Paul Cézanne non è bello, non è simpatico, non è lindo, non è neppure bravo a dipingere quando arriva a Parigi verso il 1860, con un forte accento del sud, vestito malamente, calza pesanti scarponi infangati, abiti sempre macchiati di pittura, un cappellaccio sulla testa già quasi calva: è scostante, irritabile, scontroso, poco socievole, con limitati mezzi di sostentamento. Eppure non ha ancora 30 anni ed è figlio di un agiato banchiere di Aix en Provence, ha studiato per tre anni Giurisprudenza nella sua città, è un poeta e un musicista che sa anche disegnare ed ha ottenuto premi prestigiosi partecipando ai concorsi della Scuola di Pittura, tenuta dal Direttore del Museo di Aix.
Suo nonno è arrivato in Provenza, da Cesana Torinese, un piccolo paese del Piemonte, forte del fatto che ha un buon mestiere, lo sa fare bene e spera di far fortuna sulla costa francese. Suo figlio, il padre di Paul, ha davvero successo avendo imparato il mestiere dal padre, se in poco tempo riesce ad acquistare la ditta di cappelli per cui lavora, diventandone il proprietario. Vi lavorano giovani operaie che cuciono a mano con fatica e maestria vari tipi di cappelli. Una diventa la sua compagna e nel 1839 gli dà il figlio Paul: ma Louis Auguste non la sposa e tiene nascosta la relazione, fino a che, cinque anni dopo non nasce Marie, la sorellina di Paul. A questo punto suo padre decide di sposare Anne Elizabeth Aubert.
Nel frattempo la sua situazione finanziaria è talmente migliorata da poter acquisire, con un socio, una banca, che chiamerà Cézanne e Cabassol.
Per la famiglia è l'agiatezza, ma essi continuano a vivere modestamente, Anne Ewlizabeth è di origine operaia, si adatta e anche Paul è abituato a vivere senza agiatezze a causa del padre che è un avaro incancrenito. È però un uomo orgoglioso e vuole il meglio per l'unico figlio maschio, che iscrive alla miglior scuola del luogo, gli fa impartire al Collegio Bourbon una solida istruzione umanistica. Paul ha modo di conoscere altri ragazzi, si lega in modo particolare ad Emile Zola, il futuro, famoso romanziere, che è un ragazzo intelligente e amante delle arti come Paul. I due adolescenti si frequentano anche fuori del Collegio durante le vacanze, liberi di passeggiare in lunghi pomeriggi in cui si confrontano, discutono, leggono Victor Hugo, che li attrae con la sua potente retorica. Poi passano ad Alfred de Musset, che li seduce con la sua spavalderia geniale: rinsaldano così la conoscenza del Romanticismo e se ne infatuano. Compongono poesie, testi, si confrontano, si incoraggiano e ammirano a vicenda.
Entrambi conoscono la musica dal momento che fanno parte della banda musicale della città, si convincono reciprocamente di essere destinati all'arte, da tempo frequentano l'Ecole de Dessin di Aix: Zola vuol diventare un artista e Cézanne uno scrittore, ma sarà esattamente il contrario!
Il loro sogno è andare a vivere a Parigi, rifugio di tutti gli artisti e letterati del tempo, in un luogo dove ci si può far conoscere e diventare qualcuno. Ben presto Zola si trasferisce a Parigi con la mamma, riunendosi al padre. Il destino del giovane non è nel campo dell'arte, però, si fa conoscere come giornalista e scrittore.
Paul è rimasto solo ad Aix, desidera ardentemente raggiungere l'amico a Parigi, Zola gli scrive lettere appassionate in cui lo invita a farsi valere con suo padre, che gli si impone e vuole per lui una carriera destinata a dirigere la banca di famiglia.
Paul teme il padre per il carattere scostante, autoritario, poco affettuoso e non riesce a ribellarsi, per cui accetta malvolentieri di frequentare la Facoltà di Giurisprudenza per ben tre anni. Alla fine abbandona l'Università, aiutato dalla madre, che insieme alla sorella, lo sostiene e lo incoraggia, ben conoscendone la fragilità e il suo difficile carattere, anzi addirittura ottiene dal padre di trascorrere un periodo a Parigi, anche se con mezzi limitati. Ma Paul ha vissuto sempre modestamente ed è convinto della sua vocazione, ormai s'è dedicato alla pittura, che esercita ritraendo amici e parenti.
Paul è purtroppo un ragazzo, non risolto, con grandi turbe sessuali, che riversa sulla tela, rivelando le sue morbose elucubrazioni, sintomo di forti tensioni interiori e di conflitti non sanati.
