Forse fu quella volta da bambina, quando accompagnai mia madre dall’anziana con lo scialle verdone che dal tinello di una casetta di campagna interpretava le carte da briscola e gesticolando vaticinava su salute, affetti e lavoro. Oppure quando, adolescente, vedevo alla televisione locale la maga accomodata sulla poltrona Willow Mackintosh rispondere alle telefonate in diretta mischiando e sovrapponendo in sequenza figure sul tavolo. Quasi sicuramente, quando alla maggiore età acquistai in una libreria esoterica il primo mazzo di Sibille coi segni zodiacali, avevo già la fascinazione innata per gli Arcani maggiori e minori e desideravo avvicinarmi a quella mantica col rispetto che si conviene a ogni divinazione.
Prodigioso fu l’incontro, nell’autunno del 2013, con una maestra tarologa: ella instillò profondamente in me, durante un ciclo di lezioni, la passione per i Sacri Tarocchi, risvegliando una sensibilità sempre stata, a suo dire, sensitività sopita, capace di muoversi nel mistero con facoltà di percezione.
Cominciai così con i Marsigliesi (il modello standard di carte generalmente accettato) e dagli Arcani Maggiori, che l’insegnante ingrandiva in fogli di mezzo metro per condurre a decifrare ogni minimo dettaglio grafico presente, fra segni, disegni e colori. "Questi archetipi" – diceva - "sono degli straordinari e segreti custodi in forma cifrata di un linguaggio e di una conoscenza vibrazionale che porta a una logica teorica e pratica".
Occorre tuttavia avvicinarsi a loro, ammoniva, con il giusto atteggiamento mentale e il genuino desiderio di indagare le dimensioni sottili. Non è un gioco da improvvisare a una festa o un intrattenimento leggero per curiosi, poiché se avvicinati in modo sciocco e superficiale forniscono risposte fuorvianti.
Il percorso della Coscienza
Nel consultare i Tarocchi, dobbiamo sempre definire con precisione quale sia la domanda da porre. Dal Bagatto al Matto, è tutto simbolicamente racchiuso in 21 tappe, con il 22 (o 0) fuori dallo schema, corrispondenti alle altrettante lettere dell’alfabeto ebraico e dunque alla gematria della Cabala.
Ho imparato quindi che non c’è nulla di magico in quei codici rappresentati da personaggi, ma di mistico sì. C’è davvero tutto lì dentro, e nulla è casualità. I Sacri Tarocchi sono essenzialmente principi ed energie, altrimenti detti anche Chiavi, Lame, Onori e Trionfi. E prima ancora che un oracolo, rappresentano il percorso evangelico. Non a caso un paio di libri sull’argomento si intitolano I Tarocchi, il Vangelo segreto di Carlo Bozzelli (Edizioni Mediterranee), I Vangeli per guarire di Alejandro Jodorowky (Feltrinelli).
Esiste e sussiste una struttura cifrata nell’iconografia dei Tarocchi, la cui conoscenza profonda delle 22 lettere ebraiche consente la decodificazione delle altrettante vibrazioni in quella che può definirsi una vera e propria trasmutazione alchemica. Il percorso prevede la divisione in 4 piani, come sosteneva il filosofo armeno Gurdjeff: corporale biologico, cognitivo intellettuale, emozionale e spirituale. Si parte dall’1, il Mago e si arriva al 21, il Mondo.
Energeticamente parlando siamo l’esito di uno spirito incarnato e perfettamente dotato e nasciamo per esprimere sul piano terreno la nostra essenza divina attraverso i talenti. Abbiamo una dimensione materica e animica: quel Sé che proprio i Tarot permettono di scandagliare in profondità, tant’è che lo psichiatra e psicoanalista Carl Gustav Jung utilizzava un mazzo di Tarocchi durante le sessioni con i suoi pazienti accompagnandoli, attraverso l’esplorazione degli archetipi, a un viaggio responsabile ed evolutivo.
Matematica applicata all’Assoluto
Negli anni più recenti ho approfondito la conoscenza di questa matrice ermetica con una antroposofa esperta di Tarocchi da più di trent’anni, partecipando a un laboratorio sul linguaggio dei simboli secondo l’iniziazione egiziana e cabalistica. Anche quest’ultimo è stato un viaggio affascinante nel territorio dei significati, analogamente muovendo dalle lettere dell’alfabeto ebraico associate a ogni immagine dei 22 Arcani Maggiori, in questo caso del conoscitore svizzero Oswald Wirth, che li considerava un libro muto eppure potenzialmente in grado di rispondere a tutte le domande.
Del resto i Tarocchi, come sostenne in seguito anche Cristobal, il figlio di Alejandro Jodorowsky, "sono qualcosa di potente: hanno il dono di aiutare l’altro a trovare il proprio destino, ad ascoltare la propria voce perché parlano dentro ciascuno di noi".
Per quello che ho potuto sperimentare e constatare direttamente anch’io, e verifico e osservo ogni giorno, i Sacri Tarocchi sono un sistema strutturato di immagini magiche, una scrittura sacra e rivelata, suffragata da una serie di dimostrazioni logiche e coerenti. Sono una fonte saggia e gentile, ispiratrice di incoraggiamento e discernimento, che merita rispetto. Per usare le parole di Wirth:
Sono un’autentica macchina filosofica che impedisce allo spirito di smarrirsi, pur lasciandogli l’iniziativa e la libertà; è matematica applicata all’assoluto, è l’alleanza del positivo ideale, è una lotteria di pensieri tutti rigorosamente esatti come i numeri. È forse, infine, quanto il genio umano abbia mai concepito di più semplice e insieme di più grande.