Gabriele D’Annunzio nel Palazzo dei Medici di Ottaviano è un volume, splendidamente documentato ed edito da Marcus Edizioni, in cui si ripercorre la storia del soggiorno a Ottaviano (Napoli), nel Palazzo dei Medici, del poeta Gabriele d’Annunzio e della sua amante Maria Gravina Anguissola, attraverso materiale inedito e d’archivio di cui discorriamo con l’autore Raffaele Urraro.
Partirei col chiederle com’è nata la curiosità di approfondire il periodo trascorso dal Poeta in loco.
Io abito a San Giuseppe Vesuviano, paese confinante con Ottaviano dove ho frequentato il Liceo Classico «Diaz». Sapevo da tempo che il D’Annunzio aveva trascorso un periodo a Ottaviano, ma non mi ero mai preoccupato di saperne di più. Una sera presentai un mio libro al Casino d’Unione «Scudieri» di Ottaviano. Alla fine della serata il Presidente mi offrì in dono una copia di un libro del compianto prof. Francesco D’Ascoli, Breve storia del Casino d’Unione, contenente una lettera che il D’Annunzio inviò, durante il suo soggiorno a Ottaviano, al Presidente del circolo per ringraziarlo per l’invito a visitarlo.
Quella lettera, che è conservata gelosamente al Circolo, mi costrinse a pensare al D’Annunzio e fortissimo fu allora il desiderio di saperne di più sulla sua permanenza nel Palazzo dei Medici, l’antica nobile famiglia, a Ottaviano. Mi misi subito al lavoro cercando tutto il materiale possibile e disponibile, perché trovai oltremodo interessante conoscere e far conoscere le ragioni e le modalità della permanenza del Vate a Ottaviano. Non capita tutti i giorni di avere ospite nella propria città, o in una città vicina, un poeta di fama europea se non mondiale.
Ma mi dedicai a questo lavoro anche per una sorta di omaggio a Ottaviano perché il locale Liceo Diaz fu per me come una grande fucina di preparazione alla professione e alla vita.
Il risultato è il libro Gabriele D’Annunzio nel Palazzo dei Medici di Ottaviano, lavoro che mi costrinse a smettere per un periodo di occuparmi di Giacomo Leopardi che rappresenta la centralità dei miei studi e dei miei interessi culturali da circa un trentennio.
Quali sono le peculiarità del periodo ottavianese, se visto alla luce del biennio napoletano di Gabriele?
D’Annunzio passò a Ottaviano due mesi tra i più drammatici della sua vita. Fuggito da Napoli insieme alla Gravina fu ospitato da Emma Gallone per due mesi circa nel Castello de’ Medici. Fu un periodo estremamente difficile perché il Vate dovette affrontare molte difficoltà : la Gravina, con la quale era fuggito da Napoli per evitare le gravi conseguenze della querela per adulterio presentata dal marito di lei, era al sesto mese di gravidanza ; i due amanti dovettero affrontare incredibili problemi di carattere economico tanto che il poeta doveva chiedere aiuti e prestiti ai suoi amici, soprattutto al Masciantonio, per tirare avanti.
Il Castello, situato in una zona solitaria, era lontano dal centro della cittadina di Ottaviano il che acuiva le difficoltà della permanenza, tanto che a volte addirittura significava assenza assoluta di cibi; il freddo nelle stanze del Castello era insopportabile. Era questo quel periodo che il D’Annunzio definì di «splendida miseria». Come si può leggere a pag. 58: «Parlare di periodo di tristezza, di amarezze, di scoramento forse non rende neanche a pieno la sostanziale miseria e le enormi difficoltà di questo periodo».
Nel suo libro, lei affronta – giocoforza – due amori importanti nella vita del D’Annunzio: Barbara Leoni e Maria Gravina, oltre a riproporre i vivaci carteggi con il traduttore Hérelle e l’amico Masciantonio. Quali momenti/aneddoti l’hanno maggiormente colpita riordinando queste missive?
Parlando di Barbara Leoni, mi ha colpito moltissimo la lettera che D’Annunzio inviò da Ottaviano alla sua antica amante: la «amava» a intervalli, a lei si rivolgeva nei momenti delicati della sua vita, a lei confessava tutti i suoi disagi, e poi la tradiva. Nella lettera di cui parlo, quella del 3 novembre 1892, dopo averle confessato tutti i gravissimi problemi che doveva affrontare a Ottaviano, le confessa candidamente: «Perdonami, cara Anima. Tu vedi che io sono un disgraziato». E intanto continuava a stare con la sua amante.
Per quanto riguarda Maria Gravina, mi ha colpito molto il fatto che si gettò in un’avventura spericolata: sorpresa dal marito col D’Annunzio, minacciata, denunciata, non ebbe assolutamente dubbi sulla sua relazione col vate: scappò con lui a Ottaviano portando con sé i suoi figli, venendo così a trovarsi in una condizione disperata.
L’editore francese, Georges Hérelle, ebbe con D’Annunzio una fitta e duratura corrispondenza. Mi piace ricordare la lettera del 10 ottobre 1892 con la quale un D’Annunzio molto preoccupato per il destino della sua opera si lamentava dello «scempio» cui era stato sottoposto il suo romanzo L’innocente dal «Temps» che lo stava pubblicando a puntate: «Mio caro amico, avete veduto lo scempio che il Temps fa del mio povero romanzo? Hanno tagliato due capitoli interi! E, certo, quei due capitoli non sono dei più audaci. Che faranno allora per il resto? Ridurranno la mia prosa ai minimi termini».
Pasquale Masciantonio è noto per la sua grande disponibilità verso D’Annunzio: parlo della disponibilità economica. La corrispondenza tra i due è di estremo interesse per tanti e tanti particolari che veniamo a conoscere della vita, a volte davvero miserabile, del poeta. Posso solo citarne alcune brevissime, veri e propri disperati telegrammi. Il 30 dicembre 1891 scrive al «caro Pascal», come chiamava il Masciantonio: «Se vuoi salvare Ariel da orribile intrico manda telegraficamente oggi o domattina presto centocinquanta lire che saranno restituite due gennaio. Ariel agitatissimo conta su di te»; altro telegramma del 6 novembre 1892: «Ariel miseria completa. Mandagli quel che puoi. Anche pochissimo per telegrafo»; l’ultima lettera al Masciantonio da Ottaviano: «In questi giorni sono stato tra mille fastidii e mille preoccupazioni. Questo immenso castello feudale è una ghiacciaia […]. E la mia povera compagna (la Gravina) ne soffre e anch’io ne soffro e non posso lavorare come vorrei e dovrei».
La sua bibliografia è molto vasta. Posso, quindi, chiederle se sta lavorando a futuri progetti letterari?
Certo. Tra qualche mese uscirà una mia raccolta di poesie (Al di là delle tenebre il buio – Pensieri e parole al tempo del Covid) e sono impegnatissimo in un’altra ricerca leopardiana sui seguenti temi: il teatro, la musica, la musica e la poesia, una ricerca molto faticosa ma affascinante.