La storia dell'arte ha inizio nei tempi più remoti della civiltà, raccontando le caratteristiche sociali, politiche e culturali di ogni epoca. Quindi le opere, dall'arte rupestre e dall'artigianato alle sculture e alle pitture, riflettono il cuore di ogni popolo.
Man mano che si procede nel tempo, gli storici riescono a ricostruire la scena di ogni periodo, ma è a partire dal XVI secolo che appaiono le prime biografie scritte da Vasari, un artista, architetto e scrittore italiano del Rinascimento, che si è trasformato in uno dei primi storici dell'arte scrivendo una serie di biografie di artisti famosi nella sua opera Le Vite dei più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri.
Inoltre, nel XVIII secolo con l'inizio della critica d'arte come disciplina e l'arrivo dell'Illuminismo, si iniziò ad analizzare l'arte da una prospettiva più accademica e rigorosa. Questo comportava lo studio e la valutazione delle opere d'arte non solo per la loro bellezza o tecnica, ma anche per il loro contenuto simbolico e socioculturale.
La ricostruzione storiografica copre i diversi profili di una società, come il momento storico e sociale, il posto occupato dai diversi membri di una comunità, il ruolo dell'arte e degli eventi pubblici, i canoni di bellezza, le credenze, la politica, la religione, tra le altre questioni.
Questa rete di fatti storici ci viene narrata, datata e scritta da un occhio osservatore o uno studioso. In questo senso, con il passare degli anni, inizia ad ampliarsi questa rete a partire dalle fonti di informazione e la raccolta di dati.
In questo processo, c'è un fattore chiave che si ripete lungo la storia ed è il narratore, per chiamarlo in qualche modo, una voce che filtra e trascrive le informazioni che desidera, che considera e crede importanti.
Nelle università, nel sapere popolare, nelle scuole e in tutti i diversi luoghi dove possiamo trovare e divagare sull'arte possiamo notare che dall'apparizione della critica, nel '700 ci sono più fatti documentati e studi effettuati sui diversi movimenti.
Ma facendo una revisione di come progredisce e si sviluppa la storia e confrontandoci con la realtà contemporanea che conosciamo, possiamo rilevare una o più omissioni di fattori e componenti importanti. Ad esempio, cosa è successo alle donne che perdono protagonismo con il passare degli anni?
Possiamo facilmente ricordare il ruolo delle donne nell'antichità, ma con più difficoltà a partire dal Medioevo. Con il passare degli anni, l'avvento della modernità e della critica, il posto delle donne nella storia è stato sempre più omesso e nascosto, contrastando con il vero ruolo che svolgevano nella società di quegli stessi anni.
Dall'apparizione della critica fino al '900 sono riusciti a cancellare quasi completamente dalla storia, dai libri, dalle collezioni e dai musei, per un interesse politico e culturale.
Ma la realtà era un'altra, le donne partecipavano attivamente alla scena culturale come artiste, collezioniste, spettatrici, membri di cerchie o associazioni culturali. Lo sviluppo del ruolo attivo delle donne nella società ha avuto un grande slancio alla fine dell'800 e nelle prime decadi del '900.
Questo fenomeno non solo si può vedere nella scena europea, ma si espandeva nei diversi focolai culturali con maggiore slancio, sommato alla scarsa informazione su cosa stesse succedendo e come fosse la situazione culturale al di fuori dell'Europa.
A questo punto, analizzeremo uno dei focolai culturali di grande slancio e importanza tra la fine dell'800 e le prime decadi del '900.
L'arte argentina, tra il XIX e XX secolo ha avuto un nuovo risorgere. Gli artisti e gli intellettuali si sono proposti di creare un'arte nazionale con la sua propria personalità, seguendo in parte il modello europeo.
