Un articolo pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) riporta i risultati di uno studio genetico che offre nuove informazioni sulle origini degli unni. Un team multidisciplinare di ricercatori che è stato coordinato dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, in Germania, ha combinato analisi archeogenomiche con indagini più classiche in campo storico e archeologico. La conclusione è che gli unni non costituivano un gruppo etnico bensì un insieme di persone con origini euroasiatiche variegate. Tra gli unni, c'era un piccolo gruppo originario dell'impero Xiongnu, che a sua volta costituiva una sorta di federazione di diverse tribù nomadi delle steppe euroasiatiche.

Gli unni furono famigerati guerrieri nomadi che provenivano dall'Asia, probabilmente dalla Siberia. Il loro impero fu a un certo punto molto esteso ma di breve durata, e sotto il celebre capo Attila riuscirono a infliggere varie dure sconfitte anche all'Impero romano d'Occidente, che in quel periodo era in decadenza.

Anche per la loro natura nomade, l'origine degli unni è rimasta incerta e da tempo gli studiosi dibattono varie ipotesi. Già da lungo tempo una delle ipotesi discusse è di una parentela se non una discendenza diretta dagli Xiongnu. Purtroppo, anche di questa federazione di tribù asiatiche nomadi si sa poco; le poche fonti sono soprattutto cinesi e ciò rende difficile le ricerche archeologiche su di essi.

Sappiamo che gli Xiongnu crearono un grande impero nomade in Asia e in particolare nelle steppe mongole. A un certo punto, gli Xiongnu divennero talmente potenti da riuscire a minacciare anche l'impero cinese. Tuttavia, attorno all'anno 100 d.C. quest'impero si sfaldò. Le tracce dell'arrivo degli unni in Europa risalgono attorno al 370 d.C. e quindi a un periodo decisamente posteriore, lasciando quasi tre secoli da ricostruire per capire le possibili parentele tra questi popoli.

Questo nuovo studio ha incluso classiche indagini storiche e archeologiche ma ha anche sfruttato avanzate tecniche genetiche per cercare qualche altra informazione. Il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology è all'avanguardia nel campo della genomica, il ramo della biologia molecolare che di occupa di studi genetici usando strumenti informatici per elaborare e analizzare i dati genetici ottenuti.

I ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology hanno condotto vari studi anche su specie estinte ricavando DNA da ossa vecchie di centinaia di millenni. L'analisi del DNA di 370 persone che vissero tra il II secolo a.C. e il VI secolo d.C. in varie aree dell'Asia è comunque un lavoro notevole anche se il DNA è più facile da trovare e prelevare che da ossa di Neanderthal. Si tratta sempre di uno studio legato all'archeologia e per questo motivo si parla di archeogenomica riguardo all'applicazione di strumenti informatici per analizzare i risultati.

I risultati dell'analisi genetica sono stati molto interessanti e anche sorprendenti. L'ampio periodo in cui vissero gli individui di cui è stato esaminato il DNA ha offerto la possibilità di condurre vari confronti tra gli unni e varie popolazioni asiatiche. Solo una piccola minoranza degli unni ha mostrato parentele con individui che vissero nell'ultima fase dell'impero Xiongnu.

In sostanza, c'è effettivamente una connessione tra unni e Xiongnu ma solo in una minoranza degli unni, che hanno mostrato di avere origini variegate. Anche i reperti archeologici mostrano collegamenti con varie popolazioni asiatiche. Tutto ciò suggerisce che vi fu un complesso processo di migrazioni e interazioni tra tribù di etnie diverse che portarono alla formazione del popolo che conosciamo come unni e non una singola migrazione di massa da parte di un unico popolo. È una diversità che rispecchia quella già osservata in altri studi che riguardano le tribù che vivevano nelle steppe euroasiatiche.

L'impero costruito dagli unni grazie alle loro conquiste non durò molto ma ebbe una notevole influenza sulla storia dell'Europa intera e non solo. Tuttavia, si trattò di un'influenza notevole su vita e morte degli imperi dell'epoca ma dal punto di vista genetico fu limitata. Ciò proprio perché buona parte degli unni aveva origini europee, per cui aggiunsero poco da quel punto di vista alle popolazioni delle aree che occuparono.

Le cronache giunte dai tempi dell'invasione unna che interessò anche parte dell'Italia indicano che Attila aveva un aspetto con tratti asiatici. È possibile che facesse parte della minoranza di unni che aveva parentele con gli Xiongnu ma dopo la sua morte venne sepolto in un luogo segreto. La sua tomba non è mai stata trovata perciò è impossibile provare a fare un test del DNA sulle sue ossa per verificare tale ipotesi.

Tutto ciò offre nuove informazioni su un periodo complesso e turbolento della storia dell'Europa e di una parte dell'Asia. Mostra come parti di storia separate da secoli possano avere almeno in parte una continuità, in questo caso tra gli Xiongnu e gli unni. I progressi nelle tecniche di analisi genetica possono andare oltre i limiti dei reperti archeologici disponibili, che nei casi di tribù nomadi sono assai meno di quelli di civiltà stanziali.