Pensa che grande rivoluzione planetaria ci sarebbe se milioni di ragazzi di tutte le parti del mondo con i loro zaini sulle spalle cominciassero ad andare in giro per la natura.

(Jack Kerouac)

Erika Perini nell’aprile del 2023 si è diplomata come infermiera veterinaria, dopo aver lavorato in un ospedale veterinario si è accorta che per quanto amasse passare molto tempo con gli animali domestici, lavorare in un luogo chiuso non era l’ideale per lei. Iniziava a sentirsi stretta, voleva viaggiare, scoprire nuovi orizzonti, così ha cercato una soluzione che potesse coniugare il bisogno di esplorare la natura selvaggia con la sua grande passione per gli animali. Grazie alla sua determinazione e con un pizzico di fortuna è riuscita presto ad avere l’opportunità di partecipare come infermiera ad un evento che si svolge una volta l’anno, in una delle riserve più grandi dell’Africa, la Savè Valley Conservancy in Zimbabwe, durante il quale si assegnano i numeri identificativi ai giovani rinoceronti, in età compresa tra i 18 mesi e i 2 anni, tramite l'applicazione di microchip e l'intaglio delle orecchie. Un lavoro fondamentale e necessario per poter monitorare e proteggere questi animali. Fin da piccola, Erika era interessata agli animali dell’Africa, insieme alla vegetazione e all’ambiente che li circonda, voleva assolutamente fare un’esperienza che le permettesse di capire se quello che aveva sempre sognato fosse effettivamente possibile.

Da lì è iniziato il tuo viaggio, raccontaci il tuo percorso.

Si, è stata la mia prima esperienza in Africa, il lavoro si è svolto in collaborazione con AWMC (African Wildlife Management and Conservation), un’organizzazione che si occupa specificatamente delle mansioni veterinarie e della gestione generale delle identificazioni. La Savè Valley Conservancy (3442 km quadrati) offre un paesaggio esteso e vario, vi sono elefanti, leoni, leopardi, bufali, rinoceronti e altre specie come antilopi, licaoni, iene, giraffe e molte varietà di rettili ed uccelli. Inoltre, gli animali non vivono in spazi limitati e non sono abituati all'uomo ma sono completamente selvaggi. Le specie in via di estinzione vengono monitorate attraverso indagini per via aerea e terrestre. Chi si occupa di monitorare la popolazione dei rinoceronti è ATS (Anti-poaching Tracking Specialists), un’organizzazione il cui focus è quello di proteggere i rinoceronti, con azioni di antibracconaggio e antitraffico, grazie alla loro squadra di scouts, addestrati per svolgere attività di vigilanza sul territorio.

Il loro addestramento è guidato da un leader, Bryce che insieme a sua moglie Lara, alla quale sarò sempre grata, e alla loro famiglia che gestisce l'organizzazione. Grazie al loro prezioso lavoro, negli ultimi undici anni, il tasso di crescita della popolazione di rinoceronti nella Savé Valley Conservancy è aumentato del 7% ed è stato mantenuto un tasso di mortalità per bracconaggio inferiore al 2%. È stata questa fantastica comunità a permettermi di vivere un’esperienza unica, mi ha mostrato e aiutato a comprendere la bellezza e la ricchezza di un diverso stile di vita in questo luogo remoto, un mondo completamente nuovo per me. Immergendomi nei paesaggi mi dimenticavo di tutto e mi sentivo felice.

Le giornate dedicate agli avvistamenti le trascorrevo con Lara, Bryce e loro figlia Bethany, passavamo interi pomeriggi difronte alle pozze d'acqua, in attesa del tramonto e di qualche animale che veniva a bere. Non so quanti pomeriggi abbiamo passato così, ma non me ne sono mai stancata. Altre volte il tramonto lo guardavamo dall'alto di una montagna dopo il trekking, con noi veniva sempre uno degli scout di ATS per questioni di sicurezza poiché iene, leopardi e altri animali visitano spesso le montagne. La natura mi svelava ogni giorno la sua straordinaria bellezza e perfezione, ma anche la sua potenza e i suoi pericoli.

Le fasi di identificazione degli animali erano molto meno rilassanti. Applicare i microchip ai rinoceronti è stata un'esperienza emozionante, il rinoceronte è un animale selvatico, deve essere sedato per poter essere trattato. Io ero nella jeep della squadra dei veterinari e infermieri che seguivano il rinoceronte da terra, contemporaneamente in cielo volava l'elicottero, da cui un membro dell'AWMC sparava il sedativo con un fucile, una volta che l'animale era a terra scendevamo tutti velocemente dalla macchina correndo tra i cespugli per raggiungere il cucciolo per poter fare tutto il più velocemente possibile e limitare qualsiasi rischio inerente alla sedazione.

Raggiungere un rinoceronte a piedi in mezzo alla savana è pericoloso; quindi, ATS in queste operazioni collabora con un'altra organizzazione chiamata AWMC (African Wildlife Management and Conservation), anche questa costituita da una famiglia che generalmente si occupa di fare trasferimenti della fauna selvatica da un luogo ad un altro. L' applicazione dei microchip è stata la prima attività a cui ho partecipato, ne abbiamo applicati 16 in totale e per me è stato un impatto enorme a livello emotivo e mentale.

Il mio compito era di monitorare la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria e la temperatura. Ricorderò per sempre la sensazione che ho provato quando ho toccato il primo rinoceronte che abbiamo trattato. Era un onore immenso trovarmi così vicina ad un animale talmente affascinante. Neanche il tempo di realizzare cosa stesse succedendo e in soli dieci minuti il primo rinoceronte era stato trattato, e mentre ritornavamo alla jeep scoppiai in un pianto incontrollabile. Forse, avevo preso coscienza di quello che avevo appena fatto, e sentivo un’immensa gratitudine per essere stata così vicina ad un animale così bello, una dimensione al confine tra la realtà e il sogno.

