Sentiamo parlare ormai quotidianamente del rischio di un ritorno al fascismo e più in generale a estremismi di destra, in Italia e in altri Paesi.

Concentrandomi unicamente sul nostro Paese, e in particolare sul mood e sul livello emotivo percepito, mi sento di sostenere che in realtà tale rischio non è presente: una reale deriva di estrema destra nel nostro Paese c’è già stata, è già avvenuta. Abbiamo già assistito a una perdita dei valori democratici, dei capisaldi costituzionali, del modo di pensare collettivo che partiva dal presupposto di alcune regole di base condivise, fulcro del nostro modo di vivere, che hanno caratterizzato tutto il dopoguerra fino a qualche anno fa.

Con i Dpcm, che abbiamo ben impressi in memoria, quali deroghe al vivere normale, si sono scardinati i princìpi base della decisionalità individuale e della condivisione di regole di base. E oggi? Finita l’emergenza della pandemia, che cosa succede? Quello che è rimasto è l’idea che i nostri diritti di base, faticosamente conquistati e difesi dai nostri padri, possano venire cancellati – certo, temporaneamente… ma chissà, magari definitivamente…- con un colpo di spugna, per decisione improvvisa e per cause aleatorie o per interpretazioni fuorvianti, che possono leggere come emergenza ciò che collettivamente e democraticamente non è considerato tale.

Questo è ciò che si percepisce nel vissuto collettivo, parlando con le persone e ascoltandone le paure, leggendo tra le righe i timori via via crescenti, in base a episodi singoli, decisioni politiche che lasciano perlomeno perplessi, fino ai tentativi di rassicurazione per prendere le distanze da un lontano e fantomatico fascismo che sarebbe stato così diverso dalla situazione attuale che invece è sotto gli occhi di tutti.

Come mai si percepisce questo mood? Perché tante persone sentono timori e parlano esplicitamente di modalità fasciste? Perché aleggia questa inquietudine di fondo?

Questo fenomeno si verifica perché ci sono regolarmente episodi che lasciano perplessi, che non ci sono familiari, che per noi che abbiamo sempre beneficiato dei vantaggi della democrazia, del rispetto delle persone, della libertà individuale e collettiva, tutelate dalla migliore Costituzione al mondo, appaiono strani, impositivi, non basati sui valori di base ai quali eravamo abituati.

L’inquietudine, il timore di un ritorno al fascismo, aleggia e perdura nel tempo per un fenomeno di adattamento agli stimoli dolorosi, per la difesa da qualcosa che spaventa.

Questo timore, a mio avviso, sta continuando a perdurare quando ormai la deriva fascista è già avvenuta. Certamente, non in maniera esplicitata o ammessa, ma nei fatti siamo già stati ormai tutti abituati a vedere calpestati i nostri diritti senza che succeda nulla per contrastare il fenomeno.

Ora, il punto è di prendere atto di ciò che stiamo vivendo, di acquisire piena consapevolezza del fatto che ciò che tanto temiamo in realtà è già attuale, di valutare con attenzione dove e quando i nostri diritti non vengono rispettati e di tutelarli di conseguenza.

Io credo che sia necessaria la presa di coscienza del fatto che da eventi considerati emergenze sono stati messi in atto interventi che esulano dalla normale gestione della cosa pubblica, che questo fenomeno si può ripetere e che la valutazione di ciò che è norma da ciò che esula dalla norma è nella maggior parte dei casi una valutazione soggettiva, che pertanto non può essere lasciata all’arbitrarietà del caso o della singola persona.

In psicoterapia, la presa di coscienza della situazione reale, effettiva – in gergo, il cosiddetto esame di realtà – rappresenta il primo e imprescindibile passo per un cambiamento della situazione e per un’evoluzione in chiave positiva attraverso un efficace problem solving.

La tanto sbandierata resilienza non è da confondersi con la tolleranza a oltranza di qualsiasi difficoltà. La resilienza presuppone una presa di realtà, una capacità di reggere, un adeguamento, ma anche la necessità di intravedere soluzioni per risolvere problemi o, come in questo caso, per modificare la realtà esterna qualora questa sia diventata contraria alle regole che la società si è data per far procedere la vita collettiva in maniera rispettosa dei valori e dei princìpi di base.

Perché nelle persone si arrivi alla consapevolezza della realtà è necessario che si guardi alle cose senza timore, perché qualsiasi situazione, per quanto brutta, può essere modificata, corretta, adeguata, in maniera positiva e con una mentalità aperta verso il futuro. Se continuiamo a rimanere terrorizzati dallo spauracchio del ritorno del fascismo, con discorsi sul periodo passato, prese di distanza, enfasi sulle differenze positive e addirittura serie televisive che descrivono nei dettagli il fascismo con il preciso scopo di farci percepire le differenze, non apriremo certamente gli occhi sulle somiglianze, su ciò che già oggi c’è di estremamente simile, sulla deriva che è già in atto.

La presa di coscienza, senza timore ma con la volontà e l’apertura alla modifica di ciò che non funziona, ci aiuterà invece a individuare i problemi, a metterli in luce e a ricercare soluzioni efficaci per un cambio di rotta.

Abbiamo dimostrato una grandissima capacità di resilienza, adesso non dobbiamo perdere la lucidità necessaria per capire ciò che della realtà esterna va modificato.