Il movimento artistico definito Metacosa nasce ufficialmente il 9 novembre del 1979 quando un gruppo di sei artisti, Giuseppe Bartolini, Gianfranco Ferroni, Bernardino Luino, Sandro Luporini, Lino Mannocci e Giorgio Tonelli espongono a Brescia in occasione di una mostra organizzata da Chiara Fasser nella sua “Galleria dell’Incisione”. Nell’occasione si presentarono da soli con poche ma rappresentative parole:

Anche se non si può parlare proprio di un gruppo la mostra che presentiamo vuole essere qualcosa di diverso da una collettiva. Ci siamo uniti non solo per stima reciproca ma soprattutto per verificare la possibilità di una ricerca in comune.

Il gruppo fu presentato in un agile catalogo dal critico Roberto Tassi che ne seguì l’attività anche nelle esposizioni successive. Altre mostre in seguito si tennero a Milano, Viareggio, Bergamo, Vicenza e in altre città italiane.

Pur essendo la sperimentazione del rapporto fra di loro priva di retorica, nel 1980 replicarono l’esperienza con mostre allestite a “Il Conventino” di Bergamo e presso la “Galleria il Fante di Spade” di Milano, in quell’anno si aggiunse al gruppo anche Giuseppe Biagi. Per un periodo temporaneo gli artisti continuarono ad incontrarsi e operare a Milano nello studio di Gianfranco Ferroni animando l’ambiente culturale lombardo dando vita al movimento di tendenza che prese il nome di Metacosa per poi manifestare la propria creatività ed estetica singolarmente pur mantenendo un rapporto di amicizia.

Quelli citati sono artisti che dipingevano con una forte attenzione al contenuto considerando la pittura un modo di esprimere il proprio anticonformismo. Artisti proiettati verso una nuova dimensione metafisica che va oltre l’oggetto raffigurato, verso una precisa visione della realtà.

Le loro opere riproducono volontariamente un reale dimesso, apparentemente marginale o insignificante, manifestando al contrario una profonda indagine psicologica al di là delle figure e delle superfici, oltre le forme e i colori, attraverso linguaggi personalissimi e significativi capaci di emozionare.

La vitalità e lo spessore della corrente pittorica animò in quegli anni l’ambiente culturale lombardo e milanese in particolare, stimolando dibattiti fra quanti esaltavano l’arte figurativa e al contrario la supremazia dell’informale e le avanguardie.

Intorno al 1980 movimenti informali, astratti, concettuali e d’avanguardia in generale, avevano monopolizzato quasi tutta la critica ufficiale. Artisti e critici d’arte crearono una sorta di unione di interessi per condizionare il mercato; numerosi galleristi e diverse istituzioni finirono per relegare in una sorta di ghetto la pittura figurativa, anche la più storicizzata.

I componenti il gruppo Metacosa impegnati nella difesa del proprio linguaggio e incuranti delle mode del momento, con forza e determinazione esprimevano il proprio pensiero nell’ambito del linguaggio figurativo e, forse senza rendersene conto, costituirono un argine all’invasione delle avanguardie. Il ritorno alla pittura figurativa, sia pure nelle più diverse e ammodernate forme, è anche una vittoria delle loro ragioni artistiche. Ognuno di loro evolverà secondo il proprio talento e inclinazione, tenendo tuttavia sempre presente il punto di partenza comune, la riflessione artistica e politica nel periodo in cui l’Italia stava appena uscendo dagli “anni di piombo” avviandosi verso un formale “ritorno all’ordine”.

Conclusa questa esperienza, i pittori che animarono la Metacosa hanno continuato una coerente e rigorosa attività espositiva con mostre personali in Italia e all’estero. Pur senza scomparire dal panorama artistico italiano, non venivano tuttavia compresi continuando a dipingere con una attenzione particolare al contenuto e considerando la pittura uno dei cimenti del proprio anticonformismo.

Nel 2003 il gruppo tenne al Palazzo Paolina di Viareggio una significativa esposizione, soltanto l’anno seguente la Provincia di Milano allestisce allo Spazio Oberdan di quella amministrazione la mostra dal titolo Fenomenologia della Metacosa 7 artisti nel 1979 a Milano e 25 anni dopo curata da Philippe Daverio.

La mostra in corso

Fino al 14 gennaio 2025 sarà allestita alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio in Palazzo delle Muse, completamente ristrutturata e rinnovata, la mostra “I pittori della Metacosa”. Voluta dal Comune di Viareggio e curata dal presidente dell’Associazione Diffusione Arte e Cultura di Modena (Adac), Adriano Primo Baldi, espone 104 opere dei sette artisti che l’hanno ideata.

