Iside, dea della vita, della guarigione, della fertilità e della magia, moglie di Osiride, dio dei morti, la più venerata tra gli dèi egizi. Dopo l’assassinio del marito, avvenuto per mano del fratello geloso Seth, Iside cerca il corpo che era stato ridotto in pezzi e sparso per il mondo. Riesce a ricomporlo a ridargli vita e grazie al suo amore e alla sua perseveranza riesce a congiungersi con lo sposo e a concepire Horus, antico Dio rappresentato da un falco. Era dotata di poteri superiori ed è rivelatrice della forza di una donna che ama trasformando la sua sofferenza in forza.
Il prolungato contatto delle popolazioni italiche con quelle egizie consentì la diffusione dei culti isiaci sul territorio allora dominato dai romani. Probabilmente questa devozione partì dal sud Italia, come la Sicilia e da iniziative private delle quali non ne esistono traccia per poi diffondersi in tutto il territorio. Successivamente i commerci con Pozzuoli fecero in modo che il culto della Dea si diffondesse sul territorio campano arrivando nella capitale sannita.
Benevento rivestiva una posizione centrale questo favorisce uno sviluppo edilizio che fa nascere nuovi edifici monumentali e probabilmente tra questi anche diversi Isei. La posizione strategica della città ha consentito di essere spesso al centro di avvenimenti importanti per la storia dell’Italia. Trovandosi sulla Via Appia consentiva di avere scambi con i popoli egizi grazie alla centralità del lungo cammino che portava da Oriente a Roma ed era il luogo perfetto sia geograficamente che simbolicamente per la costruzione di un tempio dedicato alla dea egizia e al dio Horus erede al trono di Iside.
La costruzione di un grande tempio dedicato alla Dea è da attribuirsi all’Imperatore Domiziano, particolarmente devoto ad essa per via del travestimento utilizzato durante la guerra di Vespasiano per sfuggire ai nemici. Il tempio viene costruito nell’88-89 d.C., forse su una persistenza, ma la collocazione è incerta ed è ancora oggetto di studi. L’esistenza di un tempio più antico viene rivelata dalla scritta presente su uno degli obelischi ritrovati in città che chiama Iside “La signora di Benevento”. Oltre all’incisione sugli obelischi sono stati fatti diversi ritrovamenti che testimoniano la presenza dei templi dedicati ad Iside e sono stati fatti in diversi luoghi della città. Questo è il motivo per il quale è difficile dare una collocazione certa all’Iseo ma diverse collocazioni possibili e veritiere.
Il ritrovamento più consistente è quello del 1903 che viene fatto quasi per caso, i quaderni archeologici pubblicati nel 1904 riportano che nell’adeguamento di una strada per il passaggio dei cavalli vengono distrutti quattro metri delle mura di cinta della città e mentre si arrivava alla quota relativa al livello stradale vengono scoperti “rocchi di colonne, capitelli corinzi, basi attiche e ioniche”.
Un altro ritrovamento interessante e importante per la localizzazione dell’iseo era stato fatto su via del Pomerio durante i lavori per la strada, un paramento murario in opus reticulatum, che probabilmente rappresentava la struttura del tempio. Era visibile anche lo sbocco della fognatura, coperta da grandi tegole in argilla disposte alla cappuccina, che serviva per tenere asciutto il pavimento del tempio. La muratura superiore a quella romana era di diversa fattura, in parte longobarda e in parte moderna. In più avvalorano la tesi di questa localizzazione del tempio le porzioni di mura romane e nicchie che con i lavori fatti dai proprietari erano stati perduti già prima dei preziosi ritrovamenti.
