Questo genere solo nel 1700 è stato riconosciuto come tale, anche se è sempre esistito: la più antica documentazione la troviamo nel periodo ellenistico, a lungo è stato considerato secondario, non all'altezza della pittura sacra, storica o mitologica.
In seguito ha avuto una grande espansione e nel Contemporaneo continua ad essere oggetto di sperimentazione e ricerca da parte di artisti, attraverso l'arte Concettuale, la Pop Art, l'Estetica del Vero degli Iperrealisti e molti altri che la rivisitano con una maestria che ricorda gli artisti rinascimentali.
Questa arte raffigura ancora oggi, come nel passato, i cibi e gli oggetti utili all'uomo, per rendergli più confortevole la vita.
Sono oggetti che hanno acquisito valore o l'hanno perso attraverso il tempo: si è per lo più trattato di frutta, fiori, ortaggi, selvaggina, pesci, contenitori di ogni forma e materiale, libri, strumenti musicali, statue, curiosità esotiche e non. Sono sempre uguali, alcuni identici ancora oggi, ma riflettono nel tempo e col tempo i sentimenti, i pensieri ed il gusto di coloro che li hanno dipinti con tematiche artistiche e tecniche che mutano continuamente.
La natura morta ha espresso a lungo significati altri, in una ricerca di elevazione, ricca di riferimenti e moniti morali, di riflessioni sul caduco, punto di partenza per una terza dimensione geometrica e pretesto per inaugurare nuove correnti. Attraverso le vicissitudini della sua evoluzione conserva tutto il suo fascino velato di inquietitudine e di intellettualismo, fino alla provocazione. Sono differenti punti di vista, modi di sentire soggettivi dell'attualità e della realtà debordante dell'Informatica. Gli spunti per ispirarsene sono i più liberi e i più disparati. D'altronde narra della realtà che ci circonda: il suo sviluppo è stato lento nell'affermarsi.
Le più antiche testimonianze risalgono al III e II secolo a.C. in epoca ellenistica: si tratta degli Asatoros (casa non spazzata) e degli Xenia (doni augurali per gli ospiti): ne parla Plinio il Vecchio, ricordando un mosaicista di Pergamo, un certo Sosos, famoso per le scorze di limone nei suoi Asatoros e per le colombe che bevono da un vaso metallico. Opere che denotano finezza e cura dei particolari, copiate molte volte a Roma, come a Delo ed a Pompei. Gli Asatoros erano mosaici che rappresentavano il cibo caduto da tavola e che pare fosse destinato ai defunti, mentre gli Xenia si ritiene fossero doni augurali per gli ospiti che si ritrovano nelle pitture parietali, riprese da pitture antiche su tavole di legno.
Dal canto loro gli Xenia rappresentano cibo fresco, frutta, verdura, uova e formaggi, offerti nelle stanze degli ospiti e sono stati copiati in epoca romana come testimoniano Vitruvio nel I secolo d.C. e Filostrato il Vecchio nel III secolo, in cui descrive la biblioteca di una villa a Napoli in cui gli Xenia raffigurano frutta, fichi, pere, ciliegie, noci, uva, miele, formaggio, brocche di latte; in un'altra opera descritta vi sono dipinti pane, cacciagione, frutta e fichi: Filostrato ne fa una descrizione accurata e precisa, si tratta di pitture molto naturalistiche. Il tempo passa e ci troviamo nel Medio Evo quando vi è attenzione per il valore simbolico delle immagini e quindi gli oggetti dipinti sono per lo più teschi o oggetti legati al monito e al "memento mori". Nelle loro tristezza i fiori appassiti ricordano quanto sia effimera la bellezza, mentre i teschi la brevità della vita.
I gusti cambiano, nel 1400 vi è maggiore interesse per gli oggetti che compaiono in opere in cui primeggia la figura. Sono dipinti con accurato realismo e illuministicamente convincenti, concepiti per arricchire la scena principale di un soggetto tradizionale.
