L’arte è la Portata Suprema, sublime, proficua e sacra; essa fa progredire; nel dilettante produce soltanto un semplice e voluttuoso piacere, nell’artista, invece, con il tormento, produce nuovo grano per la nuova semente.
(Confidenze di artista, 1894)
1840, a Bordeaux nasce Bertrand-Jean Redon, rinominato Odilon dal nome della madre. È il secondogenito di una famiglia numerosa, e a causa della sua costituzione fragile viene affidato allo zio, nella campagna del Médoc, dove trascorrerà i giorni della sua infanzia perlopiù in solitudine. La giovinezza di Redon non è tra le migliori: soffre di continue crisi epilettiche, che gli lasciano gravi cicatrici e momenti di assenza morale. Per preservare la sua salute psicologica, quindi, i medici gli raccomandano di evitare ogni sforzo celebrale, e ciò influenzerà notevolmente il suo percorso scolastico. Nel mentre Redon passa le giornate tra le lande, i boschi e la campagna, accompagnato dalle melodie di Beethoven, Bach e Chopin, le cui note sarebbero state rigogliosa fonte di ispirazione per diverse sue opere realizzate negli anni successivi.
La sua formazione presso uno studio a Parigi, il suo arruolamento volontario nella guerra franco-prussiana del 1870 e l’avvicinamento di Redon agli stili Moderno e Simbolista francesi modellano la sua arte visionaria. Il contatto con Gustave Moreau sarà fondamentale per il consolidamento della sua arte, che verso la fine del XIV secolo comincia a gravitare attorno alla dimensione del sogno. Con Redon, la dimensione del sogno viene analizzata, esplorata, interpretata e filtrata dalle lenti della sua immaginazione. Diventa dimensione reale, con un senso e una forma definita. Le sue opere consistono in una forte e chiara rappresentazione grafica del suo stesso mondo interiore. Egli affronta diverse fasi artistiche, con profonde differenze in termini coloristici, grafici e soprattutto contenutistici, che ben comunicano le sensazioni dell’artista. Da angoscia e disordine a gioia e felicità, dove i fili conduttori consistono in sogno ed immaginazione. Le sue opere sono come libri, trascritti precisi della sua attività celebrale.
A partire da un groviglio mentale, è solo attraverso la rappresentazione su tela e cioè l’esternalizzazione dei pensieri che Redon riesce a dare una forma ed una definizione al sogno. A questa forte componente mentale, l’artista inserisce anche temi e miti classici e orientali che non fanno altro che rinforzare l’alone di mistero che avvolge le sue opere. La dimensione del sogno caratterizza le prime raccolte di opere dell’artista. Datata 1879, Dans le rêve – nel sogno – ne è un perfetto esempio. L’atmosfera è cupa e fumosa, e ben esprime la sensazione del sonno e dell’inconscio, inoltre è evidente la forte influenza dai poemi Decadentisti di Poe e Baudelaire. È questa forte vicinanza a tematiche letterarie che apre le porte a Redon ai più esclusivi circoli letterari parigini.
La dimensione onirica in Dans le rêve è rivelata innanzitutto dalle bizzarre proporzioni e giustapposizioni che richiamano il mondo di Alice nel paese delle Meraviglie. Gnome M.23 rappresenta una testa alata e galleggiante in aria, attorno alla quale si apre uno squarcio di luce; Germination M.28 raffigura numerosi altri volti, questa volta bianchissimi come fossero maschere da teatro, che, come satelliti, gravitano attorno a un pianeta nero pece, con al centro un volto sinistro; in Vision M.34 un enorme bulbo oculare al centro di un salone a pavimento a scacchiera viene rappresentato nell’atto di un’improvvisa illuminazione. Complessivamente, è percepibile la forte reminiscenza degli stili di Dürer, Rembrandt e Goya, ulteriore elemento che indica la grande cultura di Redon.
La seconda fase della pittura di Odilon Redon consiste in un’esplosione di colori e rappresentazioni fantastiche. A partire dal 1889, la realtà delle cose viene filtrata attraverso la sua memoria ed immaginazione, macchiando il razionale con l’irrazionale, dando vita talvolta a realtà psichedeliche e coloratissime. La forte amicizia con il botanico Armand Clavaud fa scaturire in lui una fortissima passione per le piante, la ricca varietà vegetale e soprattutto i fiori, che in certi casi, costituiscono proprio oggetto di spunto per le sue realizzazioni artistiche. Tali rappresentazioni floreali, tuttavia, sono puro frutto dalla sua immaginazione, si caricano dei valori e delle sensazioni interne dell’artista, ed è questo aspetto fondamentale che riconduce l’arte di Redon come stendardo del movimento Simbolista.
