Tra le definizioni di restauro una certamente appropriata è la seguente: "Ripristino di un qualunque prodotto dell'attività umana ottenuto con un qualsiasi intervento"1.

Si comprenderà con facilità che il prodotto dell'attività umana dichiarato "opera d'arte", lo è grazie ad un riconoscimento generale che si manifesta nelle coscienze: l'opera d'arte è quel prodotto umano universalmente riconosciuto come tale dalla coscienza culturale, non richiedendo criteri prestabiliti di giudizio. Ecco quindi che solo quell'oggetto (o complessi di oggetti) cui si attribuisca valore artistico, è degno di essere salvaguardato, conservato e restaurato, come sostenitore di valore culturale e testimonianza del passato, per essere tramandato ai posteri.

In Italia, molti manufatti di valore storico-artistico sono realizzati in legno che, naturalmente, vanno tutelati, conservati, consolidati e restaurati, con gli stessi criteri filologici e scientifici dei manufatti di diversa materia e natura.

Qualsiasi opera d'arte possiede due istanze: quella estetica, che si riferisce alla sua artisticità, per cui l'opera è "opera d'arte", e quella storica, che si tramanda nel tempo denunciando il prodotto umano come di un certo periodo e di un certo posto.

Dal contrapporsi di un prodotto di un determinato momento storico ed estetico a un restauratore (con una sua storia, una sua cultura, un suo gusto) nascerà un'operazione di restauro tendente alla conservazione e al lascito dell'opera d'arte, sia nel suo significato originario che nella sua evoluzione storica, alle generazioni future. Tuttavia, se il "restauro è esso stesso opera d'arte"2, e se il restauro è anche definito "processo critico e atto creativo"3, l'uno come intrinseca premessa dell'altro, da qualche tempo questo fondamento teoretico è stato assunto nella concezione artistica. I termini nei quali il quesito è stato posto e risolto sono abbastanza semplici: se la scultura, la pittura, l'architettura sono arte, e quindi l'opera scultorea, pittorica, architettonica sono opere d'arte, l'indagine prioritaria del restauratore sarà quella volta a riscontrare nelle opere la presenza della piena qualità artistica.

La Teoria del Restauro di Cesare Brandi

L’opera del restauratore inizia quindi con un'azione critica che si manifesta in un giudizio basato sul criterio di assegnare al valore artistico la prevalenza assoluta in confronto ad altri aspetti, i quali restano secondari e subordinati, per poi diventare un processo creativo. Questo non vuole sottintendere l'invito a chiudere un occhio in favore di accostamenti di nuovo e antico che sanciscono il sacrificio di quest'ultimo, ma è autentico rispetto per l'antico che, anche se frammentario, chiede di essere recuperato ad una funzione figurativa, prima ancora che a quella semplicemente pratica e d'uso. Come noto, il restauro, sia empiricamente sia nell'esperienza del restauratore, si ritrova con i seguenti punti fondamentali elaborati dallo studioso senese Cesare Brandi4:

  1. Il concetto di restauro.

  2. I problemi generali.

  3. La materia dell'opera d'arte.

  4. L’opera d'arte quale unità potenziale.

  5. Le lacune.

Ora, se il primo punto è stato visto: "Restauro è il ripristino di un qualunque prodotto dell'attività umana ottenuto con un qualsiasi intervento"; nel secondo bisognerà chiarire il concetto di unità potenziale dell'opera d'arte, cioè il momento in cui l'artista, nel corso del concepimento dell'opera, termina, completa, pone fine alla sua creazione, sia quello che il restauro dell'opera d'arte può, anzi deve, essere visto anche sotto l'aspetto preventivo e conservativo.

Nel trattare della materia dell'opera d'arte bisognerà prendere in considerazione anche l'immagine: pur se diversi, sono questi due aspetti strettamente legati, atti a comporre l'opera d'arte. La materia è il supporto dell'immagine, come la tavola e la tela per la pittura, come il muro, l'intonaco o le fondamenta per l'architettura; in particolare, la materia è costituita dal supporto e dalla pittura: il supporto è la materia come struttura, la pittura è la materia come aspetto. Si restaura quindi la materia dell'opera d'arte. Il punto 4: “l'opera d'arte quale unità potenziale”, sta ad indicare che l'opera può mantenere la sua unità anche se frammentaria. I tre principi da rispettare sono:

  • la materia che è insostituibile; nell'eventualità impellente in cui si debba sostituire si dovranno usare materiali diversi;

  • la reintegrazione, da effettuarsi solo quando è indispensabile, deve essere individuabile facilmente;

  • la reversibilità dei materiali usati.