Le opere che dipinge sono molto scure, ombrose, spesso al nero fa da contrasto un blu notte molto intenso: nelle tele si notano personaggi loschi e improbabili, dediti al delitto, al ratto, alla violenza: si descrivono anche orge e spesso ci sono cadaveri.
C'è di che scandalizzare chiunque, a quei tempi, figurarsi i rigidi e ingessati accademici che esaminano le opere presentate al Salon per le prestigiose esposizioni: ne sono offesi e scandalizzati, per cui respingono ogni sua opera, persino i ritratti.
Paul, arrivato a Parigi, si sente un pesce fuor d'acqua, non si vede né apprezzato, né accolto, difatti è questa la situazione, per cui frequenta di rado i luoghi in cui si ritrovano i giovani artisti come il caffè Guerbois, luogo di incontro anche per Zola con i nuovi amici parigini. Tuttavia lo scrittore apprezza molto il suo amico Paul, lo incoraggia, convinto che abbia delle doti non comuni di artista.
Paul, dal canto suo, continua ad esercitarsi con impegno, alla ricerca di uno stile personale, perchè vuole differenziarsi dagli altri, convinto com'è che bisogna seguire il proprio “sentimento dell'arte”, più che i dettami accademici.
Il suo obiettivo è superare l'esame di ammissione all'Academie des Beaux Arts e perciò all'Academie Suisse, ove si è iscritto, lavora con ardore e copia le opere al Louvre per perfezionarsi. La sua delusione nel vedersi respinto lo scoraggia a tal punto che se ne torna ad Aix e accetta di lavorare in banca per il padre, ma solo per un anno, perchè odia quel lavoro e sente sempre più il desiderio di tornare a Parigi.
Naturalmente ci sono scontri devastanti col padre, che alla fine, vista la determinazione del figlio, gli permette di tornare a Parigi, stavolta con un mensile ancora più esiguo, perchè spera che il figlio torni sui suoi passi: naturalmente la mamma è sempre solidale con lui ed ha influito non poco a convincere il padre.
Paul torna così all'Académie Suisse e dipinge continuando a presentare le sue opere al Salon. Al rifiuto di un ritratto, che lui ritiene pregevole, si indigna talmente da scrivere una lettera di protesta all'Intendente delle Belle Arti che si occupa della scelta delle opere da esporre.
Si ritiene, infatti, convinto, di essere il migliore dei pittori e guarda con sospetto gli altri artisti perchè teme che vogliano rubargli idee e stile.
Il padre, per invogliarlo a tornare e restare ad Aix, gli ha allestito uno studio nella nuova villa di campagna, lo Jas de Buffan, per cui, spesso l'artista, quand'è troppo scoraggiato, torna a dipingere a casa, dove trova sempre conforto nelle cure affettuose della madre e della sorella.
Ma poi è sempre spinto a tornare a Parigi, nell'ambiente dell'arte per eccellenza. Nel 1862, tornato a Parigi, Paul ha modo di conoscere al Salon un'opera di Manet che sta sconvolgendo l'opinione pubblica. È la famosa “Olimpia”, l'immagine di una prostituta, rappresentata da una giovane nuda che rivolge il viso, con aria di sfida, verso il pubblico, nella sicurezza della sua giovinezza e bellezza: è iniziata la grande ribellione dell'arte.
Il nudo, in sé, nell'arte, non è mai stato scandaloso, se giustificato da episodi biblici, mitologici, storici o religiosi.
Ma Olimpia è una ragazza del suo tempo, che fa chiaramente intuire qual è il proprio mestiere: uno scandalo, che procura molta pubblicità e attenzione a Manet, oltre che critiche.
Questa sua aperta sfida sarà il trampolino di lancio verso sfide ben più ardite, devastanti per l'arte classica e tradizionale, ma solo Cézanne, saprà dare un impulso alle Avanguardie, portandole verso una visione della realtà sfaccettata e con molteplici prospettive, facendo disgregare la figura per meglio definirla.
Paul, nel frattempo, continua la spola tra Aix e Parigi, dove ha modo di frequentare Pizzarro, che ha conosciuto all'Académie Suisse, insieme a Monet, Renoir e Bazille e che lo apprezza e accetta, nonostante il carattere scontroso.