Cresce l'attenzione nel 1500 per gli oggetti che troviamo in opere storiche, mitologiche o religiose. Giovanni di Udine ci ha lasciato una stupenda natura morta con strumenti musicali ai piedi di S. Lucia. Si ritiene che l'opera di Jacopo De Barbari del 1504 sia la prima natura morta di cui si ha notizia in Italia: cominciano a vedersi alcune tarsie lignee, tra cui le più celebri sono quelle dello studiolo del duca di Urbino, nel palazzo ducale. Simulano ante di armadi e scansie con gli oggetti più disparati, libri, armi, strumenti musicali, clessidre, gabbiette con uccellini, inseriti in un percorso di rimandi simbolici.
Leonardo, nel 1550 ha un approccio più empirico verso la natura, anche perchè, da grande studioso qual era, ha lasciato un'influenza profonda in area lombarda, dove appaiono non a caso i primi esempi di natura morta autonoma con Figino e Caravaggio. Anche i naturalisti con le loro tavole scientifiche del mondo naturale influiscono sul rinnovato interesse per il genere. Si trovano inoltre le grottesche di Giovanni da Udine nella Loggia di Psiche di Villa Chigi a Roma.
Viene data, col tempo, più importanza agli oggetti nei quadri religiosi nei Paesi Bassi, l'episodio sacro passa in secondo piano, lo spazio è occupato da esposizioni di cibi e sono sempre più diffuse scene di mercato e di cucina, trionfo di cibi di ogni tipo, come ad esempio nella “Venditrice di verdura e pollame” di Joachim Beuckelaer del 1574, ma è il Figino che nel 1591 dipinge una natura morta in cui compaiono solo pesche e foglie su di un piatto: è un'opera molto delicata ed equilibrata, che ha influenzato i suoi contemporanei.
Verso la fine del '500 gli oggetti diventano decorazioni e protagonisti dell'opera, non c'è una data precisa, ma un ruolo cruciale l'ha avuto Caravaggio con la sua Fiscella, verso il 1595: ha dipinto una meravigliosa natura morta, su richiesta del cardinal Borromeo, molto amante di questo genere, che collezionava.
Quasi nello stesso periodo in Lombardia, Fede Galizia, Panfilo Nuvoloni, Nessoli, Porpora, Recco e soprattutto Evaristo Baschenis ci hanno lasciato i primi meravigliosi esempi di questo genere, che veniva chiamato “natura immobile, silenziosa”, dandole un giudizio e un valore meno importante.
Per il filosofo Porfirio la realtà è formata da oggetti inanimati, da oggetti viventi come le piante e da oggetti senzienti, gli animali. Il posto più elevato è occupato dall'uomo al quale appartengono raziocinio e anima immortale: è il vertice della creazione, ne è derivato un giudizio negativo assoluto sulla natura morta, soggetto inanimato. Troviamo il paesaggio in cui vi sono scenari naturali, ma l'uomo compare solo marginalmente, in scene di genere in cui è raffigurata la vita della gente comune, umile, negli aspetti quotidiani e intimi.
Per superare questo pregiudizio deve passare parecchio tempo, ma la natura morta appartiene alla quotidianità, come il sacro e il mitologico alla storia, alla fine si impone perchè è parte rilevante della vita umana: il 1600 è il secolo d'oro per lei, ormai diffusa anche in Spagna e nel nord Europa.
Gli studiosi non hanno ancora stabilito a chi spetti il primato della natura morta. Il contemporaneo sviluppo nel nord Europa fa sì che i fiamminghi rivendichino la primogenitura, giustificandola per l'assenza di cultura accademica, per la quale è nobile solo la pittura di storia, per la condanna protestante nei confronti delle immagini di culto, che favorisce soggetti profani e infine per il ruolo predominante della borghesia mercantile, che vede nella celebrazione delle merci quella del suo nuovo status e delle ricchezze.
La produzione è molto più abbondante in questi Paesi che in Italia, poiché vi sono centri di produzione e artisti specializzati, mentre da noi ha un carattere solo episodico, tuttavia l' Italia vanta lo sviluppo della natura morta come tradizione e continuità della classicità.
