Quest’anno cadono due importanti anniversari di un triste conflitto conosciuto nel mondo occidentale come la guerra del Vietnam. Scoppiata nel novembre del 1955, si concluse il 30 aprile 1975, cinquant’anni fa.

Guerra di resistenza contro gli Stati Uniti per i vietnamiti, il conflitto si inseriva in quella che viene ricordata come la guerra fredda. Combattuta prevalentemente tra il Vietnam del Sud, dove si era costituito un governo filo statunitense, e le forze della Repubblica del Vietnam del Nord costituitasi a seguito della Conferenza di Ginevra del 1954 (anno in cui la Francia, che tentava di riprendersi i propri possedimenti coloniali dopo la fine del secondo conflitto mondiale, era stata sconfitta dalle forze vietnamite), nasce come guerriglia contraria al governo del Sud che aveva l’appoggio statunitense anche militarmente.

Con la tecnica dell’escalation, l’impegno militare americano nell’area divenne sempre più massiccio. Le forze contrarie al governo del Vietnam del Sud, sostenute dal Vietnam del Nord, erano appoggiate da filo comunisti, detti vietcong dai loro nemici; l’impiego di militari del Nord divenne sempre più massiccio nel Vietnam del Sud, tanto che i combattimenti divennero più pressanti e disastrosi, in modo particolare quando iniziò la campagna di Ho Chi Minh (colui che si era opposto strenuamente alla Francia), che riceveva armi dalla Cina e dall’Unione Sovietica. L’espandersi del conflitto coinvolse anche il Laos e la Cambogia.

Con la presidenza di John Fitzgerald Kennedy venne organizzata una seconda Conferenza di Ginevra nel 1962, durante la quale si decise il potenziamento della presenza statunitense nell’area. Cominciarono quindi i sorvoli in elicottero per la diffusione di sostanze chimiche come il defoliante per ridurre la giungla, e potere così colpire più facilmente quella che era diventata una sempre più organizzata guerriglia di vietcong, cercando di disturbarne i rifornimenti.

Il Vietnam era diventata la zona in cui dimostrare la potenza americana nei confronti dei nemici politici, soprattutto dopo lo smacco subito da Cuba. Certamente riuscire a trasformare il Vietnam del Sud in un florido Stato democratico poteva servire per dimostrare la superiorità occidentale rispetto a quella sovietica, ma intanto la sempre maggiore influenza dei funzionari e la strenua resistenza dei vietcong, rispetto al dispotismo dimostrato dal governo sud vietnamita, faceva pensare di sacrificarlo alle necessità politico-militari.

Quando Kennedy venne assassinato, il suo successore Lyndon Johnson confermò l’appoggio al Vietnam del Sud, anche se non era chiaro l’esito che si sarebbe avuto sul campo. L’impegno americano aumentò, soprattutto dopo l’incidente nel Golfo del Tonchino, e gli scontri proseguirono.

La situazione cominciò a precipitare nel 1965, dopo una serie di attacchi riusciti dei vietcong contro le basi statunitensi, e questo diede il pretesto per bombardare il Vietnam del Nord. Nel marzo 1965 cominciarono gli sbarchi di marine che andarono via via aumentando nei mesi a seguire. L’anno successivo iniziò il programma Search and destroy, per la distruzione degli avamposti nemici sul campo, un programma ambizioso che si rivelò parzialmente improponibile in un territorio molto ben noto ai vietcong, e comunque alla guerriglia locale.

Tra successi, ottimismi e molte difficoltà, cominciarono le perplessità negli Stati Uniti. Fino all’attacco nord vietnamita e vietcong del gennaio 1968 che sconvolse la popolazione civile e i soldati americani. Quell’attacco comportò un cambiamento di opinione sulla guerra, perché quello che si credeva un nemico parzialmente sconfitto si era dimostrato non solo capace, ma tenace e fortemente convinto di continuare la lotta. Gli scontri continuarono e alla fine del 1968 era chiaro che si doveva rinunciare alla vittoria militare statunitense.

Intanto prendeva sempre più piede la renitenza alla leva, la lotta contro la guerra soprattutto nei campus americani; l’opinione pubblica cominciava a volere la fine di un conflitto di cui non capiva più la necessità. Nel 1968 divenne presidente U.S.A. Richard Nixon che prese in considerazione di concludere la guerra, soprattutto quando il programma militare concordato venne smentito sul campo, mentre le proteste interne aumentavano sempre più.

Il segretario Kissinger intraprese i primi colloqui segreti con i nord vietnamiti per cercare una soluzione condivisa, mentre a Washington nell’ottobre e novembre 1969 le proteste diventavano sempre più forti, fino al culmine nel maggio 1970 alla Kent State University.

Certamente la presenza statunitense aveva ottenuto dei risultati, sia nel Vietnam del Sud che in quello del Nord, ma la situazione si rivelava sempre più esplosiva.

Nel 1972 sembrava di essere sul punto di una pace, continuando i combattimenti ma anche le trattative, ma non se ne fece niente fino agli accordi di Parigi del 1973. Tuttavia, per la pace vera, si dovette aspettare sino al 30 aprile 1975, quando la capitale del Sud, Saigon, cadde nelle mani dei nord vietnamiti che vennero meno agli accordi di Parigi invadendo il Paese. Il Vietnam del Sud venne annesso al Nord nel luglio 1976; Saigon venne ribattezzata Ho Chi Minh.