Oxalà, secondo alcune tradizioni afro-americane (Candomblè e Santeria, Umbanda), è il padre degli Dei1, ma allo stesso tempo è colui che si occupa della testa degli uomini. Crea l’armonia e la pace dei pensieri, infonde serenità e rappresenta inoltre l’amore e la pace universale. Lui è il Signore della vita, fecondatore del Creato e capo delle Sette Linee, che da lui hanno origine, Oxalà è androgino (maschio e femmina), Padre e Madre dell’uomo e di tutte le creature. Con Ifà era presente alla costruzione della testa dell’uomo, perciò è il “testimone” e conosce il destino di ogni uomo sulla terra. Dispensatore di luce, il Signore del bianco assoluto, rappresenta la speranza, la pace, la serenità e l’amore2. Lui è inoltre il Signore delle sette Linee dell’Umbanda.
Oxalà, è considerato il più importante degli Orishà, il primo ad essere stato generato da Olodumaré, che lo incaricò di creare il mondo. Egli è il Padre della vita e della fecondazione, il primo ad essere stato emanato dalla Fonte. Oxalà è considerato il Signore delle Teste, dove per gli Yoruba risiede l’essenza di un individuo, ciò che ognuno è realmente e ciò che diventerà in vita. Secondo la tradizione africana, fu Costui a dotare gli uomini della testa, del pensiero e del loro essere viventi.
Oxalà sta sopra tutti gli altri Orishas e simboleggia la luce bianca in cui sono presenti tutti gli altri colori (e Orishas). Inoltre, Egli rappresenta il Cielo che, unendosi con la Terra (la sorella Oduduà) in un amplesso cosmico d’amore, dà origine alla vita. In Brasile, Oxalà ha due manifestazioni fondamentali, che sono Oxaguiàn e Oxalufà, ossia Oxalà giovane e Oxalà anziano: il primo è un guerriero coraggioso e di valore, che combatte per la giustizia e per la Luce; il secondo può essere considerato un anziano e venerabile padre del Mondo, che incarna la saggezza e la bontà dell’Onnipotente.
Gli Yoruba credono che, quando fu creato il mondo, gli uomini non sapevano né vedere, né parlare, né sentire, nonostante possedessero tutti gli organi di senso. Fu grazie ad Oxalà che essi furono in grado di prendere coscienza delle proprie possibilità, imparando ad utilizzare le proprie qualità e attributi. Si ritiene perciò che Oxalà insegnò all’uomo a camminare eretto, segnando quel passaggio evolutivo che fece distinguere l’uomo dalle altre creature viventi. L’etica di questo Orishà è quella del rispetto e della comprensione che si manifestano in un amore incondizionato e privo di giudizio e preconcetti.
Il colore di Oxalà è il bianco e, nel sincretismo, è divenuto Nostro Signore Gesù Cristo. I suoi devoti si vestono di bianco, con Guias bianche e braccialetti d’avorio. Egli è il reggente positivo della Linea della Fede, quella che sostiene la dimensione umana sotto forma di religiosità in ogni sua espressione. Svolge un’azione di protezione dei templi e delle linee spirituali senza alcuna distinzione, poiché ogni Linea è importante nel cammino dell’incarnazione delle anime. Oxalà si occupa della relazione di ciascun individuo con la sfera del Sacro e del modo in cui ognuno svolge la propria ricerca spirituale3.
Oxalà è particolarmente efficace nello spezzare maledizioni, fatture e ogni genere di negatività. Ci aiuta a ritrovare il nostro “vero io” soprattutto dopo lavori di magia nera, che hanno minato la stabilità emotiva, mentale ed energetica dell’individuo. Ha un effetto calmante nella mente di persone particolarmente iraconde e ci aiuta a ritrovare il nostro equilibrio, mentale, fisico ed energetico. Ha un effetto terapeutico in ogni parte della testa donando sollievo e indirizzandoci verso la soluzione delle nostre problematiche.
