Gianni Mantovani usa colori irrealistici come i Fauves, ma che hanno l'aggressività degli Espressionisti tedeschi. Le forme sono piatte e prive di tridimensionalità come i Nabis ed i Simbolisti, con la consistenza delle forme dei Macchiaioli.
Tutto galleggia nello spazio, come le creature fantastiche di Mirò, che cerca di far rivivere il senso magico e religioso dei primitivi, ma le immagini del nostro artista sono realistiche, pur non rispettando la prospettiva.
Hanno la semplicità dei disegni dei bambini, ma con una coerenza e una formalità che ti riportano al suo obiettivo ideativo: raccontare della natura e dell'aggressione che subisce dall'uomo. Non per altro non ci sono mai figure umane nelle sue opere: è un mondo vittima dell'uomo, quello che descrive, una natura che sta soffrendo, come ci dimostra il rosso che fa da sfondo a ogni opera.
È un chiaro riferimento al riscaldamento climatico, un rosso fuoco che ti avvolge e ti opprime, ma nello stesso tempo ti induce all'azione, il che è la caratteristica psichica di questo colore, che indica attività, forza vitale, impulso, volontà di reagire: quello che si auspica l'artista, che esprime la sua creatività con lo scopo di sensibilizzare al rispetto della natura, trasmettendo un messaggio forte e incisivo, che vuole invitare alla riflessione tutti noi che, nella foga di vivere la nostra vita, che ci coinvolge nelle sue spire, dimentichiamo troppo spesso la natura che è lì a nostra disposizione per nutrirci, farci respirare, per darci gioia nella sua bellezza, troppo spesso abusata. Solo un animo estremamente sensibile può dedicare, come questo artista, tutta la sua attività a questa meta, così importante per il nostro futuro, ma così trascurata ed offesa.
Un artista è un veggente e ne abbiamo trovato conferma attraverso la conoscenza dello sviluppo del pensiero artistico nel tempo. Un artista, un pittore, realizza il suo intento, ciò che noi vediamo, l'opera, partendo da un'immagine mentale, un puro pensiero, un simbolo che si manifesta attraverso forme inusitate come in Mirò, o concrete come in Courbet, ma sempre sotteso ad esse c'è il suo pensiero, la sua immaginazione, la sua creatività, la sua sensibilità.
Se un artista acquista uno stile personale, come quello di Gianni Mantovani e gli è fedele nel tempo, in modo da essere riconosciuto e connotato al primo sguardo, significa che ha raggiunto il livello più alto che l'arte può raggiungere, molto più significativo di un'arte che riproduca la realtà nel modo più categorico. L'aspirazione di un artista non dovrebbe essere quella di voler essere sempre più preciso, far concorrenza e vincere il confronto con la fotografia, ma sapersi esprimere con una personalità che, nella forma come nel contenuto, sia mirabile, coinvolgente, personale, unica.
La pittura è Arte Visiva e come tale deve coinvolgere la nostra vista per arrivare al cuore e alla mente. Deve guidarci, deve stupirci, deve incantarci. Gianni Mantovani non si limita ad essere così incisivo e potente con la sua arte, ma aggiunge alle opere titoli che sono pura poesia e trascinano il pensiero nei lidi della fantasia, dei ricordi, dei pensieri più elevati.
L'artista si rende conto che le sue forme sono primordiali come quelle dei bambini, infatti guarda e ammira il Primitivismo dell'arte africana tribale, ma ricorda anche come il grande Picasso si vantasse di essere riuscito, dopo una vita di sperimentazioni, a raggiungere la linearità infantile, in grado di esprimere nel modo più sintetico grandi verità. Perchè la purezza mentale di un bambino è in grado di realizzare disegni che esprimono importanti sentimenti e sensazioni, perchè la sua mente è ancora allo stato puro e limpido dell'immaterialità, è una tabula rasa, su cui si incidono le esperienze fondamentali che sa esprimere. Sarà poi la crescita e la realtà della vita a spegnere questa innocenza e genuinità.
Il colore che ti viene incontro, di fronte a un'opera di questo artista, è sempre un rosso, nella gradazione del mattone, che si modula col giallo in un'armonia che colloquia con la narrazione. Può essere più intenso o addolcito, alleggerito, reso più aereo. Le strisce di nero, che spesso lo attraversano, con la loro nota imperativa dell'annullamento che urla la propria urgenza, sono spesso contornate da una linea gialla che stimola, spinge verso l'attività, in una situazione di adeguamento rassegnato al disastro incombente. Ma c'è anche la speranza di poter trovare una via di uscita che porti ad un miglioramento: l'artista vuole rendere consapevole il fruitore di una realtà catastrofica che è sotto i nostri occhi, per lo più ignorata.