La sua passione per i fiori risulta sempre più evidente a partire dal 1900, dove esplora e lavora su questo tema sempre più frequentemente e non manca mai d’inserirne rappresentazioni a tutte le esposizioni a cui prende parte. I fiori coprono sia un ruolo marginale che centrale e, modificati e alterati dalla sua mente e fantasia, danno vita a spettacolari nature morte, che guadagneranno sempre maggiore popolarità al di fuori dalle avanguardie simboliste che Redon frequentava. In questo secondo periodo prevalgono olii, pastelli ed acquerelli: una scelta tecnica drasticamente opposta rispetto alla fase noir precedente. Da chimerici, grotteschi ed oscuri, i soggetti si caricano di vitalità ed espressività. Vivono in una realtà evocatrice, che Redon plasma mescolando elementi della realtà esteriore e le memorie e sensazioni interiori.
Esempio lampante è Pandora del 1914. Redon prende spunto da un episodio biblico, ambientato nel giardino dell’Eden. Nonostante rappresenti Pandora, donna supremamente bella, che apre la scatola tra le sue braccia, sprigionando il caos, il quadro rivela grandissima armonia coloristica e compositiva. Il colore, i fiori e vivacità compositiva regnano sovrani, nonostante il dipinto risalga al periodo tragico della Prima Guerra Mondiale. In Pandora, inoltre, la leggera astrazione della scelta compositiva avvicina l’artista anche verso il movimento Impressionista, e ciò arricchisce ulteriormente il profilo artistico di Redon.
Ma cos’è l’arte per Odilon Redon?
Egli considera l’arte un mezzo per scoprire sé stesso ma anche per comprendere la realtà attorno all’uomo. Nella sua ottica, l’arte è un mezzo fondamentale derivatoci dagli uomini del passato, insieme all’intelletto e la vita morale ed intellettuale dell’umanità, che deve assolutamente essere conservato, e preservato come una sacra entità. L’arte è un’entità sacra agli occhi di Redon. Ricopre un’importanza ulteriore, maggiore e profonda.
Ribadisce l’artista stesso, in Confidenze di artista del 1894, che è suo compito rendere visibile tutto ciò che è invisibile, trasformando l’inverosimile in verosimile, con l’attenzione di riprodurre minuziosamente ogni minimo dettaglio della realtà esterna. Ed è proprio da questo atto di raffigurazione dettagliatissima che scaturisce in lui una scintilla, il “fermento mentale” di abbandonarsi “alla rappresentazione dell’immaginazione”. Il sogno sembra trovare fonte di rappresentazione proprio attraverso la natura, che Redon definisce come sua fonte, lievito e fermento, mezzo che permette la creazione delle sue realizzazioni. E sempre secondo l’artista tutto, ogni cosa riprodotta dall’uomo è formato, costituito e congegnato “secondo la legge di vita e di trasmissione morale indispensabile in tutto ciò che esiste”. Secondo Redon, l’arte, “con il tormento, produce nuovo grano per la nuova semente”, e questa visione lo collega visibilmente alla realtà decadentista baudelairiana, tormentata, annichilita, cupa e dolorosa, dove tuttavia nasce la vita, colore e creazione, grazie all’arte.
La dimensione del sogno, in Redon, non è esternalizzata nella sua dimensione onirica, ma è più un viaggio all’interno della persona, dell’artista, una continua esplorazione dell’Io interiore che è resa possibile grazie all’Arte. L’Io interiore, attraverso l’Arte, trova finalmente un senso, una forma visibile ed interpretabile. Noi, osservatori, riusciamo finalmente a catturare con i nostri occhi le lenti attraverso le quali Redon contemplava la realtà e altresì riusciamo a individuare la sua dimensione del sogno: i suoi pensieri e le forme, i colori e la magia nella sua testa. Leggendo la sua arte, Redon esplora profondamente sé stesso, raggiungendo un ulteriore stadio di comprensione di sé medesimo, dandone un senso compiuto. L’instancabile esplorazione dell’inconscio che scaturisce grazie all’arte è un tema che è tutt’oggi ricorrente, e risulta dalla volontà degli artisti di esprimere pensieri, emozioni e sensazioni attraverso la rappresentazione artistica.
Referenze
Bindman, Catherine. Gerrish Fine Art (2021). Dans Le Rêve.
Corchia, Laura. RestaurArs (2016). Odilon Redon: il linguaggio dell’anima | RestaurArs.
SPI. (2014). Società Psicoanalitica Italiana.
Wikipedia (2004). Odilon Redon.