In Italia, il medioevo ha imperato con tutta la sua storia di conquiste e riscosse di territori, movimenti di eserciti invasori e guerre e guerricciole all’ordine del giorno. In Italia e specialmente in Toscana, le diversità di intenti e di posizioni politiche ed economiche erano il sale che dava il sapore alla vita e la molla che spingeva gli uomini ad ingegnarsi politicamente e militarmente e ciò era talmente radicato nell’essenza dei toscani che non solo le rivalità erano fra città della stessa zona geografica, ma anche all’interno delle città stesse con gli agguati e le imboscate fra famiglie rivali, piuttosto che fra Guelfi e Ghibellini che erano presenti pressoché in ogni centro abitato di un certo rilievo.

La sublimazione di queste lotte intestine, per quanto avvenuta spesso non in modo consapevole, portò alla creazione dei palii cittadini dove lo scontro si sviluppò fra quartieri diversi a volte addirittura nemici come il famoso Palio di Siena, piuttosto che la Giostra del Saracino di Arezzo o il Calcio in costume fiorentino ma anche la Giostra dell’antenna di Livorno che avviene sul mare; venne mantenuta l’essenza della lotta, dello scontro, della rivalità ma si cercò di cancellare l’affondo mortifero delle lame e l’uso della violenza in genere.

Non ultimo e sicuramente assai originale è il gioco del Ponte di Pisa.

Molto probabilmente il genitore del gioco fu il Mazzascudo che era una sorta di allenamento per le compagnie della guardia cittadina, si svolgeva in quella che adesso è Piazza dei Cavalieri (al tempo Piazza delle Sette Vie) ed era uno scontro di mischia fra due squadre rivali dotate del mazzascudo, che era una sorta di mazza e di scudo appunto, uniti in una sola arma bianca.

Questo avveniva nel pieno dell’epoca di Pisa come Repubblica Marinara ossia a cavallo fra l’XI ed il XII secolo. Nei secoli successivi lo scontro in piazza venne spostato sul ponte centrale della città che oggi è il Ponte di Mezzo.

Il combattimento aveva perso la connotazione di esercitazione militare ed era divenuto un vero e proprio scontro guerresco fatto però per gioco. La prima volta che esso si disputò ossia nel 1568 fu la cosiddetta battaglia dei sassi che si svolse proprio lanciandosi contro le pietre. Negli anni il gioco è progressivamente mutato e ha avuto periodi anche piuttosto lunghi di interruzione.

Dal 1982 tuttavia la città ha ritrovato la forza di riorganizzarlo e lo ha reso la punta di diamante degli eventi che hanno luogo durante il giugno pisano. L’ultimo sabato di giugno Pisa si anima al suono dei tamburi che annunciano il passaggio dei corpi armati e l’appressarsi degli scontri sul Ponte di Mezzo.

Verso la metà del pomeriggio estivo di fine giugno i Lungarni si popolano di cavalieri, guardie al campo con e senza corazza, celatini, dignitari a cavallo, tamburini, trombettieri e sbandieratori tutti in abiti di foggia rinascimentale con tanto di armature, spade, picche e celate. Pisa è divisa in due dall’Arno che sfocia poi in mare circa 20 chilometri più ad ovest e le due parti della città sono chiamate Mezzogiorno e Tramontana dai venti che spirano da sud e da nord. Ebbene, Mezzogiorno e Tramontana sono anche le due Parti che si sfidano per vincere il Palio del Gioco del Ponte.

Prima degli scontri, oltre 700 persone e più di 40 cavalli sfilano sui quattro Lungarni che sono subito a ridosso del Ponte di Mezzo: le due Parti non si incontrano mai, dato che ogni troncone sfila specularmente all’altro e il corteggio termina quando tutti gli uomini delle due fazioni sono rientrati ai rispettivi quartier generali (Piazza XX Settembre per la Nobile Parte di Mezzogiorno e Piazza Garibaldi per la Nobile Parte di Tramontana).

Le due piazze si affacciano entrambe sul Ponte di Mezzo che è il teatro dei veri e propri scontri del gioco, come si usa dire in vernacolo pisano. Nel centro del Ponte di Mezzo viene montato un pesantissimo parallelepipedo che sormonta due rotaie che terminano con due bandiere, una per ogni lato del Ponte.

Il parallelepipedo ‒ detto Mazinga ‒ è un carrello che scivola sulle rotaie spinto in direzioni opposte dalla forza di 40 spalle appartenenti ai 40 combattenti divisi in due squadre avversarie; in soldoni un tiro alla fune al contrario, dove invece di tirare per vincere si spinge.

Ogni Parte è composta territorialmente da sei Magistrature che ricomprendono grosso modo i quartieri della città ma anche zone fuori dai confini strettamente cittadini.

San Marco, Sant’Antonio, Leoni, Delfini, Dragoni e San Martino a Mezzogiorno.

San Michele, Santa Maria, Mattaccini, Calci, Satiri e San Francesco a Tramontana.

Le Magistrature si affrontano con scontri a uno a uno sul Ponte di Mezzo e il Palio del Gioco va alla Parte che ottiene più vittorie, se alla fine dei sei scontri si è in parità avviene un ulteriore scontro detto “alla nazionali” con i migliori combattenti delle due parti.