Entrare nell’atelier tortonese di Laura Marini, restauratrice di ventagli e cornici antiche, è come compiere un incantevole viaggio sulle ali del tempo. Un tempo perduto, dettato da ritmi lenti, pacati, in cui sventolare un flabello o un ventaglio aveva mille significati.
Come è nata la sua passione per il restauro dei ventagli?
All’inizio restauravo solo cornici poi, nel lontano 1998, per caso con alcuni amici sono andata a visitare la mostra Milano Antiquaria. Una forza irrazionale, quasi superiore, mi ha condotto dinnanzi a uno stand pieno di ventagli, esposti in bella vista con un ordine signorile e ricercato. Ciascuno di essi rappresentava un’opera d’arte, custodita in preziose teche. Stavo ammirando, senza saperlo, l’esposizione di ventagli delle De Dominicis.
In quell’occasione ho conosciuto l’antiquaria, specializzata in ventagli antichi, Linda De Dominicis. Col tempo tra noi è nata una profonda amicizia, che ora continua con la figlia Paola. E’ stata Linda De Dominicis a introdurmi nel meraviglioso mondo del ventaglio, a trasmettermi la passione per la conservazione e la cura dei ventagli, a insegnarmi le caratteristiche di ogni manufatto. Un lavoro estremamente certosino, che richiede tanta pazienza e tanta attenzione, perché l’oggetto maneggiato è molto fragile.
Cosa ama maggiormente della sua professione?
Nei tempi passati il ventaglio rappresentava un accessorio imprescindibile nell’abbigliamento delle nobildonne. Troppo spesso ridotto a mero simbolo di vanità e frivolezza femminile, nel momento in cui divenne un accessorio d’abbigliamento assunse varie funzioni dall’estetica allo status simbol.
Regnanti e nobili, sia nella cultura occidentale che nella cultura orientale, spesso si fecero ritrarre con un prezioso ventaglio in mano. La stessa regina Elisabetta I d’Inghilterra, fu solita farsi raffigurare con un ventaglio in mano, poiché andava orgogliosa delle sue lunghe e affusolate mani.
Le dame usavano commissionare ventagli splendidi, talvolta abbinati all’abito, talvolta per giornate speciali od occasioni particolari. Vi erano il ventaglio da sera, il ventaglio da teatro, il ventaglio da matrimonio. Inoltre per una donna il ventaglio era carico di significati affettivi. Poteva essere un dono di fidanzamento, di nozze, di un parto felice o un bene ereditario di famiglia. Se riflettiamo ogni ventaglio, perciò, regala la libertà di entrare nella sfera privata, nella vita di chi lo ha posseduto, utilizzato, custodito, amato. Mi dà grande soddisfazione ridare vita a questo fragile oggetto, tanto carico di storie personali e di significati nascosti.
Riuscire a trovare un bel ventaglio è sempre più difficile, essendo alquanto delicato sia nel meccanismo che nei materiali. Quelli che si riescono ancora a reperire da antiquari e collezionisti, in mostre e mercatini necessitano sempre di un intervento di restauro conservativo. Di solito le operazioni indispensabili per garantire la vita dell’oggetto sono quelle di supporto, fissaggio delle parti staccate e introduzione in una teca protettiva per preservarlo dalla polvere.
Ce ne illustra brevemente il linguaggio segreto?
Grazie al ventaglio generazioni e generazioni di dame hanno potuto esprimere sentimenti ed emozioni in epoche in cui le donne, vincolate da una rigidissima educazione, non avevano alcuna libertà. Già nel ‘600 le dame ne conoscevano regole ed etichetta, ma è nel ‘700, -secolo per eccellenza del ventaglio-, che si codifica un linguaggio tale da trasformare questo manufatto in uno strumento concesso alla donna per esplicitare con il contesto maschile circostante o con il diretto interessato sentimenti d’amore o di diniego, altrimenti inconfessabili.
Di manuali sull’esercizio del ventaglio ne furono pubblicati un gran numero. Persino un uomo di Chiesa, l’abate Belli, nel suo poemetto dal titolo Ventaglio, dichiara che i sentimenti della donna non si comprendono dalla naturale espressione del volto, ma dal suo modo di maneggiare il ventaglio.
