Affascinato dai racconti di chi ha visitato Rocchetta Mattei e da una mia particolare curiosità verso quei castelli, ideati e voluti da personaggi straordinari che li hanno poi abitati tutta la vita, la cui fama ha attraversato secoli e stati, vado su Internet e prenoto la visita. Questo fortilizio è un esempio di manieri e rocche che raccontano storie straordinarie in cui arte, cultura e scienza si amalgamano pur mantenendo la loro specificità e la loro dirompente forza.

Salgo così in camper e seguo la strada statale 64 che da Bologna porta a Porretta Terme inerpicandosi gradualmente sulle prime verdi e morbide colline dell’Appennino Tosco-Emiliano. Il paesaggio è illuminato da un sole tiepido che esalta le forme e i colori della natura. Atmosfera ideale per raggiungere La Rocchetta, il celebre castello ideato e fatto costruire da Cesare Mattei (1809-1896) nel 1850 ed aperto al pubblico soltanto nel 2015. Pochi chilometri e il castello svetta su una ripida altura… fiabesco e caratterizzato da una architettura a cavallo fra il medioevale e il moresco unica nel suo genere, sicuramente diverso, per forma ed estro, da tutti gli altri castelli italiani e non solo.

La storia narra che Matilde di Canossa e gli imperatori Federico Barbarossa ed Ottone IV di Svevia furono i proprietari del territorio di Savignano su cui, in epoca medievale, fu costruita una piccola rocca andata distrutta nel 1293. Proprio in quel punto, oltre cinque secoli dopo, Mattei edificò il suo castello ideale. Fu il grande dispiacere per la scomparsa della madre, nel 1844, a spingere il ricchissimo Conte Cesare Mattei, uno dei fondatori della Cassa di Risparmio di Bologna, alla costruzione di questo rifugio fortificato ed esclusivo dove immergersi nello studio di una medicina “più efficace” rispetto a quella tradizionale che non aveva salvato la madre da un tumore al seno. Lì, immerso nel verde, non lontano dall'abitato di Grizzana Morandi, che fu anche la residenza estiva del famoso pittore e incisore Giorgio Morandi.

Il Conte Mattei era uomo di cultura dedito alla politica, ma divenne noto soprattutto per i suoi studi nell’ambito dell’Elettromeopatia, una scienza derivata dai principi dell’omeopatia, che ebbe un grande successo su scala mondiale richiamando al castello uomini e donne di tutti i ceti. Durante la sua vita il Conte modificò più volte la struttura dell’edificio, rendendola un intreccio labirintico di torri, scalette e sale dai variopinti stili e da simboli, evocativi del mistero, dell’arcano e dell’esoterismo insiti nella sua medicina.

Ci vollero 25 anni per dare alla Rocchetta la forma voluta e progettata dal Conte. Un’architettura difficile, nel senso che il castello pare non seguire una pianta precisa, ma una traiettoria delineata dall’ingegno del Mattei, secondo la destinazione d’uso dell’edificio. I locali dovevano essere disposti in un punto preciso, con dimensioni mai troppo grandi e su più piani per meglio convogliare le energie nate dalla relazione fra micro e macrocosmo.

Alcuni studi rivelano che la Rocchetta fu realizzata secondo una pianta e una logica decisamente originali, in cui tutte le torri del castello avrebbero dovuto avere un’attinenza coi pianeti del sistema solare che fanno riferimento alla teoria copernicana. Questo, nell’immaginario esoterico del Mattei avrebbe creato una relazione fra l’uomo e l’universo. Il punto individuato su cui erigere la Rocchetta gli sembrò “luogo ideale per sanare e per ripulire i corpi” perché i rimedi preparati secondo principi e formule desuete, fra queste mura, sarebbero diventati il veicolo per portare benessere e guarigione oltre le mura stesse.

L'ingresso principale di questo fantasioso castello si apre sulla strada provinciale 62, da Riola verso Ginepri, ad appena un paio di chilometri dal ponte sul Reno, con il parcheggio libero a Grizzana Morandi o lungo le strade attorno al castello. Sedotto dal magnetismo del conte Mattei e dalla sua storia entro nel castello con uno stato d’animo particolarmente attento ai dettagli.

L’iscrizione in alto ricorda l'origine e il compimento dell'edificio, mentre una larga e comoda scala conduce al vestibolo del corpo abitato. Un ippogrifo, una delle tante creature mitologiche del castello, è a guardia dell'entrata in stile decisamente moresco, con tanto di iscrizioni in arabo lungo il suo perimetro. Al termine dello scalone, sul lato sinistro del singolare portone che introduce ad un cortile interno scavato nella roccia, è stata posizionata la statua di un’Arpia che sorregge il mondo, un demone alato che non deve entrare.

Nell’androne d’accesso al luminoso cortile due sculture simili a cariatidi, che rappresentano il bene e il male, sostengono lo stipite di una porta ad arco, mentre il balconcino sopra è stato realizzato in occasione di una visita di papa Pio IX, mai avvenuta. Tutto qui è stato ideato per lo “spirito che nutre la conoscenza”. Il cortile stesso è punteggiato da simboli evocativi della cabala e dei cavalieri templari; invece, la fontana monolite posta al centro proviene dalla parrocchia di Verzuno dove fungeva da battesimale.

