Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) sono sette e Abu Dhabi ne è la capitale, tuttavia, in occidente è opinione diffusa identificare gli Emirati con Dubai, l’efficiente ed avveniristica metropoli spesso definita come un grande parco giochi. Negli aeroporti di Dubai ed Abu Dhabi, nel corso degli anni mi ero fermato più volte in transito da e per il Sudest Asiatico e quel genere di iper-modernità basata su canoni occidentali la consideravo priva di interesse e non mi invogliava a fermarmi. Non solo ma, come tanti, pensavo pure che la vita nella ricchissima e sfarzosa terra dei petroldollari fosse troppo costosa per dei semplici viaggiatori. Preconcetto sufficiente a relegare questa parte di mondo in fondo alla scaletta dei desideri e delle probabili visite future. Sbagliavo, degli Emirati ignoravo ogni cosa ed è proprio il sospetto di avere torto che mi ha spinto a venire di persona.

Ciò che ora mi induce a scrivere queste righe non è il fascino per le straordinarie innovazioni futuristiche degne di grande merito e comunque descritte in modo mirabile in tutte le lingue. E neppure la rivoluzione culturale e sociale promossa magistralmente dai suoi sultani ed emiri, ma il semplice desiderio di conoscere la gente comune che vi abita e portare a casa un’idea più obiettiva sulla normale vita di tutti i giorni. L’arrivo a Dubai alle 3 di notte è stato illuminante, grazie alla sua complessità fin dall’inizio. La resthouse prenotata si trova accanto alla stazione metropolitana di Baniyas Square, tuttavia, mi accorgo solo ora che l’indirizzo fornito da Booking è incompleto: indica la strada ma non il numero. Il taxista mi rassicura.

Si chiama Omar, guida una Lexus ed ha un buon carattere. Giunti in zona, chiediamo a quelle poche persone che vediamo ma nessuno conosce la “mia” resthouse e al telefono nessuno risponde. Dopo circa un’ora, Omar si scusa ma deve andare a casa e, nel cuore della notte, mi trovo su di un marciapiedi con lo zaino in spalla e il cellulare privo di Internet, senza sapere cosa fare. Entro per chiedere assistenza nel lussuoso Hyatt hotel sulla piazza, alla reception e gli stessi inservienti alle pulizie si danno un gran daffare, chiedono, telefonano, ma nessuno sa nulla. Quella resthouse sembra non esistere. In questi casi, di vuoto assoluto, è prioritario restare calmi, lucidi, ed “estrarre le antenne” per captare una direzione.

Dopo aver chiesto palazzo per palazzo, alle prime luci dell’alba riesco finalmente a trovare una guardia che mi indica la giusta via per la resthouse, situata al ventesimo piano del Dubai Tower. Inconveniente fuori programma, che mi ha dato però l’opportunità di valutare positivamente il carattere, la disponibilità e l’aiuto incondizionato della gente. Ho citato questo esempio per sottolineare la generale gentilezza dei suoi abitanti, l’attenzione verso il prossimo che verrà confermata ogni giorno nel proseguo della mia permanenza. Anche i più giovani, sui metrò insistono per cedere il sedile ai più anziani e basta chiedere una qualsiasi informazione che subito si adoperano per aiutarti con molta naturalezza, dotati di un’invidiabile empatia che ha probabilmente contribuito a fare di Dubai una delle metropoli cosmopolite più efficienti e sicure al mondo.

Dubai è una città vasta e mutevole, abitata per oltre il 90% da stranieri. Il quartiere dove alloggio si chiama Deira, la vivace e animata zona situata sulla riva nord del Dubai Creek, dov’è possibile respirare l’aria della vecchia Dubai ed immergersi nella cultura araba. È un quartiere seducente che offre una miscela unica di tradizione e modernità e rappresenta una parte importante del tessuto urbano di Dubai. Il posto migliore per vagabondare senza meta, passando da un souq all’altro (mercati).