Sono curiosi alcuni significati strettamente collegati ai modi di tenere il ventaglio: se il ventaglio è chiuso e diritto vuol comunicare: “Potete agire liberamente”, aperto e appoggiato al petto: “Vi raccomando siate discreto”, a volta, a volta aperto e chiuso: “Siete crudele”, con due scoparti aperti: “Vi sono amica”, con tre scomparti: “Vi amo”, con un angolo appoggiato alla fronte “E’ in arrivo mio marito”, chiuso sulla labbra: “Silenzio”, mosso circolarmente: “Ci spiano, stiamo attenti”, mosso dall’alto al basso: “Sarete sottomesso alla mia volontà”.
Rigidi, a ventola o a coccarda, di carta, di stoffa, di raso, di seta, vestiti con perle, pizzi, piume, pompon…Quali sono i ventagli di maggior pregio?
Certamente i ventagli italiani, francesi e inglesi del ‘600 e ‘700 che, giunti a noi possibilmente integri o quasi, sono realizzati da lavorazioni in madreperla o tartaruga e arricchiti con perle incastonate, inserti d’oro e d’argento. Di particolare interesse sono anche i ventagli dell’Otto-Novecento, dipinti e firmati da artisti importi. Parecchi pittori, dagli impressionisti alla dinastia francese dei Billotey, specializzata nell’arte di dipingere ventagli, si sono cimentati nell’impreziosire questo manufatto.
Nei secoli XVII-XVIII l’Italia dettò legge in materia di ventagli, al punto che il lusso e la raffinatezza della produzione italiana divennero leggendari; malgrado ciò, a causa della sua debolezza economica e politica, non riuscì a imporsi sul mercato internazionale. Ne trassero vantaggio la Francia e l’Inghilterra che, a capo di grandi imperi, poterono contare su una florida economia e un saldo potere politico.
Qual è l’identikit di un collezionista di ventagli?
Un appassionato di antiquariato con un livello culturale medio-alto. Può essere sia uomo che donna, non fa distinzione. Di solito l’uomo nel ventaglio ammira la manifattura e la lavorazione. Invece la donna ne apprezza la decorazione e la bellezza dell’impatto visivo. Di collezionisti giovani, non ne ho mai incontrati. In genere le nuove generazioni arrivano da un contesto sociale in cui l’antico non viene più ricordato, venendo meno la memoria storica pure gli oggetti subiscono la stessa sorte: non vengono più apprezzati e non sono più acquistati.
I clienti rimasti sono di vecchia data. Collezionare ventagli di pregio, affidandosi a un esperto per l’acquisto significa, però, fare un piccolo investimento, destinato ad aumentare con il passare degli anni. Infatti alcuni di questi preziosi manufatti non solo mantengono il loro valore, ma addirittura lo aumentano. Sempre più rari, nelle aste salgono di prezzo.
Come nasceva un ventaglio nel ‘700 -‘800?
Quattro incisioni riportate nell’Encyclopedie (1765), il dizionario delle scienze delle arti e dei mestieri, redatto da Diderot e D’Alembert, illustrano le attività in un laboratorio di ventaglisti, ossia fabbricanti di ventagli.
All’incollaggio della foglia provvedono cinque donne, che preparano la carta per le pagine. Una ragazza, in piedi accanto a un grande tavolo a “L” su cui si trovano ammucchiati i fogli di carta, ancora rettangolari, un recipiente di colla e una spugna, incolla insieme due fogli di carta. Una seconda li stende su un telaio a sagoma semicircolare. Una terza appende il telaio alle travi del soffitto. Una quarta ritira i telai dopo l'essiccazione e ne stacca le carte, riordina i telai e passa la carta a una quinta ragazza, che la ritaglia a forma di ventaglio.
L’operazione successiva riguarda la pittura della foglia, realizzata da una donna seduta a un grande tavolo, su cui è stesa la pagina del ventaglio. Si nota la parte posteriore di un cavalletto col dipinto che sta copiando. La fase di montaggio del ventaglio costituisce un compito molto impegnativo. Due donne siedono a grandi tavoli. La prima ragazza fissa i punti dove si disporranno le pieghe. Per far ciò stende la pagina su una larga tavola con scanalature a forma di raggi. Ha a disposizione più d’una di queste matrici per poter scegliere la più adatta secondo l’estensione del ventaglio e disporla con cura in modo che le pieghe non attraversino il disegno in punti sbagliati. Con un arnese simile a una monetina di un paio di centimetri di diametro, di argento o rame, con o senza manico, traccia le pieghe del ventaglio facendo scorrere l’attrezzo sulla carta al di sopra dei solchi.