A partire dalla fine dell'800, le istituzioni culturali e di promozione artistica e le scuole d'arte sono state gradualmente stabilite. Inoltre, lo Stato si interessa e inizia a fare parte attiva della scena culturale fondando il Museo Nazionale di Belle Arti nel 1896 e, successivamente, nel 1905 nazionalizza l'Accademia della Società Stimolo. D'altra parte, l'arte inizia ad avere il suo posto sulla carta. Anche se la scena culturale argentina non aveva ancora una critica d'arte professionale, i giornali e le riviste hanno iniziato a dedicarle uno spazio facendo delle arti un argomento di dibattito pubblico.
Come abbiamo menzionato, il modello da seguire erano le tendenze e gli esempi europei. Quindi sia gli eventi che l'estetica e i canoni di bellezza erano analoghi a quelli che rifletteva la scena culturale europea. Gli artisti della "Generazione dell'80" aderirono a criteri estetici realisti, influenzati dal simbolismo fin de siècle. Anche se l'impressionismo e il post-impressionismo erano praticamente sconosciuti in Argentina in quel momento, alcuni artisti come Martín Malharro introdussero queste correnti dopo averle conosciute a Parigi.
Con il passare degli anni si afferma la scena culturale, e nel 1910 si tiene la Esposizione Internazionale di Belle Arti del Centenario e, l'anno successivo, l'apertura del primo Salone Nazionale di Belle Arti, che privilegiava in parte gli artisti già affermati.
Il gruppo Nexus era composto da artisti come Cesáreo Bernaldo de Quirós, Carlos Ripamonte, Fernando Fader e lo scultore Rogelio Yrurtia. Le loro opere erano caratterizzate da un impressionismo creolo, con una tavolozza chiara e pennellate libere illustravano paesaggi nazionali, personaggi tipici e scene della tradizione gaucha.
Sebbene in Europa, nello stesso periodo, i saloni erano già passati di moda e iniziavano ad apparire le nuove avanguardie, a Buenos Aires il Salone Nazionale fu una vera novità. Così anche le sue conseguenze da parte degli artisti esclusi che organizzavano saloni alternativi.
Con questo panorama cresce il campo artistico e si diversifica. Nel 1914 si apre il Salone dei Rifiutati e nel 1918 il Salon Independiente.
Negli anni '20, ci fu una rinnovazione artistica, spinta dallo splendore economico e dalla mentalità aperta al cambiamento e alla novità. Mentre l'Europa sperimentava l'impatto delle avanguardie, in Argentina emersero artisti che aderivano alla "plastica pura" e cercavano di imporre un'arte pura basata su valori estetici di ordine, equilibrio e armonia.
Nel contesto delle esposizioni artistiche dell'epoca, come il Primo Salone di Pittura Moderna Argentina e il Nuovo Salone, si citano nomi di artisti appartenenti al "Gruppo Paris" che fecero parte del rinnovamento artistico.
Tra questi si trovano Horacio Butler, Aquiles Badi, Héctor Basaldúa, Antonio Berni, Lino Enea Spilimbergo, Juan del Prete, Norah Borges, Pedro Figari, Raquel Forner e Emilio Pettoruti. Questi artisti erano influenzati dalla formazione artistica a Parigi e aderivano a una figurazione moderna che incorporava elementi dello Esprit Nouveau e del surrealismo.
Le artiste, svolsero un ruolo importante nell'arte argentina alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX secolo, sfidando gli stereotipi di genere e contribuendo con opere significative in diversi stili e temi.
Anche se possiamo trovare pochissime artiste che sono passate alla storia, in loro possiamo notare una serie di fattori decisivi: la classe sociale, i contatti stretti nella scena culturale e, in parte, la conseguenza di una falsa inclusione delle donne da parte della critica nella storia dell'arte. Per esempio, appaiono Norah Borges, Raquel Forner e Lola Mora, tre casi di donne di classe agiata che viaggiavano all'estero, frequentavano accademie europee e godevano di riconoscimento nei circoli sociali più importanti.
La storia dell'arte è un universo molto complesso: è una disciplina segnata da questioni escludenti in termini di genere, anche in termini razziali, di classe. È un universo conservatore per eccellenza, forse la disciplina più conservatrice, perché il suo obiettivo è proprio quello di salvaguardare il "patrimonio”.
(Georgina Gluzman)