Il paese dei balocchi esiste e si trova a Bergantino, in provincia di Rovigo, ai confini con Mantova.

In questo borgo veneto di neanche 2500 abitanti vicinissimo al Po, agli inizi del Novecento tre meccanici di biciclette che non vollero emigrare come i loro antenati, liberarono la fantasia e aguzzarono l’ingegno realizzando le prime attrazioni di divertimento. E facendo diventare Bergantino, dopo pochi anni, il distretto della giostra.

A testimonianza di tanto genio creativo c’è ora Il Museo della Giostra, che attraverso un excursus storico visivo racconta la cultura dello spettacolo popolare.

L’estate è il tempo delle sagre paesane con i luna park e le giostre, le aree divertimento per grandi e piccini, le attrazioni che fanno socialità. Tutto questo brillante luccicore che rende l’animo leggero, nasce in zone brumose spesso dette “depresse”, che ora detengono il primato nel mondo.

Il Polesine terra fertile, anche di creatività

Al Museo della Giostra ricordano che d’inverno, queste terre polesane fatte di pioppeti e campi senza fine, diventano ombre rade nella nebbia. Il Po scorre lento tra argini che paiono mura e spezzano un orizzonte piatto, malinconico, che abbraccia vecchie cascine e chiese tutte uguali nelle loro facciate dai colori caldi.

Eppure, proprio quando l’inverno ingrigisce la pianura, gli architetti del paese dei balocchi si mettono al lavoro nelle loro officine e laboratori per ideare nuovi sogni prima che la bella stagione arrivi. Sono astronavi, cavalli a dondolo, treni e castelli per incantare i bambini e regalare emozioni ai giovani.

Il distretto industriale polesano della giostra è una realtà conosciuta e fiorente, che raggruppa una settantina di piccole aziende a conduzione familiare che danno occupazione ad oltre 1500 unità lavorative (compreso l’indotto) per la maggior parte specializzata nei settori dell’elettromeccanica, della carpenteria e dell’elettronica.

Le aziende producono soprattutto per un mercato estero (98%) con un fatturato anno che raggiunge i 250 milioni di euro. La domanda sorge spontanea: chi ha potuto trasformare un paesino agricolo di contadini polesani in un centro industriale del divertimento? La risposta incredibile è: due meccanici di biciclette durante la famigerata crisi economica del 1929.

I due Umberti, il gioiello dei divertimenti e la giostra aerei

Questi straordinari inventori si chiamavano entrambi Umberto: Umberto Bacchiega e Umberto Favalli e avevano indubbie capacità creative e buone conoscenze di meccanica acquisite alla Regia Scuola di Arti e Mestieri, ossia l’istituto di Castelmassa, all’incrocio tra Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. Insieme, nel 1926, diedero vita alla prima autopista in Italia definita “gioiello dei divertimenti“. Tuttavia, loro più grande genialata e soddisfazione fu riscuotere il pagamento in contanti dai clienti per salire in giostra, mentre gli altri meccanici di biciclette dovevano attendere il pagamento delle loro prestazioni dai contadini alla fine dell’anno, a raccolto concluso.

I due colleghi pionieri di questa nuova attività, videro nella giostra la soluzione ai loro problemi economici. Inoltre la giostra consentiva un’emigrazione solo stagionale, per breve tempo, non stanziale e a lunga durata.

Intorno al 1930 Umberto Bacchiega costruì anche un autoscontro in legno, con vetture che ricordavano le auto vere. Come spesso accade in molti sodalizi, a un certo punto della loro carriera i due Umberto si separarono e intrapresero strade diverse. In seguito, nel 1939, si affacciò all’orizzonte un altro costruttore talentuoso, sempre con formazione di meccanico di biciclette: Albino Protti, che inventò nientemeno che la cicloruota, ossia la prima giostra aerea con sistema di sollevamento a catene.

Nel 1940, però, scoppiò la seconda guerra mondiale che portò Protti a combattere in Africa, dove fu fatto prigioniero degli americani e spedito negli Stati Uniti. Paradossalmente la prigionia oltreoceano rappresentò per lui anche la sua fortuna. Va da sé che Albino Protti apprese e perfezionò le sue conoscenze di meccanica affinando in particolare il processo del sistema di sollevamento idraulico a comandi indipendenti, che una volta tornato in Italia brevettò.

Era il 1951, anno in cui nacque la prima giostra ad aerei che porta la sua firma, divenuta “telecombattimento” e ancora oggi diffusa nei parchi divertimento italiani e stranieri. Ricorda la figlia Vanna: Papà aveva capito che l’attività delle giostre funzionava bene e consentiva a una famiglia di vivere tranquillamente. Papà negli Stati Uniti aveva visto i camion ribaltabili con i pistoni idraulici e da lì prese spunto per la sua intuizione. Disse: “se faccio una giostra con magari dieci pompe idrauliche che mandano su dieci aeroplanini partendo da un centro, io faccio una giostra nuova, che non ha mai visto nessuno” .

Così fu e il successo fu planetario.