L'arte è costituita da un esercito di persone che se ne occupano. L'artista non ne è il suo unico artefice: l'arte ha bisogno di essere capita, apprezzata, desiderata, e, soprattutto, curata!

L'artista crea dalle immagini mentali, e per concretizzarle deve possedere abilità tecniche e manuali, che richiedono anni di applicazione per essere accettabili. Alla base c'è lo studio approfondito della storia dell'arte, delle tecniche, degli strumenti, dei supporti. Questo, però, non basta: un artista deve possedere l'innata disposizione verso il disegno che lo spinga a realizzarlo.

L'arte è condivisione. L'artista ha un profondo desiderio di comunicare con gli altri la propria visione. È come il bisogno di parlare, di stare con gli altri, di socializzare. Siamo esseri sociali che nel gruppo e nella socialità si realizzano. C'è un profondo sentire in noi di condivisione, di unione, di comprensione e di accettazione. Ci realizziamo stando raggruppati, anche se spesso riuscirci è difficile, a volte, impossibile.

L'artista, di fronte alla propria opera, che ha creato col desiderio di farla conoscere, si sente disarmato quando si tratta di proporla: l'opera è parte dell'artista, il quale diffida spesso dal giudizio altrui nell'esporla. L'amore che l'ha originata rende infatti vulnerabile l'artista di fronte al giudicante, e certamente non sarà lui colui che saprà farla apprezzare. C'è sempre il timore che l’opera non sia capita, accettata. L'incertezza è alla base dell'atto creativo e spesso gli artisti non sono consapevoli del loro valore. Quindi ben vengano figure che sappiano valorizzarla: nel tempo ci sono stati i committenti e gli estimatori che decidevano in anticipo quale opera commissionare.

L'arte per lunghi secoli si è avvalsa di regole inderogabili. Divenute accademiche, gli artisti per liberarsene hanno lottato, sofferto e faticato non poco: man mano che l'essere umano è arrivato alla possibilità di autodeterminarsi, l'arte è stata la prima espressione su cui si è cimentato. L'arte anticipa i tempi, rivela le verità latenti, che non si affacciano ancora libere nei nostri pensieri, ma che sono già state inconsciamente elaborate nella mente.

Quando nell'Ottocento i mercanti si sono trasformati in galleristi, costoro si sono approcciati agli artisti approfondendo sempre più la loro conoscenza dell'arte, coadiuvati dai letterati, dai critici e dagli studiosi che da tempo se ne occupavano: le opere d'arte hanno avuto un significato profondo nella maturazione e nello sviluppo della nostra civiltà.

In seguito curatori, galleristi e critici si sono sempre più specializzati, man mano che l'arte prendeva vigore e sviluppo e ampliava il proprio campo d'azione. Abbiamo avuto eminenti personaggi che se ne sono adoperati tra cui alcuni di grande fama e valore che oggi godono di considerazione e rispetto.

Sergio Mandelli si è ricavato un suo posto nel campo, con una certa originalità e con risultati, a dir poco, interessanti. Cresciuto in Brianza, si è laureato all'Università Statale di Milano in Lingua e Letteratura Francese.

La cultura dei nostri cugini d'Oltralpe è tra le più stimolanti e approfondite in Europa, dopo i fulgidi secoli in cui l'Italia, seppur divisa in tanti Stati, l'aveva fatta da padrona assoluta nell'arte. Dalla fine del Settecento, tra gli studiosi e ricercatori francesi vi è sempre stato un vivace e avvincente dibattito: Parigi è stata a lungo la sede privilegiata dei cultori dell'arte e soprattutto degli artisti, fino a che gli Stati Uniti non se ne sono appropriati.

Per Sergio Mandelli interessarsi dell'arte è stato un passaggio naturale e inarrestabile, anche perché ne era da sempre attratto. Gli eventi della sua vita sono stati quelli che hanno caratterizzato tutti i giovani di quel periodo: anni particolarmente vivaci in cui molti giovani hanno trovato la loro strada dopo molte difficoltà familiari, sociali e politiche. Non per altro vengono chiamati “anni di piombo”. Ma ciò che non è mancato in quegli anni è la consapevolezza di voler contare, di esserci, di giocarsi in prima persona, spesso sbagliando. Alla fine ne sono emerse personalità arricchite e impegnate.

