Salgo sul treno in procinto di partire dalla stazione che ormai sento familiare, salgo e mi dirigo verso sinistra, inizio a scrutare un qualche posto libero che mi permetta di sedermi comodo e avere spazio per allungare le mie gambe e posare lo zaino che pesa sulle mie spalle. È curioso notare come le persone scelgano il proprio posto a sedere calcolando lo spazio libero del posto adiacente, un comportamento con sfumature misantrope, per lo meno nelle tratte regionali.

Il treno parte, guardo il mondo fuori dal finestrino che passa da nitido ad una sequenza di videoclip che si susseguono ad una velocità che gradualmente aumenta, mescolando a sé una sfumatura di verde e marrone. Il ritmico sferragliare dei binari sotto di me mi culla in un senso di leggerezza e nel giro di qualche minuto mi ritrovo perso nei miei pensieri.

Ho sempre amato i viaggi in treno. C'è qualcosa nel movimento costante e nel paesaggio in continua evoluzione che mi fa sentire vivo. Ho viaggiato su molti treni durante gli ultimi anni, per studio, lavoro o piacere personale, ma ho sempre avuto la sensazione che ogni viaggio fosse unico a sè, con tutte le sue sfaccettature.

Mentre attraverso piccole città e campi aperti in compagnia dei miei podcast preferiti e un buon libro, non posso fare a meno di riflettere sulla mia vita. Ultimamente sono stato così impegnato, sempre di corsa, che non ho avuto la possibilità di fermarmi a pensare a dove sono diretto. Ma qui, su questo treno, ho il tempo di rallentare e fare un bilancio della mia vita. Rallentare sopra un treno in movimento, scritto così sembra quasi un controsenso.

Penso al mio lavoro, alle mie relazioni, ai miei obiettivi. Sono contento di dove sono? Voglio fare dei cambiamenti? Le risposte non sono facili, ma la tranquillità del treno mi dà lo spazio per esplorarle, dando a me la possibilità di entrare in un fitto flusso di pensieri.

Lo stato d’animo altalenante si adatta in maniera camaleontica a seconda del paesaggio offerto. Quando ci avviciniamo a una città, lo scenario diventa più urbano. I palazzi si ergono intorno e il rumore della città sostituisce il rumore dei binari ad ogni fermata della stazione, quando le porte irrompono al clima interno. Quasi indispettito aspetto intrepido che il treno riparta. Osservo le persone che, salendo o scendendo, si affrettano nelle loro vite e mi chiedo quali siano le loro storie. Ognuno ha una storia, un viaggio che sta percorrendo.

Quando sono dentro il treno, sento di esser dentro una sfera, quella stessa sfera che mi permette di fare i conti con me stesso e con le mie questioni riflessive, ma che aumenta la mia capacità di osservazione verso il mondo a me circostante. Mi incuriosisce osservare nel dettaglio le persone che ho attorno, notare i loro sguardi assorti in altri mondi interni: chi viaggia con la mente e un paio di cuffie, chi assorto in una lettura formativa o rilassante, chi si distrae con un fitto scrolling mattutino e chi socializza col compagno vicino per avere un po’di compagnia. Sembra tutto perfetto, tutto che scorre allo stesso ritmo del treno sulle rotaie, come se il mondo fuori non possa toccarli, lì dentro si è tutti un po’ più sicuri.

Ennesima fermata del treno, stavolta è la mia, il treno arriva in stazione, raccolgo le mie cose e scendo. Avevo portato con me un taccuino per scrivere, ma il tempo ha smesso di scorrere nel suo solito caotico ruggito di scadenze e liste di cose da fare, aspettative e regole, e le pagine del mio taccuino sono rimaste vuote mentre mi interrogavo sulla mia vita. Forse è questo che è per me il viaggio in treno. È un'occasione per riflettere sul mio viaggio, per pensare a dove sono stato, dove sono e dove sarò diretto. Mi ricorda che la vita è un viaggio, non una destinazione.

Arrivato a destinazione i rumori tornano ad affollare la mia testa, realizzo di stare bene solo durante il viaggio.