Un fatto nuovo sconvolge la vita di Paul: incontra la diciannovenne Hortense Fiquet e se ne innamora. Attraverso questo sentimento e la relazione con la ragazza i suoi incubi si dissolvono, riflettendosi anche sulla sua arte, che perde gli eccessi di prima, perché la sua vita subisce un cambiamento, comincia ad accettare altri punti di vista e la conoscenza dei ribelli Impressionisti gli dà una visione dell'uso del colore molto più chiara e luminosa.
Intanto nel 1870 è scoppiata la guerra Franco-Prussiana, suo padre retribuisce, come era in uso tra i benestanti, un sostituto alla leva di Paul, per evitargli la partenza per la guerra.
L'artista ne approfitta per recarsi con Hortense a Estaque, una piccola, amena città sul grande Golfo di Marsiglia.
Quando, nel 1872 torna a Parigi, nasce il figlio Paul, naturalmente tiene ben nascosta la sua nascita, la mamma riesce ad aiutarlo economicamente, per dare un contributo al mantenimento della giovane e sprovveduta famiglia.
Tornato a Parigi, Paul accetta l'invito di Pizzarro e si stabilisce con la famiglia ad Auvers sur Oise, soggiornando anche a Pontoise. Ne nascono opere mirabili, che dipinge en plein air, con Pizzarro che l'ha convinto a schiarire i colori.
Paul espone nel 1874, insieme agli Impressionisti, nella loro prima Mostra presso gli ex locali del famoso fotografo Nadar: Cézanne condivide gli obiettivi degli Impressionisti, ma non si identifica con loro perchè lui non disfa e svuota la forma a favore dell'atmosfera e dell'impressione, ma esalta la compattezza dei volumi e utilizza il colore senza trasparenze. Pizzarro ha faticato a farlo accettare dagli altri artisti che espongono e sono diffidenti verso di lui, ma alla fine lo accettano. In ogni caso nessuno degli altri Impressionisti viene apprezzato, anzi, il pubblico accorre per dileggiare questi artisti e Cézanne è il più criticato e schernito.
L'artista partecipa solo più alla alla terza Mostra nel 1876, con dipinti ed acquerelli, sempre disapprovato dal pubblico e dai critici, a parte George Riviére, che lo riconosce come l'artista più attaccato e maltrattato sia un grande pittore che trasmette sulla tela emozioni coi suoi rapporti tonali solenni e le imponenti maestà dei suoi paesaggi
.
Paul, scoraggiato una volta di più dall'insuccesso, torna ad Aix e si isola, anche perchè i dissapori con il padre aumentano da quando ha scoperto dell'esistenza di Hortense e del piccolo Paul, per cui torna a vivere ad Estaque. Quando il padre viene a mancare Paul si trova tuttavia ad ereditare una rendita di 25.000 franchi all'anno: Hortense torna a Parigi col piccolo Paul, mentre l'artista si isola sempre più alla ricerca di nuove sperimentazioni pittoriche.
Gli amici si diradano, perchè si fanno più evidenti le sue tendenze paranoiche, evita addirittura di stringere la mano che Manet gli porge, dichiarando che non la lava da due settimane!
Quando torna a Parigi per rivedere la famiglia ed incontra degli amici, fa loro segno di non avvicinarsi ed alla fine anche il rapporto con il suo più caro amico si conclude. Zola infatti ha pubblicato “L'Oeuvre”, al cui protagonista ha dato il nome di Claude, come Monet, ma in lui è ben riconoscibile Cézanne: Zola descrive un artista che si suicida dopo aver tanto lottato per realizzare un'opera che non riesce a terminare: Paul si riconosce in quel personaggio e non accetta di essere descritto così, anche perchè pian piano, lui sta trovando, con impegno e sofferenza, la sua strada, sulla quale intende procedere, anche se non gli viene riconosciuto dall'ambiente artistico. Le sue opere non superano la sessantina, perché l'artista è molto lento. Vi sono comunque ritratti, nature morte, paesaggi, composizioni.
È davanti alla montagna Sainte Victoire che dipinge il maggior numero di opere e per più di vent'anni, con colori diversi, sempre più rarefatti, giocando con le tessere che si sovrappongono, l'una sull'altra e creano forme geometriche che solidificano la natura. Ormai nella sua visione riduce la realtà nei solidi cilindro, cono e sfera e vi inserisce ogni cosa che dipinge.