Sette artisti e sette luci diverse per qualità e consistenza, per stile e poesia, riunite attorno a un’idea: desiderosi di rappresentare il reale e al contempo distanziarlo. Nel nome tutto il programma, in netto contrasto con l’astrattismo e l’omoigenizzata stravaganza della produzione di quegli anni. Sognatori e visionari, questi ragazzi del secolo scorso, tornano in mostra a Viareggio dopo 40 anni.

(Giorgio Del Ghingaro, Sindaco di Viareggio, dalla prefazione al catalogo I pittori della Metacosa, Edizioni Pendragon, 2024)

Gli artisti

Gianfranco Ferroni, nasce a Livorno il 22 febbraio 1927 e muore a Bergamo il 12 maggio 2001. Nel 1944 a causa della guerra interrompe gli studi trasferendosi insieme ai genitori a Milano e successivamente a Tradate, in provincia di Varese. Nel 1952 andò via di casa a causa di un difficile rapporto con i genitori che non gradivano l’interesse del figlio verso l’arte. Già poco dopo il termine della guerra, nonostante le opposizioni, inizia a frequentare a Milano l’ambiente dell’Accademia di Brera e del Bar Giamaica dove conosce il critico Franco Passoni.

Sempre a Milano dal 1952 inizia a frequentare gli artisti del Realismo esistenziale mentre le sue opere iniziano a raccontare l’ordinaria quotidianità priva di idealizzazioni e esaltazioni, manifestano un senso di disperazione privo di speranza.

L’attività espositiva del livornese si amplifica negli anni sessanta partecipando alla Biennale di Venezia, successivamente alla Biennale di Tokyo e alla Quadriennale di Roma. A Venezia, nel 1968, gli viene assegnata una personale sala, ma decide di aderire alle proteste giovanili esponendo i quadri rivolti verso la parete.
In quel periodo Ferroni è fortemente deluso e contestatario che lo porteranno addirittura a rinunciare a dipingere. Soltanto dalla metà degli anni Settanta riprende ad esporre le sue opere aderendo al movimento della Metacosa facendone da fulcro. In quel periodo dipinge nel suo studio opere dove tutto è indagato ed esposto con precisione ossessiva, dove convivono, in un inatteso abbraccio, amore e angoscia facendo nascere una intensa poesia figurativa.

Sandro Luporini, nasce a Viareggio il 12 luglio 1930. Studia ingegneria all’Università di Pisa. Nel 1953 decide di dedicarsi alla pittura e si trasferisce a Roma. Nel 1963 si lega alla galleria “Il Fante di Spade” e nel 1983 all’Adac di Modena. Luporini da sempre ha unito alla pittura una parallela attività letteraria: è stato infatti per quasi quarant’anni il coautore delle canzoni e dei testi teatrali interpretati da Giorgio Gaber.

Nella sua opera pittorica è la luce protagonista quando l’immaginario creativo si arricchisce di fantasmi che vivono nella sua assillante visione del reale, tuttavia non si evince ancora la rabbia verso le ingiustizie e le debolezze del mondo, sfogata assieme a Gaber, ma invece si trova la parte più contemplativa e solitaria, oserei dire romantica, di un pittore che riesce a sublimare paesaggi e aspetti di normale vita quotidiana.

Nei suoi quadri vi è un contrasto misuratissimo e suggestivo tra la penombra della stanza e lo splendore dell’aria e la spiaggia che digrada oltre la finestra, Luporini ha trasposto il suo sentire nei giacimenti della memoria, traendone una poetica nuova delineata da una personale declinazione linguistica. Non è un caso infatti che, oltre cento anni fa, il poeta ceco Rainer Maria Rilke affermava che il fare poetico è il risultato d’una indagine determinata all’interno di sé stessi, della propria infanzia, della propria memoria. Quando questi segnali iniziano a delinearsi, comincia a farsi sentire l’impulso artistico, quel leggero intreccio di idee che inarrestabilmente scorre tra le pieghe della realtà sovrabbondante.

Giuseppe Bartolini, nasce a Viareggio il 6 giugno 1938, inizia a dipingere i primi quadri ad olio mentre frequenta il liceo artistico di Carrara dove si diploma nel 1959, partecipando inoltre al Premio Larderello. Già in quell’anno, tramite Sandro Luporini, entra in contatto con l’ambiente milanese e con il gruppo di artisti legati al Realismo esistenziale mentre contestualmente frequenta a Firenze la Facoltà di Architettura. Fin dalla giovinezza coniuga l’interesse per le importanti sperimentazioni pittoriche compiute dalla generazione attiva nel dopoguerra e all’attaccamento alle proprie radici culturali e ambientali.

