Valentina nei due mesi trascorsi ad attenderci ha fatto diverse amicizie, molte delle quali italiane, perlopiù residenti e velisti. Allo Yacht Club pare si mangi bene e si spenda il giusto, ma occorre essere soci o una bella donna. Ancorate al porticciolo ci sono molte barche a vela provenienti da Italia, Francia e Sudafrica. Fare la carena qui costa un quarto di ciò che si paga in Italia: i lavori di mano d’opera sono più convenienti alle Seychelles. Conosciamo lo skipper Silvio e i marinai Henry il keniota e Francoise, seychellese bianco ex proprietario del ristorante Penelope, appena arrivati dall’isola di Praslin col mare mosso a bordo dello sloop Bandanera di Robby, tutti amici di Valentina. Robby spiega che il nome della barca non è italiano ma indonesiano. Robby è un tipo solare e positivo, viaggia molto, ama l’Indonesia ed ha a carico 24 persone che mantiene in situazioni diverse.
Nel 1963, da solo ha fatto il giro dell’Africa in Land Rover, passando da Aswan a Wadi Halfa prima della costruzione del lago, fin giù in Rodesia e Mozambico. Henry, invece, racconta che gli hanno ucciso il fratello a coltellate a Praslin, in condizioni ancora da chiarire. Si stonano tutti di erba e qui è molto pericoloso essere catalogati in tal senso, racconta Silvio: “La polizia può metterti della marijuana nella camera per ricattarti. Una settimana fa hanno beccato un tedesco con tre grammi e gli hanno detto di scegliere tra due mesi di galera o due mila dollari di multa. Ha scelto la multa”. Le cose da evitare sono due, parlare di politica e usare erba. Silvio è giunto alle Seychelles passando per il canale di Suez ed il Mar Rosso: ha impiegato 17 giorni di navigazione da Gibuti a Mahé. In genere fa la spola con turisti da Mahé a Nosy Be in Madagascar, ma adesso la situazione politica richiede un attimo di pausa. Racconta poi del veliero francese proveniente da Tahiti: “Lo skipper ha voluto entrare nel porto di Victoria di notte, è cozzato contro un banco di coralli e la barca è andata in briciole. Hanno salvato solo alcune cose, compreso gli strumenti, ma la barca è andata persa”.
Charlie, francese amico di Francoise, ci invita domani sulla sua barca per un fishing party sino le 14. C’è pure Roberto, Francoise, oltre a molta altra gente. Se non facciamo in tempo per domani mattina alle 7, ci invita al Penelope domani sera per un rinfresco: “Dopo si va tutti a casa mia per fare il barbecue col pesce pescato”.
Valentina ci conduce poi alla villa di Lorenzo Appiani, pittore col quale abbiamo un’amicizia in comune con Tano Festa ed una conoscenza in comune con Mario Schifano: entrambi rappresentano un punto importante della pop art italiana ed europea. Lorenzo è di Genova e vive alle Seychelles da otto anni. È autore del “monumento del bicentenario di Victoria, le ali delle Seychelles", montato l’anno scorso nella rotatoria davanti allo Yacht Club. Lorenzo da Machabee, nella punta nord di Mahé, si è appena trasferito qui al Vacoa Village 11 di Mareanglaise poiché, come ci disse David a Mombasa, adesso a Vacoa si compra bene essendo un’impresa edilizia locale in bancarotta e con urgente bisogno di denaro. Qui, a 500 metri da Beau Vallon, sulla strada per Victoria, Lorenzo ha aperto nel pianoterra della bella villa, appena acquistata, la sua personale galleria d’arte.
In questa casa abita con Mariagiulia, la quale sottolinea ridendo “al momento”. Amano la compagnia e la loro casa è un porto di mare con un grande via vai di amici, turisti e possibili acquirenti dei suoi quadri, un punto di riferimento della nutrita comunità di italiani e stranieri che hanno scelto di crearsi un futuro in questo esotico stato insulare. Una foto mostra che anche il calciatore brasiliano Pelè è stato loro ospite. Con Mariagiulia e Lorenzo passiamo il pomeriggio a bere birra nella sua galleria, assieme ad Egidio, proprietario dell’hotel spaziale Barbaron, a Francoise e a tre ragazze inglesi, molto simpatiche e brillanti. Ad ora di cena andiamo in gruppo, tutti un po' brilli, al ristorante italiano di primordine La Scala. Per noi che dobbiamo fare i conti con altri lunghi mesi di viaggio è costoso ma le tagliatelle “alla Scala” sono davvero squisite e valgono la spesa. Dal ristorante ci trasferiamo tutti alla discoteca Taka-Maka. Aldo, quando beve, diventa difficile da gestire: all’inizio risulta essere molto simpatico poi, puntualmente, smarrisce il senso della misura.