"Non siamo padroni del mondo, ma componenti di in disegno: la natura parla, noi dobbiamo coglierne il linguaggio": questo ci dichiara nell'intervista Gianni Mantovani. Lui ama la natura, l'apprezza, ma non si limita ad esaltarla con opere che la celebrano come gli Impressionisti, nè con opere che esprimono intimo dolore e una sofferenza che non trova sfogo se non con i segni distruttivi dell'opera, come gli Espressionisti. Perchè lui nell'amore per la natura la vede indifesa, innocente e generosa, pronta a darsi tutta a noi che la asserviamo: potente è il suo desiderio di conservarla, di preservarla, di fare da paladino alla sua disponibilità.
E allora le sue opere sono dirompenti e intense, ti rivelano, con forza, tutta la volontà creativa di intervenire, di lasciare un segno, di colpire la sensibilità degli insensibili. E continua instancabile nella sua opera di costruzione di un mondo in cui la natura mostra la sua inerme avventura sempre più arida. Le bianche casette, piccine, con i tetti aguzzi e le finestrelle come le disegnano i bimbi, rappresentano le persone e quindi tutti noi, i fiumi e i laghi diventano strisce nere in un contrasto cromatico con il rosso diffuso, gli alberi, smorti, che tendono a spingere le chiome verso il cielo, sono carichi delle promesse dei fiori e sono contornati da linee nere, che provano a orientare la vita verso il meglio.
Le montagne, quando compaiono, hanno l'aspetto di piramidi di pietra, galleggiano nell'aria dove a volte, a mo' di consolazione, si affacciano delicate nubi dal colore azzurrino iridescente, che ci sa traspositare tutta la bellezza, l'armonia e la soavità della natura. Come ce lo descrivono i titoli delle sue opere che ci riportano ad una realtà che ha il fascino del sogno, della leggerezza, della poesia.
Ho intervistato Gianni Mantovani:
Quando hai scoperto di voler diventare artista?
Il disegno e i colori mi sono sempre piaciuti fin da bambino, e quando frequentavo le scuole dell'obbligo ricevevo spesso apprezzamenti e complimenti dai miei insegnanti, e anche dai miei compagni di classe.
Come ti sei avvicinato al mondo dell'arte?
Dopo le scuole medie ho fatto la scelta di iscrivermi all'Istituto d'Arte di Modena e successivamente a Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna. Con questa scelta scolastica ho deciso cosa avrei fatto professionalmente in futuro. A 23 anni ho iniziato a insegnare materie artistiche presso il Liceo Artistico di Bologna e in seguito sono stato Docente di Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna, dopo aver vinto il concorso nazionale che si era tenuto a Firenze. A Bologna ho insegnato, con molto piacere per diversi anni, nella stessa aula dove anni prima ero stato studente.
Cosa ti ha spinto a scegliere i soggetti e le tematiche?
Dopo un periodo astratto in cui ero seguito da importanti critici e in particolare da Giorgio Cortenova, che era Direttore della Galleria d'Arte Moderna di Verona, ho ritenuto che l'astrattismo fosse culturalmente superato e agli inizi degli anni '90 ho avvertito la necessità di orientare la mia ricerca artistica verso la natura, l'ambiente e il paesaggio.
Quali significati vuoi rappresentare nelle opere?
Avevo più di quarant'anni di età quando sono stato colpito dal disegno infantile e ho cercato di fondere concetti universali come la bellezza infinita della natura e la spiritualità che ognuno di noi porta nel proprio cuore. La persona non deve sentirsi il padrone del mondo ma una importantissima componente integrata in un grande disegno. La natura ci parla, e sta a noi saper cogliere i suoi linguaggi e le sue comunicazioni. Cerco di far comprendere questi messaggi anche attraverso i titoli delle opere che realizzo con amore.
Quanto c'è della tua vita nelle tue opere?
Nel mio lavoro pittorico c'è tutta la mia vita ed i miei sentimenti, che trasmetto anche attraverso i titoli dei miei quadri: "Il sole ci parla in silenzio", "Le stelle ti guardano", "La luce che è in noi", "La dolcezza del silenzio", "Le foglie si raccontano poesie", "Ascoltare il respiro delle piante", "Mi illumino della tua luce", "I rami si intrecciano per amore", "La bellezza di essere in compagnia", "Il dolce sguardo dell'amicizia", "Accarezzare l'intimità del credere", "Siamo poesia nell'universo", "Illuminati dalla dolcezza del mattino", "Possiamo ancora sorridere", "Guardo il creato e vedo il sorriso di Dio".
A quale corrente artistica ti ispiri?
