Lunedì 7 maggio

Giornata di trasferimenti, il viaggio continua assieme a Valentina ed Aldo. Dalle Seychelles, con la British Airways, in un paio d’ore, atterriamo alle Maurituis. Viaggio piacevole, unico neo, al gruppo di mauriziani che viaggia con noi puzzano i piedi in modo impietoso.

Sono le 13:30, all’arrivo siamo bloccati all’aeroporto a causa del biglietto d’uscita dal paese: non è sufficiente il ticket per Reunion, i funzionari di dogana vogliono davvero vedere il biglietto fino in Italia. Cosa da non credere e, per quanto abbia viaggiato in paesi diversi e problematici, non mi è mai capitato di vivere un’assurdità del genere. Insistentemente rileviamo l’irragionevolezza della cosa ma non troviamo alcuna comprensione. Sostengono che ogni paese vuole vedere il biglietto d’uscita ma sappiamo che non è del tutto vero e noi, comunque, preferiremmo comprarlo di volta in volta a seconda della situazione, come abbiamo fatto sinora.

Ci avvisano che, qualora trovassimo un modo alternativo, la somma ci verrà rimborsata. Non sarà facile, speriamo. Con grande disappunto paghiamo 930 US$ a testa il biglietto dalle Mauritius a Roma, itinerario scelto con tante soste in diversi paesi lungo la via. In aggiunta, col cambio sfavorevole alla banca del terminal, 5,60 rupie per un dollaro anziché 6 in città, ci rimettiamo parecchio anche in quel senso. Sento la necessità di soffermarmi sui dettagli per metter in luce la complessità nel viaggiare in modo indipendente.
L’aeroporto si trova nei pressi della cittadina portuale di Mahèbourg, nel sud est dell’isola, mentre per raggiungere Port Louis, distante 50km a nord ovest, si deve attraversare la parte centrale dell’isola. Verso la capitale c’è un servizio di bus con cambio a Curepipe per un totale di 3 rupie, ma il sistema è troppo lento. Il taxista indiano da 150 rupie in breve cala a 50, saliamo. Alle Mauritius abitano molti indiani e, a differenza delle Seychelles, qui bisogna trattare su tutto, ma anche qui, essendo due ex colonie britanniche, si guida a sinistra: “Keep Left”.

Giunti in centro, ci rendiamo conto subito della trascuratezza e del sudiciume della città, per cui il confronto con le Seychelles, dove la gente è ordinata e pulitissima, è inevitabile. Tuttavia, l’atmosfera è autentica e a noi piace anche così. È un paese povero e la vita in generale costa molto meno che alle Seychelles. Rara è pure la presenza di turisti e di bianchi per le strade della capitale, percorse in prevalenza da indiani e cinesi, due etnie dal carattere molto diverso. Agli angoli delle strade stazionano i traffichini indiani e creoli che fermano i passanti per vendere collane d’oro e orologi fasulli.

Come solito, prima di scegliere dove alloggiare, facciamo il giro degli hotel più spartani del centro: Hotel Des Touristes e Palais D’or Tourist, entrambi in Rue Jummah Mosque; La Fayette Boardinh House e Pension Nous Deus in Avenue Des Capucines. Scegliamo l’ampia camera tripla dell’ Hotel France Tourist in Rue Joseph Riviere, a 15 rupie a letto, compresa la colazione. Tutti alloggi sorti attorno alla moschea Jummah e al quartiere cinese, il fulcro del downtown di Port Louis. Royal Street è la via più trafficata. Partendo dal Palazzo del Governo fino a Chinatown, Royal Street è tra le strade più frequentate a causa dell’alto numero di negozi, botteghe, banche ed edifici commerciali, ma anche numerose bische, frequentate perlopiù da cinesi.

L’importante Moschea Jummah, che occupa un intero isolato, proprio su questa strada, è circondata da un’infinità di negozi cinesi. I nomi di persone, negozi, alberghi, strade e città possono essere sia in lingua inglese che in francese, i due stati colonizzatori. I mauriziani non hanno una loro lingua ufficiale, tuttavia, anche se la lingua utilizzata nella burocrazia è l’inglese, quella più largamente parlata è la lingua creola, un mixer di francese con influenze inglesi e indiane. Oltre all'isola principale, delle Mauritius fanno parte le isole Agalega, Cargados Carajos e Rodrigues dell’arcipelago delle Mascarene, il quale comprende pure il territorio francese d’oltremare di Reunion, distante 180km a sudovest.

