Venerdì 4 maggio
Cielo coperto, con aria calda e umida da sembrare mista a pioggia. Prepariamo gli zaini perché se ci fanno il biglietto partiamo alle 12. Giunti all’Air France non vogliono farci andare alle Mauritius senza prima aver acquistato il biglietto dalle Mauritius all’Italia via Parigi al costo di 5736 rupie. Spiegano che, una volta giunti alle Mauritius, se troviamo una soluzione alternativa, l’Air France ci rimborsa il biglietto.
Se anche fosse, dopo ci troveremmo però con un milione di rupie che nessuno vuole e non i 400 dollari a testa versati. Prima di dare una risposta, andiamo a chiedere all’agenzia della British Airways, dove tutto fila liscio senza problemi: partiamo lunedì. Non solo, il biglietto di Valentina, qui alla British, costa meno della metà: 171 rupie, anziché 379. Torniamo all’Air France, da questo gruppo di impiegati incompetenti, compreso il manager, per disdire il volo con loro. Partenza rinviata a lunedì, torniamo in albergo a rimettere in ordine lo zaino.
In pieno centro di Victoria, alla rotatoria del Clock Town, la replica della torre dell’orologio di Londra, assistiamo alla parata militare più buffa e simpatica del mondo, composta da un’accozzaglia disordinata di anziani, bambini, donne obese, tutti armati e in uniformi diverse, scomposti ma seriamente coinvolti nello spirito della parata, tanto da risultare piacevolmente ridicoli. La stessa folla creola, ai lati della strada, si diverte a canzonarli e a deriderli senza alcun rispetto, ma loro restano impassibili. Svolgono poi delle manovre per un’ipotetica guerriglia urbana in mezzo alla gente.
Sembra uno spassoso film comico durato tutto il pomeriggio, peccato che non abbia con me la macchina fotografica! I seicellesi sono, in gran parte, tendenzialmente timidi, tranquilli e rispettosi, non c’entrano nulla con le rigide regole militari e la guerra. Se questo è l’esercito a difesa del paese, comprendo ora come ad alcuni ex mercenari sia venuto in mente di organizzare un colpo di stato.
Sabato 5 maggio
Aldo ed io siamo partiti da Modena lo scorso 5 gennaio e oggi è il quarto mese di viaggio, mentre Valentina è alle Seychelles dal 24 febbraio. Come sarà il proseguo del percorso con una giovane donna? La dinamica del viaggio si modifica anche se, per la verità, siamo tutti e tre in sintonia sul senso del viaggio e molto affiatati. Si aprono delle incognite? Vedremo.
Nel frattempo, andiamo a fare colazione nella caffetteria de Il Pirata, che comprende hotel, ristorante e gelateria di proprietà del console onorario italiano Corrias, un tipetto dinamico che tutti credono azionista della Somali Airlines. La sua barca è La Curiouse, ma non gode di troppe simpatie da parte dei velisti. Il Pirata riflette appieno l’aspetto curato del suo proprietario.
Seduti con Aline, la svizzera tour operator, apprendiamo che non solo in Malawi, ma anche a Reunion, e forse pure alle Mauritius, c’è una rappresentanza diplomatica del Sudafrica dove chiedere il visto: “Le Mauritius sono più convenienti ma meno piacevoli delle Seychelles, mentre Réunion è bella e piena di belle creole”. Dice inoltre che a Lusaka, nello Zambia, sono alla bancarotta e col dollaro al mercato nero si può ottenere tre volte tanto, ma sconsiglia comunque di andarci: “Al momento c’è il coprifuoco ed anche durante il giorno bisogna fare molta attenzione perché sono in tanti i tipi violenti che odiano i bianchi”.
L’amico australiano di Aline, seduto al tavolo accanto, è appena tornato dalla Rhodesia e si sente chiamato in causa: “In Rhodesia il convoglio militare scorta le auto solo nel tratto da Beitbridge, al confine col Sudafrica, a Bulawaio. Mentre le cascate Victoria sono ancora sicure”. Si abbandona poi ad una recita inattesa: “I wish to kill all the communist!”. E, con particolare ardore, aggiunge: “In Mozambico hanno mandato via i russi e il governo sta richiamando i sudafricani, gli inglesi e i portoghesi perché dei comunisti non c’è da fidarsi … i neri non sanno fare un cazzo e tutto va a puttane. Anzi, il governo del Mozambico si raccomanda con il possibile futuro presidente della Rhodesia, Mobutu, di non fare lo stesso errore e di tenere i bianchi, in caso di una vittoria sul terreno di guerra”.