Il raduno dei gruppi di visitatori, in un coinvolgente tour di circa 90 minuti guidati da esperti e trascinanti accompagnatori, avviene nel salone dei novanta, così chiamato perché il Conte Mattei avrebbe voluto tenervi un banchetto di novanta novantenni quando avesse raggiunta questa età. Morì prima del tempo senza aver visto la sala compiuta, terminata poi dal figlio adottivo Mario Venturoli Mattei. È la sala esagonale, dove tutto è un multiplo di tre, considerato il numero perfetto, destinata da Mattei alla meditazione ed al recupero delle energie fisiche e mentali disperse. La miriade di piccole pigne che decorano le pareti, nella simbologia cristiana, rappresentano lo spirito e la materia.

Salendo lo scalone adiacente si entra nella parte inferiore della Cappella divisa in tre strette navate, con l’intreccio di archi a strisce bianche e nere che ricordano i disegni di Escher. È una copia ridotta della famosa moschea andalusa di La Mezquita a Cordova. Usciti dalla cappella si prosegue seguendo la passerella in stile rinascimentale che porta a uno spazio panoramico antistante un’altra scala che introduce al Cortile dei Leoni. È la parte meglio riuscita dell'intero edificio, riproduzione del patio che si trova nella fortezza dell'Alhambra di Granada, con il porticato sui quattro lati, ricoperto da maioliche arabe, e la fontana al centro custodita da quattro leoni in pietra.

Dal cortile si giunge al piano superiore della cappella, con la balconata interna che si affaccia sull’intero e suggestivo gioco di colonne ed archi a strisce visto dall’alto. Qui, vicina al soffitto, è stata posta la tomba a forma di sarcofago che ospita le spoglie del Conte Mattei, su cui non è riportato alcun nome né la data di nascita e del decesso, ma soltanto un'iscrizione che ricorda all’uomo di abitare su una microscopica sfera sospesa nel vuoto dell’universo:

… ma chi narrerà delle stelle anche più remote: atomi percettibili solo colle più meravigliose lenti che la scienza possegga o trovi? Quale cifra rappresenterà tale distanza che solo correndo per milioni d'anni la luce alata valicherebbe? Uomini udite: oltre quelle spaziano ancora i confini dell'Universo!”

Poi si passa alle sale dell’oblio, della pace, della musica, alla parte Liberty costruita dal figlio adottivo e via di seguito per finire alla sala rossa che era lo studio per le visite mediche del Conte volte alla gente di ogni classe sociale. Il soffitto è ricoperto da piccole piramidi destinate ad emanare energia positiva. Altre sale sono in fase di restauro e non ancora aperte al pubblico; quindi, si evince che c’è ancora molto da ammirare di questo luogo straordinario. Si riscende poi al cortile d’ingresso tramite la scala circolare dedicata agli ospiti illustri, con le pitture bicolore alla parete studiate in modo che il percorso crei lo stesso effetto ottico sia a salire che a scendere.

Per cogliere la simbologia della Rocchetta è necessario ripercorrere il periodo storico in cui venne realizzata, quando faceva tendenza, fra la ricca borghesia composta da letterati, amanti della filosofia, dell’arte e dell’alchimia, circondarsi di atmosfere del tempo andato, di elementi architettonici in stile neoromanico e neo gotico di ispirazione esoterica spesso esplicitamente di influenza massonica.

Il Mattei era un frequentatore assiduo dei più noti intellettuali del suo tempo, periodo in cui stava evolvendo il concetto di salute e di medicina. L’omeopatia fu scoperta e sperimentata infatti dalla fine del ‘700 alla prima metà dell’800 dal Dr. Hahnemann. Ma Mattei andò oltre, sperimentando l’uso dei fluidi “elettrici” sul terreno dell’omeopatia. Nel laboratorio del suo castello Mattei faceva le ricerche in solitudine e in gran segreto, una stanza separata da un ponte levatoio che si alzava e abbassava solo al suo cospetto, scoperchiando una fossa nella quale sarebbe caduto chiunque tentasse di entrarvi. Sul tetto pare ci fossero una o più antenne attraverso cui il conte captava le radiazioni cosmiche per convogliarle sui suoi preparati.

Nella stanza delle alchimie Mattei realizzava medicine in grado di curare e guarire ogni male, tumori compresi, mixando erbe e liquidi elettrici ripolarizzanti. Nacque e si sviluppò cosi l’Elettromeopatia col benestare di papa Pio IX, anch’esso entusiasta del nuovo metodo di cura che, da Bologna a Roma, si sparse a macchia d’olio in tutto il mondo. In India, ad esempio, l’11 gennaio, giorno della nascita del Conte, viene celebrato il Mattei Day, che evidenzia come Mattei sia diventato nel tempo, un’icona là dove le sue ricerche sono state apprezzate e seguite.

Illustri ospiti della Rocchetta sono stati Ludovico III di Baviera e lo zar Alessandro II. Persino Dostoevskij cita il Conte ne I fratelli Karamazov, nell’episodio in cui il diavolo racconta di essere riuscito a guarire da terribili reumatismi grazie a un libro e a delle gocce del conte Mattei.

Ripercorro la strada del ritorno con la sensazione di aver “camminato” dentro ad una storia piena di enigmi, di suggestioni emozionanti e … incredibilmente attuale.