Martedì 8 maggio

Siamo confusi, ci rechiamo al porto per vedere di raccogliere idee sul come trovare una soluzione che sia utile ad ottenere il rimborso del biglietto per Roma. Troviamo solo la malridotta nave cargo Lucy dell’agenzia marittima Adam che va a Reunion e Durban in Sudafrica al prezzo di 2573 rupie, il doppio del costo dell’aereo. A parte ciò, non rappresenta una soluzione in quanto l’ufficio immigrazione per il rimborso vuole vedere un qualsiasi biglietto o passaggio fino in Italia.

Inoltre, solo a Reunion c’è un ufficio diplomatico che rilascia il visto per il Sudafrica ed è quindi una sosta, di qualche giorno, obbligata. Le compagnie marittime e le principali agenzie aeree sono tutte raccolte all’interno dell’edificio Roger House, di fronte al Post Office. La MTTB è un’agenzia tuttofare, ma il nostro caso è di difficile soluzione. Per ipotesi, assurda, secondo i poliziotti dell’immigrazione, per ottenere il rimborso senza un biglietto aereo, dovremmo trovare il capitano di una nave o anche lo skipper di una barca a vela che vada in Europa e dichiari di caricarci: praticamente impossibile! Sembra non esserci via d’uscita, questa storia assurda è stata studiata solo per “fottere” denaro. La pazienza e i tempi lunghi sono due condizioni importanti e decisive per affrontare le complessità del viaggio.

Siamo finiti in una “trappola per topi”, in quanto sia l’eventuale rimborso che la modifica dell’itinerario possiamo effettuarli solo qui alle Mauritius. Andiamo dentro e fuori dalle agenzie di viaggio, alla fine non ci resta che l’ipotesi di scegliere con cautela le nostre prossime destinazioni considerando per ognuna, di visitare il paese e i suoi dintorni via terra. Per ore ed ore ipotizziamo un’infinità di itinerari: abbiamo imparato a memoria i prezzi dei biglietti di tutte le città dell’Africa. Esperienze che ci consentono di esercitare la calma, la perseveranza ed il ragionamento condiviso.

Facciamo una pausa, il Pekin e il Lai Min sono i due ristoranti cinesi più sofisticati di Port Louis ed i loro prezzi accessibili sono per noi invitanti. Entriamo al Pekin ed ordiniamo un piatto di noodle con pollo e verdure, molto buono per 13 rupie. Il cameriere ci scambia confonde per impiegati del Club Mediterranee di Choisy Beach, località turistica con hotel, casinò e locali danzanti che si trova 35km a nord della capitale. Ne prendiamo nota, una volta sistemata la faccenda del ticket può darsi che andiamo a curiosare. Affamati di informazioni di qualsiasi tipo, dal cameriere apprendiamo che il Golden Moon è una delle balere più note e frequentate in città: “Pieno di donne, però è necessario fare attenzione, molte infatti sono ammalate”. Altri locali per svagarsi dopo cena sono le discoteche Magic Lantern a Rose Hill e La Cavern a Vacoa, rispettivamente a 13 e 20 chilometri a sud della capitale.

Mercoledì 9 maggio

Un caffè al volo per colazione e subito in giro a cercare soluzioni. All’Atom Travel Service sulla Royal Street le giovani impiegate sono molto gentili e pazienti, valutiamo anche con loro tutte le opzioni per uscire dalle Mauritius con biglietti “a miglia”, cercando di bilanciare l’itinerario con le spese.

Per Reunion c’è un volo tutti i giorni, mentre da Reunion al Madagascar c’è solo al lunedì, martedì e venerdì. È importante considerare i tempi di entrata e di uscita perché Reunion è un’isola carissima e ci fermiamo solo il tempo necessario ad ottenere il visto per il Sudafrica. Giriamo da un ufficio all’altro dalle 9 alle 16 senza sosta, prima però di fare un qualsiasi cambio di itinerario e acquisto di biglietto decidiamo di andare domani a consultare il nostro console. Giusto per provare anche quella possibilità nella speranza di sciogliere questo groviglio di soluzioni possibili.