Aline vive qui da tempo, è molto spontanea ed è amica di tutti quelli che Valentina ci ha fatto conoscere. Lentamente, Aline ci dà un quadro completo degli intrecci del gruppo di persone che dominano la scena a Mahé in questo periodo. Ne emerge una selezione di giovani capaci, intraprendenti e privilegiati. Salutiamo Aline e al suo posto arrivano Francis e Marina, che hanno un visibile debole per Valentina. Man mano che ci ambientiamo, si avverte nell’aria una grande voglia di vivere al meglio e al massimo. Anche la coppia di sposi adorano i pettegolezzi sugli intrecci amorosi, sembrano essere gli argomenti che dominano la scena.
Ad ora di pranzo, andiamo a farci una pizza al Continental da Arturo, il fervente testimone di Geova che al momento sta facendo proseliti nel suo ufficio, il quale ci prega di attenderlo. Nell’attesa, iniziamo a conversare con Gennaro, il pizzaiolo siciliano, che lamenta un calo del turismo, a causa del colpo di stato dell’anno prima e dell’aumento dei furti alle Seychelles: “Sono già entrati cinque volte di notte nel ristorante per rubare, negli ultimi anni è cambiato qualcosa. Prima si lasciava la porta di casa aperta, ora no”. Ma si limitano solo a furti, furtarelli. Anche dentro le auto, ma non le auto perché non saprebbero dove andare: “Col turismo, anche i locali hanno iniziato ad assaporare il valore del denaro e questo è il risultato”.
Gennaro paga di affitto 2000 rupie al mese ma è qui da 4 anni, altrimenti sarebbero state 3000, mentre un nativo ne pagherebbe solo 500. Gennaro ce l’ha con Arturo e i testimoni di Geova, contrario al fatto che “non si può dare il sangue neppure ad un figlio che ne ha bisogno”. Dice, inoltre, che due cameriere si erano lasciate convincere dal “sacerdote” Arturo ma poi si sono defilate, scocciate, perché a loro piace la vita allegra.
Arriva Arturo, racconta del suo desiderio di voler andare alle Comore dal Madagascar, ma spiega che per motivi politici adesso occorre prima volare dal Madagascar a Réunion e da lì a Moronì, capitale delle Comore. Un giro enorme. L’unico suo cruccio, quando viaggia nel continente africano, è quello di mettere a rischio la salute: “Anche alle Seychelles, come in tutta l’Africa, ci sono malattie strane, ma i medici non lo dicono per non spaventare i turisti. Qui non c’è la malaria ma c’è la febbre dengue, una malattia infettiva tropicale che può essere letale, anch’essa trasmessa da una zanzara”.
È arrivato per me il momento di esporre anche ad Arturo il mio progetto lavorativo con il tele-computer, giusto per avere un suo parere. Dice che mi ci vorrebbe un socio locale e suggerisce un suo amico sacerdote gesuita: “Persona non materialista o arrivista e falsa come tanti che mi potrebbero fare dei brutti scherzi”. In pratica sarebbe una società fasulla, gli do un “baksis” al mese e loro sono contenti. Qualche mese fa, racconta, è venuto anche un fotografo torinese per cercare di ingranare ma è ripartito deluso. Quando gli ho parlato dell’aiuto offerto da Murrey si è messo le mani in testa: “Per l’amor di Dio, lascia perdere”.
E Murrey disse la stessa frase per il console Corrias. Anche Arturo ha molte amicizie, ma mi consiglia di andare prima a parlare col segretario del Ministro delle Finanze e sentire cosa dice ... “Qui alle Seychelles è un merdaio”. È per me curioso sentire che ognuno dice l’esatto contrario dell’altro. D'altronde è la normale fase transitoria: si colgono più opinioni a confronto e alla fine si spera di capirci qualcosa.
Dopo il solito giro dell’isola tra spiagge, hotel, monti freschi con sorgenti e pioggia che viene e va, ci fermiamo a fare il bagno di fronte alla Flamenco Guesthouse, accanto alla casa di Franco e Pinuccia, i saggi della situazione. Il loro spassionato parere è di non accettare la proposta di Arturo, non hanno tanta fiducia nei prestanome: “C’è il rischio che col tempo le cose cambiano e pretendano tutto, come hanno già fatto con il ristorante La Scala che hanno dovuto sborsare 20 milioni al prestanome locale”.
Secondo loro l’unica soluzione è prendere appuntamento col Presidente della Repubblica, magari tramite Corrias, o telefonare al segretario e dire che ho bisogno di parlare col Presidente per un importante proposta di lavoro. Poi fare tutto da solo, senza l’ausilio di altri. L’ufficio del Presidente è allo State House, di fronte alla torre dell’orologio Big Ben. Mi spiegano come, secondo loro, dovrei gestire la cosa: “Al primo colloquio, sottolinea che il tele-computer può stampare il ritratto del Presidente su bandiere, drappi, maglie e dovunque da distribuire negli hotel e nelle boutique. Fai presente che il tele-computer è una cosa nuova, una strumentazione ed apparecchiatura sofisticata, complicata … così non propone un socio locale poiché qui nessuno sa usare il computer. Anzi, devi dire che farai un corso per istruire gli operai”.