Obatalà
Obatalà è la vibrazione di Oxalà nella Santeria. Rappresenta la manifestazione più elevata e spirituale di Oxalà. Secondo la mitologia yoruba egli fu presente alla creazione della testa dell’uomo donandogli l’intelletto, la facoltà di discernere e quella di evolvere. Secondo i miti, appena creato l’uomo, nonostante possedesse la bocca, gli occhi e le orecchie, non sapeva né parlare, né vedere, né sentire. Strisciava sulla terra, privo di ossa e fu grazie ad Obatalà, al suo amore e al suo sacrificio, che l’essere umano prese coscienza di Sè e delle sue possibilità, imparando poi nel tempo, a sfruttarle. Il Signore del Bianco insegnò all’uomo a camminare eretto4.
Governa tutti i pensieri e le idee; saggio, predice il futuro con soave mormorio, le sue mani danno amore a ciò che toccano. Possiede 32 incarnazioni, 16 maschili e 16 femminili, alcune delle quali guerriere: quando è Osanquiriyàn e si innervosisce, butta il bastone e prende il machete perché diventa indolente.
I suoi figli
I figli di Oxalà sono persone calme e degne di fiducia, rispettabili e riservate, con una grande forza di volontà e non facilmente influenzabili. Queste persone sanno accettare senza reclamare anche un risultato non favorevole5.
Nella vita hanno la possibilità ottenere molto sul piano terreno e in generale sono delle persone fortunate. Generalmente possiedono una buona salute e sono generosi, orgogliosi e indipendenti, perseveranti, ma un po’ ingenui6.
Con i loro modi conquistano facilmente le simpatie e il successo nel loro ambiente sociale. Nei confronti della politica e della religione hanno una posizione di distacco, non pensano mai male del prossimo e soffrono per gli inganni subiti, inoltre si adattano alle professioni che gli permettono di esteriorizzare l’intelligenza e il buon carattere7.
I figli di Oxalà in generale sono portati per le arti, per la spiritualità e il misticismo, amano l'introspezione e sono saggi e pacifici. Sanno realizzare i loro obiettivi con calma e determinazione, a volte con testardaggine (loro principale difetto).
Sono ambiziosi, intelligenti, portati per lo studio e amanti della conoscenza. Devono fare i conti con la sfiducia e la pigrizia, con l'invidia e la competizione, con la superbia e l'alterigia, con la paura del mondo e la tentazione di fare gli eremiti sulla cima delle montagne. Sono diffidenti e riservati, difficilmente si espongono in prima persona, temono le responsabilità e ogni tipo di conflitto. I figli di Oxalufà sono saggi e calmi, a volte lenti e indecisi, hanno imparato a pensare molto prima di agire.
Il simbolo di questa vibrazione è la lumaca, segno di lentezza, ma anche di autonomia. Sanno fare molte cose, la loro forza sono l'esperienza, la pazienza, la costanza e la comprensione: l'Orixà delle teste, delle menti e del pensiero conferisce loro un'ampia visione della realtà, grande obiettività e capacità di comprendere sia i differenti punti di vista soggettivi che gli eventi nell'ottica del disegno divino. Oxalufà è la vecchiaia, è la tentazione di vivere di ricordi e di rimpianti, è l'attesa della morte, è l'inazione, l'indugiare su una sedia a dondolo.
Note
1 Oxalà è il padre degli Orixas, ma non è come nel cristianesimo, il dio creatore.
2 AA.VV., Atabaques. Il Tamburo degli Dei, Edizioni il Crogiuolo, Milano 1998, p. 10.
3 Madre D’Acqua, Oxalà.
4 AA.VV., Atabaques. Il Tamburo degli Dei, Edizioni il Crogiuolo, Milano 1998, p. 10.
5 Santana A., Candomblè afro-brasiliano, Hermes Edizioni, Roma 1998, p. 55.
6 Idem, p. 56.
7 Ibiden.
Bibliografia
AA.VV., Atabaques. Il Tamburo degli Dei, Edizioni il Crogiuolo, Milano 1998.
Santana A., Candomblè afro-brasiliano, Hermes Edizioni, Roma 1998.
Cecchini R. - Rose A., Guarire con gli antichi Dei vol II, Amazon, Torino 2024.