La sua arte si è a lungo soffermata sull’analisi del territorio pisano dedicando alla città di Pisa alcune delle sue opere di maggiore impegno, come Pisa al mattino del 1988. Attenzioni particolari le rivolge anche a carcasse di automobili arrugginite, si veda VW del 2004 e 600 del 2013, a lambrette, vespe e copertoni. Le sue opere, pur così poetiche e nitide, manifestano un tormento sottile, dall’assenza di persone, dall’immobilità della scena, dalla “bellezza” degli oggetti anche più infimi e degradati, sprigionando una amara malinconia, non attenuata dalla copiosa luce.

Lino Mannocci, nasce a Viareggio il 13 aprile del 1945 e muore a Londra il 31 marzo del 2021. A 23 anni si trasferisce a Londra dove studia al Camberwell College of Arts e alla Slade University. Dal 1976 vive buona parte dell’anno a Montigiano, paesino situato tra Viareggio e Lucca.

Partecipa come cofondatore a tutte le mostre del gruppo la Metacosa, artista internazionale espone a New York, San Francisco, Londra e al museo Hack Museum di Ludwigshafen in Germania, in Italia a Roma, Bergamo e Firenze.

Nel 2005 espone con la personale Let there be smoke al Museo Hendrik Christian Andersen di Roma; l’anno successivo a Delhi e Mumbai in India. Nel 2007 cura la mostra e il catalogo Gli amici pittori di Londra alla Galleria Ceribelli di Bergamo, un omaggio alla pittura e all’amicizia. In occasione della sua mostra di monotipi al Museo Fitzwilliam di Cambridge Clouds and Myths, nel 2010, cura una mostra di opere sull’Annunciazione: The Angel and the Virgin. Nel 2012 espone a Milano presso le Cartiere Vannucci, a ottobre dello stesso anno espone a New York alla Jill Newhouse Gallery. Nel 2015 inaugura a Firenze una personale presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.

Giorgio Tonelli, nasce a Brescia il 5 settembre 1941. Si laurea in giurisprudenza all’Università di Pavia nel 1964. Inizia a dipingere professionalmente nel 1970, all’inizio degli anni novanta si trasferisce a Bologna dove tuttora vive e lavora. Da diversi anni espone alla Galleria Forni di Bologna e nelle più diverse parti del mondo. Nel 2024 la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno allestisce la mostra Giorgio Tonelli e la Metacosa dove vengono esposti 20 pastelli su carta.

Nella ricerca dell’autore è palese la ricerca figurativa ma questa assume una tale intensità da portare ad una trasfigurazione della realtà tanto da far assumere agli oggetti domestici e quotidiani una inquietante dimensione suscitando nell’osservatore un senso indefinito di attesa, di qualcosa che forse non avverrà mai.

Bernardino Luino, nasce a Latina il 27 marzo del 1951, a dodici anni ispirato da un paesaggio di Giorgio Morandi inizia la sua carriera di pittore. Frequenta i corsi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e Firenze, dove allestisce la sua prima personale nel 1975, l’anno seguente si trasferisce a Milano dove per un periodo vive nello studio del pittore Gianfranco Ferroni. Due anni dopo si impegna con l’Adac di Modena e nel 1979 risulta cofondatore del movimento Metacosa.

Il 1982 segna un anno di svolta per l’artista, invitato dalla storica galleria “Il Fante di Spade”, espone per la prima volta gli interni che diventeranno in seguito un motivo centrale nella sua arte.

Nell’estate del 1982 dipinge le sue prime scene newyorkesi e nel 1985 inizia un rapporto di collaborazione con la Galleria Henoch di New York che gli organizza mostre in diversi Stati americani.

Nel 1988 e nel 2002 il maestro di Latina partecipa al prestigioso “Armory Show”, nel 2008 e nel 2010 presenta per la prima volta paesaggi francesi alla “Galerie Déprez-Bellorget”, l’anno seguente nel Padiglione Italiano della 54 Biennale di Venezia espone una serie di Lenzuoli nella stanza.

Le opere di Luino sono tracce della sua esistenza, quinte domestiche e quotidiane in cui l’artista sviluppa pensieri trascorrendo gran parte della vita.

Giuseppe Biagi, nasce a Viareggio il 3 febbraio del 1949, frequenta il Liceo artistico di Carrara per poi studiare Lettere all’Università di Pisa. Aderisce inizialmente all’informale e nel 1981 al Gruppo Narciso Arte, poco dopo si affilia al gruppo della Metacosa.

Le sue tele sono animate da oggetti usuali e comuni, collocati in spazi interni, stanze anguste, dove la presenza umana lascia indizi di un suo precedente passaggio o di un suo imminente arrivo, non apparendo tuttavia esplicitamente. Le opere vedono tessuti e drappeggi coprire sedie e tavoli, oppure abbandonati su un cavalletto, in ogni quadro si avverte una sorta di continua verifica che rincorre un’esigenza esponenziale di pretendere sempre di più dalla sua arte, un’inquietudine artistica di fondo.