È riuscito nel suo intento di rendere solida la rarefazione dell'Impressionismo, con una pittura che va oltre, molto oltre, si spinge fino al Novecento, quando diventa l'ispiratore delle Avanguardie e di un'arte che sta prendendo una piega talmente diversa da quella classica e accademica che la porterà, ad un certo punto, a disgregarsi e persino ad autodistruggersi. Gli artisti arriveranno a chiedersi se la pittura è morta, e continueranno nel tempo ad interrogarsi e a sperimentare con sofferenza, crisi e delusioni, esattamente come ha fatto lui, perchè con la sua opera si esauriscono tutte le sicurezze che un'arte tradizionale concedeva, seguendone regole così ben rodate nel tempo.
È arduo inerpicarsi per nuove vie inesplorate, ma l'artista è anche un veggente, che sa anticipare le evoluzioni.
La grandezza di Paul Cézanne sta veramente in questo: nell'aver aperto una strada verso orizzonti di cui non possiamo prevedere la soluzione, ma che indicano come l'uomo abbia voluto esplorare la realtà dell'esistenza: e l'arte è l'espressione concreta del pensiero e della sua evoluzione.
Le ricerche di Cézanne, nell'intento di realizzare i progressi per penetrare la realtà e riuscire ad esprimerla il più logicamente possibile, l'hanno portato ad esplorare tutte le tematiche artistiche, dal nudo, alla natura morta, fino all'indagine sociale con i giocatori di carte. Ha dipinto anche vasi di fiori, ma li detesta perchè sfioriscono e lui è metodico e lento nell'esecuzione: un ritratto per lui richiede circa 150 pose e per le altre tematiche almeno 100. Perciò le sue opere non sono moltissime, come è successo per il prolifico Picasso.
Un perfezionista fin dall'inizio: il mercante Tanguy a Parigi, nei periodi in cui Paul vi vive e gli porta i suoi lavori a vendere, è costretto a nasconderli perchè Paul, se li rivede, se li riprende per correggerli!
Anche Monet è altrettanto pignolo: i suoi familiari sono costretti a nascondergli le opere che già ha donato al Comune di Giverny, perchè le riprende in mano per modificarle, magari esagerando nei particolari, mai contento, neppure lui delle sue opere!
Il rapporto di Paul con le sue opere è comunque assai contradditorio. Sicuramente un amore/odio, se arriva ad abbandonare le tele nei campi, dopo averle dipinte con tanto impegno e questo perchè è deluso della mancata considerazione da parte del pubblico: in realtà i giudizi sono tali da scoraggiare chiunque. Ad ogni esposizione si sente dire che sono opere ridicole, grottesche, sfrontate, scandalose, frutto di delirium tremens, dipinte da un bottinaio ubriaco, da un irriducibile eccentrico che esprime l'arte del delirio di un anarchico della pittura, ma che è in realtà un genio abortito, un pittore che non ce l'ha fatta...
Il romanzo di Zola, che a lungo l'aveva incoraggiato da sempre, gli rivela come neppure il suo più caro amico d'infanzia, creda più in lui, è sicuramente il giudizio più doloroso che ha ricevuto.
Ma il suo bisogno di esprimersi dipingendo è più forte di ogni giudizio negativo ed è veramente difficile continuare a progettare quando non si ha alcuna conferma positiva. Ma Paul trova la sua serenità solo dipingendo e la costanza a ripetere lo stesso soggetto ci dice molto delle sue ossessioni compulsive.
E' anche isolato dal mondo artistico, anche se Monet va a trovarlo ad Aix ed anche Renoir, che addirittura si ammala di polmonit e viene curato dall'artista. Ormai ci si è dimenticati di lui, quando viene invitato ad una Esposizione a Bruxelles nel 1990: Paul comincia a catturare l'attenzione dei giovani artisti, che sono attratti dall'originalità delle sue pennellate.
Emil Bernard è il più assiduo, lo va a trovare, lo considera il suo maestro e gli scrive spesso chiedendogli consigli.
Vollard, il famoso gallerista parigino, ascoltati i commenti positivi dei giovani artisti su Cézanne, nel 1995 gli allestisce nei suoi locali una Personale: sarà l'unica che gli verrà destinata in vita.
Ma Cézanne non si scompone, nulla ormai ha il potere di cambiare la sua vita solitaria, allietata talvolta dalla visita del figlio Paul, da lui molto amato. Ormai la sorella si è sposata da tempo e la madre è venuta a mancare. Solo il suo giardiniere si occupa di lui e se ne prende cura.
Paul ha affittato, nei dintorni di Aix, dei locali molto ampi in cui può dedicarsi ad opere di grandi dimensioni come il suo capolavoro “Le Grandi Bagnanti”: soprattutto può dipingere la sua montagna Sainte Victoire, che si trova proprio davanti. Nonostante la possibilità di dipingere nel suo atelier, continua a praticare la pittura en plein air e si reca spesso all'aperto.