A Victoria by night ci sono due cinema che proiettano film, abbastanza recenti, ed anche le hall di certi hotel e in certe sere funzionano come sale da cinema. La discoteca Taka-Maka non è l’unica, come credevamo, ci segnalano che c’è pure La Cave che andiamo subito ad esplorare. È molto frequentata da giovani turiste occidentali che non disdegnano i ragazzi locali, molte anche le italiane, in un’atmosfera generale di vacanza e di perenne conquista. Unico neo, il coprifuoco dall’una alle 5 di notte che obbliga tutti a salutarsi e tornare in hotel in fretta.
Mercoledì 2 maggio, la sveglia suona alle 6.20. Valentina ed Aldo preferiscono continuare a dormire, anzi, non riescono proprio a svegliarsi. Alle 7 sono puntuale al porto, vedo Francoise, Charlie, Roberto, Patrik, una signora con un figlio di nome Pascal, un signore con una figlia giovane, un anziano in carne e tre marinai locali. Il fishing boat di Charlie è un vecchio peschereccio cabinato lungo una quindicina di metri, completo di moderne strumentazioni per la navigazione. La notte scorsa ho dormito poco e sono ancora un po' assonnato. Non sapevo che ognuno doveva portare viveri. L’insulso Roberto non perde l’occasione: “E se non hai cibo non so che farci”. Ma l’invito era per un party, nessuno mi ha detto di portare cose. Mi salva Francoise: “No problem, we have planty of food”. Roberto continua ad essere spocchioso e arrogante senza un reale motivo. Come altri italiani e francesi alle Seychelles, Roberto indossa al collo una grossa catena d’oro e al polso fa buona mostra di sé un braccialetto anch’esso d’oro massiccio. In aggiunta, ha pure un giro collo di perline bianche da pseudo hippy che fa tanto burino.
Sul fishing boat peschiamo al traino e, per l’occasione, scatto foto usando i rullini da diapositive di qualità superiore. Subito nel primo tratto, peschiamo sei tonni grossi con quattro lenze a poppa. Poi, raggiunta la zona di oceano pescoso, ci fermiamo e con tante lenze tutt’attorno peschiamo una quindicina di squali, dei quali alcuni lunghi oltre un metro, e tantissimi altri pesci. Basta immergere una corda con attaccate più bave ed ami, attendere pochi minuti e tirare su: ad ogni amo c’è un pesce. Li peschiamo a grappoli e di tutte le misure. Ogni corda ha un mattoncino in ferro legato alla base per tenerla perpendicolare.
Verso mezzogiorno mangiamo riso iper-scotto, con pollo, formaggio, pane e si beve birra e vino. Al rientro alle 14 diluvia, sono troppo stanco e non vado con loro al Penelope per il rinfresco e neppure a casa di Charlie per il barbecue del pesce pescato. Preferisco rilassarmi al bar dell’hotel Mandarin con Lorenzo Appiani, suo figlio Andy di dieci anni, Mauro, direttore del Blu Safari, agenzia di lussuosi tour nell’arcipelago, ed altri. Bevono Vodka e sono tutti un po' brilli. Mauro è un simpatico logorroico, sa tutto di tutti ed è incuriosito dal mio modo di viaggiare, cosa che lo spinge a farmi tante domande. Parla poi a ruota libera di politica, di ministri, di truffe, di gelosie ed invidie. Definisce il console italiano Corrias una “faina”. Con dovizia di particolari mi descrive l’atmosfera ed il quotidiano che vivono i residenti alle Seychelles.
