facciamo subito il primo esempio. Non intendiamo ripercorrere le fasi lungo la normale sequenza temporale, molto più interessante farlo al contrario. Partendo dalla fine, molte volte risulta più facile capire quello che è successo, esattamente come si fa con gli incidenti stradali: i periti incaricati studiano la posizione finale del veicolo e i danni riscontrati, solo a seguire le traiettorie e infine, quindi da ultimo, il comportamento di chi guidava o transitava oppure era comunque presente! Se ancora non fosse del tutto chiaro, anche se è difficile da sostenere, aggiungo che di fronte a un veicolo completamente distrutto, indicibile che non sia successo niente e che non vi sia alcuna responsabilità!
L’esempio che chiarisce (quasi) tutto non può che essere, in forza di quanto appena scritto, quello di chi, guidato opportunamente e pur avendo applicato (o forse proprio per questo) il principio-metodo non ha ottenuto alcun risultato! Il che peraltro fa il paio con chi esalta il principio ma si comporta in modo diametralmente opposto, ad esempio inseguendo il posto fisso!
Nessun giudizio, chi crede faccia pure diversamente, ma, senza generalizzare, come non ammettere e comprendere sia chi abbia inseguito quello che pareva essere il proprio sentire, ma forse era in realtà (si può dire o scrivere?) un sogno, che chi non se l’è sentita, ha dato per questo la priorità al concreto, ponendo il proprio lato più “sensibile” e “sentito” tra le varie ed eventuali.
Il problema, diverso a seconda delle generazioni, come potrebbe essere uguale? E, fatte salve le eccezioni, che più che confermare la regola, se ne pongono al di fuori, per non dire oltre? Un tempo le difficoltà di sopravvivenza erano forti ed estese, il che contrasta con il dare spazio al proprio sentire e che, se non condiviso, probabilmente non aiuta a vincere la fame ma neanche a sostenere le spese del vivere contemporaneo! Più di recente i rapporti si sono invertiti, all’economia di sopravvivenza si è aggiunto, ampliandosi di continuo, qualcosa in più. Non si tratta del mito della crescita infinita ma non sembrava potessimo ridurci così.
Il rapporto tra tempo libero e lavorato si è rovesciato, al punto che alcuni dei nuovi “filosofi”, dotati di notevole seguito (coloro cui conviene!), ritengono che dedicare del proprio tempo ad attività così basse come lavorare nel senso tradizionale del termine sia un autentico spreco. Si sottrae, infatti, spazio e tempo alle proprie aspirazioni, tanto importanti da essere ignote a tutti, a cominciare dai diretti interessati.
Vivere quindi come se la fine del mondo fosse tanto prossima da dover disdire perfino gli appuntamenti fissati per il giorno corrente, ma se la sfortuna dovesse avere la meglio, comportando il nulla di fatto riguardo la fine del mondo, come potremo pagare l’affitto o il mutuo (ma anche entrambi), il condominio, le bollette di energia elettrica, acqua e gas ma anche le imposte sui fabbricati, come sono quelle sui rifiuti ma soprattutto -dato che la maggior parte di noi non coltiva e/o alleva- come faremo a mangiare? Banalmente, anche il frigo sarà vuoto, ovvio, ma nemmeno troveremo in armadio la biancheria pulita! Si dirà che questa è una lettura troppo precisa. Basta pignolerie!
Non vi è interesse ad approfondire quanto sopra, meglio -perché più utile- fare alcuni modesti ragionamenti sulla nostra vita di tutti i giorni, perché piaccia o non piaccia il futuro ci sarà, se non per noi quanto meno per i nostri cari, siamo per questo chiamati a ragionare sul lungo periodo. Perché? Il motivo è semplice: non siamo in un film e nessuno ci paga -e quindi consente di vivere- per sentenziare originalità fini a sé stesse. Chi voglia tornare sulla terra faccia i ragionamenti del caso sul proprio vivere, meno sul vissuto, e progetti il da farsi, che potrà essere rettificato in corsa ma deve guardare lontano. Come chi guida un mezzo, dalla bicicletta in su, non guarda la ruota o il cofano ma la direzione, in particolare se la velocità aumenta!
Nel concreto, se non abbiamo bisogno o progetti di trasferimento che senso ha restare per quarant’anni nello stesso immobile in affitto? Con il denaro versato, sulla base di un mancato impegno, quale potrebbe essere un mutuo, il fabbricato potrebbe essere comprato almeno due volte! Altro che libertà di cambiare.
Delle pensioni vogliamo parlare? Sappiamo da anni delle difficoltà di chi dovrà erogarle, chi si è mosso per tempo? Ora che è giunto iI momento di mandare in quiescenza i boomers, che come da nome sono moltissimi, tutti -chi più, chi meno- prima paganti e ora riceventi, che ne sarà della sopravvivenza dei nuovi pensionati? Sufficiente per chi ha la pensione integrativa, meno per chi non ha ritenuto di attivarsi allora, provando a recuperare ora ma la costituzione del montante contributivo, dopo così tanto tempo e a compensi cambiati, comporta un esborso insostenibile!
Anche chi abbiamo delegato al nostro governo o quanto meno alla nostra rappresentanza, in molti casi ragiona solo sull’immediato, perché fare proiezioni a venti anni sembra impossibile, e comunque non raccoglierebbe il consenso da chi pensa solo alla giornata. Certo però se altrettanto tempo fa “qualcuno” avesse pensato a quel futuro inarrivabile oggi non vivremo questa accozzaglia di difficoltà apparentemente irrisolvibili, men che meno in un giorno o in un attimo.
Pure la propria organizzazione personale, lavorativa e non solo, non può prescindere da un percorso lungo e finalizzato, dalla scuola al mondo del lavoro, ma che comprende pure la famiglia, le passioni e il tempo libero o qualcuno pensa che si possa -ad esempio- in poco tempo e senza sforzo acquisire un ruolo importante in qualche azienda, aprire uno studio professionale o un’attività in proprio, mettere su famiglia ma anche “solo” suonare uno strumento o coltivare qualche hobby non elementare?
Non ci può essere alcun dubbio, si tratta di illusioni, forse consolatorie, sicuramente assai comode ma che hanno prodotto la superficialità imperante, quella che ci ha fatto perdere pressoché tutti i primati tecnici e culturali ma anche le più ridotte competenze che sono necessarie, anche senza eccellere, per lo svolgimento di qualsiasi attività. Oggi l’isteria è tale che il sapere si ferma al primo esito della ricerca effettuata nel più famoso motore su internet, che è così -di nuovo- durata un attimo. Peccato che nel secondo articolo si sostenga l’esatto contrario del primo.