Sono posizioni ugualmente valide e attendibili, senza dimenticare i Bodegones spagnoli, a quei tempi noti in territorio lombardo, per cui si può affermare che la natura morta non ha avuto una sola origine, ma è nata in ambienti diversi e distanti.
Nel 1600 la richiesta di nature morte da parte dei committenti è favorita da fattori socio-culturali, poiché è ampliato il pubblico dei fruitori e acquirenti, anche per una precisa specializzazione da parte degli artisti. Nascono i sottogeneri con denominazioni specifiche: il cibo, i fiori, gli strumenti musicali, la vanitas.
Si sviluppa una variante del Bodegones in Spagna: sono angoli della cucina in muratura ove vengono appesi ortaggi e carni per il consumo quotidiano. L'artista più conosciuto è Juan Sanchez Cotàn, che dipinge con grande chiarezza e rigore compositivi.
Alcuni artisti dipingono il momento della colazione, questo si è sviluppato in area fiamminga e tedesca: vi sono cibi e suppellettili, sempre in quantità limitata, in vetro, metallo o in ceramica.
Si evidenzia un effetto di "trompe l'oeil" e spesso emerge un significato religioso. Il vino, il pane, e l'uva rappresentano la Comunione, mentre pesci e noci simboleggiano il Cristo. Le mele il peccato originale, il burro e il formaggio lo spreco, mentre le ostriche sono simbolo di voluttà.
Vanno annotati gli artisti che ci hanno lasciato le opere più interessanti: Szoon de Heem e Claeszoon Neda. I fiori sono tra i soggetti preferiti dai fiamminghi ed hanno significati simbolici religiosi, come il giglio che rappresenta la purezza e la verginità, l'iris che rappresenta i dolori di Maria. Vanno aggiunti i significati umani in cui i fiori rappresentano la bellezza femminile, l'amore, ma esprimono anche la fugacità della bellezza.
Brueghel vive a Milano e influenza anche i nostri artisti: le sue composizioni di fiori a torre sono notevoli.
Un discorso a parte merita la vanitas, dipinti che richiamano lo scorrere del tempo, la fugacità della bellezza e dei piaceri terreni, l'inutilità dei lussi, ben rappresentati da teschi, candele spente, clessidre, orologi, fiori appassiti o spezzati, pipe, tutto a significare la brevità della vita, mentre le bolle di sapone e i calici di vetro, a volte spezzati, ci ricordano la fragilità delle cose terrene, come le monete, i gioielli, i libri, gli specchi infranti e gli strumenti musicali muti e abbandonati. Ma la pittura è continua evoluzione e i significati simbolici, religiosi o umani, lasciano posto ad una pittura che esprime sempre più la realtà.
Il grande artista francese Chardin nel ‘700 ne è un luminoso esempio. Egli, quasi analfabeta, si rifiuta di seguire gli insegnamenti accademici. Guarda la natura, ritorna più volte sui dettagli, mai soddisfatto del proprio lavoro, che compie di nascosto a tutti, non permettendo a nessuno di vedere la sua fatica di esecuzione, mai soddisfatto del proprio lavoro. La sua tecnica è originale, unica, precorre i tempi, incanta: la sua pittura non si può paragonare a quella dei contemporanei, benchè bravissimi anche loro. Non ha voluto essere pittoresco, né narrativo, né attuale, né morale, né ideologico, non sorride, la sua arte è seria ed esprime un mondo silenzioso, immoto, assorto. E' il mondo della pace e del silenzio, cerca la verità degli oggetti che hanno perso ormai ogni significato simbolico. Apre la porta verso la modernità e d'ora in avanti la natura morta si affermerà come una delle principali forme di espressione della diversificazione delle arti visive.
La natura morta è stata una varietà artistica che ha ricoperto un ruolo fondamentale all'interno dei vari movimenti, anche se solo nel secolo XVII si è affermata come genere autonomo, prima d'allora aveva quasi unicamente contenuti simbolici: dalla metà del Seicento inizia ad essere influenzata dal Barocco e si stacca gradualmente dalle caratteristiche che l'hanno contraddistinta.
