Questa è la mia terra, questo è il mio mare, questo è ciò che sono io

Nella sua arte Sally Gabori, assieme alle poche altre donne Kaiadilt, trova uno strumento fondamentale per riportare alla sua memoria i luoghi della vita a Bentinck. I contorni frastagliati, le campiture piane, i colori saturi e gli accostamenti audaci rafforzano i suoi pensieri affollati di ricordi lontani, di una vita passata, luminosa e un po’ sbiadita. Quello che raffigura Sally Gabori è il luogo dove tutto è cominciato. L’isola Bentinck è situata nel Golfo di Carpentaria, sulla costa del Queensland dell’Australia. È parte del gruppo delle trenta Isole Wellesley, seconda per dimensione dopo Mornington e più grande di Sweers.

Sally Gabori (1924–2015) è stata una degli ultimi membri della comunità Kaiadilt, l’ultima civiltà costiera australiana ad entrare in contatto con gli Europei: viene scoperta per la prima volta nell’anno 1802 dall’esploratore Matthew Flinders, per poi rimanere isolata fino a più di un secolo dopo, nel 1920, con l’inizio dell’azione dei missionari presbiteriani orientata a instaurare un canale di comunicazione tra le isole Bentinck e Mornington. I Kaiadilt hanno un profondo legame con la terra madre, l’Isola Bentinck, tale da essere indissolubilmente legata alla lingua Kayardild, su cui l’antropologo Nicholas Evans ha compiuto lo studio più completo sino ad oggi.

Il Kayardild, come tutte le lingue, è la risultanza di stratificazioni di esperienze vissute e di associazioni visive e uditive. In questo caso specifico è uno strumento proprio di un gruppo molto limitato di persone, e il loro isolamento fino a tarda età lo ha reso puro e incontaminato per molto tempo. Il legame con l’Isola Bentinck è particolare: i nomi dei Kaiadilt sono strettamente associati al luogo dove ciascun membro della comunità è nato. Nel caso di Sally Gabori, il cui nome Kayardild è Mirdidingkingathi Juwarnda, il primo sta ad indicare “nata a Mirdidingki”, uno dei due fiumi che si diramano sull’isola Bentinck. Juwarnda significa invece “delfino”, il suo totem. Il fiume Mirdidingki è oggetto di numerose versioni e interpretazioni da parte di Gabori, che si differenziano tra loro per saturazione e intensità coloristica: diversi abbinamenti di colori evocano diverse impressioni e sentimenti.

Secondo Evans, il Kayardild è una lingua le cui parole hanno molteplici significati metonimici, sono sia causa che effetto. Affonda le sue radici nel suolo della terra madre, ha una sensibilità naturalistica. Il fulcro della vita Kaiadilt è la terra di Bentinck, che è il centro del mondo, l’universo intero. L’Isola Bentinck è per loro “Dulka Warngiid”, “la terra del tutto”, per l’appunto. Fu Norman Tindale ad attribuire questo nome all’Isola, cosciente di quanto fosse assolutamente centrale nella vita dei Kaiadilt.

Io penso che, una volta che si è stati nel paese di qualcuno, e si ha l’occasione di ascoltare la lingua parlata in quello stesso luogo, questa entra nella tua coscienza in un modo che, insomma, l’unica cosa che posso fare è rispondervi con della musica…

Così afferma il soprano e compositrice Deborah Cheetham al tributo a Dulka Warngiid, che è parte della serie di canzoni intitolata Woven Song. La ratio dietro a questa canzone consiste nella risposta di Cheetham all’omonimo dipinto di Sally Gabori, che realizza insieme ad altre sei donne Kaiadilt. Il dipinto, composto da sette sezioni, consiste nella rappresentazione della terra madre in sette sfaccettature diverse, una per artista, caratterizzate da altrettante sensibilità diverse. Ogni donna Kaiadilt raffigura su tela gli utensili o scorci di paesaggio che più le ricorda di Bentinck, con la preponderanza di specifici colori per rafforzarne il significato simbolico.