Giovedì 10 maggio

Per prima cosa andiamo all’Ambasciata del Madagascar con 4 foto a testa per chiedere il visto che ci sarà consegnato lunedì prossimo. A seguire, ci rechiamo da Mr. W. Tamburlini, console italiano con l’ufficio dentro la sede dell’Alitalia in Place Foch, aperto solo dalle 10 alle 12. Raccontiamo la “balla” di una nave italiana in Tanzania che ci porterebbe in Italia e Mr Tamburlini, complice, dimostra di volerci aiutare.

Telefona subito a Mr Nicolas, manager dell’ufficio immigrazione, il quale dice di presentarci da lui lunedì successivo con il visto del Madagascar. Ci farà il timbro per il rimborso. Stupendo! Contentissimi e molto grati al bravo console che in un attimo ci ha sbloccato da una avversa e sgradevole situazione. Adesso, dobbiamo solo acquistare il biglietto da Reunion al Madagascar e si riparte a viaggiare liberamente. Il giovane creolo Gerardo, simpatico impiegato dell’Alitalia che parla bene l’italiano e dai modi oltremisura aggraziati, ci svela un dettaglio sociale importante sulla vita di tutti i giorni alle Mauritius: “Con bianchi, indiani e cinesi noi creoli non leghiamo molto, ma non scorre buon sangue neppure tra loro”.

Un boccone allo Snack Bar Underground accanto all’ufficio dell’Alitalia e andiamo poi a rilassarci nel folclore del mercato centrale in Queen Street, molto bello. È singolare vedere uomini e ragazzi che passeggiano per strada con la borsetta in vimini da signorina, come in genere dovunque nel mondo usano fare le ragazze. Il centro di Port Louis è riservato alle attività commerciali, ai business, alle 16 però tutti chiudono e la città si svuota. La zona dei bianchi è sugli altopiani nel centro dell’isola o nelle zone turistiche.

Noi tre ci chiudiamo in camera tutto il pomeriggio per capire bene dove e come muoverci dopo Reunion, con questa novità del rimborso. Esaminiamo infiniti percorsi ipotetici, alla ricerca dell’itinerario più interessante e meno dispendioso. Non è semplice in quanto l’Africa è chiusa a blocchi, spesso difficili da raggiungere via terra. I paesi dell’Africa meridionale, ad esempio, sono isolati anche per le guerre e guerriglie in corso e per entrarci ed uscirci è indispensabile usare l’aereo.

Scartiamo i passaggi in nave, più cari di quelli in aereo. Forse, da Dar es Salam in Tanzania si può raggiungere Lusaka in Zambia via terra, distante circa 2 mila chilometri, e da lì prendere la strada che passa dalle cascate Victoria e porta nel deserto del Kalahari in Botswana e poi giù in Sudafrica. Evitando così la Rodesia troppo rischiosa a causa della guerra civile in atto. Oppure dalla Tanzania andare a Blantyre in Malawi, sperando che ci facciano entrare nonostante la presenza del visto di paesi socialisti timbrati sui nostri passaporti. Ma poi, il Mozambico è chiuso.

Al ritorno, da Johannesburg verso nord si vola solo in Malawi, Zambia e Nigeria. Da Lusaka poi non c’è modo di superare via terra il blocco Zaire-Angola. Infine, c’è sempre il problema del biglietto d’uscita da ogni paese che, entrando però via terra, non sempre è richiesto. Arriviamo anche a vaneggiare: “a Lusaka, se si riesce a falsificare la carta della banca, con il mercato nero tre volte superiore a quello ufficiale, si potrebbe acquistare un biglietto a miglia, con le varie tappe intermedie, per poca spesa fino a casa”. Verso sera Valentina avverte una forte allergia, con prurito e il corpo ricoperto da puntini rossi. Domani andremo in ospedale.