Le raffigurazioni di Natura Morta nel periodo Neoclassico evidenziano sintesi e schematismi, mentre con il Romanticismo e più ancora nel secolo XX abbandonano gradualmente lo specifico carattere di pittura di genere fino a divenire un pretesto di nuove abilità pittoriche, con metamorfosi a tratti addirittura sorprendenti.
Questo genere, considerato dapprima come il meno importante, cresce progressivamente di importanza, ha i suoi estimatori e curatori, soprattutto vi si dedicano grandi Maestri che lasciano un'impronta significativa per le generazioni successive.
Gli artisti cominciano ad allontanarsi dall'accademismo, cercando ispirazione sempre più dalla realtà, staccandosi dall'opulenza, che ha caratterizzato i grandi maestri fiamminghi e spagnoli, a favore di una ricerca più personale.
Nell'800 la natura morta è ancora un soggetto sporadico per artisti come Courbet, che ha fatto della realtà il suo emblema: durante la prigionia è costretto a dedicarvisi non avendo altri soggetti da dipingere. Ci ha lasciato delle opere che incantano per la loro bellezza.
Dal canto loro Manet e Monet amano dipingere frutta su immacolate tovaglie, ma mentre Manet si ispira agli esempi spagnoli che tanto ammira, agli olandesi e a Chardin, Monet presto introduce nei suoi capolavori, accanto agli amati paesaggi, vividi fiori domestici e borghesi, dipinti con tocchi vivi, multipli e vibranti.
Monet, insieme a Renoir, dipinge lo stesso bouquet di fiori e poi insieme a Bazille giungle fiorite, che evocano un Eden primordiale, mentre Manet con mirabili prospettive, larghe e profonde, dipinge le sagome di una bottiglia scura o di un luminoso bicchiere, insieme a un melone o a una corbeille di fiori.
Cézanne dipinge dapprima la vanità alla maniera dei secoli passati: il teschio, i fiori recisi, il libro aperto, la candela consumata. E' la coscienza della vanità delle cose, forse della stessa pittura, che in seguito lo spinge più a fondo ad affrontare con tanto impegno e studio della natura morta, facendone il motivo dominante delle sue composizioni solenni e intricate, che aspirano a comporre un ordine, che crea una nuova immagine del mondo. Diviene uno dei principali soggetti della sua opera pittorica: i suoi dipinti di mele e arance sono capolavori di composizione formale, che alla fine lo conducono a vedere la realtà attraverso la scomposizione geometrica.
La natura morta fino a metà Ottocento è stata mimesi, simbolo, opulenza o realismo, dopo interpretazione: se in antico grondava sensorialità, nel Novecento si smaterializza e perde fisicità, non è più pittorica, ma concettuale, se prima aveva rifiutato l'azione scenica, è intesa come un palcoscenico, che accoglie e comprende oggetti ora protagonisti, ora comprimari, di una scena che, almeno in apparenza, è tutta loro: diviene occasione, non episodica, di sperimentazione, che caratterizza la vivace e articolata stagione delle Avanguardie Storiche, il Cubismo, il Fauvismo, il Futurismo, l' Espressionismo.
Ogni artista, a partire da Picasso e passando per Braque, Gris, De Chirico, De Pisis e soprattutto Morandi, la utilizza per sperimentare le proprie personali ricerche.
Quando nasce l'Astrattismo i dipinti del Novecento segnano una rottura definitiva con il passato, si svuotano di simbolismi, delle funzioni decorative per concentrarsi in visionarie rappresentazioni.
Grandi cambiamenti, inimmaginabili prima, vi sono con Picasso e con Braque, perchè si assiste al trionfo dell'essenziale e si verifica la trasformazione e la reinvenzione di questo genere pittorico in qualcosa di più radicale e soggettivo. E in seguito a queste opere si affiancano quelle di Magritte e Dalì.