Sergio Mandelli ha trovato la sua strada in un modo particolare: ha sposato, al termine degli studi, la sua amica di penna con cui corrispondeva fin dalla Scuola Media, Thanh Thao, una giovane vietnamita, appartenente alla buona borghesia, nata a Phan Thiet, nel Sud del Vietnam, ma cresciuta a Saigon. Incontratisi da adulti, Sergio e Thao si innamorano e si sposano, con una decisione rapidissima. Thao in Italia riesce ad ambientarsi, mentre cresce i tre figli nati nel frattempo, che ormai sono laureati.

Thao è stata determinante per le scelte dell'irrequieto Sergio, che accanto a lei è riuscito a completarsi, trasformandosi in un attento padre di famiglia e in un gallerista apprezzato che ha viaggiato molto per partecipare a mostre in Italia così come in Germania e in Spagna. Mentre i figli crescono, Sergio progetta e realizza una propria galleria, la Mandelli Arte, in cui viene affiancato brillantemente da Thao: passa poi al digitale nel 2012 con la rubrica online “Praline, prelibatezze dal mondo dell’arte”, che si occupa di divulgazione artistica.

Le praline sono assaggi di arte contemporanea, video-monografie di artisti di successo di Arte Moderna e Contemporanea, visibili sul canale digitale Youtube MandelliArte.

Si tratta di artisti italiani e stranieri, tra cui Dih Quang e Marina Abramovic. Tra di essi vanno ricordati Ugo Nespolo, Agostino Bonalumi, Bruno Ceccobelli, Giulio Paolini, Marco Cingolani, Piero Manzoni, Angelo Pretolani, Massimiliano Galliani, Christo, i Plumcake, Roberto Crippa, Luca Alinari, Mark Kostabi, Omar Galliani, Gillo Dorfles. Ma, tra i restanti, molte sono le personalità artistiche di grande valore e successo, che appartengono ad ogni corrente contemporanea.

Il canale propone un'ampia panoramica di quanto offre oggi il mercato dell'arte, assai utile per conoscere meglio le caratteristiche degli artisti contemporanei che Sergio Mandelli illustra con dovizia di particolari. È insomma un'ampia vetrina d'arte, che racconta anche lo sviluppo artistico attraverso il tempo e dà la possibilità di conoscere l'arte contemporanea in modo veloce ed esaustivo e dove vengono tratteggiate le caratteristiche salienti di ogni artista, mettendone in risalto i punti qualificanti.

Sergio Mandelli però non si è fermato qua. Oltre a pubblicare sillogi di poesia, le sue conoscenze in campo sia del mercato dell'arte e dell'arte contemporanea, gli hanno permesso di pubblicare il libro Il senso dell'opera d'Arte e il saggio Il ruolo dell'artista nel XXI secolo, dove analizza con serietà e competenza il significato dell'arte, il suo ruolo attuale e quello dell'artista nella nostra società.

Qui, Mandelli chiarisce quanto sia necessario conoscere a fondo le opere d'arte dei Grandi Maestri del passato perché: Per progettare il futuro è necessario conoscere il passato. Questo è utile per ampliare il nostro sguardo, per instradarci su prospettive diverse, soprattutto tenendo conto che Internet, i social, e l'uso dello smartphone abituano alla superficialità, ai rapporti veloci.

Contesta poi l'atteggiamento di certe correnti, che da tempo sostengono la “morte dell'arte” che per lui però è viva e vegeta: Oggi non si sono mai dipinti così tanti quadri, così come prospera la letteratura. Indaga poi il venir meno del mito del progresso, inteso come celebrazione del progresso tecnologico, che avrebbe dato origine a un mondo di pace e di prosperità, ma che il grande numero di conflitti tuttora presenti ha scalfito .

Nota poi come da più parti ormai ci si è resi conto come le pratiche troppo invasive nei confronti della natura richiedano un contenimento delle nostre sconsiderate abitudini, per cui si invoca una decrescita dei nostri bisogni compulsivi. Si sofferma così sul fatto che il sistema dell'arte oggi richieda costantemente novità, non tenendo conto del messaggio contenuto delle opere, come è sempre stato in passato fin dall'origine primordiale e apotropaica dell'arte. Gli artisti stessi riducono sempre più la parte ideativa e spirituale a favore di una materialità che spesso si rivela inutile e ingombrante.