Nel 1906 ad ottobre, si reca un giorno a dipingere in aperta campagna, quando un violento acquazzone lo coglie senza ripari, per cui viene colpito da un malore che lo lascia a lungo senza protezione. Solo un lavandaio, che infine passa casualmente con un carro, lo aiuterà a tornare a casa.
Paul si ammala, ma il giorno successivo, pur sofferente e debilitato, in preda alla febbre, si reca in giardino a dipingere.
Riportato in casa si ammala così seriamente di polmonite che dopo pochi giorni morirà: la moglie ed il figlio non riescono a raggiungere in tempo Aix per il funerale e Paul avrà soltanto qualche compaesano di un luogo che lo scherniva e lo dileggiava quando passava con cassetta dei colori, tele, pennelli e cavalletto, sporco e malandato.
Non ha avuto alcun conforto se non quello dei suoi meravigliosi dipinti, la cui grandezza è stata riconosciuta solo nel 1907, quando finalmente il Salon gli riconosce i meriti e gli organizza una grande Retrospettiva, che ottiene consensi da parte di tutti. Le valutazioni delle sue opere salgono immediatamente alle stelle, i giovani artisti come Picasso, Braque e Modigliani si ispirano a lui per iniziare i loro grandiosi percorsi nel mondo dell'arte: le Avanguardie è da lui che prendono spunto!
Ma di un artista, più che la vita, sono le opere che parlano e quelle di Cézanne hanno molto da raccontarci.
In giovane età si è lasciato trasportare dalle sue angosce, che le sue opere rivelano quasi con ingenuità, tanto sono chiare nell'intento.
Anche la tavolozza scura e con colori intensi svela il turbinio della sua mente. Vittima delle sue pulsioni, solo quando conosce nella sua realtà più prosaica la passione, riesce a liberarsene per assurgere ad un livello più elevato di creatività, rispetto allo sfogatoio compulsivo precedente, che tuttavia non riesce ad oscurare la sua grandezza di artista che gli appartiene.
Ne è l'esempio, nel 1866, la natura morta La tazza blu, zuccheriera e pere: la frutta è disposta su di un supporto ocra ed emerge dal fondo scuro esaltata dal colore denso e pastoso della spatola.
L'artista ha disposto con molta cura gli oggetti, come farà con ogni altra natura morta. Dipinge con foga giovanile e impulso creativo lasciando spessi tocchi irregolari che a stento lasciano intuire la forma: ma sono colori carichi di luce, come la tazza di un meraviglioso blu, molto intenso, mentre il verde, che si scioglie nel giallo per terminare nell'arancione e nell'ocra, rivela già in lui l'armonia e l'abilità creativa, che sa riprendere poi tutti i colori nella zuccheriera, quasi la sintesi di un discorso pittorico.
L'artista è ancora alla ricerca di un suo stile e dipinge con una sfida e un coraggio inusitati a quei tempi. Quest'opera, sicuramente criticata ai suoi tempi, potrebbe figurare perfettamente oggi come opera contemporanea.
In seguito Cézanne si è fatto influenzare dalle opere degli amici impressionisti, che a quei tempi erano i più rivoluzionari e condividevano con lui l'odio per l'accademismo, spinto anche dall'amicizia con Pizzarro, con cui dipinge en plein air, osservando attentamente la natura. Questi vari paesaggi sono interessanti perchè attraverso di essi si può verificare, passo passo, la sua evoluzione verso la geometrizzazione delle forme, che tanto ha influenzato l'arte successiva. Ma alcuni di questi esempi sono anche opere meravigliose come il “Lago di Annecy”, un lago dell'Alta Savoia, del 1896, che rivela un gusto squisito e unico nell'accostamento dei colori, testimonianza del suo stupore quasi infantile nell'ammirazione della natura. Qui la superficie del lago occupa la veduta del primo piano, sovrastata a sinistra da un grande tronco di cui si immagina una ricca chioma, che esce però dall'opera. Sulla sponda opposta, tra gli alberi si intravvede far capolino tra le foglie il castello di Duingt, che nascone in parte la montagna.
Il linguaggio che Cézanne usa è sintetico e le forme sono geometrizzate, pur non perdendo il fascino della loro forma.
Il paesaggio pare scolpito attraverso blocchi di colore, che va sciogliendosi in tessere ben integrate, pur nella diversità cromatica del blu e del verde, alternate ai gialli, all'arancio e al rosa, che scaldano un'atmosfera altrimenti fredda.
