Dal nulla emerge la creazione dionisiaca
l’eterna volontà di generare, la fecondità che mai cessa
l’eterno ritorno. Si tratta di un gioco, dove come posta
c’è la propria vita( Renzo Novatore, Verso il nulla creatore)
La tua arte rivela un senso di immediatezza, grazia e facilità che genera empatia, risonanza, luminosità. È questa l'essenza della "grazia" estetica?
Non voglio raggiungere l'essenza, figuriamoci poi della grazia...sono per l'abbondanza della bellezza. Detesto il minimalismo e il sintetismo, adoro l'horror vacui. In ogni suo genere adoro il barocco per il suo riempimento di bellezza, forse non di grazia ma di bellezza sì. Adoro il liberty perché riempie palazzi spogli che senza tutto quel decoro sarebbero banali come mille altri palazzi persino post moderni.
Che rapporto hai con la musica? Il tuo disegnare-dipingere stilla musicalità.
La musica è una compagna strana, camaleontica. Ricordo momenti e disegni alle note del momento, ricordo molto pop nella mia adolescenza che strutturava le prime anatomie, mi concentrava in modo passivo, ora adoro le note di Ritcher che risuona Vivaldi, migliorandolo secondo me. Adoro la musica senza voce che concentra grazie alle vibrazioni. A fine lavoro posso ascoltare anche le parole, meglio se abbiano un senso alterale molto astratto e disegnino con le parole parte della canzone.
La tua opera mi ricorda un grande romanzo: L'Insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera, romanzo musicale e filosofico. Hai trovato il segreto della sostenibilità? Sembri aver sviluppato i carismi della Danza di Matisse, che non a caso fu usata come copertina della prima edizione del romanzo e anche Fellini, ammiratore di Kundera, citò nella sua Città delle Donne.
Guardavo giusto giuso l'altra sera La dolce vita di Fellini e ho trovato la consegna di questo Cristo all'inizio del film molto equilibrato dopo aver visto Loro di Sorrentino nel finale dove all'Aquila consegnavano questo Cristo simil felliniano. Penso che la vita di chiunque sia insostenibile; abbiamo tutti un equilibrio che non ha bilance esistenti, abbiamo tutti sogni perché non ci basta quello che abbiamo intorno e veneriamo questi sogni in modo implacabilmente sbagliato, perché forse la felicità come diceva Confucio sta veramente nel desiderare ciò che si ha già. E questo viene applicato dai monaci tibetani per lo più, da noi è fin troppo lontano, la nostra possibilità di avere ogni giorno milioni di input culturali e non ci fa forse disperdere nel mare infinito di possibilità che diventano a loro volta una ragnatela per pensatori che non sanno nuotare.
Che rapporto tra artificio e sogno? Creare è un sognare lucido? È un cantare del corpo?
Artificio è tutto ciò che viene impresso su carta, è una rivisitazione della realtà con gli occhi interni di Blake. Gli artisti più sognatori sognano ad occhi chiusi, aperti, chiusi a mezz’asta, sognano e risognano mentre ti parlano del loro mondo ideale disegnato. Se poi altri riescono a comprenderlo allora qualcuno verrà ricordato; gli altri forse verranno solo sognati da altri sognatori. Un sogno lucido non so cosa sia. Forse stiamo sognando anche ora e queste parole scritte sono nuvolette scritte da una tastiera sonnambula. Il corpo è un’architettura quasi perfetta, e noi da secoli cerchiamo di comprenderne il movimento, la plasticità. Sul suono siamo lontanissimi ancora, quando ne capiremo anche il suono forse saremmo a metà della nostra evoluzione. Le vibrazioni sono tutto e io non so ancora che rumore faccia la mia anima, figuriamoci la voce, figuriamoci le vibrazioni che emetto.
L'anatomia diventa dynamis e non torna più analitica o rigida. "Siamo" corpo?
Noi siamo uno specchio deformato del nostro corpo; le nostre esigenze culinarie, le nostre abitudini deformano quella perfezione anatomica che qualcuno ci ha regalato. Quando capiremo come curare in modo naturale il nostro corpo senza sforzi, senza pretese allora “saremo” corpo. Fino ad allora siamo solo umani.
Il tuo spazio-casa è uno studio d'artista ma sembra pure un cantiere, un luogo magico, un non-luogo. Come si è sviluppato? Come lo vivi e lo percepisci e che ritorni di risonanza esperisci?
Durante il covid è stato tutto: casa, tana, rifugio, caverna, limbo. Ero da solo in questo spazio di 200 metri e mi sentivo molto egoista. Facevo scorte giganti di cibo per non uscire, per non incontrare gente, non proprio per paura di contagi, ma perché in fondo da buon vecchio orso mi piace la solitudine quindi il covid è stato un buon pretesto per fare molto esercizio di solitudine, forse troppo, infatti mi son promesso che appena finito quel momento avrei aperto lo studio a chiunque avesse voluto affacciarvisi con idee, progetti, disegni, corsi, con corpi etc etc e così è stato. Un amico giornalista si è installato qua fisso, una fotografa bravissima ha cucito le mie ferite interne, un amico casinista ha preso la mia parte buona di pazienza a l'ha fatta crescere (diplomazia portami via). Ora una pittrice lettone dipinge davanti a me e le prospettive dipinte con occhi diversi dai tuoi sono sempre un nuovo film dentro un cinema gratis chiamato vita. Quello che percepisco risuona probabilmente nei miei scarabocchi di vita e non.