Atteggiamento serioso che contrasta con il resto della compagnia che ha invece voglia di ridere e divertirsi. Da questi pettegolezzi emerge che le Seychelles sono una piccola realtà provinciale, dove tutti sanno tutto di tutti: “A molti residenti non fa piacere che altri italiani vengano a stabilirsi qui. In generale, tutti i residenti bianchi hanno la fissazione di analizzare al microscopio chi sono e come si muovono i nuovi arrivati, gelosi dei loro spazi e dei privilegi conquistati. Finché sei un turista tutto va bene, rimani neutro, quando invece provi ad inserirti diversamente ti trovi davanti tutto un altro mondo”.
Giunto in guest-house sento che le due inservienti Tina e Juliana hanno mandato a quel paese il Captan e si sono licenziate. Juliana mi ha lavato i vestiti gratis e, mentre Valentina è in veranda, viene a trovarmi in camera per provocarmi ma senza successo. Fuori dall’hotel, invece, conosciamo Jerry, 20 anni, di padre USA e madre seychellese. Venuto qui solo per studiare, vive in America dove è nato. Jerry si considera un matematico e ci conteggia le presenze straniere nelle Seychelles: 1) francesi, 2) italiani, 3) inglesi e poi gli altri. A Jerry piacciono più di tutti gli americani, essendo lui americano, e a seguire gli italiani: “I really like Italian people”. È stato in Italia ed ha molti amici a Roma: “In Italy no one girl is ugly, all are beautiful!”. Venerdì viene alla guest di Captain per dirmi il prezzo esatto di una casetta con muri in mattone, che un suo parente vuole vendere per sole 7000 rupie o anche meno (1150 dollari circa).
Con Valentina ed Aldo ci rechiamo a Beau Vallon per goderci il tramonto e per salutare Abdulai e consorte, i somali amici di Mino e Maura che domani partono. Abdulai Hassan Osman, mi fa segnare indirizzo e telefoni per andarlo a trovare: ha l’ufficio import-export al terzo piano dell’unico edificio alto tre piani che si trova alle spalle della Casa d’Italia e vicino al consolato cinese a Mogadiscio. Con loro c’è Giovanni di 17 anni, che proprio oggi mentre stava nuotando è stato sfiorato da un barracuda: “Che spavento! Le Seychelles sono una zona ricca di pescecani che arrivano anche fino a riva. Fare il bagno di notte non è consigliabile, perché gli squali aggrediscono soprattutto di notte, tutti i nativi sanno bene queste cose”. Si aggrega anche Susy, una aggraziata ed elegante seychellese nera che parla napoletano ed è in compagnia di sua figlia.
È appena arrivata dall’Italia, spiegando che suo marito è morto in un incidente stradale. Tuttavia, Susy ama la vita e non disdegna di fare gli occhi dolci. Ci parla del carattere mite dei seicellesi che possono però essere parecchio permalosi: “Guai apostrofarli col nome di Africa o, peggio ancora, Tanganika. Qui è considerato molto offensivo”. Essendo di carnagione molto scura, Susy ogni tanto incorre in questo genere di diverbi e sa bene che alle Seychelles, come in tantissime altre nazioni equatoriali, la gradazione della pelle fa la differenza: più chiara è, più la donna si sente a proprio agio. Purtroppo, mentre conversiamo, arriva un'altra tremenda immagine di morte: un motoscafo porta il corpo di una ragazza appena annegata, con il marito che viene retto per le braccia visibilmente disperato. Una scena straziante.
Salutiamo tutti e ci sediamo per una pessima cenetta al Grand Trianon, il locale più sozzo delle Seychelles. Non ci sono donne delle pulizie e nessuno vuole lavorare qui. La sala è vuota. Gettiamo un occhio in cucina, piena di sporcizia, con topi e lucertole dovunque ed i sacchetti degli spaghetti pieni di pidocchi vivi.
Chiudiamo la serata a zonzo. Con Joghen, munito di auto, andiamo in giro ma non c’è anima viva. Il night club dietro al supermarket si riempie solo alla domenica e l’altro vicino alla torre di Londra è chiuso.
