Il 28 gennaio, Burkina Faso, Mali e Niger hanno annunciato la decisione unilaterale di ritirarsi dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), un blocco regionale fondato nel 1975. L’ECOWAS è una delle otto comunità economiche regionali riconosciute dall’Unione Africana per promuovere integrazione regionale nel continente.
Nel corso degli anni i progressi verso l’integrazione regionale, nonostante la volontà di Gheddafi, sono stati lenti nel continente. Tuttavia, l’ECOWAS e le sue organizzazioni sorelle hanno implementato numerose politiche che mirano a migliorare il modo in cui i paesi africani commerciano tra loro e con il mondo. Ad esempio ECOWAS è l’organizzazione più importante a sostegno delle donne imprenditrici nell’Africa occidentale, grazie a iniziative regionali come SWEDD+ che facilitano l’accesso delle donne all’istruzione e ai servizi sanitari.
Secondo Olivier Walther è sconcertante vedere tre paesi senza sbocco sul mare, tra i più poveri al mondo, abbandonare un’organizzazione creata per promuovere la libera circolazione di persone, merci e capitali in tutta la regione. L’Africa occidentale è una delle regioni più costose al mondo per fare affari, a causa delle cattive condizioni stradali, dei blocchi stradali e dei ritardi alle frontiere. Il ritiro di Burkina, Mali e Niger dall’ECOWAS non può che peggiorare le cose per la maggior parte della popolazione del Sahel.
Conseguenze economiche
Da un punto di vista economico, non c’è dubbio che i paesi del Sahel dipendano maggiormente dal commercio regionale rispetto ai paesi costieri, come Costa d’Avorio, Ghana o Nigeria. Il retroterra è meno urbanizzato e industrializzato rispetto a chi detiene i porti. Tendono a produrre gli stessi prodotti agricoli che solitamente commerciano con altri paesi situati sul Golfo di Guinea piuttosto che con se stessi.
Anche il commercio di bestiame tra Sahel e Golfo di Guinea dipende fortemente dalla libera circolazione tra i paesi dell’Africa occidentale. Quasi due terzi dei movimenti di bestiame registrati nell’Africa occidentale nel 2017 attraversano un confine internazionale, solitamente dal Sahel ai grandi mercati meridionali come Abidjan.
Poiché i paesi del Sahel non hanno quasi alcuna industria, importano gran parte di ciò che consumano dal mercato dell’Africa occidentale e globale, in particolare dalla Cina. Gran parte del cemento, dei prodotti petroliferi, delle automobili, dei prodotti tessili, del grano, del riso e della plastica venduti sui mercati di Niamey, Ouagadougou e Bamako venivano prodotti altrove e dipendono dai porti del Golfo di Guinea. In passato, la chiusura delle frontiere tra i paesi del Sahel e quelli costieri ha avuto conseguenze devastanti sull’economia regionale e sui mezzi di sussistenza di milioni di agricoltori, pastori e abitanti delle città, che dipendono dal commercio regionale forse più che in qualsiasi altra parte del mondo. È proprio per favorire queste relazioni complementari tra il Sahel e il Golfo che l’ECOWAS è stata fondata ad Abuja quasi 50 anni fa.
Il ritiro dall’ECOWAS comporterà la reintroduzione delle barriere tariffarie. Senza libero accesso ai porti di Cotonou, Lomé, Abidjan o Tema, le importazioni dal Sahel saranno quindi molto più costose. L’uscita dall’ECOWAS influenzerà anche le esportazioni del Sahel, che dovrebbero diventare meno competitive sul mercato regionale (cipolla, pesce) e globale (oro, uranio). Il commercio informale, che è già la forma dominante di scambio economico nella regione, molto probabilmente vivrà un boom senza precedenti, in particolare lungo i confini tra Niger e Nigeria. E non vi sarà alcuna conseguente tassazione a favore di scuola e sanità.
Inoltre, l’abbandono dell’ECOWAS e del suo protocollo di libera circolazione potrebbe avere conseguenze per milioni di saheliani che vivono o desiderano migrare verso le città costiere. Nell’Africa occidentale la migrazione è per lo più intraregionale, il che significa che la maggior parte dei saheliani tende a migrare verso il Golfo di Guinea, mentre la maggior parte dei migranti provenienti dai paesi costieri si dirige verso l’Europa attraverso il Sahara e, sempre più, verso gli Stati Uniti. In definitiva verso i paesi che hanno osato aiutare l'Ucraina dalla violentissima invasione russa.
Motivazioni politiche
Nel 1999, l’ECOWAS ha adottato il suo Protocollo relativo al meccanismo per la prevenzione, la gestione, la risoluzione, il mantenimento della pace e la sicurezza dei conflitti, e nel 2001 il suo Protocollo sulla democrazia e il buon governo. L’obiettivo principale di questi accordi era quello di promuovere la democrazia come forma di governo dominante nella regione e prevenire il ripetersi della violenza, in particolare attraverso colpi di stato militari.
Questo, piuttosto che la liberalizzazione del commercio, è il motivo principale per cui le giunte di Burkina Faso, Mali e Niger hanno deciso di lasciare l’ECOWAS. E con Mosca che si sta sostituendo a Parigi fa buon gioco il “dividi et impera” al fine di spingere le nuove generazioni africane verso l'Europa al fine di rafforzare l'equazione “+ migranti + voto ai partiti filo russi” confidando sul tedio del vecchio continente e gli 80 anni di pace che hanno addormentato anche le coscienze più attente.