Morandi è stato il maestro più originale e innovativo con bottiglie, caraffe, vasi, lumi e quant'altro, di una bellezza purissima e nuovissima, prodiga di stupore quanto densa di ricerca e lavoro. Le sue nature morte sono oggetti di una concezione della rappresentazione inderogabilmente sostenuta dall'ordine, dalla semplificazione della forma e da delicate varianti cromatiche: sa esprimere il senso della vita, rivelandone il rapporto e su quei comuni oggetti indirizza una profonda e silenziosa meditazione esistenziale. De Chirico dipinge nature morte metafisiche, silenti e incantevoli.
Altri in Italia si dedicano a questo genere, come De Pisis, con una pittura emozionante, o come Burri con le sue composizioni arcane e coloristiche, come gli austeri studi di Afro o i magnetici totem di Fontana, senza dimenticare gli energici Rotella e il vitalistico Guttuso, mentre cade ogni limite tra arte e vita nella crisi profonda di ogni parola del 900.
La Natura Morta ha coinvolto quasi tutti gli artisti figurativi, per un confronto, per la crescente richiesta commerciale, per esprimere la loro personale sensibilità: di per sé questo genere è sempre uguale, ma si trasforma attraverso la creatività, nell'abilità e nella sensibilità di ciascuno, naturalmente inserito nella propria epoca per cui ha interpretato secondo la propria modernità il genere.
Ma solo attraverso il Minimalismo ha perso l'aspetto decorativo ed estetico dagli anni Cinquanta in poi. C'è stato comunque un riscatto notevole della forma e del contenuto con la Pop Art, da cui è derivato l'Iperrealismo.
E' una corrente che si è sviluppata negli anni 60/70 in America e si è espansa in Europa: è un genere per cui gli artisti utilizzano tecniche fotografiche e una meccanica riproduzione della realtà per costruire l'illusionismo. E' uno stile spesso influenzato dalla pubblicità, con colori aggressivi e inquadrature concentrate sul soggetto principale. Gli artisti si servono di fotografie molto ingrandite per realizzare quanti più dettagli possibile: diventa quasi una forma maniacale. A volte vogliono creare l'illusione di una realtà che non esiste, con elementi aggiuntivi, che non può esser percepita dall'occhio umano. L'Iperrealismo ha segnato il ritorno alla raffigurazione della realtà nei suoi dettagli più meticolosi ed è la riproduzione, il più fedele possibile, quasi identica, della realtà oggettiva. Il ricorso alla fotografia garantisce l'imparzialità della visione e maggiore anonimità del risultato, senza elaborazione dell'artista.
Anche l'arte Concettuale si esprime spesso attraverso immagini di nature morte, in particolare nel Minimalismo, nato come reazione al consumismo, che vuole ispirare un nuovo modo di vivere e di creare. I materiali vengono scelti spesso prendendo spunto dalla tecnologia industriale, i soggetti sono isolati, i colori chiari, essenziali: si elimina tutto il superfluo. Ha invece esaltato l'oggetto la Pop Art, Warhol ne è un chiaro esempio: ha preso gli oggetti più comuni e ne ha fatto opere d'arte.
Cosa è successo negli ultimi venti anni, i primi del nuovo millennio? E' stato un periodo intenso e pieno di nuove energie, di continua ricerca verso il ritorno agli anni Sessanta e Settanta, con un grande fluire di tecniche, di linguaggi e di narrazioni, il web s'è costantemente rinnovato e rigenerato, incrementandosi.
In Italia c'è stata la rivalutazione degli artisti del secolo scorso attraverso i nuovi musei, le Fondazioni e l'impegno dei privati. Molta riflessione hanno generato le guerre, l'11 settembre e tutte le successive sciagure, con attenzione al sociale, all'antropologico, al pianeta, attraverso grandi installazioni e performance interessanti.
Ora la natura morta pare passata un po' in secondo piano, poichè il grande tema è l'uomo, esplorato nei suoi molteplici aspetti e forme, come se gli artisti cercassero di capire dove stiamo andando con questa continua, ossessiva ricerca.
Bisognerà vedere cosa ci riserberà l'intelligenza artificiale: forse ci condurrà verso nuovi lidi ancora sconosciuti, anche nel campo della natura morta, sempre viva e pronta a risorgere dalle sue ceneri!