L'insieme dà una sensazione di pace e di equilibrio, che certamente non esistevano nell'animo tormentato dell'artista: in questo sta la sua grandezza, l'averci lasciato, nonostante il tumulto dei suoi sentimenti, l'immagine di una natura serena e come pietrificata nella sua bellezza.
É del 1899 Natura morta con mele e arance, un'opera a dir poco sontuosa e monumentale, che l'artista ha accuratamente preparato per dipingerla, sistemando le pieghe ad una ad una del drappo con inusitata delicatezza per lui, come ebbe ad osservare l'amico d'infanzia Jean- Bapbistine Baille. Si tratta di un drappo orientale a disegni geometrici, che fa da sfondo all'opera: dal basso parte una candida tovaglia artisticamente e strategicamente disposta con angoli sghembi, sfaccettature e pieghe scultoree. Le mele e le arance, protagoniste assolute, rese ancora più sontuose dal piatto e dalla fruttiera, rendono avvincente il valore volumetrico e cromatico dell'insieme, disposte in modo piramidale per enfatizzare il loro moto ascensionale, che le rende più movimentate. Paiono, come spesso succede nelle nature morte di Cézanne, proiettate in avanti, coi caldi colori gialli, che si alternano agli arancioni, ripresi poi nelle decorazioni floreali della brocca. I colori, contrapposti ai complementari blu e verdi, paiono vibrare.
Tutto sembra scivolare dal tavolo verso di noi, quasi per invitarci ad entrare nell'opera. L'effetto ottenuto dalla maestria dell'artista, che l'ha ormai acquisita dopo tante ricerche e prove, che non tengono conto della prospettiva tradizionale, ma ogni oggetto ha un suo diverso punto di vista: ne emergono relazioni spaziali diversificate tra le forme definite dai colori, sono la base per la nascita del Cubismo.
Cézanne, dal momento che è molto lento nel lavoro, un perfezionista, non ama dipingere i fiori perchè si sciupano velocemente, mentre le sue pose sono lunghe, ma nel Vasetto di Deft con fiori del 1875, riesce a darci la freschezza della loro grazia, nonostante li dipinga con larghe pennellate consistenti e copiose, ingentilite dall'azzurro stupefacente del vaso che contiene i fiori.
Con i Giocatori di carte del 1896, che il pittore dipinge in diverse versioni, a dimostrazione del suo interesse anche sociale, nonostante la scarsa socievolezza: i due giocatori danno un'impressione di intensa concentrazione e compenetrazione nel gioco. Anche il luogo in cui avviene l'azione è descritto con sobrietà nella sua povertà, ma con straordinaria resa dell'atmosfera, che pare sospesa, calibrando i colori così armoniosamente tanto da renderli un tutt'uno coi personaggi.
“Le grandi bagnanti” è del 1906, l'ultima delle sue opere di grandi dimensioni, che da tempo sta elaborando e che ricorda le opere di El Greco, che lui tanto ammira.
E' uno dei suoi capolavori, il suo canto del cigno, perché poco dopo viene a mancare. E' un'opera monumentale, che esalta una potenza espressiva che ha influenzato, affascinato e convinto le prime Avanguardie, che se ne sono ispirati.
Il paesaggio che rappresenta è ampio e immerso in una dolce luce azzurrognola che pare come fluttuante attorno alle figure sistemate ad arte, per costruire uno spazio volumetrico e solidificato, che poco ha a vedere con le morbidezze femminili, ma che crea un senso di squisito equilibrio compositivo. Anche il movimento degli alberi se ne adegua, a protezione e cornice delle figure femminili.
Ne nasce un'atmosfera di purezza atavica e unica, alimentata da nitidi tasselli di colore che non nascondono, anzi esaltano l'orizzonte, creando atmosfere spaesanti: è una visione senza tempo, in raccolta contemplazione quasi metafisica, che poco ha di carnale e prosaico.
Cézanne dipinge, gli ultimi vent'anni la montagna di Sainte Victoire, quasi in modo ossessivo, specie nelle ultime tele, nell'intento di decifrarne i contorni e la forma attraverso le vibrazioni cromatiche e i mosaici di macchie che inglobano tutto, persino la natura, il cielo e la vegetazione.
Che cosa cerca Cézanne in questa montagna? Forse il segreto di un'esistenza che, attraverso la pittura, per tutta la vita, ne ha scandagliato il significato.