Queste testimonianze rinforzano le notizie storiche secondo le quali San Barbato (Vescovo di Benevento dal 662 al 682) ottenne la distruzione del culto longobardo del serpente e tutto ciò che si riferiva ai culti pagani e al culto della Dea Iside. L’assedio della città del 663 fatto dai bizantini chiese il rinforzo delle mura, soprattutto quelle presso la “corte del Duca”, l’odierna piazza Piano di Corte e avendo a disposizione i resti dei templi distrutti essi vennero utilizzati, data l’urgenza, senza nessuna malta ma solo coperti di terra. Questa è la teoria degli archeologi che giustifica la presenza di tali rarità negli scavi avvenuti in prossimità delle mura oggi denominate longobarde.
Le sculture ritrovate nel 1903 sono in parte di fattura egizia e in parte in stile egizio, “egittizzanti”, questo vuol dire che alcune erano di manifattura romana a imitazione dello stile orientale. Si presume dovessero decorare l’Iseo ispirato a quello romano in Campo Marzio, edificato nella metà del I secolo a.C. e restaurato da Domiziano subito dopo esser diventato Imperatore.
Questo particolare fa presupporre che la costruzione dell’Iseo non è voluta dai fedeli ma dall’imperatore stesso che probabilmente si ispira alla devozione che i Sanniti già avevano per la dea. I manufatti egittizzanti imitano l’iconografia egizia ma sono opera di botteghe romane che potevano trovarsi in Egitto o a Roma. Le forme erano quelle egizie ma la manifattura si distingue per essere più grossolana e i particolari meno accurati e l’utilizzo di attrezzatura diversa da quella delle botteghe egizie.
Oltre a piazza Piano di Corte un’altra collocazione è nei pressi del palazzo arcivescovile. In questo luogo vennero rinvenuti gli obelischi e altri reperti, anche questi, sia egizi che egittizzanti. Questo luogo frutto della teoria di Muller è l’incrocio tra la via Appia con la via Latina e qui nasce la cattedrale beneventana quindi la nascita del culto cristiano su quello pagano.
Spesso le chiese dedicate a Santo Stefano si sovrapponevano ai templi di Iside e nella non lontana piazza Cardinal Pacca ne sorgeva una.
Altra chiesa dedicata a Santo Stefano si trova nel centro storico lungo il decumano maggiore e non lontano da lì, precisamente vicino la chiesa di Santa Sofia e presso il palazzo De Simone, sono stati trovati altri reperti attribuibili al tempio di Iside. Questi indizi fanno presumere l’esistenza di più templi dedicati alla dea, dando quindi ragione ai diversi storici che si sono occupati di questo enigma.
Oltre alle tesi fin ora enunciate non bisogna dimenticare che solitamente nella tradizione romana il tempio di Iside veniva collocato presso il teatro, come è visibile a Pompei. Questa, infatti, è un’altra ipotesi vagliata dagli studiosi che sostengono che l’Iseo si trovasse nel quartiere Triggio e giustificano la scarsità di reperti ritrovati in questo luogo con lo spostamento di materiale per rinforzare le mura e renderle più resistenti all’assedio bizantino.
Il culto di Iside si protrasse fino al III secolo ma forse a Benevento continuò per altri due o tre secoli dopo la distruzione dei templi dopo l’assedio bizantino. E forse, a causa dello smantellamento dei templi, il culto continuò in modo clandestino e ne seguì una demonizzazione della figura della dea enfatizzando il rapporto incestuoso con il fratello, la caparbietà nel raccogliere le parti del corpo e riuscire ad avere un figlio.
Si presuppone che il culto di Iside sia alla base della nascita delle figure delle streghe beneventane, le janare, i cui collegamenti con Iside potrebbero essere stabiliti anche dalla presenza del serpente, simbolo della dea nelle vicende narrate dagli studiosi. Evoluzione della dea può essere anche l’immagine che porta alla costruzione dell’icona della Madonna, una donna che tiene in braccio il suo bambino e lo allatta, altro elemento riconducibile alla devozione che il popolo beneventano aveva verso la dea è la venerazione che ha verso la Madonna delle Grazie alla quale, essendo patrona della città, è stata dedicata una basilica.
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