Giovedì 3 maggio, il burbero e orbo ma anche autentico e simpatico Captain Tregarden, che tutti definiscono sclerotico, appena sente un passo, chiama per parlare rompendo un po' le scatole. Ogni due minuti ama ripetere in italiano: “Chi va piano va sano e chi va forte va alla morte”. Proverbio che ha appreso dal suo insegnante di italiano ed ha scolpito nella mente, assieme ad altre numerose frasi d’anteguerra. Tutti quelli che sente passare li scambia per noi e attacca: “Come sta’? Bene?”. E si mette a cantare: “La campagnola bella, tu sei la reginella”, canzone degli anni Trenta. Al pari di un pappagallo piazzato in veranda. Spesso, a suo modo, esprime un sincero apprezzamento per il popolo italiano: “Mussolini was a good man, he made a mistake in the end, but he help the people. Not a fanatic like Hitler. Italian people are intelligent, good brain .. Duce! Mare Nostro!”. E aggiunge: “We must put our brain together. Italians are very intelligent people, good civilization. They don’t like fighting but good brain, human people”. Trovare, in mezzo all’oceano Indiano, una persona tanto affascinata dall’Italia è per noi inverosimile. Captain assicura che qui alle Seychelles, sia la gente comune che il governo, hanno molta simpatia per gli italiani.
Mentre conversiamo, sente le news alla radio e pare sia stato trovato il petrolio nel porto di Victoria, notizia che lo fa infuriare: “Togliere il petrolio e mettere acqua al suo posto non è la stessa cosa, il peso specifico è differente. In meno di venti anni questo pianeta salterà o schizzerà via perché più leggero”. E conclude con una sentenza che lascia basiti: “Come successe con la Luna che era abitata”. Infine, si raccomanda di non parlare di politica perché con questo nuovo governo si rischia di finire in galera.
Mattinata dedicata ad organizzare il prosieguo del viaggio. Aldo ed io abbiamo il biglietto per le Mauritius ma all’arrivo alle Mauritius vogliono vedere un biglietto d’uscita anche dalle Mauritius. Dobbiamo quindi decidere dove andare dopo le Mauritius? Proviamo col Madagascar. L’agenzia della Madagascar Air funge anche da consolato per il visto. Andiamo ad informarci. Lo concedono in 72 ore, ma per avere il visto i funzionari vogliono prima vedere il biglietto aereo d’uscita dal Madagascar. Ogni paese vuole essere certo che la presenza dei viaggiatori stranieri sia temporanea. È tutto un susseguirsi di luoghi da scegliere e valutare: per entrare in un paese si deve mostrare il biglietto della destinazione successiva. Come, ad esempio, acquistare un biglietto a miglia con già prefissato diversi scali, quali Mauritius, Madagascar, Zambia, Malawi, Sud Africa, ora in offerta a 190 dollari. Una volta però giunti in Sudafrica si riparte con altre destinazioni a catena fino a casa. Valentina, che all’arrivo non aveva il biglietto d’uscita dalle Seychelles, all’aeroporto è stata obbligata ad acquistare un volo di sola andata per Nairobi, spendendo molto di più. Per venire con noi alle Mauritius, deve ora convertire il volo per Nairobi e aggiungere 400 rupie, ovvero cinque volte in più di ciò che abbiamo pagato Aldo ed io.
Domani alle 12 c’è il volo Air France per le Mauritius, con coincidenza per Réunion. Andiamo in agenzia, ma per l’impiegata non è sufficiente l’uscita dalle Mauritius a Réunion, vuole il biglietto fino in Italia. Cosa assurda, mai successo prima. La discussione iniziale si trasforma in litigio. Chiedo di parlare col manager, il quale fa un telex alla sede centrale per chiedere se possiamo partire con solo l’uscita dalle Mauritius senza il ticket fino in Italia. Vedremo. Sono passate le 11 e andiamo a fare colazione a “Il Pirata”, luogo di ritrovo del centro, un po' troppo artificioso e formale ma i gelati sono buoni ed è perfetto per una pausa seduti all’ombra ad osservare il passeggio. La cosa che più ci colpisce sono i marinai russi allineati in fila indiana, tutti gruppetti con un ufficiale davanti e quattro marinai in uniforme bianca dietro che camminano mogi e repressi, guardandosi attorno impacciatissimi. Chissà come si sentono questi ragazzi nel vedere che tutti si muovono liberamente senza vincoli e loro non possono neppure scendere dal marciapiedi senza il permesso dell’ufficiale in carica. Una visione triste, fuori luogo e fanno un po' pena. L’esatto opposto dei militari americani che, quando sbarcano, si ubriacano e seminano il terrore. Due eccessi a confronto, entrambi da biasimare.