Le lacune del punto 5 si ricollegano all'unità potenziale dell'opera d'arte. Vari sono stati e sono i sistemi e i modi per ricucire ed evidenziare le lacune (cioè parti originarie mancanti) in un'opera artistica e, come si potrà ben comprendere, molto dipenderà pure dal manufatto, se è cioè scultura, pittura o architettura, e dai materiali utilizzati. Cesare Brandi, colui il quale ha codificato con criteri rigorosi la disciplina, nel suo fondamentale libro Teoria del restauro afferma che il trattamento delle lacune non dovrà fornire una soluzione che pregiudichi il futuro dell'opera d'arte o ne alteri l'essenza; all'ibrido criterio della "zona neutra", identifica, per le pitture, la tecnica del "tratteggio ad acquerello" che si differenzia per tecnica e per materia dalla tecnica e dalla materia della pittura integrata, che potrà essere ad olio, tempera, fresco.

Il restauro delle opere d’arte in legno

Le opere d'arte in legno, siano esse dipinti su tavola, sculture, altari, pulpiti, mobili di sacrestia, tavoli, cori, soffitti cassettonati, cornici, sedie, casse d'organo, strumenti musicali, eccetera sono stati eseguite nel tempo da valenti artigiani e quelle migliori sono opere complesse, sia dal punto di vista stilistico che costruttivo e dei materiali usati, risultando di valore artistico e spesso commerciale inestimabile.

In antico si era infatti solito realizzare manufatti con l'utilizzo di più essenze botaniche e, solo per fare qualche esempio tratto dalla personale professione, tavoli in legno di mogano con intarsi in ebano, cedro, noce, pero, agrifoglio; sedie di mogano ed ebano intarsiati e intagliati, con tessuto di seta; poltrone in legno di noce con impiallacciatura e intarsi in palissandro, acero, legno di rosa, velluto ricamo a piccolo punto; armadi per medagliere in legni impiallacciati di acero ed ebano, intarsi in ebano, bronzi cesellati e dorati.

Le radiche, gli intarsi e le filettature erano utili per formare composizioni articolate anche di diversi colori, mentre per "arricchire" le opere si era solito applicare dorature e meccature in foglia, inserire bronzi, medaglie, stemmi, pietre dure, gessi, terracotte, porcellane dipinte o dorate, argenti dorati, sbalzati, cesellati anche con applicazioni in rilievo (ad esempio nei crocifissi, calici, ostensori e paramenti d'altare), cristalli, specchi, candelabri, stoffe, cuoi, sculture in legno o di altro materiale (cartapesta, bronzo, marmo) ma, soprattutto, tele e tavole dipinte, da inserire, ad esempio, negli altari e nei retabli.

Avendo attraversato i secoli i manufatti lignei sono divenuti silenziosi testimoni della nostra cultura e della nostra storia e per questo motivo è necessario conservarli e restaurarli con l’ausilio di specialisti, cioè laureati in “Conservazione e Restauro dei Beni Culturali” (LMR/02 nel percorso PFP2-Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile; manufatti scolpiti in legno, arredi e strutture lignee). Tra le Facoltà più accreditate abbiamo l’Istituto Restauro Roma.

Come visto però, un restauratore di opere d'arte lignee, non può prescindere dal conoscere anche le tecniche restaurative utili per altri materiali, precisando che, in casi specifici, ci si può avvalere di restauratori specialistici.

Il legno, essendo un materiale organico, in alcune condizioni subisce un processo di alterazione. I suoi nemici principali sono gli insetti xilofagi, comunemente conosciuti come tarli, capaci di innescare una degradazione biologica, perché insediatisi in un mobile si nutrono del legno realizzando infinite e profonde reti di gallerie che mettono a rischio la stessa integrità dell’opera.

Anche dipinti su tavola, ad esempio le icone, sono attaccati dagli insetti xilofagi la cui azione interessa non solo il supporto ligneo, ma anche la preparazione e la pellicola pittorica dei dipinti, causandone la perdita in corrispondenza dei fori di uscita degli insetti e il deterioramento fisico-meccanico del supporto, con conseguente indebolimento dello stesso.

Altri fattori che incidono negativamente sono le variazioni climatiche, quindi la temperatura e l’umidità, che possono causare deformazioni tali da procurare lesioni; gli agenti inquinanti, capaci di alterare il suo originale aspetto; i precedenti restauri, spesso realizzati con tecniche e prodotti non idonei.
Le operazioni corrette che il restauratore deve realizzare sono diverse e complesse, tutte tuttavia devono iniziare con una diagnostica approfondita con l’utilizzo di tecniche tradizionali e avanzate.