È il senso del tutto di Dulka Warngiid che le donne Kaiadilt cercano di comunicare sulle tele di lino, dipingendo su grandi spazi bianchi la grandezza e l’intimità di taluni luoghi preziosi, conosciuti unicamente dalla comunità, la cui bellezza è rimasta intrappolata nella loro mente e sgorga libera attraverso il braccio e il pennello che ne è l’estensione, e dalle fibre del pennello pregne di colore sulla tela intonsa. Le Morning Glory a Thundi, il terreno di caccia Makarrki, le saline di Nyinylki sono alcuni esempi. Il Golfo di Carpentaria. Sono tutti oggetti ricorrenti dell’arte di Sally Gabori.

L’assenza di contatti tra i Kaiadilt e il resto della popolazione australiana termina quando agli albori degli anni ’20 i presbiteriani residenti nella vicina Isola Mornington spingono la popolazione locale, i Lardil, ad entrare in contatto con i Kaiadilt, facendo così scoppiare la bolla nella quale per secoli i Kaiadilt erano vissuti, aprendoli ad un universo più grande della sola Isola Bentinck. La prima fase della missione termina con poco successo, ma si ripresenta una seconda occasione per incoraggiare questo contatto. Verso gli anni ‘40 l’Isola Bentinck è vittima di calamità naturali: la mancanza di pioggia e la scarsità di cibo rendono l’isola un ambiente progressivamente più ostile nel quale vivere, aumentando la fame e scontri fisici tra gli stessi Kaiadilt, che, sempre più consapevoli della situazione difficile creatasi a Bentinck, oppongono meno resistenza nel trasferirsi a Mornington. Poco dopo, l’incombenza di un ciclone a Bentinck causa il suo allagamento e spinge gli ultimi residenti a trasferirsi a Mornington, dove tuttavia i Kaiadilt vivono nel disconoscimento e chiusura totale: sono una minoranza rispetto ai Lardil.

Al momento dell’arrivo, i bambini sono divisi dai genitori e situati in dormitori separati. Gli effetti della fame e sconforto sarebbero persistiti almeno per i successivi dieci anni, impattando notevolmente sulle nascite e sulla sopravvivenza dei bambini Kaiadilt. Il trauma dell’essere stati strappati dalla madrepatria e il disconoscimento culturale ha un forte impatto psicologico sui membri della comunità. In aggiunta, la condizione di maggiore povertà dei Kaiadilt rispetto ai Lardil inasprisce i rapporti con la popolazione locale, destinando i Kaiadilt ad una condizione di tristezza profonda e rammarico. Col tempo il Kayardild viene parlato fluentemente sempre meno e da un numero sempre inferiore di Kaiadilt che lo contaminano con l’inglese, fino a diventare una lingua lontana, slegata dal contesto in cui gli ultimi sopravvissuti della comunità vivono. Legata culturalmente e spiritualmente a Bentinck, a Mornington il Kayardild perde intensità e significato.

Coscienti dell’insopportabile mancanza accusata dai Kaiadilt nei confronti dell’Isola Bentinck, nel 1986 a Nyinylki gli stessi presbiteriani costruiscono una postazione con case, un negozio e una pista di atterraggio con l’obiettivo di ripopolare Bentinck. Tuttavia, a causa della mancanza di infrastrutture, tra cui la scuola o le strutture mediche, il ripopolamento dell’isola diventa impossibile. La postazione viene così rinominata Old ladies’ camp in onore del piccolo gruppo di donne anziane Kaiadilt che, nate e cresciute a Bentinck, tra cui anche Sally Gabori, hanno introdotto il movimento artistico Kaiadilt, che negli anni avrebbe riscosso sempre più successo a livello internazionale.