Purtroppo, si rammaricano, essendo che ultimamente le cose sono un po' cambiate, in peggio: “A causa di alcuni truffatori francesi è arrivata l’Interpol alle Seychelles e adesso per lavorare occorre il certificato penale e l’equivalente di 1 milione di lire italiane da versare in banca a Victoria come garanzia contro le truffe”. Dice di farmi rilasciare una carta scritta dal Presidente oppure che telefoni lui a chi di dovere per seguire la cosa.
Alle 16, sono da Corrias al consolato, oggi è sabato ma lui è in ufficio ugualmente. Sono qui a nome del suo collega Fernando Antivalle, direttore della Somali Airlines di Roma. Corrias telefona subito in un paio d’uffici e infine alla segretaria Mrs Gemmell, che ha l’ufficio a Radio Seychelles, poiché il Ministro James Michel oggi è fuori e il Presidente France-Albert René è all’estero fino al giorno 9. La segretaria prende le mie carte da mostrare al ministro Michel domani. Per legge, specifica, in massimo 21 giorni arriva la risposta a Corrias.
A fine giornata, con Valentina ed Aldo, vado alla sala ristorante dello Yacht Club, ormai ci conoscono e ci fanno entrare senza chiedere altro: cibo buono a parte la bistecca, dura come una “suola” di scarpe. Dopo cena andiamo tutti ad ascoltare musica al Taka-Maka. Tuttavia, l’atmosfera nel gruppo permane misurata poiché sia Robby che le cuginette Mariagiulia a Giuliana domani tornano in Italia. Incontri di viaggio che raramente si sviluppano nel tempo ma testimoniano comunque delle belle amicizie estemporanee create al volo.
Domenica 6 maggio, ultimo giorno alle Seychelles
Al mio arrivo a Radio Seychelles, Mrs Gemmell non è presente: è nell’ufficio del ministro Michel e telefona alle due impiegate della radio per dirmi di attenderla. Nel frattempo, mostro alcuni giochi di prestigio alle impiegate, ben disponibili, con l’accordo di nascondere tutto appena sentono arrivare Mrs Gemmel, donna esigente e severa. Ma proprio al culmine di una scomposta e sonora risata collettiva entra “lei”. Le impiegate reprimono le risa e, in un attimo, si ricompongono. Mrs Gemmel resta seria e impassibile e mi fa accomodare nel suo studio.
Non è riuscita a parlare con il ministro perché era di corsa e tornerà da lui nel pomeriggio ma ha parlato con un altro funzionario che conferma quello che già lei mi disse: Corrias mi ha fatto parlare, perdere tempo, negli uffici e con le persone sbagliate. Il tono che usa nei confronti di Corrias lascia intendere che il nostro console onorario non gode di troppa stima. Comunque lei ha lasciato le mie fotocopie nell’ufficio del ministro dicendo che oggi, quando ritorna, le esamina. Domani parto ma tornerò a Mahè per continuare il discorso a fine viaggio.
Oggi è domenica e quasi tutti i ristoranti sono chiusi, ma non il King Wah di YanYan, a North Point: ai cinesi la domenica “non fa un baffo”. La conversazione della giornata al ristorante è orientata sui business di varia natura, tema comunque dominante un po' dovunque. Si sta dicendo che vestiti, scarpe, borse, bigiotteria ed altro nel “Custon Tariff Book” della dogana sono tutti tassati al 30%. Non ci sono altre restrizioni per il momento.
Come richiesta principale adesso ci sono le scarpe: meglio importare scarpe da donna che da uomo. Anche il proprietario della nostra ex Guest-house Sunrise mi chiede di inviargli un catalogo di scarpe dall’Italia, mi farebbe degli ordini con pagamento per apertura di credito. Pure Valentina, presa da questa generale frenesia, ipotizza di aprire a Victoria una sandwicheria. Tutti i presenti concordano però che ora l’affare più grosso sarebbe aprire una nuova discoteca, si ritiene che in qualsiasi parte dell’isola verrebbe comunque raggiunta da migliaia di turisti.
Andiamo a salutare Lorenzo Appiani, che ripropone di collocare il tele-computer nel suo studio in qualità di soci, in un rapporto di lavoro basato sulla fiducia. Ci lasciamo con la promessa di tornare a vederci dopo il giro d’Africa che mi sono proposto di fare: “Torno alle Seychelles e ne riparliamo” (e così è stato).