Sergio Mandelli arriva a dire che: Il mercato dell'Arte Contemporanea contiene intrinsecamente l'idea della sua morte, avendo innescato un processo insostenibile e inesorabilmente votato alla fine Perché alla base c'è un senso di superiorità su ciò che è ritenuto vecchio: il che è il grande pregiudizio della modernità. In conclusione, propone di ridare dignità all'arte, sottraendola alla tirannia del Mercato dell'Arte.

Propone quindi di andare a riscoprire l'arte, quella più vera, con un'analisi approfondita della sua funzione che ripercorre, con precisione e conoscenza, le varie epoche della storia, analizzandone il fine. L'artista indaga le forme primordiali che si nascondono dietro le apparenze della realtà sensibile e la pittura è la visione del Mondo.

Per Mandelli quindi il significato originario dell'arte non va perduto e l'arte deve diventare una vera e propria religione in cui credere e per cui lottare per restituirle il ruolo che le spetta fin dall'origine. Un testo approfondito, utile nel nostro panorama saggistico: Sergio Mandelli sta per pubblicare un secondo saggio in cui approfondisce ulteriormente le tematiche artistiche che più gli stanno a cuore.

Gli “assaggi di arte contemporanea”, le praline, sono sicuramente l'impegno più importante della sua ricerca nel campo artistico. Il 6 giugno scorso, Sergio Mandelli è stato promotore di un evento che ha avuto vasta eco e partecipazione presso la Fondazione MUDINA di via Tadino a Milano: il curatore ha raggiunto il ragguardevole traguardo delle cento praline. La Manifestazione è stata un grande successo ed è stata l'occasione di incontro tra molti importanti artisti contemporanei, che hanno voluto prestare attenzione alla professionalità e bravura di Sergio Mandelli, che ho avuto il piacere di intervistare:

La tua vita è stata ricca di opportunità, ma ha richiesto studio e impegno: presentati.

Sergio: la mia vita è stata molto ricca, direi anche piuttosto complicata, ma alla fine, a questa complicazione e ricchezza devo essere grato, perché mi hanno permesso di sperimentare le mie potenzialità in campi assi diversi. La mia vocazione originaria è legata alla letteratura, con una spiccata predisposizione verso la speculazione filosofica, tanto che ho sempre pensato di dovermi dedicare a questo tipo di carriera.

Per un po’ di tempo ho anche scritto poesie, che hanno ricevuto il plauso di diversi operatori del settore. Tuttavia, parallelamente, ho da sempre coltivato la passione per l’arte, tanto che le prime riviste d’arte le ho acquistate a tredici/quattordici anni, passione che ho poi coltivato visitando i maggiori musei europei e confrontandomi soprattutto con l’arte antica. È lì che ho affinato il mio gusto e la mia capacità critica. Quando le mie vicende biografiche mi hanno portato a dovermi occupare di faccende economiche, mi sono imbattuto nel mondo dell’arte contemporanea, nel senso che ho collaborato per una decina d’anni con la SpiraleArte di Marco Rossi, a cui sarò sempre grato per avermi introdotto in un settore a me sconosciuto, svolgendo un’attività di promozione di alcuni artisti, che avevamo in esclusiva.

Poi, insieme a mia moglie Thanh Thao, di origine vietnamita, nel 2001 ho aperto una mia attività legata all’arte contemporanea – che prosegue tuttora – e che comprende diversi aspetti. Prima di tutto continua la mia professione di gallerista riguardante la compravendita di opere d’arte; inoltre ho intrapreso da tempo il mestiere di divulgatore, con la creazione e la promozione della rubrica praline. Prelibatezze dal mondo dell’arte, che mi occupa sempre di più e di cui ho festeggiato le 100 puntate. Non bisogna dimenticare che Thanh Thao ha svolto un lavoro enorme realizzando oltre quaranta puntate dell’edizione inglese della rubrica. Da segnalare anche l’ulteriore evoluzione di questo aspetto lavorativo, che mi rende molto felice visto, che ho portato le praline anche in televisione, con un programma praline in TV che va in onda ogni settimana il martedì e il venerdì sul canale 133 DDT e 868 di Sky.