Pittrici di questo movimento artistico, le donne Kaiadilt usano la pittura come mezzo di evocazione del loro piccolo universo, come uno strumento per estrapolare i loro sentimenti, i momenti felici e le perdite, traducendoli in forme e colori semplici ma pieni di significato. La pittura vivifica il ricordo di una terra lontana, la terra d’appartenenza. È un sottile filo rosso che li collega alla loro terra madre. L’arte diventa il riflesso della loro anima in senso proprio: la vivacità e la felicità del loro spirito sono trasfusi su tela, ed intanto i loro occhi sono vacui, un po’ distanti, a ricordo di un tempo, luogo ed affetti lontani. Di una storia ormai conclusasi, di anni di lotta per la sopravvivenza della loro lingua, religione, cultura.

L’arte dei Kaiadilt consiste nel mappare terreni, paesaggi, cibi, tradizioni, legami famigliari. La loro arte è una memoria di quello che è stato e vuole essere comunicato per non essere dimenticato, inevitabilmente, nel tempo. L’arte diventa anche oggetto di adorazione, diventa il mezzo, supporto materiale perché le donne Kaiadilt possano sentirsi più vicine a Bentinck attraverso la raffigurazione di jungarrba dulka (Evans, 1995), i luoghi importanti. Come afferma Bereline Loogatha, manager del centro d’arte dell’isola di Mornington, le donne raffigurano il loro paese, i luoghi carichi di storie, i legami famigliari, il cibo tipico di stagione.

Sally Gabori comincia a dipingere nel suo ottantesimo anno di età. Rispetto a quella delle donne Kaiadilt, l’arte di Gabori spicca per eccelsa espressività. Con un’eredità di 8.000 dipinti, Gabori riscuote sempre più successo in Australia, ma è con la sua prima personale organizzata dalla Fondation Cartier pour l’Art Contemporain che guadagna successo internazionale. Dipinge con pittura polimerica sintetica su lino, per lo più in solitario, ma le tele più grandi, che giungono a superare anche i sei metri di lunghezza, sono realizzate insieme alle figlie, nipoti o alle sorelle e sono una vera e propria realtà immersiva.

I quadri di Gabori sono oggi un’eredità preziosa, sono il culmine di novant’anni di esperienze personali e storie e culture Kaiadilt che affondano radici in un tempo remoto, espresse sottoforma di colore e giustapposizioni di forme semplici, dai bordi taglienti o globulari. Seppur i suoi capolavori sembrino totale astrazione, concentrandosi, si possono individuare le forme, i pattern naturali ed i motivi che caratterizzano la geologia dell’Isola Bentinck che, mescolandosi nella mente di Gabori, si materializzano contaminandosi di pensieri lontani. Osservando i suoi dipinti, l’amore per la madrepatria che trapela dalle tele è un leitmotiv che lega ogni sua produzione artistica: i colori comunicano gioia e le forme semplici non intrappolano significati contorti tra i loro contorni: Gabori replica le chiare immagini che ha in testa, semplificandole figurativamente ma non sacrificandone la spinta emotiva, che rimane forte.

Referenze

Bentinck Island’s ‘last people’ fight for their homeland after a lifetime of dispossession ABC News (2022).
Evans, N. (1995) A grammar of kayardild with historical comparative notes on Tangkic (III vols). Berlin: Mouton de Gruyter.
Fondation Cartier pour l’art contemporain (2023, Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori.
QAGOMA (2022). *Sally Gabori’s ‘Makarrki’ is layered with memories of home - QAGOMA Blog.
QAGOMA (2016). Sally Gabori’s Mirdidingki: My Country - QAGOMA Blog.
Song for Dulka Warngiid - ABC listen. (2019). ABC News.
Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori, Triennale (2023).
Bilda Miburiji Kurrij (Seeing with Far Eyes): The Root of Kaiadilt Women’s Art NGV, Vic.gov.au. (2023)