Matilde Serao ed Eleonora Duse. Amiche, donne e menti creatrici proiettate verso la contemporaneità. Grazie a loro, lo scenario culturale e sociale del primo Novecento si tinge di nuovi colori, indagati dalla scrittrice Matilde Tortora, la quale riporta alla luce una serie di missive indirizzate da Serao e da Duse, con eccezionale grazia e meticolosità per rendere al lettore tutta l’intensità di un incontro spirituale e letterario senza precedenti. Lettere in cui pubblico e privato si intersecano per un ritratto a tutto tondo. Tesoro prezioso edito da Graus Edizioni, a proposito del quale indaghiamo i risvolti nella nostra intervista alla curatrice.
Le lettere di Matilde Serao ad Eleonora Duse, riportate alla luce nel volume, vengono definite di “rinascita”. Qual è stata la missiva che l’ha maggiormente colpita, in questo senso, durante la stesura?
Quando, dopo una lunga assenza dal teatro che si protrasse a partire dal 1909 per molti anni per Lei assai dolorosi, come Duse scrisse anche in una lettera al suo amico Giovanni Papini “nel mio paese, non c’è un teatro per me, né casotto, né tenda”, finalmente nel 1921 Eleonora Duse tornò a recitare nel dramma La donna del mare, tra i numerosi, commossi, rapiti spettatori di quella che fu una rinascita a tutti gli effetti, c’era e, come avrebbe potuto non esserci, Matilde Serao. L’indomani mattina Matilde inviò a Eleonora una lettera in cui tra l’altro scrisse “io, ieri sera, rientrando a casa, ancora in lacrime, ho ringraziato Iddio, perché ha permesso che io, ti vedessi ancora acclamata per il tuo genio e per la tua anima tenera e profonda”. Ragion per cui, sebbene le lettere che io ritrovai e pubblicai di Serao a Duse siano a partire da molti anni prima, mi è parsa comunque essere questa la cifra che si riverbera su tutte, per questo le ho definite di “rinascita”.
Percepiamo la forza della scrittura della Serao e quella dell’attrice “Divina” anche in absentia. Rispetto ai carteggi dusiani – da lei, precedentemente, curati – in cosa si differenzia il punto di vista di Matilde Serao rispetto a quello di Eleonora Duse?
Come ancor più queste lettere attestano, la loro fu un’amicizia che durò tutta la vita, fino alla morte di Duse avvenuta mentre era in tournée negli Stati Uniti a Pittsburgh il 21 aprile 1924; Matilde era di solo due anni più grande di Eleonora, si conobbero poco più che ventenni, Eleonora aveva 23 anni, Matilde 25 quando in una delle sue prime tournée, Eleonora giunse a Napoli a recitare al Teatro dei Fiorentini. Ebbero per tutta la vita amici comuni, frequentazioni a Napoli, a Roma, a Milano, a Venezia, a Parigi e in altri luoghi, condivisero tanto, momenti lieti ma anche i molti momenti tristi della loro vita, tra l’altro Eleonora fu anche il nome che Serao diede a sua figlia.
Dalle lettere di Serao a Duse emerge una costante sollecitudine, un affetto profondo “il mio vigile cuore ti pensa, ti segue, ti sente, sente tutto ed ha un tremore costante” leggiamo in un’altra lettera di queste lettere di Matilde a Eleonora. Queste lettere sono davvero preziosa testimonianza di una profonda consonanza, di un’amicizia tra pari di due grandi artefici e protagoniste, se pur in ambiti diversi, della nostra storia culturale, di un affetto autentico che sempre le unì e della forza indomita che, pur nei momenti bui, non fu mai loro estranea e che si sostanziò anche del loro reciproco sostenersi e darsi incoraggiamento.
In occasione del centenario della morte di Eleonora Duse che si celebra quest’anno, quali caratteristiche pensa definiscano la sua, eterna contemporaneità?
Eleonora Duse ha precorso e dato avvio alla modernità, basti pensare anche solo che, tornata alle scene nel 1921 con il dramma La donna del mare, Ella che di anni ne aveva 63, interpreta Ellida una giovane donna, la protagonista di uno dei drammi di Ibsen da lei più amati e che per anni aveva letto, studiato e già portato in scena nella sua ultima rappresentazione teatrale nel 1909. Cent’anni fa Duse è in scena coi capelli bianchi, a interpretare magnificamente la giovane, tormentata Ellida, tra l’altro con il coprotagonista l’attore Memo Benassi che era di trent’anni più giovane di lei. Fu un trionfo clamoroso, unanime, consacrò ancora una volta la Divina interprete e “la bianca magia del genio”, Duse con le rughe, coi capelli bianchi non stride nei panni di una giovane bella e forte quale era Ellida, come chi la vide in scena, rilevò “Eleonora Duse era arrivata all’essenza: a darci non una giovinetta, ma la giovinezza”.
Ella, d’altronde, in quel che ha sempre chiamato “lavoro”, ossia nelle sue molteplici mirabili interpretazioni, riuscì a realizzare il superamento del teatro mediante il teatro, come molti studiosi nel corso degli anni hanno rilevato, tale da meritarsi a buon diritto d’essere detta Divina, tale da poter essere certamente considerata nostra contemporanea pure a distanza di un secolo!
Ho avuto modo di leggere – altresì – il suo splendido Il Cenacolo delle Donne. Com’è nata un’idea così originale a proposito dell’universo femminile che ruotò attorno ad Alessandro Manzoni?
Era da tempo che mi chiedevo che cosa avrebbero detto le donne del Manzoni se avessero potuto farlo oggi e, quindi, da diversi anni avevo cominciato a radunare materiali, a fare ricerche, a voler sapere sempre di più della loro vita, dei loro destini, cominciando a riflettere anche su quelle che dovettero essere le loro aspettative. All’approssimarsi del 150° anniversario della morte di Manzoni che ha preso avvio nel maggio scorso, le donne manzoniane mi sono apparse nella mente nitide e direi perfino perentorie, ho capito che non dovevo più aspettare o, per dir meglio, farle aspettare ed è nato così il Cenacolo delle Donne, poiché un libro nasce da una qualche immagine che ti appare in mente pressante, nitida e che si mette a stare lì finché non le dai corpo, finché per l’appunto non scrivi il libro. Allora ho le ho fatto incontrare oggi in una villa ottocentesca, dove già tante volte si riunirono, or sono duecento e più anni fa e, assieme a loro, qui riunite, convenute oggi ci sono anche tutte le donne de I Promessi Sposi, a dire di sé, pensieri, fatti poco noti o addirittura insospettati. Tutte, autoconvocatesi oggi nel Cenacolo, anche per amore del loro padre reale e del loro padre letterario, di cui lasciano trapelare aspetti intimi, consuetudini quotidiane, e ovviamente la grande tempra di uomo e di scrittore.
Posso chiederle se sta lavorando a nuovi progetti?
Si, sto lavorando ad un nuovo libro, ma è prematuro parlarne, posso solo anticiparle che vorrò che anche esso diventi un libro dell’ottimo editore Graus col quale, in anni diversi, ho pubblicato diversi altri libri, le Lettere della Serao alle Duse, un carteggio pure esso inedito dello scrittore e poeta Aldo Palazzeschi, inoltre un carteggio dello scrittore e drammaturgo Roberto Bracco con anche una sua Azione Cinematografica Inedita e Autografa e, nel dicembre scorso, Il Cenacolo delle Donne.