Il tuo approccio all'arte è innovativo e ti permette un ampio incontro col pubblico. Attraverso quali vie ci sei arrivato, dal momento che i tuoi studi sono stati in altri campi

Io provengo dalla letteratura e dalla riflessione filosofica, non sono perciò uno storico dell’arte; inoltre, avendo scelto di laurearmi in letteratura francese, mi sono occupato di aspetti della cultura forse poco frequentati nel panorama culturale italiano. Dovrei aggiungere anche un mio approccio nei confronti della vita quasi da narratore, nel senso che a me piace ascoltare le storie, ogni tipo di storia. Avendo a che fare con molti artisti, è sempre stato un piacere per me ascoltare la storia della loro vita, sentire come è avvenuta la decisione di dedicarsi all’arte e come l’hanno poi tradotta dal punto di vista professionale. Infine, la mia esperienza commerciale mi ha insegnato che la prima cosa da bandire è la noia, che spesso si accompagna alle tradizionali lezioni di teoria e/o di storia dell’arte. Da qui la scelta di limitare la durata delle praline a sei minuti e di offrire spunti interessanti di riflessione.

Quanto ha influenzato le tue scelte la tua cultura letteraria?

Probabilmente ha modellato il mio approccio, per così dire, narrativo, nella descrizione dei fatti d’arte. Sicuramente mi sono ispirato ad un grande precedente, quello delle Vite di Giorgio Vasari, che sono coinvolgenti soprattutto quando raccontano di aneddoti riguardanti la vita quotidiana degli artisti.

Qual è oggi il ruolo dell'artista?

A questo ho dedicato un libro, Il senso dell’opera d’arte e il ruolo dell’artista nel XXI secolo, del quale spero di pubblicare la seconda edizione, che è già pronta per la stampa. La risposta perciò non può che essere articolata. Tuttavia, ai fini di questa intervista, mi sento di proporre una citazione di Marcel Duchamp, il quale diceva: Credo che oggi più che mai l’Artista abbia questa missione parareligiosa da riempire: mantenere accesa la fiamma di una visione interiore di cui l’opera d’arte sembra essere la traduzione più fedele per il profano. L’artista deve continuare a illustrare la propria visione interiore e proporla ai profani per liberarli dalla ripetitività e dalla banalità delle vicende quotidiane.

Come concili, nella critica d'arte, una risposta sincera e autentica con le esigenze del committente?

Da sempre l’arte vive di compromessi, fra le richieste del committente e l’espressività dell’artista. È una costante storica, dalla quale è impossibile sfuggire. Le variabili sono da ricercarsi fra l’autorevolezza di chi propone (critico o artista) e l’intelligenza e il gusto del mecenate.

Oggi, un curatore, come si destreggia nella produzione artistica? Come riesce a qualificare il valore di un'opera?

Semplicemente seguendo il proprio intuito, la propria inclinazione verso alcuni aspetti dell’arte contemporanea che più lo attraggono.

In che modo riesci a trasmettere la tua passione per l'arte?

Dante, nei suoi versi immortali diceva: Amor, ch'a nullo amato amar perdona, nel senso che una persona è attratta dall’amore sincero; alla domanda rispondo che non potrei trasmettere la mia passione per l’arte se non fossi appassionato. Per questa ragione, per contro, evito accuratamente di occuparmi di questioni d’arte che non mi coinvolgano.

Pensi che oggi sia un buon investimento puntare sull'acquisto di opere d'arte?

Ritengo che l’arte sia sempre un ottimo investimento, qualora lo si faccia con il giusto intendimento, ossia quello di arricchire il proprio patrimonio culturale e spirituale.

Nell'arte ci sono grandi investitori il cui obiettivo è il proficuo investimento, ma cosa succede nel mercato medio dei piccoli e medi investitori e appassionati d'arte?

A costo di spararla grossa e contro molta parte della stampa “specializzata” che si occupa solo di pochi artisti di fama internazionale, ritengo che il vero mercato dell’arte sia proprio quello dei piccoli e medi investitori, i quali hanno la possibilità di frugare nel campo sterminato degli artisti professionisti alla ricerca di autentiche perle, non così rare, che sono però trascurate dai grandi investitori.

L'opera artistica tradizionale ha perso l'interesse degli acquirenti, cosa si può fare per rendere appetibile oggi l'arte?

Per rendere appetibile l’arte, ognuno deve usare gli strumenti che ha a disposizione, gli artisti creando opere interessanti, i galleristi proponendo artisti ricchi di contenuti. Nel mio caso, in qualità di divulgatore, cerco di renderla appetibile spiegandola nel modo meno noioso possibile.