Il rapporto con le famiglie locali è stato formativo per te?

Assolutamente sì, le persone che vivono nella riserva sono maggiormente locali, loro si occupano di proteggere gli animali e il loro habitat, alcuni si occupano dell’accoglienza turistica, altri sono meccanici e ingegneri, altri ancora si dedicano al benessere del villaggio abitato dallo staff e lavorano per ogni famiglia aiutando nelle faccende domestiche. Vivendo a stretto contatto con queste famiglie, mi sono resa conto di essere diversa. La prima differenza che ho notato è l'uso dei cinque sensi, mi ha veramente colpita, sono rimasta impressionata dalla loro raffinata sensibilità, da come riescano ad individuare animali anche tra i cespugli più fitti e cogliere profumi e odori anche a chilometri di distanza. Riescono a decifrare messaggi e suoni della natura per noi assolutamente impercettibili.

La loro vita si svolge in villaggi, vere e proprie piccole comunità. Non ci sono scuole, i bimbi studiano nelle loro case con i genitori o con maestre che arrivano da villaggi più grandi, acquisiscono le competenze base per leggere, scrivere e apprendere i principi matematici, ma tutto il resto lo imparano osservando e sperimentando quello che trovano in natura. Acquisiscono così una sensibilità unica, sono in grado di ascoltare e rispettare la natura e i suoi animali, in completa armonia. Durante la missione ho avuto il privilegio di condividere dei momenti straordinari come quando, insieme a Bryce e suo nipote abbiamo montato delle amache sospese sui rami di un Baobab. Bryce decise di utilizzarle su un Baobab per permettere agli scout di avere un campo visivo maggiore durante le operazioni di vigilanza, operazioni svolte utilizzando particolari cannocchiali con visione notturna.

Abbiamo montato con cura, la nostra postazione poco prima del tramonto, così da poter godere dall'alto il sole tramontare, uno spettacolo indescrivibile. Poco prima del buio un gruppo di elefanti è venuto a bere alla pozza vicina all’albero, e sono passati proprio sotto di noi. Posso dire che quello sia stato uno dei momenti più belli che abbia mai vissuto, il suono degli uccelli riempiva l'aria, i loro nidi erano poggiati i sugli stessi rami dove noi dormivamo, la maestosità degli elefanti così vicini a noi, mi lasciava senza fiato, e i colori del tramonto rendevano questa esperienza magica.

Hai avuto l'opportunità di continuare l’avventura in Namibia.

Sì, grazie ad una serie di coincidenze direttamente da lì, mi sono recata in Namibia per svolgere un Tirocinio in una clinica veterinaria a Windhoek. Una città piena di palazzi e cemento dove abbiamo trattato sia animali domestici, sia esotici come struzzi e tartarughe. Nella clinica ho svolto due settimane di tirocinio, anche se il tempo è stato poco è stata un'esperienza formativa ma completamente diversa. Il tirocinio andava bene, ma dentro di me sentivo un disagio, la mancanza della riserva come se fosse una persona a cui ero così tanto affezionata da stare male quando le ero lontana. Mi sono accorta di come quel luogo magico e selvaggio mi aveva completamente rapita. Mi mancava la possibilità di vedere alberi ovunque, il suono del vento tra le foglie e i canti degli uccelli, vedere le stelle di notte in un cielo incontaminato da luci artificiali, l'aria pulita e leggera, ma soprattutto essere circondata dagli animali veramente liberi.

L'Africa è stata ed è ancora oggi per me, una calamita. Un luogo misterioso che mi ha lasciato una sensazione di insaziabilità. Non ne ho mai abbastanza di lei. Così ho lasciato il tirocinio e sono tornata in Zimbabwe, dove tra antilopi, zebre, giraffe, scimmie ed elefanti mi sono sentita finalmente di nuovo a casa. Al mio ritorno ho avuto chiara l'impressione che il tempo si muoveva in maniera diversa, più lenta. All'apparenza sembra essere un posto vuoto, dove mancano tante cose, beni materiali non ce ne sono, ma in realtà c'è tutto, tutto quello che serve per essere veramente felici.

Da sempre sono stata motivata nella ricerca di un'attività di volontariato in Africa, per dare conferma a tutto quello che avevo sempre pensato potesse essere buono per me, e per sperimentare lo stile di vita di queste persone che vivono in un luogo così isolato e remoto, circondati solo da alberi e animali. Sono uscita dalla mia zona di comfort in termini di distanza, cibo, lingua e cultura. Il modo più semplice per spiegare quello che ho provato durante questa esperienza è dire che mi sono sentita a casa.

Penso che l'Italia sia un paese stupendo con cultura e tradizioni altrettanto belle, ma ho capito, in fondo l'ho sempre saputo, che cerco una connessione costante con la natura, che non mi bastano più gli scorci di natura che ogni tanto trovo tra gli edifici e le case di questa città, voglio avere la situazione opposta, essere completamente circondata dalla natura e andare a cercare la città quando ne ho necessità.

Dopo questa esperienza ho capito che non posso più rimandare, lavorerò con loro per contribuire alla protezione della fauna e flora selvatica in Africa.

Grazie Erika per aver condiviso con noi le tue emozioni e le tue scelte, è così che un viaggio ti cambia la vita insegnandoti a non rinunciare alla felicità.