Sono una calabrese trasferitasi al Nord da più di metà dei suoi anni.
Una delle tante calabresi che trascorre la vita a tracciare una linea immaginaria dentro di sé, che la divide in due e spacca a metà.
Noi meridionali trapiantati al Nord viviamo continuamente la scissione tra l'amore profondo per la nostra terra e il dolore per le ferite che ci ha lasciato.
La Calabria per molti di noi è una madre che ti mette al mondo, ti avvolge con il suo calore e poi ti abbandona.
La delusione della terra, così la chiamo.
Un amore non corrisposto che ti spinge a fare le valigie e partire, verso un posto che diventerà casa tua, che magari amerai alla follia e ti regalerà vita, amore, successo, ma che non avrà mai lo stesso sapore della salsedine che brucia sugli occhi e il vento dello stretto che ti urla addosso.
Un primo amore che non scordi mai e continui ad amare, anche se sai che non potreste mai essere felici insieme.
I meridionali al Nord si dividono in due grandi categorie: quelli che cercano in tutti i modi di tornare e quelli che non tornerebbero mai. In entrambe le categorie convive però un sentimento comune: la sensazione di avere un pezzo di cuore spezzato.
Vivo in Lombardia da 20 anni e credo che questo abbia influenzato molto quello che sono oggi; è qui che ho imparato ad essere adulta.
Forse non potrei vivere senza avere tutto a portata di mano, senza quella sensazione di poter fare tutto perché Milano è a 30 km e ho 3 aeroporti vicino a me che possono portarmi ovunque, in qualsiasi momento. Forse non potrei vivere senza le montagne della Valtellina che mi accolgono nella loro maestosità.
È difficile dividere la gente del Nord da quella del Sud al giorno d'oggi, se parli con una persona del Nord per più di 5 minuti ci sono grosse probabilità di scoprire che ha qualche parente meridionale.
Ma le differenze tra i due territori rimarranno sempre marcate, perché non sono le persone che decidono le abitudini, è il territorio che decide per le persone.
Milano che esplode di vita, gli orari continuati, gli immensi centri commerciali, le centinaia di aziende, le estati umide e gli inverni rigidi (sempre meno rigidi a dire il vero) dettano inevitabilmente i ritmi di vita, le abitudini sociali, gli orari di lavoro. Il traffico infernale della città, lo smog, gli aperitivi sui Navigli e questo concetto evidentemente sconosciuto ai più: la Lombardia non è Milano.
Bormio, Livigno e le seconde case, le viste mozzafiato dal Resegone, i paesaggi incredibili della Valtellina, la luna che esplode in cielo mentre scendi dalla tua camminata domenicale, le comitive nei rifugi, il lago di Como, Varenna e Bellagio, i paesini della Brianza, i boschi enormi che sopravvivono all’invasione delle autostrade.
A volte non riusciamo a vedere la bellezza che abbiamo intorno perché ci sentiamo quasi dei traditori, niente può essere bello se non è casa mia.
Sono due mondi diversi, Nord e Sud.
Quando un calabrese torna a casa per qualche giorno viene travolto da un misto di sensazioni di nostalgia, amore e dolore che sono difficili da decifrare e comprendere.
L’amore nel ritornare figli e perdersi nella meraviglia del nostro mare, delle nostre montagne, nelle urla che riempiono le strade. Il profumo del mare che si insinua nelle vie, la salsedine che si intreccia tra i capelli e ti rimane appiccicata addosso, l’Aspromonte e i paesaggi incredibili che li guardi e rimani incredula che non ci sia la fila a guardarli, che non si debba pagare un biglietto.
Le barche sui marciapiedi, le rughe dei pescatori, l’odore di casa.
Il dolore nel vedere un potenziale enorme ancora soffocato da incuria e criminalità, antichi palazzi lasciati lì a morire, ponti millenari sconosciuti ai più, ecomostri sulla spiaggia, palazzine abusive che imbrattano paesaggi, imprenditori destinati a scegliere tra l’essere complici o essere vittime.
La nostalgia di quello che poteva essere e non è stato, di ragazzi diventati adulti lontano dagli occhi delle proprie madri e dei propri padri, tradizioni che si tramandano ma un po' si perdono nella frenesia di giorni trascorsi a rincorrere il proprio futuro. La nostalgia di casa.
Sono due mondi diversi, Nord e Sud.
O siamo noi che ci sentiamo diversi, figli strozzati da un cordone ombelicale troppo teso che non vorremmo tagliare mai, ma che ci impedisce di guardare avanti.
Una volta un mio amico lecchese, guardando le montagne dopo un lungo viaggio in giro per l’Europa mi guardò e mi disse: “potrei andare ovunque, ma queste rimangono le montagne più belle del mondo”.
E allora non sono poi così diversi quelli del Nord e quelli del Sud, nella condivisione di un amore cieco per la propria terra, nell’affermare orgogliosi che non c’è niente di più bello della propria casa.
Si può amare anche da lontano e con tutto il cuore una madre che ci ha deluso, elogiandone la bellezza e la forza, anche se da lei non torneremo mai.
Si può sentirsi figli per sempre e camminare comunque verso il proprio futuro, con una nostalgia nel cuore che sembra svanire negli anni ma che in fondo rimane li, in fondo, sempre con noi.