La prima cosa che colpisce è il mix etnico di tradizioni, riflesso anche nei differenti modi di atteggiarsi e vestire, con un occhio particolare alle donne, divise tra quelle che indossano il tradizionale niqab, velo che lascia scoperti solo gli occhi, e quelle in minigonna, con abiti attillati e scollati in estrema libertà e armonia: nulla che faccia pensare ad un mondo arcaico musulmano. Le donne nei metrò possono scegliere i vagoni riservati, hanno un proprio spazio privato sugli autobus e la priorità dovunque: “Lady First”. Sia di giorno che di notte, nessuno osa importunarle. Si respira il rispetto per gli altri. Anche verso gli insetti, noto infatti che alcune persone, con cura e perizia, danno da mangiare alle formiche asserendo di conoscere il cibo che queste prediligono.

Degna di nota, inoltre, è la concentrazione di cucine dalle diverse tipologie, dovuta alla massiccia presenza di expat, operai migranti che hanno ricreato le stesse condizioni e atmosfere dei luoghi d’origine, con una vasta gamma di opzioni gastronomiche che spaziano dalle cucine tradizionali arabe a piatti internazionali provenienti da tutto il mondo. Le strade e le piazze sono piene di gente che brullica a tutte le ore, lo testimoniano anche i supermercati aperti h24 e la quantità di vasti megastore super forniti con l’orario di chiusura alle 2 di notte.

L’altra sorpresa viene dal costo della vita, non quella nei lussuosi resort ma quella della gente comune, con i prezzi di gran lunga inferiori a quelli praticati in Italia. L’esatto opposto di ciò che riportano alcune guide turistiche, indicando un budget giornaliero da far pensare che Dubai sia una meta riservata ai soli benestanti. Volendo, a Deira si può alloggiare con 20 euro ed un caffè o un karakè, il tè al latte molto usato da queste parti, costano l’equivalente di 0.25 euro, sia consumati per strada che seduti al ristorante. Stesso costo per le bottiglie d’acqua, sia al supermercato che servite al tavolo. Si può fare colazione con uno o due euro e pranzare o cenare con sei o sette.

Un costante servizio di abra, le barche tradizionali utilizzate per attraversare il Dubai Creek, sono la forma più economica e rapida di spostamento tra Deira e Bur Dubai, i due quartieri storici della città. A Dubai tutto è easy, la metropolitana permette di raggiungere velocemente l’aeroporto e tutti i maggiori punti d’interesse cittadini ed anche le zone più esclusive sono fornite di luoghi di ristoro dove fare acquisti e saziarsi per poca spesa.

Sheikh Zayed Road è l’arteria principale, scorre parallela al metrò e collega il Financial Centre e lo sfavillante Downtown con il Dubai Mall e il Burj Khalifa di 829 metri e 148 piani. La torre del Burj Khalifa, l’edificio più alto al mondo, è indubbiamente una visione spettacolare, sia di giorno che di notte, in particolare nei fine settimana durante il Light Show, il gioco di luci e fontane che s’innalzano dal laghetto antistante e circondato da una selva di grattacieli con misure da record.

L'edificio è frutto dell'ambizione dello sceicco Maktum bin Rashid Al Maktum, che è stato il maggiore promotore del rilancio economico di Dubai, investendo per primo nel mercato immobiliare e nel turismo esclusivo in alternativa all'industria del petrolio. I grattacieli di Dubai sono, per la maggior parte, raggruppati in tre luoghi diversi. Il terreno lungo la E 11 Road fu il primo a svilupparsi, seguito dal quartiere di Dubai Marina e dal distretto di Business Bay. In una terra dove regna sovrana la competizione, a Dubai sono oltre cento i grattacieli che superano i 180 metri, in una gara di nuove formule architettoniche volte a stupire il mondo e che, di riflesso, ci riportano allo spirito di rivalità tra le cento e più torri nella Bologna del nostro medioevo.

