Il mondo è un posto molto confuso.
Non sto parlando di disordine, non è questo il problema: una stanza disordinata si può rimettere a posto: se entrate in una stanza e vedete una maglietta gettata sopra una sedia, potete prevedere con certezza quasi assoluta che la cosa giusta da fare è sollevare la maglietta, piegarla o appenderla a una stampella e lasciare che si unisca alle sue compagne nell'armadio.
Ma immaginate di aver appena sollevato la maglietta dallo schienale della sedia e di ritrovarvi a pensare che questo pezzo di tessuto assomiglia più a una tenda che a una maglietta.
E, riguardando la sedia, a credere che sembri più un attaccapanni che una sedia; e così potreste pensare che la maglietta avrebbe tutto diritto di stare lì - se solo fosse una maglietta - anche perché, in tutto questo, non c'è traccia né dell'armadio né dell'asse delle tende nella stanza, il che rende in ogni caso superfluo decidere se quella stoffa è una tenda o una maglietta.
A questo punto, signore e signori, mettereste in dubbio il fatto stesso di trovarvi in una stanza, perché quello spazio potrebbe benissimo essere un ufficio o un atelier e, dopo tutto, cosa ci fate lì?
Questo è quello che voglio dire: non è disordine, è confusione.
Per renderla scientificamente utilizzabile a volte la chiamano "entropia", ma per me rimane confusione. E fa perfettamente il suo lavoro: mi confonde moltissimo.
Non so perché le cose non sono come sembrano.
Soprattutto, non mi è chiaro se sono io a non capirle o sono loro a cambiare continuamente. In ogni caso, non capirò mai perché quando ci troviamo una tenda tra le mani spesso continuiamo a comportarci come se fosse una maglietta.
Il fatto che ci siamo sbagliati molte volte non ci va proprio giù. Abbiamo un bisogno di coerenza che a volte sconfina nel ridicolo e ci fa comportare in modo assurdo.
Il fatto che si possa andare in giro con una tenda al posto di una maglietta può sembrare improbabile almeno quanto l'idea di appendere magliette alle finestre, ma trovo il mondo pieno di situazioni altrettanto incomprensibili.
Alcuni dicono che basta prendere delle decisioni, che il nostro modo di pensare cambia la realtà che ci circonda: "Pensa alla maglietta e il tessuto sarà maglietta" detto in termini semplici e forse semplicistici.
Quello che voglio dire è che, anche se questo fosse vero, 9 miliardi di persone sono troppi per mettersi d'accordo su qualcosa che renda tutti felici.
Allora forse è questo che succede: siamo sballottati tra le trasformazioni della realtà create dai desideri altrui. Forse è per questo che ci svegliamo un giorno e cominciamo ad apprezzare le zucchine, che abbiamo sempre odiato. O a detestare il nostro partner, che abbiamo sempre amato.
Le cose cambiano, si dice. Ma questo non risponde a tutto. Al contrario, mi sembra che questo sia quello che ci diciamo per evitare di rispondere di qualcosa.
Sono stufo di sapere a chi piacciono o non piacciono le zucchine, vorrei solo sapere se le zucchine sono buone o cattive.
Ma, temo, è la domanda ad essere sbagliata.