Il senso del silenzio e dell'assenza.
Venti anni fa parlavo con un musicista anziano e mi raccontava di come suonava tutti gli strumenti, e poi alla fine concludeva il tutto dicendo che la migliore musica di tutte era il silenzio, ma che io a venti anni non lo avrei capito. Pensavo si sbagliasse o che fosse una sua visione personale. Ci vuole una vita per capire, una vita. Ora che un bel po’ di anni sono passati devo dire che aveva ragione. Il silenzio dell’uomo, il silenzio di una città, il silenzio degli strumenti, il silenzio creato e acquisito con grande sforzo ha un suono invidiabile da qualsiasi strumento.
La tua arte mi ricorda la poetica di Carmelo Bene per il senso di divina leggerezza che l'anima. Carmelo era severissimo nel giudicare l'arte moderna e contemporanea (ma anche l'antica) e salvava, sulla scia di Nietzsche e di Schopenhauer, solo l'arte che superava-ignorava il pensiero, e che si faceva flusso, dis-individuazione, de-pensamento, trasfigurazione. Non a caso amava molto Francis Bacon e giocava con le parole: senz’azione/sensazione. Ritieni stimolante e attuale la poetica paradossale di Carmelo Bene? O pensi che siamo nel tempo del post-pensiero sull'estetica?
Ho seguito con interesse spassionato adolescenziale le divisioni nette tra arte bella, brutta, impegnata e concettuale e ingenuamente ero d'accordo con gente come Mario Donizetti che tagliava di netto certe classi, pitture, pittori, modi di fare, come faceva de Chirico che predicava benissimo e poi faceva pennellate più veloci di quelle che dichiarava nella sua bella pittura. Per quanto mi riguarda io sono un disegnatore del sabato sera; cioè quel disegno più disimpegnato che ci può essere. Mi piace il segno del Durer; amo fantasticare. Quel cartone preparatorio della Sistina, quel cartone che hanno trovato della Capella Paolina, unico disegno autografo di Michelangelo, è qualcosa di totalmente onirico. Eppure è uno dei suoi disegni più in tarda età, quando già si stava iniziando a spegnere tutta la potenza del Michelangelo degli anni più dorati e rinascimentali.
Ma come in fondo diceva Schopenhauer desideriamo solo quello che non possiamo avere e confido che un bilanciamento con la frase di Confucio sia più saggio come accostamento che un Nietzsche; ovvero la felicità consiste nel desiderare ciò che si ha già. E bravo Confucio, così mi ha fatto desiderare di essere un disegnatore, di liberare con un amore spassionato per il disegno, per i corpi, per Michelangelo e tutto quello che ne deriva compreso il liberty.
Di Bacon parlo perché in realtà non mi piace; è come chiedere a un vegano naturista cosa ne pensa della cucina a base animale. A Bacon io preferisco un Arcimboldo, che dipingeva quello che più di naturale c’è in modo innaturale, come le sue composizioni umane fatte di verdure e fiori. L'estetica è così personale oramai che ognuno di noi può pensare a qualcosa, ricoprirla con un sacchetto e farla diventare arte. Uno può prender una banana qualsiasi e farla diventare un oggetto schernitore invece che il prodotto culinario magnifico che è; quindi l'estetica dell'arte non esiste perché quando diventa arte niente è più arte e viceversa.
L’Essere e il “Nulla”. Personalmente amo il pensiero dell’anarchico poeta Renzo Novatore che vede il Nulla quale scaturigine di ogni energia, quale “Zero” da cui s’irradia la danza di Dioniso. Il suo pensiero ricorda le tesi del fisico nucleare Massimo Corbucci che ritiene di aver scoperto delle fessurazioni dentro la tavola periodica degli elementi da cui secondo lui dal Vuoto-Nulla ci sarebbero dei “conferimenti di massa”. Che ne pensi? La danza incessante della tua arte ruota attorno al Vuoto-Nulla quale processo creazionale?
Citi massimo Corbucci di Viterbo: sono appena tornato dal bosco sacro di Bomarzo che si trova da quelle parti. Il bosco sacro è una sorta di nulla cosmico; non si capisce perché è lì, forse per nulla ma è totalmente cosmico; è esoterico in un certo modo ingenuo, come si sente che sia luogo rituale, magico. Sicuramente in quel bosco qualcuno ha danzato, ballato, sognato e noi probabilmente non lo sapremo mai se non potendolo immaginare con la nostra mente, con la creazione della nostra mente come raccontava Jean-Dominique Bauby dello scafandro e la farfalla. Possiamo aver imprigionato ogni nostro arto, possiamo affondare come in uno scafandro, essere immobili, freddi, cinici ma quando la nostra mente crea siamo noi i creatori di tutto e chissà mai che qualcuno percepisca tutta questa creazione silenziosa della nostra impaginazione-immaginazione mentale, forse poetica, forse mitica, forse semplicemente sognatrice di nuvole bianche tutte da scrivere.