Venerdì 11 maggio

Il medico indiano all’ospedale civile Jeetoo diagnostica a Valentina una intossicazione da cibi avariati e risolve la visita con degli antistaminici. Usciti dall’ospedale, ci sediamo per un hamburger nel baracchino di fronte al colorato mercato Naiken. Il titolare vende solo hamburger da 2,75 rupie l’uno e afferma di servirne circa 120 al giorno per un incasso mensile equivalente ad un milione e mezzo di lire: un signor stipendio anche in Italia. Visto che il tempo per fantasticare non ci manca, pensiamo che aprire una cosa del genere alle Seychelles, sarebbe un vero affare.

Spendiamo ore a progettare come dovrebbe essere, dal tipo di arredo ai dipendenti per un lusinghiero introito annuo ipotetico di “300 milioni” di lire. “Meglio abbondare”. Nella sala adiacente, due ragazzi stanno giocando a cakkom board, il gioco a stecche, qui noto col nome di Manila, sopra ad un mini-biliardo che misura 90x90 centimetri ed un bordo alto dieci. Ci sentiamo decisamente tonici, reattivi e creativi: per fortuna l’enorme energia spesa ad immaginare una paninoteca, con gnocco fritto, tigelle, tartine e quant’altro, ci evita di progettare anche una sala giochi alle Seychelles.

Dopo cena, con un taxi ci rechiamo a curiosare alla discoteca Golden Moon, fuori città. Un tetro locale dall’atmosfera decisamente squallida, affollato da giovani prostitute e da marinai che rollano joint d’erba a raffica. Una sorta di bordello a cielo aperto, fornito di musica dal vivo, pista da ballo, tanti tavoli nella penombra tra il verde ed una serie di bungalow posizionati nel retro del locale, affittati ad ore.

Sabato 12 maggio

Giorno dopo giorno, notiamo sempre più che Port Louis è una città molto trascurata e sudicia. Ci dicono che solo le zone turistiche sono pulite e tirate a lucido. Prendiamo il bus per Trou Aux Biches, letteralmente “pozza delle cerve”, il villaggio turistico situato una ventina di chilometri a nord di Port Louis. Constatiamo che effettivamente qui è tutto ben tenuto, la stretta e lunga spiaggia è pregevole, ornata da palme da cocco, sabbia bianca fine e acqua limpida in una tranquilla baia protetta da reef, priva di correnti pericolose, adatta per snorkelling e per famiglie con bambini.

Molti lussuosi resort e boutique hotel sono situati a bordo spiaggia, considerata una delle più belle e ambite dell’isola. Agenzie per escursioni in mare ed immersioni, locali da ballo, ristoranti, bar, botteghe, negozi e supermercati ne rendono confortevole e piacevole la permanenza, al pari di un’isola nell’isola. Vediamo che gran parte degli ospiti occidentali di questi eleganti hotel usano ingerire super alcolici fin dal primo pomeriggio ed hanno in comune con i freak viaggiatori la ricerca di una vita easy e free, ma in una visione borghese della vita.

Ad una manciata di chilometri verso l’entroterra, nel villaggio di Triolet, diamo un rapido sguardo al tempio Indù di Grand Shivala fondato nel 1888. È il più grande della numerosa serie di antichi templi induisti presenti alla Mauritius, molto movimentato a marzo, durante il Maha Shivaratri festival. A fine giornata entriamo al Casinò di Trou Aux Biches, dove perdo 30 rupie mentre Aldo ne vince 50. Prendiamo il taxi per tornare a Port Louis che è già passata la mezzanotte. Il taxista, di nome Mohamed Henry, è molto simpatico, confessa che usa frequentare abitualmente le fumerie d’oppio presenti nell’isola e ci illumina sui dettagli: da 3 a 6 rupie per ogni pallina di oppio.