Per fare in bagno in mare, dopo aver visitato Dubai Marina e Palm Jumeirah trovo che la spiaggia pubblica migliore in città sia Jumeirah Beach, quella sul lato nord del Burj al-Arab, l’originale albergo dalla particolare forma a vela divenuta uno dei simboli di Dubai. È una delle spiagge più frequentate della città, ben curata, ed offre una vasta gamma di servizi, tra cui cabine, lettini, docce, ristoranti e attività acquatiche. Oltre al Burj Khalifa, il pezzo forte di Dubai è certamente il Museo del Futuro, per un viaggio nel tempo che mostra come sarà il mondo tra mezzo secolo, ispirato da concezioni geniali create da tecnologi visionari, il tutto inserito in una delle strutture architettoniche più complesse al mondo.

Facile e molto piacevole visitare gli emirati confinanti, comodamente serviti dai bus di linea pubblici, per ammirarne le differenze ed avere dei termini di paragone. L’escursione in primis è ad Abu Dhabi, con partenze dal terminal di Al-Ghubaiba, per vedere la Corniche, il Louvre e la magnificenza della Sheikh Zayed Grand Mosque, il luogo di culto più importante del paese che può ospitare oltre 40mila fedeli, un capolavoro di design ispirato all'architettura moresca e islamica classica voluto dallo sceicco Zayed per unire le diversità culturali del mondo musulmano. Il tappeto al suo interno, realizzato in Iran da 1300 artigiani, è il più grande al mondo. Misura 5627mq e per il trasporto sono stati utilizzati tre aerei. La moschea è aperta ai visitatori di tutte le religioni.

Straordinario da visitare e comodo da raggiungere è pure Sharjah, l’emirato che confina a nord con Dubai, dichiarato dall’UNESCO capitale della cultura araba ed islamica. Sharjah è, appunto, conosciuto per il suo ricco patrimonio culturale ed è sede di numerosi musei, gallerie d'arte e centri formativi. L’autobus per Sharjah parte dalla Union Bus Station di Dubai ed impiega circa un’ora a raggiungere il cuore artistico e culturale della città, denominato “Heart of Sharjah”, con le storiche mura che racchiudono i souq Saqr e al-Arsah, l’Heritage Museum, l’Art Museum e tant’altro.

Entrambi i musei sono allestiti in modo esemplare e svolgono un ruolo importante nella conservazione e promozione della cultura e dell’arte a livello locale e internazionale. Dal punto di vista sociale, Sharjah è l'emirato più conservatore degli EAU, con leggi che invitano al rispetto delle tradizioni islamiche e ne vietano il consumo di alcolici, direttive morali che rendono ancora più vera e autentica l’atmosfera di questa bella città abitata da gente cortese e rispettosa. Sempre dalla Union Station, con un ticket di appena 3 euro si raggiunge pure l’emirato di Ajman, subito a nord di Sharjah, che merita il viaggio per il suo seducente Forte nel centro della città, ex residenza del sovrano fino al 1970. È un’iconica struttura risalente al XVIII secolo con al suo interno un museo che illustra la storia e la cultura di questo piccolo emirato. La spiaggia di Ajman, al contrario, non mi ha entusiasmato.

Negli Emirati è davvero facile socializzare con chiunque e dialogando emerge chiaramente che in larga maggioranza la gente vorrebbe abitare a Dubai. Prediligono Dubai per la vita dinamica e la facilità nei trasporti. Aggiungo che essere italiani sembra essere un privilegio anche in questa parte di mondo: “Ooooh Italy, I love Italy, best country!!! Questi nomi strani, le architetture mirabolanti, le fermate dei metrò, i cibi e i quartieri, adesso tutto mi è familiare, la mia curiosità è sodisfatta, qui sento lo scorrere della vita e mi farà piacere tornarci.