Quindi viene ritagliato il semicerchio centrale della pagina e le pieghe si compongono come una fisarmonica lungo le righe già incise. La seconda ragazza, con la sonda, separa i due strati di carta nei punti tra le pieghe all’orlo inferiore del ventaglio per inserirvi le stecche o piuttosto i prolungamenti delle stecche. È possibile che le stecche venissero lavorate in un’altra parte dello stesso laboratorio, ma è altrettanto possibile che si importassero da luoghi lontani, come la Cina. Prima di montarla sulle stecche, la pagina si ripiegava strettamente e si ritirava ai due capi, quindi si inserivano le stecche e una striscia di carta, infine si chiudeva l’orlo esterno.
Alla fine del ‘700 la tecnica usata per pieghettare le foglie di ventaglio si trasformò radicalmente, complice fu l’invenzione dello stampo, che diede grande impulso al mercato dei ventagli con foglia di tessuto, impossibile da piegare come una foglia di carta.
A che epoca risalgono i primi ventagli?
L’origine del ventaglio è strettamente collegata alla storia dell’uomo, poiché questo manufatto è nato per soddisfare il bisogno di frescura. Foglie, piume e ali di uccelli offrivano gli spunti per le forme da realizzare, mentre petali di loto, foglioline intrecciate, papiri, palme fornivano i materiali necessari, in seguito sostituiti da pannelli di legno dipinti, pezzi di stoffa e lamine di metallo rifinite con una cornice in legno, paglia, giunco, piume di struzzo e pavone, quest’ultime efficaci contro il malocchio.
I primi ventagli servivano anche per “vagliare”, ossia separare la pula dal grano, per attizzare il fuoco e vi era anche lo scacciamosche, detto muscarium, dal latino musca. Quanto giunto fino a noi dai reperti delle più antiche civiltà ci conferma che il ventaglio era un oggetto della vita quotidiana, oltre che un emblema del potere politico e religioso, in uso nell’ambiente domestico e nelle cerimonie ufficiali.
Tra i più antichi flabelli raffigurati troviamo quelli d’oro o di piume di struzzo, rinvenuti nella tomba di Tutankhamon. Gli egizi mettevano i ventagli nelle tombe, perché vi attribuivano lo scopo di restituire il soffio vitale ai defunti, dando loro aria fresca anche nel regno dei morti. Giunto in Grecia nel V sec. a.C. tramite gli assiri e i babilonesi il ventaglio, caratterizzato da un manico più corto di quello egiziano e dalla pagina a forma di asso di cuori rovesciato, fu chiamato ripis, e divenne subito esclusivo oggetto femminile: un dono molto apprezzato, spesso offerto alla dea dell’amore, Afrodite.
Gli etruschi lo ereditarono dai greci. Una testimonianza della raffinatezza della civiltà etrusca, che tanto influenzò quella romana, specie nell’abbigliamento, è data dai frammenti di flabelli riportati alla luce a Populonia nella tomba detta appunto “dei flabelli di bronzo”. A loro volta i romani, attingendo dai vasti domini le diverse culture artigianali, assimilandone tecniche di costruzione e materiali, arricchirono le forme, contribuendo alla diffusione del ventaglio in tutti i territori occupati. All’epoca imperiale era già un accessorio di lusso, costruito con forme elaborate a foglia, palmetta, tabella, circolare, con i più svariati materiali: tartaruga, avorio, cuoio, osso, stoffa, piume, ornati da pietre preziose e dipinti.
Dove si conserva il ventaglio occidentale più antico?
A Monza, nella Basilica di San Giovanni Battista. Qui, nella camera del Tesoro, si ammira il “Flabellum” o ventaglio jeratico, donato alla basilica da Teodolinda, regina dei Longobardi nel V secolo. Si tratta di un pezzo unico, in pergamena purpurea con ornati in oro e argento, ancora corredato della sua custodia e del manico rivestito d’argento.
Quale futuro immagina per quest’accessorio?
Mi auguro che rimanga memoria di quest’oggetto così delicato, ma allo stesso tempo così di tendenza nei secoli addietro. In questo momento fanno tendenza ventagli prodotti dalle case di moda, dalle case produttrici di profumi oppure confezionati da botteghe artigianali. La scorsa estate ho visto esposti dei ventagli anche nelle vetrine di alcune cittadine di provincia, chissà...