Domenica 13 maggio

La notte scorsa abbiamo fatto le ore piccole ed usciamo dall’hotel che è già ora di pranzo. Ci sediamo nella veranda del ristorante dell’hotel Ambassador, il più economico tra gli economici, ma il cibo che servono è buono. Ordiniamo un’ottima zuppa di cipolle, onion soup, ed un paio di cotolette di verdura con riso. La cosa simpatica dei ristoranti del centro è che quasi tutti hanno i tavoli in un ampio balcone posto al piano superiore, arioso e panoramico. Anche nei bar più fatiscenti servono squisiti budini di crema e panini con pesce e cipolla molto buoni. Ovviamente, quando si viaggia in questi luoghi lo standard qualitativo non è paragonabile a quello italiano, ma la colonizzazione francese ha lascito tracce positive sui sapori del cibo. Kuma, il cameriere che parla italiano, è innamorato dell’Italia e si definisce nostro fratello mauriziano. Ci racconta di quando l’isola è spazzata dai cicloni col vento a 130 km all’ora, durante i quali occorre rinforzare gli infissi, fare scorta di cibi e prestare molta attenzione ai cavi della luce che pendono sulle strade.

Lunedì 14 maggio

Andiamo subito a ritirare il visto della “Repubblica Democratica del Madagascar” che purtroppo, alla luce di ulteriori nuove conferme, non useremo poiché i paesi che intendiamo visitare di seguito, a causa del governo filosovietico instauratosi due anni prima, non concedono il visto a chi è stato in Madagascar. Stessa rinuncia già avvenuta con il visto di Uganda, per la guerra civile contro il dittatore Idi Amin, ed il visto di Tanzania, per le frontiere chiuse in disaccordo con la politica del Kenya. Quindi, nonostante ci abbiano concesso il visto, con la morte nel cuore dobbiamo rinunciare al Madagascar.

Altra rogna da risolvere, nel biglietto provvisorio fattoci all’arrivo alle Mauritius, hanno posto la sigla D.E., che significa “deportati”, e pertanto nessuna agenzia accetta di farci il biglietto pensando che, a loro dire, apparteniamo nientemeno che alle Brigate Rosse italiane. Per annullare detta sigla andiamo subito alla polizia dell’ufficio immigrazione con la lettera del rimborso firmata dal loro capo Mr. Nicolas e tutto si rimette sui giusti binari in un attimo.

Oggi siamo finalmente pronti all’acquisto del biglietto a miglia con le soste e l’itinerario da seguire in giro per l’Africa fino in Italia, modificabile on the road, strada facendo: Reunion - Durban (Sudafrica), Johannesburg - Blantyre (Malawi), poi Lusaka (Zambia), Douala (Camerun), Lagos (Nigeria), Lomè (Togo), ecc. Ad ogni sosta è nostra intenzione visitare via terra i paesi limitrofi. Ad esempio, arrivati a Durban in Sudafrica, andremo in giro per Swaziland, Lesotho, Namibia, Botswana, Rodesia e quant’altro sia possibile raggiungere per terminare a Johannesburg prima di volare in Malawi. Speriamo che a causa del visto del Madagascar sul passaporto e, soprattutto della nostra permanenza in Somalia, altro paese socialista, non ci proibiscano di entrare in Malawi, il paese più conservatore della regione.

Giunti in agenzia, per acquistare il biglietto dobbiamo prima andare in banca per consegnare la ricevuta dell’avvenuto cambio di valuta alla stessa agenzia di viaggio, la quale compila un modulo da riportare in banca per essere timbrato e riportato di nuovo in agenzia. Il costo è di 1160 US$ a testa. Occorre molta pazienza poiché la burocrazia mauriziana nelle banche ha tempi lunghissimi: scrivono a mano i numeri di serie di ogni banconota. Concludendo, la cosa anacronistica è che abbiamo speso di più del progetto iniziale ma in compenso abbiamo scelto un itinerario più lungo e non vincolato. E non solo, ci siamo anche fatti una notevole esperienza sulla burocrazia africana.

In agenzia ci informano che ci sono pure aeroplanini da 18 passeggeri che, ogni giorno dalle 7 alle 15, fanno la spola tra Mauritius a Reunion, ma sono tutti al completo per settimane. Unico problema, a questo punto, è fare coincidere la nostra permanenza a Reunion solo per avere il visto del Sudafrica in quando l’isola francese è molto cara ed è meglio per noi restarci il meno possibile. Tuttavia, il volo da Reunion a Durban c’è solo al mercoledì e se non riusciamo a prendere il prossimo aereo ci tocca aspettare a Reunion per un'altra intera settimana.