Prima di riconsegnare l’opera, sia essa di proprietà pubblica che privata, il restauratore dovrà anche accertarsi che gli ambienti che l’ospiteranno nuovamente siano idonei dal punto di vista climatico, magari climatizzandoli per mantenere costante l’umidità e la temperatura, questo allo scopo di ridurre i successivi rischi di deterioramento.

La diagnostica sulle strutture in legno

La prima operazione che dovrà fare il restauratore è l’Indagine visiva capace di identificare i difetti principali del legno, cioè nodi, deviazione della fibratura, deformazioni da ritiro, cretti.

Successivamente saranno indispensabili le Indagini strumentali in situ, in particolare le misure igrometriche che consentono di misurare il contenuto di umidità del legno; la dendrocronologia capace di datare il legno; le indagini endoscopiche; le prove soniche e ultrasoniche.

Andranno anche eseguite Indagini strumentali in laboratorio, tra queste, con l’ausilio di un microscopio ottico, l’identificazione della specie legnosa impiegata e lo stato di degrado del legno causato da funghi e insetti.

Le Indagini biologiche verificano la presenza di microrganismi autotrofi ed eterotrofi capaci di alterare i materiali organici.

Le tavole dipinte possono essere indagate con la Riflettografia, tecnica che riesce ad individuare ridipinture e sovrammissioni, e con i RaggiX che hanno la capacità di attraversare il film pittorico superficiale individuando sottostanti pitture.

Tra le tecniche non distruttive abbiamo l’Endoscopia che consente, tramite endoscopio o microtelecamera, l’ispezione delle parti interne dell’opera in legno.

Il restauro dei supporti lignei

I problemi maggiori si riscontrano nei dipinti su legno, in quanto l’azione degli insetti xilofagi causa oltre al degrado della tavola anche la perdita della preparazione e della pellicola pittorica.

Inoltre, aree circoscritte o diffuse possono manifestare sollevamenti a capanna del legno che interessano gli strati preparatori, causati da movimenti strutturali del supporto ligneo esposto a condizioni di umidità e temperatura disagevoli e/o comunque inadatte alla corretta conservazione dell’opera. Tali variazioni della stabilità della tavola possono causare perdita di adesione della preparazione e del colore dal supporto. Le stesse condizioni non equilibrate, accelerano l’invecchiamento dei leganti, colle o olii, provocandone i sollevamenti.

Quando le condizioni della tavola sono precarie, c’è la necessità di un immediato intervento di messa in sicurezza dell’opera, al fine di bloccare l’azione distruttiva in atto a causato dell’infestazione da insetti xilofagi.

L’opera verrà protetta per mezzo di adeguata velinatura, al fine di evitare la perdita di tessuto pittorico, inevitabilmente ed evidentemente danneggiato dall’attacco biologico, durante le operazioni di asportazione dalla sua sede e movimentazioni durante l’intervento di disinfestazione.

Tale operazione permetterà inoltre un accurato studio del supporto dal verso, necessario per l’analisi completa dello stato di conservazione e conseguente valutazione del progetto di restauro diagnostico. Gli interventi volti a neutralizzare gli insetti lignivori e gli agenti biologici vanno sotto il nome di Disinfezione e Disinfestazione e devono essere adottati dopo avere analizzato lo stato di conservazione e le tecniche d’esecuzione dell’opera. Tra i metodi maggiormente usati troviamo i metodi Chimico e quello Meccanico, quest’ultimo consiste nella rimozione fisica con strumenti manuali che tuttavia deve essere sempre accompagnata dall’applicazione di sostanze chimiche. Esistono anche metodi avanzati, come quelli Fisici, che utilizzano radiazioni, come i raggi gamma e ultravioletti, e onde elettromagnetiche.

La scienza partecipa al restauro

Nel mondo contemporaneo la scienza partecipa al restauro fornendo una metodologia di intervento, e quindi mettendo a punto procedimenti nuovi che possano servire a rendere sempre più sicuro il restauro, dal punto di vista della salvaguardia delle opere d’arte ma anche dell’integrità fisica dei restauratori. In un’epoca di avanzata tecnologia, non ci si può più affidare, per la sopravvivenza della nostra memoria storica, alle sperimentazioni che si possono fare nella bottega dell’artigiano, ma occorre sempre più rivolgersi ai laboratori scientifici e tecnologici dove la ricerca applicata al restauro possa produrre i più validi risultati.

Note

1 R. Luciani, Il Restauro. Storia Teoria Tecniche Protagonisti, Fratelli Palombi Editori, Roma 1988.
2 R. Pane, Il Restauro dei Monumenti, Napoli 1944.
3 G. C. Argan, Restauro dei dipinti in Italia, Roma 1947.
4 C. Brandi, Teoria del Restauro, Torino 1963.