Sinceramente non mi ispiro ad alcuna corrente artistica anche se in passato sono stato sul versante astratto e certamente nei miei lavori c'è, in parte, anche quella componente. Ritengo il disegno infantile una grande risorsa e lo diceva anche Picasso che quando aveva quattro anni disegnava come Raffaello, poi ha impiegato tutta la vita per disegnare e dipingere come un bambino. I miei paesaggi sono resi in forme primarie, essenziali e fantastiche, attingendo a ricordi e a una visione onirica. La mia arte affronta sempre di più i temi ambientali e i problemi legati ai cambiamenti climatici. Nelle mie mostre personali di questi ultimi anni ho sempre il patrocinio del FAI, del WWF e di Legambiente.
Come vedi il mondo dell'arte italiana?E quello estero?
Sicuramente c'è grande fermento, ma avverto una situazione confusa perchè ci sono tante iniziative che vengono promosse e che ti consentono di partecipare solo tramite compenso e tanti pittori che, in questo modo vengono inseriti, si sentono artisti importanti.
Cosa pensi dell'arte contemporanea, del mondo dell'arte, dei critici, dei curatori?
Vedo che c'è molto interesse nel promuovere iniziative e proporre pubblicamente le opere realizzate da artisti e da tantissimi amatori. Il mondo dell'arte è affascinante anche se l'Italia incide ancora troppo poco nel panorama mondiale dell'arte contemporanea, sono comunque fiducioso che la qualità del nostro operare inciderà progressivamente sempre di più.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Attraverso la mia ricerca artistica spero di contribuire a sensibilizzare le persone verso il rispetto della natura e dell'ambiente di cui noi facciamo parte. Mi auguro che anche in futuro il mio lavoro sia visto da più persone possibili, affinchè vi sia un momento di riflessione sugli importanti temi legati ai problemi climatici e su come possiamo e dobbiamo convivere con tutte le varie componenti del creato.
Quanto ti senti soddisfatto delle opere che realizzi?
Sì, mi sento molto soddisfatto del lavoro pittorico-artistico che sto facendo perchè oltre alla creatività e all'estetica cerco di trasmettere messaggi sociali di amore per il creato in tutte le sue componenti. La semplificazione delle linee e delle forme sono il continuo canto della vita.
Quali esposizioni ritieni più significative nella tua vita artistica?
La prima mostra importante fu a 17 anni al Palazzo dei Musei di Modena dove venni premiato in occasione del “Concorso Nazionale di Pittura per gli studenti delle Accademie di Belle Arti” e successivamente ho partecipato, in rappresentanza dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, alla “Terza Mostra di Incisione” presso il Gabinetto Nazionale delle Stampe alla Farnesina a Roma.
Le mostre personali nelle Gallerie Civiche di Vicenza e Macerata nel 1985 a cura di Giorgio Cortenova, Direttore della Galleria di Palazzo Forti di Verona, e le personali a Genova nel 1989 e 1991 a cura di Roberto Daolio e Claudio Cerritelli. Le collettive Cinderella's Revenge e Spectacles insieme ad Armani, Ferrè, Jean Paul Gaultier, Yves Saint Laurent, che vengono esposte in tutto il mondo, tra cui New York, Hong Kong e Londra. La svolta artistica con le personali a Parma e Ferrara con Roberto Daolio, Concetto Pozzati e Claudia Zanfi, e nel Castello di Mirandola nel 2007 con Sandro Parmiggiani.
Ultimamente nel 2021, la mostra personale alla Galleria Unimediamodern di Caterina Gualco, che chiudeva la sua attività di gallerista dopo 50 anni con la mia mostra, e successivamente al Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce e al Museo Magi '900. Anche le ultime mostre personali a Ravenna, Formigine, Faenza e al Castello di Vigevano sono state per me importanti, avendo sempre avuto il patrocinio del FAI, di Legambiente e del WWF.
Consiglieresti a un giovane artista di intraprendere questa carriera?
La carriera artistica non è facile da consigliare, anche se un giovane dimostra di avere qualità e doti naturali perchè molte sono le componenti che contribuiscono a un giusto e adeguato riconoscimento pubblico.
Quali sono i tuoi artisti preferiti e perchè?
Tra i miei artisti preferiti e che in un qualche modo possono avermi influenzato, posso citare Henri Matisse e Osvaldo Licini per l'incanto dei colori e delle immagini che riescono a trasmettere; sono opere poetiche che si liberano con forme di colore e geometrie che diventano sentimento. Matisse esplorò diverse soluzioni formali dalla linea sintetizzata e del colore dai toni accesi e luminosi che orientano ad avere una pittura gioiosa e armoniosa tra uomo e natura.
Quali artisti secondo te passeranno alla storia?
Dal mio punto di vista rimarranno nella storia Anselm Kiefer, Banksy e Basquiat, sia per le qualità espressive che per i contenuti sociali racchiusi nelle loro opere.